I vescovi italiani e i nuovi sacramenti pandemici



Articolo ddella Fraternità San Pio X


Pubblicato sul sito francese della Fraternità
La Porte latine






Mentre la Fraternità San Pio X ha mille difficoltà per tenere aperte le proprie chiese in Québec – e si vede in molti casi obbligata a chiuderle - per non conformarsi all’obbligo di esigere la vaccinazione per i fedeli che si recano alle sacre funzioni, i vescovi italiani vanno oltre le stesse esigenze del governo e creano nuovi poteri sacramentali riservati ai vaccinati.

Attualmente, nonostante in Italia sia in vigore un “super green pass” che prevede la vaccinazione per prendere parte a quasi tutte le attività della vita civile, l’accesso ai luoghi di culto e la partecipazione alle funzioni sacre rimane regolato da un protocollo del governo del 7 aprile 2020, controfirmato dalla Conferenza episcopale italiana.
Non è ora il luogo di discutere il valore legale (anche partendo dagli iniqui princìpi della Costituzione Italiana e del pessimo Concordato del 1984) di un simile documento. Resta il fatto che l’accesso alle funzioni sacre è tuttora possibile senza vaccino o tampone, rispettando delle imposizioni su distanziamenti, mascherine, comunione in mano, e simili distorsioni del culto.

Non è il caso di discutere del valore di un tale documento, anche a partire dai principii iniqui della Costituzione Italiana e dal cattivo Concordato del 1984. Resta il fatto che l’accesso ai servizi sacri è sempre possibile senza vaccino né tampone, sempre che si rispettino le distanze, che si indossi la mascherina, che si amministri la Comunione sulla mano, e altre simili distorsioni del culto.

I vescovi italiani però, cavalcando l’onda dell’entusiasmo generato dall'estensione dei requisiti di vaccinazione da parte del governo, non vogliono restare indietro.
Da mesi ormai, molte diocesi hanno imposto, di propria iniziativa, il vaccino o il test ogni due giorni a preti, diaconi, ministri eucaristici, operatori pastorali, ecc. con uno zelo certamente degno di miglior causa.


Obbligo morale del vaccino

Ma la cosa non finisce qui. Per il vescovo Francesco Beschi di Bergamo il vaccino è letteralmente un “obbligo morale” e non solo legale.

Va ricordato che i vaccini anti-Covid 19 attualmente disponibili in Italia sono prodotti in modo moralmente discutibile, e accettabili solo per gravi motivi secondo la Congregazione per la Dottrina della Fede, che fino a poco tempo fa raccomandava di usare prodotti che hanno utilizzato linee fetali abortite solo a queste condizioni ristrette.

Siamo anche al di là delle raccomandazioni di Papa Francesco che ritiene il vaccinarsi “un atto d’amore”. Nella diocesi di  Bergamo tutte le attività, salvo quelle strettamente di culto, sono interdette a coloro che non dispongono di un “super green pass”.

Per l’intronizzazione del nuovo vescovo di Reggio Emilia, monsignor Giacomo Morandi, proveniente direttamente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, era richiesto anche il “super green pass” per entrare in cattedrale.


Obbligo di coscienza e interdizione del ministero ai non vaccinati

Ma questo è ancora niente. L’arcivescovo di Salerno, Andrea Bellandi, presenta il vaccino come un obbligo di coscienza, e aggiunge una regola alle tante altre già imposte dal governo:

«Esigo espressamente che, al momento delle celebrazioni, l’Eucarestia non sia distribuita da preti, diaconi o ministri straordinari non vaccinati. In caso di necessità assoluta, autorizzo per la distribuzione che sia scelta ad actum una persona di fiducia – religioso o catechista – che sia stata vaccinata.

Sappiamo da lungo tempo che i modernisti considerano inesistente  il dogma del Concilio di Trento (sess. XXIII, cap. I, DS 1764), secondo il quale il potere del sacramento dell’Ordine esiste per consacrare e distribuire l’Eucarestia. Oggi, constatiamo che il potere sacramentale è stato rimpiazzato dal “super green pass”, che soppianta tutti i ministeri ecclesiali antichi e moderni.

Ma non finisce qui. Scopriamo che è possibile annullare non solo il Concilio di Trento, ma lo stesso spirito più profondo e indiscutibile del Vangelo, che nessun eretico avrebbe pensato di mettere in discussione.

Infatti, Mons. Bellandi ha dichiarato che «per le visite agli anziani e ai malati, bisogna fare molta attenzione, valutando ogni singolo caso e cercando il consenso esplicito dei familiari. In ogni caso, è assolutamente vietato fare tali visite a coloro che non hanno un  “super green pass”».

Anche altri vescovi della Campania, come Mons. Cirulli, vescovo di Teano-Calvi, e Mons. Soricelli, vescovo di Amalfi, hanno preso delle misure simili: chiedendo a preti, diaconi e religiosi della diocesi di essere vaccinati «in modo vincolante in coscienza».

Nostro Signore ci ordina esplicitamente, sotto pena di dannazione eterna, di renderGli visita nelle persone dei malati. A riguardo, ogni prete ha un dovere di carità, in particolare nell’amministrazione dei sacramenti.

A maggior ragione un parroco, che ha assunto in giustizia il dovere di visitare i suoi malati, dovrebbe rinunciarci perché non è in possesso di un documento governativo – tra l’atro non richiesto per visitare i domicilii privati – anche se è in perfetta salute? (In Italia, per le persone non vaccinate, non vi è interdizione sistematica di visita alle persone anziane).

Dovrebbe aver paura di trasmettere il virus per contagio perché non è vaccinato, anche se sa di essere “negativo”, quando è provato, apertamente e ufficialmente, che le persone vaccinate possono essere infettate e infettare?

Il governo italiano non interdice ai non vaccinati i visitare chi vogliono e chi vuole riceverli. I vescovi possono interdire ai loro parroci di visitare i malati e le persone anziane?

Dobbiamo rinunciare ai comandamenti del Vangelo - e ai doveri del parroco - per un’esigenza che non è né legale, né morale, né ragionevole? I sacramenti dovrebbero essere amministrati da laici vaccinati piuttosto che dal parroco sano ma non vaccinato? E questi laici ascolteranno anche le confessioni?

L'obbedienza che porta i prelati ad obbedire non solo alle leggi inique dello Stato, ma addirittura allo “spirito” di queste leggi, ricorda il modo in cui è stato applicato il Vaticano II, senza fermarsi ai già gravissimi errori registrati negli atti dell’assemblea, ma giustificando ogni aberrazione con lo “spirito” del Concilio.

Oggi, lo “spirito” del governo Draghi non solo ispira ai vescovi la negazione dei Concili dogmatici (cosa abituale), ma vieta anche l’esercizio della più elementare carità evangelica, quella di cui parla con tante belle parole Papa Francesco quando si tratta di accogliere i migranti.





gennaio 2022
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