Il papa distorce il concetto di “comunione dei santi”

Articolo di Matteo D'Amico





Mercoledì 2 febbraio 2022 in Vaticano, nella grande Aula per le udienze “Paolo VI”, papa Bergoglio ha tenuto una catechesi su san Giuseppe.
Di fatto le riflessioni del papa si sono concentrate sul concetto di “comunione dei santi” con qualche semplice commento alle definizioni date dal Catechismo della Chiesa cattolica.
Come è nello stile di Bergoglio  non ha mancato di attaccare chi “crede nei santi” più che in Dio, accusando molti cattolici di essere un po’ come dei pagani, cioè superstiziosi. Ha insistito nel far notare che il termine “santi” significa solo “peccatori perdonati”, un concetto che, come  minimo, si può dire che è riduttivo.

Il pontefice ha cercato di chiarire la forza del legame fra cristiani che costituisce la comunione dei santi. Ecco la trascrizione della parte centrale dell’intervento (https://www.youtube.com/watch?v=AqCBmRwY2O4&t=512s&ab_channel=Tv2000it):

Questo legame è totalmente  (talmente, n.d.r.) forte che non può essere rotto neppure dalla morte. Infatti la comunione dei santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, o che vivono in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il cammino, il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte: anche loro sono in comunione con noi.  Pensiamo cari fratelli e sorelle: in Cristo nessuno può mai separarci da coloro che amiamo, perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte che è nella nostra stessa natura; cambia solo il modo di essere insieme a ognuno di noi, ma niente e nessuno può rompere questo legame.  “Eh, Padre, pensiamo a coloro che hanno rinnegato la fede, che sono degli apostati, che sono i persecutori della Chiesa, che hanno rinnegato il loro battesimo, anche questi sono a casa?” Sì, anche questi, tutti. I bestemmiatori, tutti. Siamo fratelli: questa è la comunione dei santi. La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel cielo, e sulla terra i santi, i peccatori, tutti”.

Occorre purtroppo fare alcune osservazioni: innanzitutto ricordiamo che il papa ha letto il testo del suo discorso; dunque non si tratta di un discorso fatto a braccio, improvvisato, ma studiato, scritto e meditato. Si può quindi ritenere che esso esprima abbastanza fedelmente il vero pensiero del suo autore.

Vi sono due idee profondamente sbagliate che il discorso papale veicola. Il primo punto molto dubbio è quello in cui afferma che il legame che ci unisce alle persone che amiamo non può essere spezzato da nulla perché è “un legame forte che è nella nostra stessa natura” . Il legame d’amore che lega i fedeli nella comunione dei santi, come si vede, è definito come un legame che è “nella nostra stessa natura”.
In realtà il vincolo della comunione dei santi è costituito dallo Spirito Santo, postula lo stato di grazia, la vita di carità, ma, soprattutto non è un legame “che è nella nostra stessa natura”, ovvero un legame naturale, ma è un vincolo soprannaturale.
Qui non si può non ricordare come la confusione fra naturale e soprannaturale - a tutto detrimento del secondo - sia il tratto più tipico del modernismo e del neomodernismo.

Più grave la seconda affermazione che abbiamo evidenziato.
Qui, simulando un dialogo con un fedele un po’ all’antica, legato ingenuamente  ancora alla buona dottrina del Catechismo di san Pio X, Bergoglio esemplifica in che senso tutti facciano parte della comunione dei santi e afferma che nessuno, per nessuna ragione, può uscirne.  Infatti, per il papa, anche chi rinnega la fede, gli apostati, i persecutori della Chiesa, chi rinnega il suo battesimo, rimangono nella comunione dei santi.
E il papa aggiunge, per rincalzare la dose: “Tutti. I bestemmiatori, tutti. Siamo fratelli”.  Qui la confusione è davvero completa, infatti il pontefice equipara al battezzato che è in stato di grazia sia il peccatore, che l’apostata. Tutti rimarrebbero uniti nella piena comunione dei santi.
Ma purtroppo non è così. Innanzitutto occorre infatti ricordare che se è vero che il peccatore in stato di peccato mortale rimane unito al corpo della Chiesa, non ne è  però più unito all’anima. Il legame può dunque essere spezzato già su questa terra e tanto più nella vita eterna, se una persona muore in stato di peccato mortale.
Va notato che, come suo solito, il papa parla spesso dei peccatori, molto meno della necessità del pentimento e della conversione per salvarsi. Detto in parole povere: per Bergoglio l’inferno sembra non esistere o “essere vuoto”, come sperava Von Balthasar. Purtroppo la Chiesa insegna che per salvarsi occorre essere membri vivi della Chiesa stessa; basta rileggere alcuni passi del Catechismo Maggiore di San Pio X:

Domanda 1266: Per salvarsi basta l’essere comunque membro della Chiesa cattolica? Risposta: No, non basta per salvarsi l’essere comunque  membro della Chiesa cattolica, ma bisogna esserne membro vivo.

Domanda 167: Quali sono i membri vivi della Chiesa?
Risposta: I membri vivi della Chiesa sono tutti e solamente i giusti, quelli cioè, che sono attualmente in stato di grazia.

Domanda 168: E quali ne sono i membri morti?
Risposta: membri morti della Chiesa sono i fedeli che trovansi in peccato mortale”.

Grave poi è la confusione fra peccato in generale e peccato di apostasia: infatti se chi cade in peccato mortale può conservare la fede e la speranza e trae dei benefici dall’appartenenza al corpo della Chiesa, perché peccato mortale non vuol dire essere scomunicato; viceversa chi commette il delitto di apostasia, rinunciando con piena avvertenza e con deliberato consenso formalmente alla fede cristiana e, ad esempio, aderendo a un’altra religione in modo pubblico, non fa più parte nemmeno del corpo della Chiesa ed è scomunicato, al pari dell’eretico e dello scismatico.
Nessun peccato è però più grave dell’apostasia, dove si nega non solo la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, ma ogni articolo della fede cristiana.
Rileggiamo sempre un passo del catechismo Maggiore:

Domanda 224: Chi sono quelli che non appartengono alla comunione dei santi?
Risposta: Non appartengono alla comunione dei santi nell’altra vita i dannati ed in questa coloro che si trovano fuori della vera Chiesa.

Domanda 225: Chi sono quelli che si trovano fuori della vera Chiesa?
Risposta: Si trovano fuori della vera Chiesa gli infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati”.

Dunque, ci stupiamo della necessità di dirlo, ma sarebbe bene che il pontefice regnante riprendesse in mano davvero il catechismo e tornasse a predicare con fermezza e con coraggio apostolico che senza la fede non ci si può salvare e che è necessario che gli infedeli, gli ebrei, gli apostati, gli eretici, chiunque sia lontano dalla Chiesa, si convertano e credano, chiedano il battesimo e si santifichino per scampare dal fuoco eterno dell’inferno e meritare la salvezza eterna della loro anima.

Il papa deve rinunciare a piacere e a cercare di piacere dicendo solo ciò che a lui sembra consolante e che crede gli garantisca un facile consenso; deve abbandonare il suo “populismo teologico”, il suo “peronismo dottrinale” e  fare suo umilmente l’immutabile deposituim fidei, che è suo primo dovere custodire dall’errore e dall’eresia, e trasmettere incorrotto ai fedeli.

Verso la fine dell’udienza si è avuto un grave incidente: un uomo ha iniziato a gridare alcune frasi in inglese ad alta voce. Pare abbia gridato le seguenti parole:
Questa Chiesa non riflette quello che ci chiede Dio. Obbligarci a indossare le mascherine!! La Chiesa è una, santa, pura, cattolica, apostolica…Santo Padre, per favore, apra le porte della Chiesa e non imponga l’uso delle mascherine!

La verità, Padre, è che Dio ti rifiuta! Tu non sei un re!

La persona, di circa quarant’anni, è stata quasi subito allontanata dall’aula Paolo VI e, pare, arrestato.  Il papa ha finito la catechesi e poi ha così commentato quanto accaduto:

Abbiamo sentito una persona che gridava, che aveva qualche problema, non so se fisico, psichico, spirituale, ma è un nostro fratello con qualche problema. Vorrei concludere pregando per lui, il nostro fratello che soffre. Poveretto, se gridava, è perché soffre, ha qualche bisogno. Non (bisogna) essere sordi al bisogno di questo fratello“.

Si noti la terribile untuosità della frase di commento del papa: chiama “poveretto” la persona, afferma che “soffre” (perché chi grida soffre!), dice di non sapere se ha problemi fisici, psichici o spirituali.  Sembra avere molta fretta di normalizzare l’incidente: un povero pazzo ha gridato cose incoerenti!

In realtà il volto dell’uomo che parlava ad alta voce, nelle immagini che ci sono giunte, esprime molta sofferenza, ma al tempo stesso compostezza e dignità. Inoltre va riconosciuto che la frase che ha pronunciata è profondamente vera. Rileggiamola: “Questa Chiesa non riflette quello che ci chiede Dio”. 
Non so se oggi si può dire una cosa più vera!  Quest’uomo non è un pazzo, ma un profeta.  Mi unisco a lui e ribadisco: una Chiesa dove chi occupa la più alta autorità sfrutta il suo ruolo per distorcere la dottrina cristiana e spacciare ai fedeli un suo “vangelo” eretico e  personale come autentico,  non è una Chiesa come Dio la vuole.

Ancor più intenso e toccante è l’appello gridato dall’uomo perché la Chiesa smetta di imporre le mascherine (e, possiamo sottintendere, tutte le altre misure, obblighi e limitazioni legati alla psicopandemia).
La persona in questione ha ricordato una grande verità, ovvero la santità della Chiesa, la sua natura divino-umana e la necessità che non si sottometta al mondo e alla sua volontà di morte.
Come non sottoscrivere questo suo appello! Questi due ultimi anni molti fedeli sono stati scandalizzati dall’incredibile passività  con cui le autorità vaticane hanno assecondato la narrativa pandemica e usato tutta la loro moral suasion per spingere avanti l’omicida campagna vaccinale.

Più complesso interpretare l’intenzione sottesa all’ultima  frase: “La verità, Padre, è che Dio ti rifiuta! Tu non sei un re!”.

La frase può significare sia una visione sedevacantista (come se avesse voluto dire: “Tu sembri, ma non sei realmente la suprema autorità della Chiesa”); sia una denuncia del comportamento e dello stile di governo tirannico di Bergoglio (dove il termine “re” sta per “tiranno”; la frase in tal caso andrebbe intesa così “tu non devi comportarti come un tiranno”).

Il fatto però che l’uomo avesse prima chiamato Bergoglio “Padre”, fa pensare che lo ritenga veramente papa, anche se indegno e rigettato da Dio o, comunque, in stato di grave peccato, caso esemplare di “papa eretico”.  Certo, è impossibile giungere a conclusioni certe senza interpellare la persona in questione. Rimane la profeticità del suo gesto, che è stato notato anche all’estero.

Pensando all’incidente viene in mente un episodio narrato da Giuseppe Flavio ne La guerra giudaica in cui si racconta di un uomo che gridando vicino al Tempio annunciava l’arrivo di una grandissima rovina per la città, non venendo creduto e infastidendo tutti, ma perseverando nel suo monito contro ogni tentativo di farlo tacere.

L’incidente accaduto  nell’aula Paolo VI  ha lo stesso amaro sapore apocalittico dell’episodio narrato dal grande storico giudeo.



febbraio 2022
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO