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La falsa pace di Bergoglio di Belvecchio Il 30 ottobre 2021, papa Bergoglio ha indirizzato un messaggio al 4° Forum sulla Pace tenutosi a Parigi dall’11 al 13 novembre.
Nel complesso, il messaggio è un insieme di luoghi comuni bergogliani. Per prima cosa si raccomandata che in seguito alla crisi sanitaria non si debba mirare ad un “ritorno alla normalità”, perché la “normalità” di prima del Covid era inaccettabile: ricchezza e crescita economica riservate a pochi, saccheggio della terra, inquinamento, consumismo, guerre. Così scrive Bergoglio: «Ritorno alla normalità significherebbe anche ritorno alle vecchie strutture sociali ispirate da “autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento” ed escludenti i nostri fratelli e sorelle più poveri». Sembrerebbe che ci sia una certa logica, ma gli elementi elencati che avrebbero ispirato la “vecchie strutture sociali” si rivelano solo dei luoghi comuni e degli “ismi” propagandistici: si coglie una sorta di pregiudizio di stampo socialistoide che sogna il solito mondo irreale. Bergoglio passa poi ai suggerimenti: «non vi può essere una cooperazione generatrice di pace senza un impegno collettivo concreto a favore del disarmo integrale». La “deterrenza”, scrive Bergoglio, «non garantisce la costruzione e il mantenimento della pace» e cita Giovanni XXIII che nella Pacem in terris sosteneva: “Al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia”. Come si vede, siamo al cospetto di due Papi conciliari che hanno una concezione meramente umana e terrena della pace, del tutto dimentichi che la vera pace può venire solo da Nostro Signore Gesù Cristo, Re della Pace. E Bergoglio conferma questa sua
dimenticanza di Gesù Cristo, ribadendo la sua convinzione
anticristiana che esalta lo spirito panteistico ed indifferentistico.
«La pandemia è stata una rivelazione per tutti noi sui limiti e le carenze delle nostre società e dei nostri stili di vita». E, dice Bergoglio, abbiamo bisogno di sperare: «La speranza è audace e incentiva l’azione sulla base della consapevolezza che la realtà può essere cambiata». Dopo il primo disconoscimento di
Gesù Cristo, ecco il disconoscimento della virtù della
Speranza, ridotta a mero stimolo attivistico, entrambi seguiti dal
disconoscimento del Primo Comandamento: «Il
mio auspicio è che la tradizione cristiana, in particolare la
dottrina sociale della Chiesa, come pure altre tradizioni religiose,
possano contribuire ad assicurare al vostro incontro la speranza
affidabile che l’ingiustizia e la violenza non sono inevitabili, non
sono il nostro destino».
Altro che Gesù Cristo!
Bergoglio è convinto che tutte le religioni, la vera e le false, sono la vera speranza per l’uomo, che quindi non più «Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro dio all’infuori di Me», ma tutti gli dei sono signori dell’uomo e meritano di essere rispettati! Un vero è proprio rinnegamento del Primo Comandamento! La cosa incredibile è che Bergoglio, dopo la sua carrellata blasfema, conclude il suo messaggio con una citazione che contraddice clamorosamente quanto detto prima: “Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi dei sentieri del passato, dove sta la strada buona percorretela, così troverete pace per la vostra vita” (Ger. 6, 16). Per chiarire il nostro appunto: “contraddice clamorosamente”, riportiamo per intero il passo di Geremia (6, 16-19): «Così il Signore:
“Fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del
passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete
pace per le anime vostre”.
Ma essi risposero: “Non la prenderemo!”. Io
ho posto sentinelle presso di voi:
“Fate attenzione allo squillo di
tromba”.
Essi hanno risposto: “Non ci baderemo!”. Per questo
ascoltate, o popoli,
e sappi, o assemblea, ciò che
avverrà di loro.
Ascolta, o terra!
“Ecco, io mando contro
questo popolo la sventura,
il frutto dei loro pensieri,
perché
non hanno prestato attenzione alle mie parole
e hanno rigettato la mia
legge».
Come si vede, le risposte dell’assemblea possono essere applicate all’operato di Bergoglio, così che si può ritenere che a lui stesso è applicabile la sentenza emessa: “Ecco, io mando contro questo [personaggio] la sventura, il frutto dei [suoi] pensieri, perché non [ha] prestato attenzione alle mie parole e [ha] rigettato la mia legge”. (torna
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dicembre 2021 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |