Bergoglio e il demonio sciocco

Se questo è un papa

di The Wanderer


Articolo pubblicato il 20 settembre sul sito dell'Autore
Ripreso e tradotto a cura di Aldo Maria Valli
da cui lo abbiamo ripreso






Nell'articolo precedente ho detto che mi sembra difficile che Francesco sia il temuto papa dei tempi apocalittici perché quest’ultimo lo abbiamo sempre pensato come un príncipe brillante i cui splendori avrebbero abbagliato molti, ed evidentemente non è il caso del papa argentino.

Un amico, tuttavia, mi ha detto che noti esorcisti, come padre Amorth o padre Mancuso, hanno incontrato in diverse occasioni demoni sciocchi, che dicono scemenze e fanno battute insulse. Una specie di demoni oligofrenici, capaci solo di fare sciocchezze.

E mi sono ricordato che Joseph Hazzaya, il più importante maestro spirituale del cristianesimo siriaco, ha scritto un interessante libretto intitolato Las tres etapas de la vida espiritual (Sígueme, Salamanca, 2017; p. 118) in cui parla di un “demone burlone” o “beffatore”, anche abbastanza limitato, la cui risorsa per infastidire i cristiani è distrarli con fesserie. Ad esempio, dice Hazzaya, questo demone sbuffa come un cavallo alla porta della cella, il che è sufficiente per distrarre il monaco dalla sua preghiera.
Sembra, quindi, che nel mondo demoniaco non ci sia solo il fulgido Lucifero o altri come lui, ma anche demoni tonti e di quarta categoria; demoni di bassa qualità o demoni squallidi.

E ho incominciato a chiedermi se questo non sia il caso di Bergoglio. Forse il pover’uomo non è limitato o squallido, ma ciò che accade è semplicemente che subisce, in modo permanente e irresistibile, tentazioni da parte del demone squallido e meschino di cui ci parla Joseph il Veggente, o Hazzaya. I discorsi papali della scorsa settimana, ad esempio, possono uscire solo dalla bocca di un personaggio che o non è sano di mente o è uno sciocco o è tentato da un demone sciocco. E quest’ultima deve essere la situazione dell’attuale romano pontefice.

Facciamo un breve elenco, partendo dalla conferenza stampa tenuta sull’aereo di ritorno dalla Slovacchia. Sospetto che gli aerei su cui viaggia il Santo Padre abbiano qualche difetto nel loro sistema di pressurizzazione e provochino nella sua augusta persona una specie di ipossia che gli fa dire sciocchezze e idiozie. Oppure sarà che a quelle altezze le ispirazioni del “demone beffardo” sono molto più intense.

- Riferendosi a un argomento così delicato come i vaccini, che richiede conoscenze specialistiche e rigorose, ha affermato che “alcuni vaccini che non sono adatti o sono un po’ più che acqua distillata”. E qui gli antivaccinisti, molti dei quali tanto affezionati alle posizioni ultramontane, hanno l’intervento magistrale di cui avevano bisogno per sostenere la loro posizione.

- Ma il peggio è stato il riferimento ironico e beffardo al cardinale Burke. Ha detto: “Anche nel collegio cardinalizio ci sono alcuni ‘negazionisti’ e uno di questi, poveretto, è ricoverato con il virus. Mah, ironia della vita…”.
Penso che bisognerebbe tornare ai papi rinascimentali per trovare tanta cattiveria, anche se questi sicuramente facevano questi commenti con gli amici o con le amanti, e non davanti al mondo intero, come papa Francesco.

- Quando l’ex gesuita Gerard O’Connell, marito della nota Elisabetta Piqué, gli chiede se si può dare l’Eucaristia a coloro che promuovono l’aborto, Bergoglio risponde: “Io mai ho rifiutato l’Eucaristia a nessuno, a nessuno”. E racconta il seguente aneddoto: “[Una volta] sono andato a celebrare Messa in una casa di riposo ed eravamo nel salotto e ho detto: ‘Chi vuole fare la Comunione, alzi la mano’: tutti, i vecchietti, le vecchiette, tutti volevano la Comunione, e quando ho dato la Comunione a una signora, mi ha preso la mano e mi ha detto: ‘Grazie, Padre, grazie. Sono ebrea…’. Io ho detto: ‘No… Anche quello che ti ho dato è ebreo… Avanti’”.
Qui l’impudenza di Bergoglio è paragonabile solo a quella del demone squallido. In primo luogo, ogni sacerdote sa che la Comunione non si offre, perché sono i fedeli che devono chiederla, ma, oltre a ciò, come è possibile che banalizzi la Santa Eucaristia a tal punto da dire a un non battezzato che va bene che faccia la comunione? Qual è la fede di papa Francesco?

(Mi permetto di dubitare della veridicità dell’aneddoto riferito dal Santo Padre. Come tutti i gesuiti, ha il permesso di mentire, e la storia della vecchietta ebrea deve essere una bugia come l’altra in cui affermava che da giovane fumava marijuana, o che era un buttafuori in una discoteca).

E nella stessa risposta suggerisce: “Pensiamo a Port Royal, al problema di Angélique Arnaud, al giansenismo: i perfetti possono comunicarsi.”
Ricorre al banale luogo comune, tanto caro ai gesuiti, di colpire con un bastone i primi giansenisti, senza il minimo rigore scientifico o apprezzamento per la verità storica.
Raccomando al Santo Padre di leggere I giansenisti francesi di Marguerite Tollemache, tradotti da due suoi connazionali, professori dell’Universidad Nacional de Nordeste, per scoprire in che cosa consistesse realmente il fenomeno del primo giansenismo. Un po’ di cultura gli farebbe bene.

Come in tutti i suoi viaggi, papa Francesco dedica del tempo per incontrare i suoi confratelli gesuiti “a porte chiuse” (forza della congrega!), porte che la settimana successiva padre Spadaro, s.j. apre comunque a tutti sulle pagine de La civiltà cattolica. Lì, seduto in una postura molto trasandata, Bergoglio ha risposto ad alcune domande dei gesuiti slovacchi a Bratislava. Vediamo alcune risposte.

Gli chiedono come sta, e lui: “Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave.  Pazienza! Grazie a Dio, sto bene. Fare quell’intervento chirurgico è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perché sono in contatto diretto con i pazienti”.

Queste dichiarazioni hanno spinto ieri il cardinale Parolín a dire che “probabilmente il papa ha informazioni che io non ho”. E con questo si aprono tre opzioni: a) Il papa rivela allegramente informazioni iper-riservate che nemmeno il suo segretario di Stato conosce, e davanti alle quali saremmo al cospetto di un anziano irresponsabile incapace di svolgere l’incarico che occupa; b) Inutile è il segretario di Stato che non conosce le informazioni sensibili che dovrebbe conoscere a motivo della sua posizione; c) Tutto questo è solo un’altra piccola bugia di papa Francesco.
Le opzioni non si escludono a vicenda e, come nota Specola nel suo post di ieri, sono le strategie tipiche dei politici di basso livello, che si scagliano contro i media o i giudici, e vedono complotti per giustificare le proprie mancanze, tutto in una terminologia da osteria, esigendo una sorta di “obbedienza fraterna”, tipica di alcune logge massoniche: “Vogliono uccidermi, stanno già pilotando il prossimo conclave, stanno scegliendo il mio successore, uniamoci e respingiamo l’assalto del nemico!”. Ha tutto il sapore di una chiamata alle armi da parte di un pontefice che si sente sempre più circondato e tradito anche dai suoi più stretti collaboratori.

D’altra parte, anche se il fatto fosse vero, il comportamento più logico e responsabile dei prelati della curia romana è che, se il papa è malato e si sottopone a un intervento chirurgico complesso, incomincino a pensare a preparare il conclave. E questo non è desiderare la sua morte; questo è essere responsabili.
Il funerale della regina Elisabetta d’Inghilterra è pronto da decenni, e sicuramente è pronta anche l’incoronazione del principe Carlo come nuovo re, ma a nessuno viene in mente di pensare che i funzionari che prestano servizio nella Casa Reale desiderino la morte della regina.

E infine Bergoglio è tornato con la storia dell’infermiere. Populismo a buon mercato tipico del suo risentimento, in cui oppone i medici agli infermieri, i quali sarebbero sempre migliori dei primi. Mi piacerebbe sapere se colui che ha eseguito l’intervento chirurgico sia stato un infermiere.

Dice: “Tu hai detto una parola molto importante, che individua la sofferenza della Chiesa in questo momento: la tentazione di tornare indietro. Stiamo soffrendo questo oggi nella Chiesa: l’ideologia del tornare indietro. È una forma di colonizzazione ideologica. […] La vita ci fa paura”.

Per noi tradizionalisti ecco qui una nuova serie di insulti: non solo siamo rigidi e pelagiani con la faccia da cetriolini sott’aceto, ma siamo colonizzati ideologicamente e anche codardi impauriti dalla libertà.

E continua mettendo in guardia dal “cercare la strada nella rigidità e nel clericalismo, che sono due perversioni”. Che Francesco critichi il clericalismo, quando ha assunto gli atteggiamenti più clericali dei papi degli ultimi secoli è, a dir poco, una palese dimostrazione di cinismo. Non è forse clericalismo Traditiones custodes, in cui egli si pone come il supremo definitore della liturgia che fa bene o male ai laici e alle famiglie cattoliche, senza ascoltare la loro opinione? L’intervento vaticano sui movimenti laicali che si sono succeduti in questi mesi non è terribilmente clericale? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano Enzo Bianchi, o don Julián Carrón di Comunione e Liberazione, o Antonella Frongillo dei Memores Domini.

Insomma, se Bergoglio non è tonto e squallido per natura, dev’essere sicuramente che soccombe molto facilmente alle tentazioni del demone tonto e squallido.


settembre 2021
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