Traditionis Custodes
e
la Fraternità Sacerdotale San Pietro

Articolo di Giovanni Servodio




Roma, 4 febbraio 2022, udienza ai membri della FSSP


Il 4 febbraio 2022, due sacerdoti della Fraternità San Pietro sono stati ricevuti in udienza privata da Papa Francesco, come rappresentanti della stessa Fraternità.
Nel comunicato ufficiale della Fraternità si assicura che Papa Francesco ha dichiarato che il motu proprio Traditionis Custodes non si applica agli Istituti come la Fraternità San Pietro. Nello stesso comunicato si assicura che Papa Francesco ha inviato alla Fraternità un decreto col quale conferma ai membri della Fraternità il diritto di utilizzare i libri liturgici in vigore nel 1962.
Diciamo subito che, a tutt’oggi, non si trova traccia ufficiale del citato decreto di Papa Francesco, il che è quantomeno problematico. Perché non è stata data da dovuta visibilità a tale decreto? Resta quindi solo la parola della Fraternità, che è indubbiamente totalmente affidabile.
Il comunicato della Fraternità esprime la gratitudine della stessa a Papa Francesco, il che, mentre è comprensibile, denota una certa ingenuità dei membri della Fraternità, perché è da 9 anni che le dichiarazioni di Papa Francesco sono altalenanti.
Bisogna aggiungere che gli Istituti come la Fraternità San Pietro, un tempo facenti capo alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, con l’abolizione di questa e secondo quanto disposto nel motu proprio Traditionis Custodes, oggi fanno capo alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata; e questo nonostante la Fraternità San Pietro sia nata come istituto di diritto pontificio.

Dal punto di vista locale, la Fraternità dipende dall’Ordinario diocesano, al quale fa riferimento per l’erezione di nuove case, per la celebrazione dei sacramenti e per i seminari e le ordinazioni sacerdotali.
A questo punto entra in giuoco l’ultimo motu proprio di Papa Francesco, Competentias quasdam decernere, col quale vengono trasferite ai vescovi diocesani molte competenze che erano della Curia romana, non solo, ma si dispone che l’operato del vescovo locale non ha più bisogno dell’approvazione vaticana, bastando solo una semplice conferma e questo, tra l’altro, per ciò che attiene alla gestione dei seminari e alla formazione sacerdotale, senza contare la giurisdizione diretta che il vescovo esercita sulla pratica della liturgia.

In questa ottica va considerato che, fin dal suo nascere, la Fraternità San Pietro ha volutamente espresso e praticato la sottomissione non solo alla Curia romana, ma anche ai vescovi diocesani: basti pensare alla partecipazione dei suoi membri alla Messa crismale del giovedì santo, celebrata dal vescovo secondo il novus ordo.
Una posizione, quella della Fraternità, che la pone nella condizione di percepire il suo uso dei libri liturgici del 1962 come una sorta di orpello, un fiore all’occhiello da esibire, senza fondamento nella dottrina tradizionale, se non da un punto di vista meramente nominale.
Per dirla in parole più semplici: la Fraternità è un Istituto della nuova Chiesa conciliare con un occhio rivolto alle forme liturgiche della Chiesa di sempre; una sorta di residuo del passato destinato, prima o poi, ad esaurirsi; soprattutto se si considera che la nuova Chiesa conciliare è decisa a cancellare ogni resto di quella che è stata la Chiesa tradizionale come trasmessa dagli Apostoli.
Insomma, la Fraternità San Pietro si accontenta di preservare se stessa, con le sue particolarità, tralasciando il bene della Chiesa universale. Non si può conservare la forma liturgica tradizionale senza praticarne la dottrina: si finirà col valorizzare l’accessorio a scapito dell’essenziale; in questo modo non si mantiene la Tradizione e ci si preclude la possibilità di trasmetterla.

Quando i residui della Tradizione verranno spazzati via dall’azione dei papi e dei vescovi moderni, la Fraternità si ritroverà come con un pugno di mosche, e sarà destinata ad esaurirsi. E questo è particolarmente chiaro nella mente di Papa Francesco, che quindi non ha alcuna remora a promettere alla Fraternità il mantenimento dei suoi usi specifici.
La mancanza di radicamento nella Tradizione e nella dottrina tradizionale porterà pian piano la Fraternità in un angolo semibuio della Chiesa conciliare, da dove assisterà al suo esaurimento.

Certo, si comprende benissimo l’attuale esultanza per le concessioni di Papa Francesco, ma dispiace che la Fraternità non si renda conto di trovarsi come in una trappola dalla quale non può venir fuori senza lo sforzo di radicarsi nella interezza della Tradizione … piaccia o non piaccia al Papa e ai vescovi.

 




febbraio 2022
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