Una eccezione al segreto della Confessione?

di Don Bernard de Lacoste, FSSPX


Pubblicato sul sito francese della Fraternità
La Porte Latine
tratto dalla rivista: Courrier de Rome, n° 637

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Il sacerdote deve mantenere il segreto sui peccati che ha ascoltato in confessione.
Ma questa legge ammette delle eccezioni in casi estremi?



1 - Situazioni drammatiche

Gli oppositori al segreto della Confessione invocano delle situazioni che, se il sacerdote non intervenisse, potrebbero sfociare in tragedie. Per esempio, un uomo confessa al suo confessore che ha previsto di suicidarsi poco dopo. Peggio, un penitente rivela in confessione la sua ferma intenzione di violare e poi assassinare centinaia di bambini, o di fare esplodere una bomba in un luogo molto frequentato.
Sicuramente il sacerdote farà di tutto per far desistere l’uomo dalla sua decisione; e persino rifiuterà l’assoluzione al penitente se egli persiste sulla sua decisione.
Ma poi?
Se il colpevole esce dal confessionale animato dalla stessa risoluzione abominevole, bisogna veramente sostenere che il confessore è tenuto al segreto?
Non è gravemente contrario al bene comune e dunque immorale conservare il silenzio quando si potrebbero salvare un gran numero di vite? Certi silenzi non sono criminali?


2 - Le legge della Chiesa

La disciplina della Chiesa è  sempre stata molto ferma in materia: «il segreto sacramentale è inviolabile; è per questo che il confessore veglierà diligentemente a non tradire il peccatore né con parole né con segni né in alcun’altra maniera, per nessun motivo (1). Quest’ultimo inciso dimostra che la Chiesa non ammette alcuna eccezione a questa legge.
San Tommaso d’Aquino precisa: «Il sacerdote non deve in alcun modo testimoniare su un fatto che gli è stato rivelato sotto il segreto della confessione. Infatti, egli non conosce il fatto come uomo, ma come ministro di Dio, e il vincolo del segreto sacramentale è più stretto di quello di qualsivoglia precetto umano» (2).
Questa regola vale anche se il confessore non ha dato l’assoluzione al penitente.
Segno che la Chiesa dà importanza all’osservanza di questa legge è che essa punisce il sacerdote trasgressore con la scomunica latae sententiae riservata alla Santa Sede (3).
In altre parole, il confessore che svela direttamente il peccato e il peccatore viene immediatamente scomunicato, senza neanche che sia necessario l’intervento dell’autorità ecclesiastica. Questa pena impedisce al sacerdote di dare e di ricevere i sacramenti. Per essere assolto da questa censura egli deve ricorrere a Roma, al tribunale della Penintezieria.


3 - Perché una tale rigidità?

L’inviolabilità assoluta del segreto della Confessione è fondata su due ragioni.
La prima deriva dalla natura dei sacramenti, che sono dei segni. San Tommaso spiega: «Nei sacramenti, le cerimonie esteriori sono dei segni di ciò che avviene all’interno. La confessione, per la quale ci si sottomette al giudizio del sacerdote, è segno della confessione interiore con la quale ci si sottomette a Dio. Ora, Dio copre il peccato di colui che si sottopone alla penitenza in questo modo; e anche questo deve essere significato nel sacramento della penitenza. Pertanto, è una necessità del sacramento che la confessione rimaga nascosta» (4).
San Tommaso aggiunge che il tradimento del segreto della Confessione costituisce una profanazione del sacramento e un sacrilegio (5).

Il secondo motivo è basato sul bene comune. Senza la certezza che il confessore manterrà il segreto, chi oserebbe confessargli i propri peccati?
La sera della Resurrezione, Cristo istituì il sacramento della Penitenza a titolo di giudizio e diede ai Suoi Apostoli il potere di cancellare i peccati. In questo modo, gli Apostoli e i loro successori sono stati costituiti giudici da Cristo. Ora, per giudicare, bisogna conoscere la causa. Per questo il penitente deve, per volontà divina, dire al confessore il numero e la natura di tutti i peccati mortali accusati; un’accusa che sarebbe psicologicamente estremamente difficile se il confessore non fosse legato dalla legge del segreto.

Queste due ragioni mostrano che l’obbligo della segretezza della Confessione non è solo di diritto ecclesiastico. È una questione di diritto divino. Perciò nessuna autorità umana, nemmeno il Papa, ha il potere di dispensare da esso.

D’altronde, non mancano esempi di Martiri della Confessione: sacerdoti che hanno preferito morire piuttosto che rivelare i peccati dei loro penitenti. Uno dei più famosi è San Giovanni Nepomuceno (1340 – 1393), che fu martirizzato dal Re Venceslao IV di Boemia, perché si rifiutava di tradire le confessioni della Regina Sofia di Baviera; egli venne torturato e poi annegato nella Moldava.


4 - Un caso di epichèia?

Il legislatore considera quello che accade abitualmente; non può prevedere tutti i casi. Ora, in certe situazioni eccezionali, l’obbedienza stretta alla lettera della legge è nociva; essa nuoce gravemente al bene comune. A questo punto occorre usare l’epichèia, virtù che consiste nel seguire lo spirito del legislatore contro la lettera della legge (6). L’epichèia non cerca di aggirare la legge, ma di applicarla in maniera più perfetta.
Per esempio, la legge ecclesiastica della clausura prevede la scomunica per il religioso che lascia entrare una donna nel monastero (7). Ma supponiamo che vi sia una donna perseguitata da un criminale che vuole assassinarla; ella bussa con insistenza alla porta dell’abbazia per cercarvi rifugio. Il monaco portinaio le dovrà necessariamente aprire la porta, senza che per questo incorra nella pena prevista dalla Chiesa.

Vi è una grande tentazione a voler applicare l’epichèia alla legge del segreto della Confessione, allo scopo di evitare un grave danno al bene comune. Oggi, si alzano voci, anche tra i cattolici (8), che pretendono che in certe situazioni eccezionali il confessore che svelasse il contenuto della confessione compirebbe un’opera buona e lodevole.
Tuttavia, i teologi sono unanimi nell’affermare che questa legge del segreto non ammette l’epichèia (9).
In altre parole, l’obbedienza alla legge del segreto della Confessione non può mai diventare nociva né andare contro l’intenzione del legislatore; invece, ammettere che questa legge possa contemplare delle eccezioni significa causare in danno estremamente grave al bene comune.
In effetti, la Confessione rischia di diventare odiosa: chi desidera che i suoi peccati siano svelati? Ogni peccatore, per potersi avvicinare al tribunale della Penitenza in tutta serenità, deve essere certo che il confessore è vincolato dalla legge del segreto e che questa legge non ammette eccezioni. Quale pedofilo, quale assassino oserebbe confessarsi se la sua garanzia a riguardo non fosse totale? Ammettere delle eccezioni, anche rarissime, alla legge del segreto, significa allontanare le anime dal sacramento della Penitenza, rendere questo sacramento ripugnante e chiudere ai fedeli l’accesso alla misericordia divina.


5 - Dove si situa il vero bene comune?

Supponiamo che, svelando il peccato del suo penitente, il confessore eviti la morte atroce di migliaia di innocenti. Sembrerebbe che la vita di tutti questi innocenti sia un bene di maggior valore della reputazione e della tranquillità del penitente colpevole. Infatti, il bene comune non viene prima del bene particolare?
In realtà il bene delle anime è infinitamente superiore al bene dei corpi. La salvezza eterna delle anime riscattate da Nostro Signore è più preziosa della vita umana che è temporanea.
Ora, per la salvezza delle anime è necessario il sacramento della Penitenza. Esso è il secondo mezzo di salvezza per coloro che sono naufragati a causa del peccato grave.
Di conseguenza, la morte di innocenti, per numerosi che siano, è meno nociva al bene comune di una legislazione che allontana i fedeli dal sacramento della Penitenza e lascia così le anime a marcire in uno stato di dannazione.

Ma la questione si ripropone se il sacerdote viene a conoscenza, attraverso la confessione, di un grave pericolo non per i corpi ma per le anime.  Per esempio: egli scopre che il suo penitente, senza la minima contrizione, cerca di pervertire le anime della comunità e di condurle all’Inferno.
Poiché qui si tratta di un bene spirituale, il confessore non deve mettere in guardia il superiore della comunità in pericolo o ciascuno dei suoi membri? Non deve almeno avvisare le persone in pericolo: «State attenti, vi è un lupo in mezzo al gregge!»?
I moralisti sono unanimi nel rispondere che, anche in questi casi drammatici, il confessore deve seppellire l’informazione in un eterno e sacro silenzio.
La ragione è semplice: se la morale permettesse al sacerdote di parlare, egli potrebbe forse salvare molte persone, ma questa violazione della legge del segreto causerebbe un danno considerevole a tutta la Chiesa per tutti i secoli a venire, allontanando le anime dal confessionale. Il confessore, invece, ha il diritto di pregare con tutto il cuore per le anime di cui ha appreso il pericolo attraverso la confessione, perché in tal modo non c’è alcun rischio di violazione del segreto.


6 - Le legislazioni civili

Tutti i paesi civilizzati riconoscono il segreto professionale e lo proteggono. In effetti, un tale segreto è necessario al bene comune, nella misura in cui è la condizione richiesta perché le persone osino confidarsi.
Per esempio: il medico o l’avvocato non potrebbero esercitare la loro professione se il paziente o il cliente non potesse contare sul loro silenzio. Tuttavia, le legislazioni civili ammettono delle eccezioni alla legge del segreto professionale, in situazioni in cui il bene comune sarebbe gravemente messo in pericolo.
Il segreto della Confessione, invece, nella legge della Chiesa, non ammette eccezioni, cosa che in molti paesi provoca certi dibattiti talvolta accesi.
Per esempio: negli Stati Uniti, il 12 gennaio 2021, tre legislatori dello Stato del Nord Dakota hanno presentato un progetto di legge che obbligherebbe i sacerdoti cattolici a violare il sigillo della Confessione nei casi di abuso di bambini confermato o sospetto, sotto pena della prigione o di pesanti ammende. Diversi Stati australiani, come lo Stato di Victoria, la Tasmania, l’Australia Meridionale, il Territorio de la capitale australiana, e nel settembre 2020 lo Stato del Queensland, hanno già adottato delle leggi che obbligano i sacerdoti a violare il sigillo della Confessione, in seguito alle raccomandazioni della Commissione reale sugli abusi sessuali del clero.

Tali legislazioni danno prova di una profonda misconoscenza sia del sacramento della Penitenza sia della psicologia umana.
Se un criminale sa che il confessore lo denuncerà alle autorità civili, rischiando così una condanna a diversi anni di prigione, egli non andrà mai a confessarsi. Egli  corre quindi il pericolo di sprofondare ulteriormente nel suo peccato; e la probabilità di recidiva aumenta. Privato del sacramento con cui può rivolgersi alla misericordia divina, egli rischia anche di cadere nella disperazione.
Alcuni deputati lasciano intendere che la legge del segreto protegge i criminali e quindi promuove il crimine. L’esperienza dimostra, invece, che questa santa legge contribuisce efficacemente all’emendamento dei colpevoli e alla loro conversione.


7 - Un segreto di un genere particolare

Queste riflessioni mostrano che il segreto della Confessione è diverso dagli atri segreti. Esso è mantenuto nel nome di Dio, mentre gli altri segreti sono mantenuti dagli uomini in nome proprio. Contrariamente agli altri segreti, il tradimento del segreto della Confessione è un sacrilegio; la sua violazione costituisce sempre un peccato mortale, mentre tradire dei segreti non così importanti è un peccato veniale.
La legge del segreto della Confessione obbliga sempre, anche dopo la morte del penitente, mentre i diversi segreti umani cessano col tempo.
Infine, il segreto della Confessione non ammette alcuna eccezione, contrariamente agli altri segreti che possono e perfino devono essere rivelati in certe situazioni.


8 - Conclusione

Ammettere un’eccezione, per minima che sia, alla legge del segreto della Confessione è come chiudere la porta del Cielo a miliardi di anime riscattate dal Sangue di Cristo. Può esistere una catastrofe peggiore?
E’ per questo che i legislatori civili possono dire tutto ciò che vogliono, ma il sacerdote rimarrà vincolato dal segreto della Confessione, anche se rischia un’ammenda, la prigione o la morte, senza che si possa ammettere la minima eccezione a questa legge sacra.
L’insegnamento del Catechismo del Concilio di Trento non ha perduto minimamente la sua attualità:
Siccome tutti desiderano ardentemente che le proprie colpe e le proprie vergogne rimangano occulte, i pastori assicureranno i fedeli che non v’è ragione di temere che il sacerdote riveli mai ad alcuno i peccati ascoltati in confessione e ne possa giammai derivare alcun genere di pericolo. Le sanzioni sacre minacciano gravissimamente quei sacerdoti che non abbiano tenuti sepolti nel più inviolabile silenzio i peccati da chiunque confessati loro nel sacramento”.

Catechismo del Concilio di Trento, n° 257, Legge del segreto

NOTE

1 – Codice di Diritto Canonico del 1917, can. 889; Codice di Diritto Canonico del 1983, can. 983.
2Somma teologica, IIa IIae, q. 70, art. 1, ad 2.
3 - Codice di Diritto Canonico del 1917, can. 2369; Codice di Diritto Canonico del 1983, can. 1388.
4 – Suppl., q. 11, art. 1.
5 Quodlibet 12, q. XI, art. 16.
6 – Vedere IIae, q. 96, art. 6.
7 - Codice di Diritto Canonico del 1917, can. 2342.
8 – Per esempio: Arnaud Dumouch in uno dei suoi video su Youtube del 31 marzo 2016.
9 – Per esempio: Cappello, De Poenitentia, n°585 ; Prümmer, Manuale theologiae moralis, t. 3, n°445.







ottobre 2021

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