Ancora qualche precisazione sul Traditionis Custodes


di Don Francesco Cupello


Ho già esposto sul mio libretto intitolato MOTU IMPROPRIO, del quale  si è già data qui notizia, le ragioni che rendono il Motu proprio  di Papa Francesco Traditionis Custodes  del tutto improprio, contraddittorio e privo di fondamento. Avrei dovuto aggiungere un’altra ragione, che vorrei ora brevemente esporre e che nasce da una domanda:

Perché Papa Francesco, non molto tempo dopo l’inizio del suo Pontificato, dichiarò che esso poteva durare forse quattro-cinque anni? Siamo invece al nono anno.
Su cosa si basava tale dichiarazione? Su un suo precario stato di salute? Non pare proprio, perché semmai tale ragione lo avrebbe  già indotto a nemmeno accettare l’elezione a Pontefice, come preventivamente fece il Card. Martini, facendolo intendere a coloro che pensavano a candidarlo al Pontificato, e poi perché non molti giorni fa Papa Francesco disse di godere relativamente di buona salute.
Si basava allora su un limite di età che Papa Francesco stava già pensando di stabilire anche per il Vescovo di Roma? Sembrerebbe da escludere, dato che difficilmente, se proprio tale limite intendeva stabilire  anche per il pontificato romano, lo poteva fissare oltre gli 85 anni, quando per i Vescovi è di 75  e di 80 per i Cardinali per entrare in Conclave; e Bergoglio tale limite lo ha già superato.
Che cosa allora poteva averlo indotto a dichiarare che forse il suo Pontificato poteva durare 4-5 anni, se non il pensiero di una sopravvivenza  non molto oltre quel numero di anni  o sua o di Benedetto XVI? Dovendosi escludere che si riferisse a se stesso, cosa che implicherebbe una supposizione di un pregresso precario stato di salute che lo avrebbe indotto semmai a nemmeno accettare l’elezione a Pontefice, non resta che pensare che egli si riferisse a Benedetto XVI, che si è dimesso proprio per motivi di salute, il cui stato c’era da supporre fosse piuttosto serio per indurlo alle dimissioni e a dedurne quindi una speranza di sopravvivenza non molto superiore ai 4-5 anni.

Mi si obietterà che Papa Francesco parlava però chiaramente della durata del suo pontificato. Certamente; ma egli non ne parlava in relazione alla sua morte,  ma in riferimento alla presumibile durata del suo pontificato in rapporto alla scomparsa del suo Predecessore, lasciando velatamente ad intendere che si sarebbe dimesso, seguendo l’esempio del suo Predecessore,  non prima della morte di quest’ultimo, prevedibile clinicamente,  dato lo stato di salute non certo felice se è stato la causa della sua rinuncia al soglio pontificio, entro un tempo non molto superiore al suddetto numero di anni.

Ben venga ogni dimostrazione del contrario, ma al momento questi sembrano i dati più logicamente deducibili. Senonché quei 4-5 anni sono diventati quasi nove, e Benedetto XVI, a detta di recentissime dichiarazioni del suo Segretario personale Mons. Georg  Gänswein, oltre ad essere felicemente ancor vivente,  è pienamente compos sui e pronto di spirito.

Che fare allora circa l’annullamento del Motu proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum [= SP] tanto auspicato dai suoi oppositori, ma che non si osava porre in atto ancor Lui vivente, rassegnandosi costoro a un tollerabile breve periodo di attesa? Chiaro che questa, protrattasi invece molto oltre il previsto, è diventata per essi intollerabile, soprattutto per la loro paura del consolidamento in tutto il mondo dei gruppi di fedeli, sacerdoti e Vescovi legati al Vetus Ordo, verso i quali, più tempo sarebbe trascorso, più difficile, fino ad essere impossibile, sarebbe diventato ogni provvedimento di scioglimento e di ostracismo.

Era quindi non più rinviabile un urgente e drastico intervento pontificio di annullamento del SP, anche perché era più conveniente farlo ancor vivente Benedetto XVI, in quanto la sua reazione, sia di giudizio, sia di silenzio, si sarebbe  comunque volta tutta a suo danno.

Infatti NELL’IPOTESI CHE AVREBBE PARLATO, avrebbe potuto farlo solo

o dando l’assenso all’eventuale Motu proprio del suo Successore, ammettendo quindi di non aver ben ponderato le decisioni prese nel suo SP, di essersi sbagliato e di aver contraddetto la volontà del Conc. Vat. II, con suo grave discredito davanti a tutto l’ecumene cattolico, demotivando con ciò ogni possibile contestazione alle decisioni del suo Successore;

o esprimendo il suo dissenso, il che ugualmente lo  screditerebbe davanti agli occhi di tutto il mondo, perché tale contrarietà e contestazione  delle decisioni del suo Successore, verrebbe considerata una sconfessione della sua promessa di obbedienza a Lui fatta davanti a quasi tutti i Cardinali del mondo alla vigilia del giorno da Lui stabilito come inizio della Sede vacante e conseguente messa in moto di tutte le procedure per il Conclave  per l’elezione del nuovo Pontefice.

E NELL’IPOTESI CHE AVREBBE TACIUTO, il silenzio, potendosi interpretare come silenzio-assenso avrebbe sortito gli stessi effetti di una esplicita dichiarazione di consenso; e potendosi interpretare come contrarietà, oltre al pericolo di fomentare le contestazioni, comporterebbe un giudizio negativo sulla sua persona, per non aver mantenuto la promessa di obbedienza al suo Successore. 

Ecco perché si è ritenuto necessario e urgente intervenire ancor vivo Benedetto XVI, perché Egli, sia parlando sia tacendo, sarebbe passato o come uno sprovveduto, o come un fedifrago, o come un fautore di divisioni.

Molto astuti quindi gli ispiratori e i promotori del Motu proprio di Papa Francesco, ma hanno dimenticato che le decisioni di un Papa, finché questi è in vita, ancorché dimissionario, non possono essere annullate senza il suo consenso, se non altro per il rispetto dovuto alla sua persona, che se anche non è più  IL PAPA, sempre PAPA è, e le sue decisioni, specie se prese motu proprio, non gliele si possono far “rimangiare”, atto che sarebbe estremamente irriguardoso e anche dannoso per la Chiesa, alla quale non può certo far bene vedere un Papa su posizioni diametralmente opposte a quelle del suo Predecessore, mentre Questi è ancora in vita.

Ciò considerato, il TC di papa Francesco, al di là delle sue vere intenzioni, che non ho dubbi di ritenere buone, risulta però in realtà un atto di grave imprudenza sul piano di governo della Chiesa e di sconcertante mancanza di riguardo sul piano del doveroso mutuo rispetto tra i due Pontefici.




novembre 2021

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