TESSERE PER UN MOSAICO
DEL DOPO BENEDETTO XVI

Parroco brucia la foto di Ratzinger,
in chiesa

di C. C.


Questo uno dei titoli che si sono letti sui giornali riguardo all'incredibile gesto di don Andrea Maggi, parroco di Castel Vittorio, in provincia di Imperia e nella diocesi di Sanremo-Ventimiglia.
Qui sotto riportiamo il testo della lettera inviata dal sindaco al vescovo, come riportata da www.riviera24.it



A nome mio e dell’Amministrazione Comunale di Castel Vittorio, informo la Signoria Vostra sul fatto increscioso avvenuto durante la Santa Messa di domenica 3 marzo. Preciso che ero presente personalmente alla funzione religiosa e posso quindi testimoniare fedelmente su quanto accaduto; prima dell’inizio dell’omelia il parroco don Andrea Maggi ha mostrato ai fedeli l’immagine del Papa Benedetto XVI precedentemente innalzata su un lungo bastone e, dopo avere commentato che il dimissionario Papa aveva abbandonato le” proprie pecorelle” e quindi dandogli del “codardo”, ha avvicinato la fotografia al candeliere acceso ed ha bruciato completamente l’immagine.
[…] A questo punto il sottoscritto e gran parte delle persone intervenute alla funzione religiosa hanno abbandonato la Chiesa, aspettando il sacerdote all’uscita, il quale, nonostante le numerose contestazioni che gli venivano rivolte , ha confermato il proprio pensiero e ribadito più volte la propria posizione nei confronti del Papa.
[…] Come Sindaco e fedele, desidero chiedere il Suo intervento affinché il parroco venga ammonito e ripreso, augurandomi che siano poste in atto misure che non ledano in maniera significativa quanto di buono fin’ora operato dal sacerdote e, soprattutto, ho fiducia che egli possa comunque continuare la propria attività pastorale nel nostro piccolo borgo.


Dalla Curia diocesana di Sanremo-Ventimiglia, retta da Mons. Alberto Maria Careggio, è giunta una nota che afferma : «Questa azione è esecrabile e ha recato un grave danno e turbamento della comunione ecclesiale. Sarà mia cura che si ripari allo scandalo arrecato alla parrocchia, alla diocesi ed alla Chiesa universale»


Non sono i sottoposti che fanno i superiori,
ma i superiori che fanno i sottoposti.

(S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre)


Non v'è dubbio che questo episodio ci pone al cospetto di un atto inqualificabile, anche se non può chiamarsi blasfemo, come impropriamente ha detto qualcuno. Atto inaccettabile, non perché si tratta di un prete, non perché è stato consumato in chiesa, non perché è stato compiuto al cospetto dei fedeli, non perché è stato perpetrato nel corso della celebrazione della S. Messa, ma semplicemente perché per un cattolico un atto del genere è condannabile.

Eppure, a cose fatte, non basta esprimere condanna, come fa la Curia, assumendo una posizione davvero risibile in quel di Liguria, dove non sono pochi i preti che in chiesa e a Messa ne fanno di tutti i colori.

Bisogna chiedersi come mai si sia arrivati a tanto.

Qualcuno dice che questo prete non è tanto a posto con la testa, ma non è certo il solo, gli scriteriati siedono anche su più alti scranni; altri dicono che ha una visione teologica tutta sua, ai limiti della blasfemia e dell’eresia, ma anche qui, non è che gli manchi la compagnia di vescovi e cardinali. Ma non è mai accaduto, che noi si sappia, che qualcuno di questi abbia mai bruciato la foto di un altro prete o di un vescovo o di un papa.

Bisogna cercare di capire come mai si sia arrivati a tanto.

Ora, precisiamo subito che questo prete ha bruciato la foto di un vescovo e non quella del Papa, come erroneamente riportato, perché dal 28 febbraio il Papa non c’è più.
No. Non perché morto, ma perché ha rinunciato ad essere papa.  Che è poi la cosa incomprensibile che ha scatenato il gesto inconsulto del prete.

Ora, può un papa decidere di non essere più papa? Può decidere di non essere più ciò a cui altri, tra i quali lo Spirito Santo, lo hanno designato?
Il povero prete se lo sarà chiesto chissà quante volte, senza riuscire a darsi una risposta.
Può un cardinale, decidere di fare il papa? No. E allora, come può un papa decidere di non essere più papa? Chissà quante volte, di giorno e di notte, questo povero prete si sarà fatta questa domanda, senza riuscire a darsi una risposta.

Ma chi sei tu, prete, per giudicare il papa che rinuncia a fare il papa?
Domanda scema.
Perché subito viene in mente una domanda consimile: chi sei tu, prete, per giudicare il padre che rinuncia a fare il padre?
E già, perché potrebbe accadere che un bel giorno un padre o una madre riuniscano la famiglia e dicano: cari ragazzi, sono stanco, non me la sento più, la salute non mi assiste, e siccome per portare avanti una famiglia occorre la forza morale e fisica necessaria, io, per il bene della famiglia, rinuncio a fare il padre… o la madre. Divorzio!
Chi sei tu, prete, per giudicare un padre o una madre che, stanchi, divorziano?

E già, perché il cardinale Ratzinger, col suo gesto di umiltà, come dicono tanti servi sciocchi, non ha fatto altro che sancire che il divorziare, l’abbandonare il proprio stato, il venire meno al proprio dovere di stato, è cosa, non solo possibile, ma benemerita. Ed ha perfino suggerito ai divorziandi la motivazione di ordine spirituale: il Signore mi ha chiamato alla preghiera. Come se non fosse stato lo stesso Signore a chiamarlo al papato!

Cari fratelli e sorelle, ha detto Ratzinger in veste di papa, sappiate che se decidete di divorziare fate una cosa lodevole, guardate me, che sono il Papa, se lo posso fare io, a più forte ragione lo potete fare voi. E allora: che divorzio sia!
Questo è un discorso analogo a quello che Ratzinger ha fatto a proposito dell’apostasia: se qualcuno, mosso dalla sua coscienza, vuole cambiare religione è padronissimo di farlo, è un suo diritto, ha detto Ratzinger-Benedetto XVI.

Così che oggi possiamo dire che Ratzinger-Benedetto XVI ha voluto insegnare cose contrarie alla dottrina cattolica, e non solo a parole, ma con gesti e atti, come la rinuncia.
Come stupirsi, quindi, se poi un prete lo sbeffeggia in pubblico e lo condanna al rogo metaforico bruciandone l’immagine?

Certo che il prete ha fatto una cosa malvagia! Ma chi lo ha istigato dandogli l’esempio?

Bisogna considerare come mai si sia arrivati a tanto.

Perché è da 50 anni che in questa Chiesa martoriata si predica e si pratica l’inverosimile, è da 50 anni che sentiamo dire che il mondo è buono, che l’uomo è buono, che la Chiesa capisce tutti e perdona tutti. E perché allora non il Papa rinunciatario, e perché allora non il prete piromane?
Certo che il prete ha fatto una cosa malvagia! Ma chi lo ha istigato dandogli l’esempio?

E se tanto ci dà tanto… ne vedremo ancora delle belle! Perché al peggio non c’è mai fine, dice un vecchio proverbio.

Per esempio, potremmo vedere una Chiesa che, invece di due papi, uno emerito e uno in carica, ne abbia tre: uno emerito primo, uno emerito secondo e uno in carica… e così via.
Sì… perché se al prossimo papa eletto, dopo qualche breve tempo, viene un accidenti, come capita a tanti di noi… viene una malattia invalidante, per esempio… perché poverino dovrebbe soffrire sul Soglio, mentre, per il bene della Chiesa, è meglio che rinunci, come ha fatto il suo emerito predecessore?
Una Chiesa tricefala… certo con due cefali malandati… ma sempre tricefala. Come di fatto tra pochi giorni avremo una bella Chiesa bicefala, per espressa volontà di Ratzinger-Benedetto XVI, che, come si dice, di teologia e di dottrina ne capisce… e come!

E il nostro povero prete si sentirà in dovere di dar vita ad un nuovo rogo metaforico, perché un altro pastore ha abbandonato le pecorelle in pasto ai lupi.

E che caspita! Dirà qualcuno di tanto papismo: volevate forse che perisse anche il pastore? Almeno lui si è salvato!
Che eroismo pragmatico!
Ecco… il pastore almeno si è salvato! Così potrà accudire altro gregge… ed abbandonare anche questo in pasto ai lupi!

Che tristezza, questo prete piromane!
Ma che maggior tristezza, questo pastore che abbandona le pecore e si ritira per i cavoli suoi.

Pregherà per la Chiesa!
Ma anch’io prego per la Chiesa, ma non per questo mi fanno papa!


Christe eleison!



marzo 2013

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI