Mons. Roche, una pietra nel giardino del Summorum Pontificum?

Articolo della Fraternità San Pio X


Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X







Papa Francesco e Mons. Roche


Il 27 maggio 2021, Papa Francesco ha nominato Mons. Arthur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in sostituzione del Card. Robert Sarah che il 20 febbraio precedente aveva dato le dimissioni per ragioni di età.

Settantunenne, Mons. Roche è originario dello Yorkshire nel Regno Unito; era già stato nominato nel 2012 da Benedetto XVI segretario della Congregazione per il Culto Divino: e quindi è stato collaboratore del Card. Cañizares Llovera fino al 2014, e poi del Card. Sarah.

Ne La Nuova Bussola Quotidiana del 27 maggio, Luisella Scrosati parla di Mons. Roche come di un anti-Sarah: «Sarà difficile trovare in Roche un ardente difensore della liturgia antica e del diritto dei fedeli e dei sacerdoti a poter usufruire del Messale “mai abrogato”, secondo l’espressione del motu proprio Summorum Pontificum».

«La generosità di Roche verso la sensibilità dei fedeli e la sua giustizia verso i loro diritti erano già evidenti nella sua risposta alla disputa tra il vescovo Richard F. Stika e un membro dei fedeli della sua diocesi riguardante la comunione nella mano. Roche aveva in sostanza difeso il diritto del vescovo a fare a pezzi tutte le autorevoli dichiarazioni della Chiesa in materia, comprese quelle della Congregazione di cui era segretario, e quelle di Papa Benedetto XVI, sotto il cui pontificato l’ormai ex-segretario mostrava una sensibilità più tradizionale».

E la Scrosati prosegue: «Roche, ammiratore di Piero Marini [già Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, era stato segretario di Mons. Annibale Bugnini, il principale artefice della riforma liturgica conciliare. Nota del redattore] e di Andrea Grillo, era in realtà la spina nel fianco del Card Sarah e rappresentava l’opposizione interna al Prefetto in carica; e tuttavia gli sarà affidato il compito che era del Card. Sarah».
La stessa Scrosati accosta questa nomina all’annuncio di una prossima modifica del motu proprio Summorum Pontificum: «L’intervento annunciato sulla forma straordinaria del rito romano si presenta come un attacco diretto contro la linea impressa da Benedetto XVI sulla liturgia».

Summorum Pontificum minacciato?

La Lettera di Paix liturgique n° 789 del 25 maggio 2021, presenta l’annuncio di questa modifica in questi termini: «Lunedì di Pentecoste [24 maggio], aprendo a Roma la riunione della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), … dopo che i giornalisti erano usciti dalla sala, il Papa ha abbordato un tema che unisce molti vescovi della penisola: l’esecrazione del Summorum Pontificum.

«Francesco ha confermato la prossima pubblicazione di un documento che è stato sollecitato a redarre, destinato a “reinterpretare” il motu proprio di Benedetto XVI. La pubblicazione è stata effettivamente ritardata, in quanto il documento sembra aver provocato obiezioni e intoppi, soprattutto da parte del Cardinale Ladaria e della Congregazione per la Dottrina della Fede, che sostenevano che avrebbe provocato disordini e opposizioni incontrollabili in tutto il mondo».

«Malgrado tutto, la Segreteria di Stato  premeva per la pubblicazione del testo, le cui disposizioni essenziali erano le seguenti: le comunità che celebrano secondo la forma antica potranno continuare a farlo; invece, i sacerdoti diocesani dovranno ottenere un permesso specifico.

«E’ evidente che questo documento, inapplicabile in numerosi paesi tra cui la Francia, avrà soprattutto una portata simbolica: fare in modo che la celebrazione della Messa tradizionale non sia più un diritto, ma una eccezione tollerata»

Nella lettera seguente (n° 799 del 28 maggio), Paix liturgique paragona la situazione presente a quella di 40 o 50 anni fa: «La Chiesa “ufficiale” oggi non ha niente a che vedere col solido apparato che era nei primi decenni dopo il Concilio. Ella è dissanguata in termini di numero di sacerdoti e religiosi. Il numero dei seminaristi e persino dei suoi seminari è in costante diminuzione.

«I fedeli praticanti, sempre più anziani, sono sempre più distanziati nelle navate delle chiese, senza nemmeno che ci sia bisogno di “misure sanitarie”. Tutto questo si accompagna logicamente ad una situazione finanziaria catastrofica in molte diocesi. A questo si aggiungono le conseguenze di quella che è stata chiamata la “crisi sanitaria”, che ha portato alla scomparsa di circa il 30% dei parrocchiani rimasti».

E segnala di sfuggita: «Un fatto recente molto istruttivo è il seguente: poiché i vescovi di Francia e altrove hanno scioccamente trasferito alla comunione eucaristica le “misure sanitarie” imposte dai governi, vietando la comunione sulle labbra, un certo numero di fedeli rispettosi del sacramento hanno lasciato le chiese “ordinarie” per andare a ricevere la Santa Eucaristia in modo dignitoso nelle celebrazioni tradizionali.

«Accade così che, a partire della “crisi sanitaria”, il numero di frequentatori della Messe tradizionali è notevolmente aumentato nella maggior parte dei luoghi!».

Secondo molti corrispondenti di DICI, questo sensibile aumento si constata in Francia e soprattutto in Italia, dove l’episcopato si è dimostrato di una docilità estrema, perfino anticipando le decisioni governative [nota del redattore].

Secondo la lettera di Paix liturgique, tutto questo renderebbe il motu proprio rivisto e corretto da Francesco molto più difficilmente applicabile.

Come riconosce prudentemente il sito di Attualità della Fraternità San Pio X del 28 maggio: «Secondo delle fonti romane, sembrerebbe che l’argomento delle condizioni per la celebrazione della Messa tradizionale siano in discussione. Ma sarebbe temerario arrischiarsi a dire se quanto al contenuto o se quanto alla data di pubblicazione del testo interessato».

E lo stesso sito aggiunge fermamente: « Se, come è da temere, si dovesse porre una limitazione al Motu Proprio di Benedetto XVI, essa sarebbe abusiva. E poiché sarebbe diretta contro il bene comune della Chiesa, sarebbe nulla: secondo la dottrina di San Tommaso, non esiste legge valida contro il bene comune. Ora la Messa tridentina è al centro del bene comune della Chiesa.

«Anche se la Fraternità San Pio X potrebbe ritenersi non interessata, essa deplorerebbe profondamente una tale limitazione, perché sarebbe un passo indietro sulla via del ritorno alla Tradizione, che ritarderebbe ancora di più la soluzione della crisi della Chiesa aperta dal Concilio Vaticano II e dalle sue calamitose riforme, in particolare nel campo della liturgia».






novembre 2021

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