Preghiera infallibile

Articolo di Elia


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Domine, salva nos, perimus: impera, et fac, Deus, tranquillitatem
(Signore, salvaci, siamo perduti; comanda, o Dio, e riporta la calma;
dall’Ufficio Divino; cf. Mt 8, 25-26).

Il Signore ci parla continuamente e in svariati modi, se abbiamo l’orecchio del cuore teso a cogliere i Suoi messaggi: non quelli falsi, con cui il diavolo svia quanti presuntuosamente si basano sul proprio giudizio personale, ma quelli provenienti da fonti assolutamente sicure, come la Scrittura, la Liturgia, gli scritti dei Santi. Questi sono pascoli della cui salubrità non si può dubitare, fonti cristalline a cui possiamo perennemente attingere, tesori che non finiremo mai di scoprire e apprezzare.
Per il resto bisogna attenersi al giudizio dell’autorità, il quale non può esser rigettato a priori, nonostante tutte le sue carenze: una delle note essenziali della Chiesa di Cristo è infatti l’apostolicità, ossia l’essere fondata sull’autorità degli Apostoli e dei loro successori. Se la parola e l’operato di questi ultimi è spesso criticabile, questa non è una ragione sufficiente per ribaltare l’ordine stabilito dal Signore, improvvisandosi ognuno maestro di se stesso e di chi incautamente lo ascolta.

Chi, a proposito di pretesi fenomeni mistici, sentenzia da sé in base alle proprie opinioni soggettive, spalanca la porta dell’anima agli inganni del demonio e si espone alla sua nefasta influenza, finendo col cadere, a lungo andare, in una temibile forma di cecità spirituale.
Ciò accade, a maggior ragione, a chi va attivamente in cerca di fatti straordinari o si fa addirittura strumento di false rivelazioni; è l’esperienza bimillenaria della Chiesa ad insegnarlo.
I fenomeni autentici si riconoscono, fra l’altro, per la loro rarità, sobrietà e discrezione; i veri veggenti sono umili e schivi, sentendosi indegni di così grandi favori e rifuggendo, per quanto possibile, la notorietà, la curiosità e l’ammirazione. Di solito cercano di scomparire nel nascondimento abbracciando la vita religiosa, anche perché, dopo aver pregustato il Paradiso, non sopportano più di vivere nel mondo corrotto; solo in casi eccezionali concedono interviste, e sempre sotto stretta obbedienza.

Il contenuto delle vere comunicazioni divine, oltre a risultare privo del minimo errore o difetto, va spesso contro corrente, in opposizione al clima culturale dominante e alle stesse aspettative delle folle devote, che accorrono spinte in gran parte dalla voglia di sensazionale e dalla sete di miracoli.
La fede genuina, in realtà, non ha affatto bisogno dello straordinario; se Dio, in determinati casi, lo concede, è solo per smuovere i cuori più induriti: «Poiché mi hai visto, Tommaso, hai creduto; beati coloro che non hanno visto e han creduto!» (Gv 20, 29).
Ma cosa c’è di più grandioso della Messa, che ci rende contemporanei del sacrificio del Calvario e ce ne dona la Vittima in cibo dell’anima? Come possiamo abituarci a questo incredibile, reiterato miracolo in cui il sacerdote, con due parole, fa scendere il Signore sull’altare, come diceva il Curato d’Ars nelle sue omelie? Che cosa possiamo desiderare di più sublime che di poterci intrattenere con il nostro Creatore e Redentore, perennemente presente in ogni tabernacolo della terra?

Suvvia, smettiamo di offenderLo con un’insaziabile ricerca di segni e prodigi, che ci distoglie dagli incommensurabili doni che ci ha fatto! Ascoltiamo la Sua voce soave, che risuona nel cuore di chi rientra in se stesso, piuttosto che lasciarci dissipare da messaggi e profezie a valanga che l’autorità competente non ha convalidato.
Discipliniamo una buona volta l’uso delle reti sociali e perseguiamo con cura il silenzio, condizione indispensabile per udire il sussurro dello Spirito Santo.
Non si ripeterà mai abbastanza che la pretesa di conoscere il futuro è un’usurpazione dei diritti di Dio. Le profezie autentiche, del resto, lo preannunciano al solo scopo di provocare la conversione; per questo non indulgono a un eccesso di dettagli che distrarrebbero le persone dall’obiettivo, ma predicono quanto è sufficiente per indurle al ravvedimento. Quelle troppo particolareggiate, se non sono state compilate a posteriori, sanno di previsioni elaborate da intelligenze angeliche non certo a noi favorevoli.

Sono ben consapevole di quanto questo discorso sia impopolare, ma questo è un motivo in più per riproporlo con veemenza, visto che in gioco c’è il bene delle anime e che tante, anche fra le migliori, rischiano di lasciarsi fuorviare.
Dal punto di vista psicologico, è comprensibile che in situazioni di prova o incertezza la gente cerchi di rassicurarsi con apparenti certezze circa l’avvenire, ma questo non fa altro che accrescere l’ansia e, oltretutto, disintegra a poco a poco la vita interiore, la quale, soggetta a incessanti sollecitazioni esterne, diventa gradualmente incapace di concentrarsi sulle vere urgenze connesse al suo progresso. L’anima è sempre più annoiata dalla meditazione e dalla lettura spirituale, mentre si sente dominata da una sete di novità che non le dà tregua e non si sazia mai, fino a condurla alla disgregazione. A lungo andare, essa cade in un accecamento così profondo da renderla insensibile a ogni richiamo, al punto che non intende più ragioni.

Preghiamo allora con le parole del Vangelo, anche nella forma in cui, ruminate dalla contemplazione ecclesiale, ci vengono riproposte nel Messale. Se ti sembra di precipitare in un’inevitabile catastrofe, grida come i discepoli sulla barca, sulla quale il Maestro li aveva fatti salire nell’imminenza della burrasca e si era per giunta addormentato: in altre parole, li aveva deliberatamente condotti in una situazione apparentemente disperata per consolidarne la fede mediante un’eclatante manifestazione della Sua potenza (cf. Mt 8, 23-27).
Quando così vuole, Gesù opera sì in modo straordinario, ma solo se vede in te le disposizioni adatte perché il Suo intervento produca una reale crescita spirituale e non l’opposto. Il prodigio sarebbe causa di regresso, se tu non riconoscessi umilmente non soltanto la tua impotenza di fronte allo scatenarsi del male, ma anche le colpe che ne sono – direttamente o indirettamente – la causa, rendendoti timoroso e tentennante: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» (Mt 8, 26).

A volte il Signore desidera esser “svegliato” dal grido della Sposa, consapevole di esser perduta senza di Lui, ma altrettanto certa della Sua onnipotenza: «Comanda e riporta la calma». Dobbiamo essere in tanti a supplicarlo ardentemente con queste parole, la cui efficacia è garantita non soltanto dalla fonte evangelica, ma anche dal loro uso plurisecolare nella preghiera pubblica della Chiesa. Ci vuole una vera e propria campagna di invocazione che, con insistente e audace perseveranza, ottenga dal Re celeste un intervento liberatore.
Nel frattempo, se proprio non possiamo farne a meno, nessuno ci proibisce di cercare scappatoie più rapide per aggirare gli ostacoli ed evitare le vessazioni più gravi, senza con ciò smentire la fiducia nella Provvidenza, certo, ma assecondandola opportunamente con la nostra collaborazione: Aiùtati, che il Ciel t’aiuta, raccomanda la saggezza popolare. Coi tempi che corrono, se per l’esenzione o il differimento le si è provate tutte inutilmente, un referto positivo, ottenuto in un modo o nell’altro, può paradossalmente rivelarsi provvidenziale, risuscitando il genio italico… dell’arrangiarsi.

Don Bosco era dotato di una vita mistica altissima, ma ciò non gli impedì, anzi lo aiutò a trovare una soluzione per la sopravvivenza delle sue nascenti congregazioni, minacciate dalle leggi massoniche emanate dal regno sabaudo per sopprimere la vita religiosa; così diede alle strutture di governo dei suoi istituti nomi laici che permettessero ad essi di sfuggire ai divieti governativi.
Quello Stato, una volta occupato il resto d’Italia con guerre sporche, stragi disumane e massicce frodi elettorali, si è poi trasformato, per volere di un nuovo occupante, nell’attuale repubblichina fondata sulla corruzione. Dietro questa triste storia ci sono alte logge rivali (francesi, britanniche e americane) che hanno a più riprese depredato il nostro Paese, costringendo milioni di italiani ad abbandonarlo per non morire di fame. Se lo avremo meritato, giungerà il giorno in cui, espiati i peccati collettivi, potremo finalmente riappropriarcene; ma prima ci sarà ancora da soffrire, se il nostro popolo non si ravvede.

Estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae (Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe; Mt 10, 16).





febbraio 2022
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