Dal Vaticano II, Chiesa sempre in rottura

di Gederson Falcometa





Una volta, Chersterton scrisse: “Il mondo moderno è specializzato in divorzi“.
Lo stesso può dirsi della Chiesa a partire dal Vaticano II, perché ciò che più l’ha caratterizzata da allora sono le fratture. Se ci fosse un campionato di fratture, la moderna Chiesa cattolica sarebbe il campione, perché in più di 2000 anni della sua storia non si è mai assistito a tante fratture come negli ultimi 56 anni.
La maggior parte dei documenti conciliari sono interamente o parzialmente in rottura col Magistero precedente. Lo stesso Magistero post-conciliare ha ammesso una rottura addirittura tra il Concilio e il post-Concilio, parlando di ermeneutica di riforma
nella continuità o nella rottura.
Tale ammissione costituisce una ulteriore rottura con la Tradizione della Chiesa, poiché mai prima dell’infausto Vaticano II si è trattato di due ermeneutiche per lo stesso Concilio. A questo si aggiunge una nuova evidente frattura: tra i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI da una parte e Francesco dall’altra. Da notare che se si parlasse di una rottura tra Giovanni XXIII, Paolo VI e Francesco, ecco che si tratterebbe di un’altra rottura.

Il tutto è illogico e caotico. Per esempio, la nuova evidente rottura, menzionata sopra, è negata da Benedetto XVI che non si stanca di affermare la continuità tra il suo pontificato e quello di Francesco; come dire che, ancora una volta saremmo al cospetto di una nuova ermeneutica della riforma nella continuità riguardo a questo disastroso pontificato, tale da poterlo inserire nella grande tradizione della Chiesa.
Questa logica caotica è il frutto della negazione della realtà, perché grossomodo non si stancano mai di chiamare il nero bianco e il bianco nero.

San Paolo ci ha avvertito che giungeranno tempi in cui gli uomini abbandoneranno la sana dottrina per il prurito delle novità (II Tim. 4, 3-4). Dal Concilio Vaticano II questo modus operandis è visibile in qualche modo, perché quando gli uomini di Chiesa si trovano di fronte a qualche novità, si accontentano e da questo nasce la tradizione conciliare delle rotture. La Chiesa, che è sempre stata una forza di conservazione, continua ad esserlo, mentre la Chiesa conciliare è una macchina di rotture.

Dopo aver divorziato con la sua tradizione, col Concilio, e dopo che il post-Concilio ha divorziato col Concilio, e i pontificati hanno divorziano tra loro, è comprensibile che anche la comunione ai divorziati risposati diventa qualcosa di naturale, perché la Chiesa conciliare è specializzata in divorzi, al pari del mondo a cui ha voluto adeguarsi.

Qualunque cosa avverrà nel prossimo Sinodo, dell’attuale e dai prossimi pontificati, avremo da una parte una rottura e dall’altra l’affermazione, contro ogni evidenza, che c’è continuità. Non ci vorrà molto per nuove rotture, sono tutte potenzialmente prossime (come vediamo quotidianamente). La cosa è diventata noiosa! Forse, si spiega perché le Chiese sono sempre più vuote e perché vi è la grande preoccupazione di svuotare le Chiese piene con il Motu Proprio Traditiones Custodes (Custodi della tradizione di rottura...). 
Questa situazione delle chiese vuote con la Nuova Messa e piene con la Messa Tridentina mi ricorda il seguente estratto dall’articolo “Rilascio generale”, pubblicato dal sito brasiliano Fratres in Unum:

«Questa è la meraviglia del fenomeno umano che Machado de Assis ha colto così bene nel suo racconto La chiesa del diavolo. Nella storia, Satana fonda la propria religione in cui i fedeli sono liberi di praticare ogni abominio immaginabile. Con questo, il malvagio crede di distruggere per sempre la religione del vero Dio, sostituendo le sante virtù con vizi deplorevoli, promettendo “ai suoi discepoli e fedeli le delizie della terra, tutte le glorie, le delizie più intime”. Egli confessa di essere il diavolo, ma “per rettificare la nozione che gli uomini avevano di lui e per confutare le storie raccontate su di lui dalle vecchie pie donne”.
All’inizio ha un certo successo. Tuttavia, dopo alcuni anni, il diavolo si accorge “che molti dei suoi fedeli, in segreto, praticavano le vecchie virtù”. E questa scoperta lo tormenta profondamente, al punto che decide di andare a chiedere soddisfazione a Dio:
volò di nuovo in cielo, tremante di rabbia, ansioso di conoscere la causa segreta di un fenomeno così singolare. Dio lo ascoltò con infinito compiacimento; non lo interruppe, non lo rimproverò, non trionfò nemmeno di quell’agonia satanica. Fissò gli occhi su di lui e gli disse:
Cosa vuoi, mio povero diavolo? I mantelli di cotone hanno ora frange di seta, mentre quelli di velluto avevano frange di cotone. Che vuoi? È l’eterna contraddizione umana.
Quello che i nemici della Croce non capiscono è che non importa quanto benessere ci sia in una società, gli uomini avranno sempre un cuore inquieto che cerca il vero Dio. Per questo, anche se viene loro offerta una qualsiasi parvenza di religione, una qualsiasi spiritualità che mira a dare un senso di trascendenza, sentiranno sempre il richiamo della grazia che li invita al gregge del Signore. In questo modo, mentre le false religioni appassiscono giorno dopo giorno, l’unica Chiesa di Cristo rimane intatta attraverso i secoli, contro tutte le schiere infernali. Così è stato con l’apostasia di Giuliano, così è stato con l’anglicanesimo di Enrico VIII, e così sarà con questa nuova religione che vogliono farci ingoiare».

Non servono altre parole!




ottobre 2021

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