L’eresia antiliturgica

Prima parte

Articolo di Matteo D'Amico


Pubblicato sul sito dell'Autore






Vi è un testo straordinario del grande teologo Dom Prosper-Louis-Pascal Gueranger (1805-1875), abate di Solesmes e restauratore dell’ordine benedettino e della liturgia gregoriana in Francia, intitolato “Institutions Liturgiques” (1851). 
Di questo testo, dopo la riforma liturgica della Messa di Paolo VI (1967-1970), è diventato famoso nel mondo legato alla lotta per la difesa della Tradizione cattolica il capitolo XIV, intitolato “L’eresia antiliturgica e la riforma protestante del XVI secolo, considerata nei suoi rapporti con la liturgia”. 
La casa editrice “Amicizia Cristiana” (Gruppo editoriale Tabula Fati, Chieti) ha pubblicato nel 2008 un piccolo, prezioso volumetto che contiene appunto la traduzione del citato capitolo XIV  (“L’eresia antiliturgica e la riforma protestante”, a cura di F. Marino). 
La grande tesi dimostrata dall’autore è che tutte le sette eretiche sono connotate da un profondo odio anti-romano, che si traduce in un rifiuto della liturgia della Chiesa cattolica e in un tentativo incessante di sovvertirla e di cancellarla completamente.

Alla fine di questo capitolo Dom Gueranger elenca dodici famosi punti che sintetizzano “l’eresia antiliturgica” propria di ogni setta nemica della Chiesa.
Analizzeremo ora i diversi punti, dandone una spiegazione e un breve commento.

Incominciamo dal primo:

“Odio della Tradizione nelle formule del culto”.

In questo capitoletto l’autore mostra come tutti gli eretici senza eccezioni, volendo sovvertire la dottrina di sempre e alterare il dogma, si sono trovati di fronte l’ostacolo insormontabile della Sacra Liturgia cattolica, “che è la tradizione nella sua più alta potenza”. La Santa Messa infatti è la somma e la più importante forma di preghiera della Chiesa ed è sempre valso il principio volgarizzato e reso celebre dalla formula lex orandi, lex credendi, ovvero “la legge della preghiera è la legge della fede, si prega come si crede”.

Tale formula è utilizzata, per la prima  volta  da Prospero di Aquitania (390 circa – 430 circa), che nel testo  “De gratia Dei et libero arbitrium contra collactiones”, affrontando la polemica pelagiana sul tema della grazia e del libero arbitrio, aveva scritto: 
obsecrationum quoque sacerdotalium sacramenta respiciamus, quae ab apostolis tradita, in toto mundo atque in omni catholica Ecclesia uniformiter celebrantur, ut legem credendi lex statuat supplicandi”  (“Noi vediamo anche nelle preghiere sacerdotali quelle cose che, tramandate dagli apostoli, in tutto il mondo e in ogni chiesa cattolica sono uniformemente celebrate come se la legge del credere fosse stabilita dalla legge del pregare”).

La Sacra Liturgia è dunque un luogo teologico e rappresenta il più grande baluardo, la più grande difesa contro l’errore e l’eresia. L’eresiarca sente che, se anche cambiasse tutta la dottrina da capo a fondo, ma la Santa Messa rimanesse la stessa, quella di sempre, risalente agli Apostoli, allora le sue nuove idee circa la fede non potrebbero né imporsi, né durare.
E ciò perché le preghiere della Messa non sono tutte e solo citazioni della Sacra Scrittura, ma sono preghiere stabilite dalla Chiesa da tempo immemorabile, spesso capaci di esprimere il dogma con più profondità e chiarezza delle stesse citazioni dai salmi.
Proprio per questo gli eretici odiano le forme liturgiche tradizionali, perché smentiscono e rivelano a tutti le novità del loro pensiero, l’eterodossia delle loro convinzioni, la malizia della loro teologia. 
Dom Gueranger  ci ricorda come Lutero chiedesse di cambiare le preghiere della Chiesa con citazioni tratte dai Salmi, o col testo integrale di un salmo. La Scrittura infatti, col suo linguaggio potentemente simbolico e le sue ricche immagini è meno esplicita nel condannare il pensiero degli eretici e può essere sempre abilmente piegata a loro favore. “Lutero aveva troppo orrore dei cantici sacri composti dalla Chiesa stessa per l’espressione pubblica della fede. Sentiva troppo in essi il vigore della Tradizione che voleva bandire. (…) Dunque odio contro tutto ciò che nella liturgia non è tratto esclusivamente dalle Sacre Scritture”.

La Santa Messa, testimone invincibile di ciò che la Chiesa ha sempre creduto e insegnato, è il grande ostacolo da abbattere per tutti i novatori: se essa non viene sfigurata e distrutta, l’eresia non potrà affermarsi in modo durevole. Scintilla invincibile di verità e di bellezza soprannaturale, se non cancellata, se non spiantata con la più grande violenza, la Santa Messa di sempre potrà un giorno tornare ad incendiare i cuori e le menti di amore per la Chiesa e per la Tradizione, potrà tornare a far brillare la fede in tutta la sua accecante luminosità.

E’ dunque sempre inammissibile  e deve apparire ai fedeli grandemente sospetto di intenzioni eretiche ogni tentativo di cambiare la liturgia in modo radicale, sovvertendone rubriche e preghiere, modificandone la struttura, cancellandone parti intere o storpiandole e mutilandole. Nulla poi è meno cattolico e più empio dell’idea di creare artificialmente, a tavolino, come se si trattasse di un progetto tutto umano, di un esercizio da intellettuali, una Messa del tutto nuova, priva, in pratica, di qualunque rapporto con quella di sempre che la precedeva.





febbraio 2022
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