L’ultima di Bergoglio: la Chiesa diventa Novella 2000

diAmerico Mascarucci


Pubblicato sul sito di Marco Tosatti
Stilum Curiae








Ci diranno che è tutto normale, che in fondo Papa Francesco piace anche per questo, per la sua schiettezza, per il modo libero di parlare. Ma almeno a me ha creato davvero sconcerto ascoltare il papa regnante davanti ai confratelli gesuiti incontrati durante la sua visita in Slovacchia, lasciarsi andare al puro gossip, con pettegolezzi degni di “Novella 2000” (con il massimo rispetto per la prestigiosa rivista e i bravissimi colleghi che ci lavorano). Ma quando si è mai sentito un pontefice raccontare in pubblico che dentro il Vaticano c’era chi scommetteva sulla sua morte? Che erano già iniziate le manovre per il nuovo conclave? Che addirittura si sarebbe tenuta una cena nel corso della quale alcuni porporati avrebbero cercato di individuare un successore? Che ci sono chierici cattivi che sparlano di lui? Che di tanto in tanto si arrabbia ma poi si lascia scivolare tutto addosso? Ovviamente i tg hanno amplificato le dichiarazioni, tutti ben contenti, iniziando dall’ultra bergogliano Tg5, di poter ribadire che Francesco non ha nessuna intenzione di dimettersi (ma che bisogno c’è di ribadirlo se la notizia delle dimissioni è falsa?) e che quindi i suoi infimi detrattori è bene si mettano l’anima in pace.

Ammesso e non concesso che quello che il papa ha riferito sia vero (e non c’è motivo di dubitarne visto che nelle scorse settimane io stesso su questo blog ho riportato delle indiscrezioni su un possibile conclave a breve), c’è da chiedersi se sia da considerare normale che un papa regnante si metta a commentare certe miserie umane ben radicate anche nei sacri palazzi. Anzi, ne diventi addirittura l’amplificatore, portandole lui stesso all’attenzione dei media, come un Berlusconi qualsiasi che denuncia complotti giudiziari, o un Conte che si mette a raccontare i retroscena della sua caduta da premier? Forse neanche nella politica, che ormai si è ridotta a squallido teatrino, si è arrivati a tanto. Ma un papa può parlare, seppur nell’ambito di un incontro ristretto, un linguaggio da “bar dello sport”?

Il sospetto è che in realtà Bergoglio abbia voluto alimentare il gossip per lanciare un messaggio ai suoi confratelli gesuiti in quello che può sembrare un richiamo ad una sorta di “obbedienza fraterna”, tipica di certe logge massoniche. Del tipo: “Vogliono farmi fuori, stanno già pilotando il prossimo conclave, stanno scegliendo il mio successore, ricompattiamoci e respingiamo l’assalto del nemico”.
Una chiamata alle armi da parte di un pontefice che probabilmente si sente sempre più accerchiato e tradito anche dai suoi più stretti collaboratori di curia, allettati dalla prospettiva di poter magari prendere a breve il suo posto. Ed ecco che ai suoi confratelli gesuiti chiede appoggio e protezione ricordando quel “voto di obbedienza al papa” che in verità Bergoglio non ha mai dimenticato, se è vero che nella lotta che contrappose San Giovanni Paolo II a Pedro Arrupe lui si schierò dalla parte del pontefice e fu ben lieto di veder commissariata la Compagnia (trovando poi grazie all’appoggio del cardinal Quarracino la porta spalancata per quella brillante carriera che sotto Wojtyla ha fatto come primate d’Argentina e cardinale).

Qualunque siano state le intenzioni è però davvero umiliante vedere Francesco diffondere notizie che per loro natura di solito vengono fatte arrivare ai giornali da fonti interne e non dal pontefice, che dovrebbe volare alto e soprattutto essere al di sopra di trame, congiure di palazzo, bassezze umane. Come lo sono stati sempre tutti i papi che hanno avuto ben chiara la consapevolezza di essere i vicari di Cristo in terra e non delle Lady D in talare bianca che vanno in televisione a raccontare di corna e angherie subite.

A meno che, e questa è forse l’ipotesi più convincente, Bergoglio tema di restare vittima degli stessi giochetti che, è ormai risaputo, lo hanno portato ad essere papa; ovvero gli incontri, i conciliaboli, le trattative pre conclave che hanno portato a costruire la sua candidatura ad opera della famigerata “mafia di San Gallo” come da testimonianza diretta resa dal cardinale Gottfried Danneels che di detta mafia era il coordinatore.

Della serie “chi la fa l’aspetti”? Di certo un papa che è costretto a mettere in piazza i pettegolezzi del palazzo per difendersi dai nemici interni, non dimostra certo di possedere né la forza, né l’autorevolezza per continuare a regnare sulla Chiesa di Cristo.





settembre 2021

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