LA QUESTIONE UCRAINA

febbraio 2022

Articolo di Don Curzio Nitoglia


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Prologo


Molti esperti di geopolitica hanno scritto oppure hanno fatto diverse interessanti video/conferenze, in cui hanno spiegato - molto meglio di quanto possa fare io - le ragioni per cui non tutta la colpa dell’attuale guerra russo/ucraina ricadrebbe sopra di Putin.

In quest’articolo cerco di riassumere brevemente i motivi che hanno spinto la Russia a impedire che la Nato (spinta dagli Usa) entrasse in Ucraina per poi aggredire la Russia stessa.


I parte

La teoria



LA GUERRA di Putin è una guerra GIUSTA?

La guerra giusta è un intervento, a mano armata, di uno Stato contro un altro Stato. Ne segue che mai un privato cittadino ha il diritto di organizzare o di fare la guerra; perciò 1°) la prima condizione perché una guerra possa essere detta giusta è che sia di uno Stato contro un altro Stato; 2°) bisogna, inoltre, che tutte le strade per addivenire a una soluzione pacifica del conflitto siano state percorse e 3°) che vi sia la causa giusta, vale a dire una colpa proporzionatamente grave e responsabile da correggere; 4°) infine che ci si ostini a non voler riparare il torto fatto da parte dello Stato aggressore, la qual cosa rende indispensabile una reazione così grave come la guerra da parte dello Stato aggredito.

S. Agostino d’Ippona gettò le prime fondamenta alla soluzione del problema della guerra giusta (1).
Il santo insegnò che il fine di ogni guerra è la pace. Inoltre, abbozzò la teoria delle tre condizioni perché si abbia una guerra giusta: 1ª) essa deve esser dichiarata dall’autorità competente. 2ª) Chi è attaccato deve aver commesso una colpa da punire. 3ª) La guerra dev’esser fatta non per odio, ma per evitare un male maggiore e ottenere un bene.

S. Tommaso perfezionò tali basi agostiniane nella Somma Teologica (II-II, q. 29). L’Angelico spiega: “Si richiede una causa giusta affinché, coloro che sono attaccati meritino di esserlo, a causa di una certa colpa grave. […]. Se una nazione è stata negligente nel vendicare ciò che è stato fatto d’iniquo da uno dei suoi membri, o nel rendere ciò che era stato rubato ingiustamente da un suo cittadino, è una colpa contro la giustizia che può essere punita dalla nazione lesa” (2).

Perciò, una guerra di espansione o di conquista è un’aggressione ingiusta, mentre la guerra di legittima difesa è giusta.  In breve, ciò che rende giusta la guerra è la legittima difesa (come per il singolo): vim vi repellere licet.

Vi può essere il caso di una guerra apparentemente offensiva, ma realmente difensiva, come quando, per esempio, una guerra “offensiva” è motivata da una colpa contro il diritto, commessa dallo Stato che si attacca.

“Infatti, uno Stato che lasciasse commettere contro di sé impunemente tutte le ingiustizie possibili, s’avvierebbe fatalmente verso il declino e il disfacimento e questo sarebbe un male più grande di tutti i mali che una guerra trascinerebbe dietro a sé” (3).

Tuttavia, se lo Stato che attacca giustamente volesse sorpassare, nella repressione, i limiti della colpa commessa e infliggere un castigo sproporzionato, la guerra che era inizialmente giusta diventerebbe ingiusta.

Inoltre, la guerra essendo un intervento a mano armata di uno Stato contro un altro Stato, per risolvere - mediante la forza - un problema sorto tra i due Stati, ne segue che l’essenza del conflitto consisterà nel proporzionare il modo d’intervento alla natura del conflitto. Il fine che si vuole ottenere è di ridurre lo Stato che si ritiene “ingiusto aggressore” ad accettare, con la forza, le condizioni di giustizia che non ha voluto accettare liberamente e pacificamente. Quindi, si ha il diritto di condurre la guerra in modo tale che lo Stato in torto sia ridotto - mediante la lotta - alla sottomissione allo Stato aggredito ingiustamente. Non si tratta di un atto di predazione, né di un atto del boia che deve annichilare la vittima, come invece è divenuta la guerra a partire dal primo conflitto mondiale (1914-1918); perciò l’atto violento o la guerra deve essere onesto vale a dire che nella lotta sia rispettato il diritto naturale, evitando di uccidere - possibilmente - in modo intenzionale innocenti, donne, bambini e vecchi. Inoltre, non è giusto rendere lo Stato vinto, una tabula rasa, quando si può riottenere il mal tolto con un castigo parziale; oggi (dopo il 1914/18) purtroppo la guerra è diventata un’azione non più di forza, ma di annientamento, in cui tutti i mezzi sono necessari per distruggere il nemico, anche gli innocenti!

Quindi, “nella lotta vi sono regole di giustizia e di morale naturale imprescrittibili. Perciò, non si potrà colpire un nemico disarmato che si arrende; a maggior ragione se è ferito” (4). Onde non tutto è necessariamente giusto, nella guerra giusta.  

Per rendere chiara questa divisione, possono servire come esempio la legge di guerra italiana dell’8 luglio 1938 e gli annessi della convenzione dell’Aja del 18 settembre 1907. Il principio direttivo è che “non si devono recare al nemico, sofferenze superflue e danni in distruzioni inutili”.

Applicazioni concrete di questo principio sono quelle con le quali si proibisce: 1°) di adoperare veleni e armi avvelenate; 2°) di usare violenza proditoria, ovvero uccidere o ferire un nemico a tradimento, o quando questi, avendo deposto le armi o non avendo più modo di difendersi, si sia arreso a discrezione; 3°) di sparare contro i naufraghi del mare o dell’aria; 4°) di dichiarare che non si dà quartiere; 5°) di impiegare proiettili esplosivi; 6°) di impiegare pallottole che si dilatano o si schiacciano facilmente nel corpo umano; 7°) di saccheggiare le località; 8°) di distruggere i beni nemici o di impadronirsene” (5). 


La “justa vindicatio”

Padre Antonio Royo Marin ha scritto: “La vendetta ha lo scopo di punire il malfattore del peccato che ha commesso. A questa virtù si oppongono due vizi: uno per eccesso, la crudeltà, e un altro per difetto, l’eccessiva indulgenza, che può animare il colpevole a continuare le sue cattive azioni” (6).

Egli cita la Somma Teologica di san Tommaso il quale spiega che l’istinto di vendicare un male, come moto di ripulsa verso esso, è buono; perciò, la giusta vendetta che vuol riparare l’ordine violato dal delinquente facendo il male ed emendare il colpevole è cosa buona e giusta; occorre specificare che l’elemento primario della pena è vendicativo (ristabilire l’ordine e punire il male); mentre quello secondario è medicinale (aiutare il colpevole a riscattarsi). Invece oggi la pena è vista solo come medicinale e si ignora il suo lato afflittivo, correttivo, riparatore o “vendicativo”.

Inoltre bisogna conoscere il significato etimologico della parola vendetta, che nulla ha a che fare con odio o rancore o farsi giustizia da sé, come oggi comunemente si crede. Vendicare significa: proteggere, liberare. La parola è composta di “VIM” (forza) e “DICARE” o “DICERE” (proferire, dire, offrire); ossia denunziare o minacciare la violenza.

Così la vendetta è l’atto della redenzione o liberazione; e il vindice o vendicatore è colui che riscatta o libera l’oppresso e punisce l’ingiusto aggressore, per poterlo poi anche emendare (7).

Conclusioni sulla guerra

Parlando della guerra occorre evitare due estremi: l’errore per eccesso e quello per difetto.


A) ERRORE PER ECCESSO


Il darwinismo politico applica ai popoli il principio di sopravvivenza del più forte. I popoli son nati per combattersi e per far prevalere il più forte sul più debole.
Inoltre la filosofia politica, con Machiavelli e Nietzsche e gli adoratori della ragion di Stato, i sostenitori della teoria del superuomo e del super/Stato o della super/Razza inneggiano alla forza quale unico fondamento delle relazioni tra Stati.


B) ERRORE PER DIFETTO

La guerra è sempre illecita. L’umanitarismo, il filantropismo, la globalizzazione, il mondialismo vorrebbero che non esistessero le divisioni nazionali, per dare ai popoli la “pace” perpetua sognata anche da Kant. I pacifisti seguono questi “idealisti” e filantropi, e infine sfilano i “cristiani per la pace”, che appoggiandosi erroneamente ad alcuni passi del Vangelo, mal interpretati, concludono che la guerra è sempre immorale, pur facendo azioni di guerriglia “urbana”!

C) LA DOTTRINA CATTOLICA

In medio et in culmine tra questi due errori si erge la dottrina cattolica, come una vetta tra due burroni.

Essa ha sempre considerato la guerra come un flagello e ha cercato quindi di renderla il meno disumana possibile. Alla base della concezione cattolica della guerra vi è il dogma del Peccato Originale che spinge, senza determinare, l’uomo alla violenza, agli istinti brutali, all’orgoglio e alla volontà di potenza; tuttavia, l’uomo resta libero e padrone dei suoi atti dei quali è perciò responsabile.

La pace è dunque un bene da mantenere possibilmente. Però non è un bene da mantenersi ad ogni costo col sacrificio del diritto e della giustizia che vanno piuttosto difesi. L’uso della forza e la guerra hanno come scopo la pace, l’ordine del consorzio civile, e possono essere adoperati contro i perturbatori. La dottrina cattolica è pacifica ma non pacifista, è umana ma non umanitarista.

Quest’approvazione di principio dell’uso della forza non è contraria agli insegnamenti del Vangelo. Infatti «il Vangelo è un codice di vita dettato per la santificazione dell’individuo, al quale sono rivolti i consigli della non resistenza al male [...] I medesimi precetti e consigli non possono essere trasferiti alla vita collettiva, senza che ne segua l’impunità dei malvagi e la disgregazione sociale» (8).


Un’Obiezione: la guerra totale o nucleare

La guerra moderna, totale o mondiale, che coinvolgerebbe tutta la nazione nelle ostilità, compresi gli innocenti, le donne, i vecchi e i bambini, non rende nulla la distinzione tra guerra giusta o difensiva e guerra ingiusta o offensiva?

I teologi cattolici accreditati rispondono che la guerra difensiva è sempre un atto lecito e giusto, poiché il diritto permette allo Stato aggredito ingiustamente di esercitare la facoltà naturale della legittima difesa, respingendo la forza con la forza (vim vi repellere licet).

Padre Angelo Brucculeri scrive: «Non tutti certamente consentiranno a quell’altro atteggiamento di pensiero, con cui si afferma che al presente la guerra è sempre illecita. Il 19 ottobre del 1931 alcuni teologi pervennero alla seguente conclusione: “La guerra moderna non potrebbe essere una procedura legittima. Giacché essa, a causa della sua tecnica genera sì grandi rovine materiali, spirituali, individuali, familiari, sociali, religiose, e diviene una tale calamità mondiale ch’essa cessa di essere un mezzo proporzionato al fine, ossia: l’instaurazione d’un ordine più umano e la pace”. Secondo questi teologi parrebbe la guerra moderna sempre illecita. Che cosa si deve rispondere? [...] Se con queste proposizioni si vuole intendere che lo scoppio d’una guerra non può mai esser lecito ai nostri giorni, [...] non potremmo per parte nostra sottoscrivere a una tesi così assoluta. Nella civiltà presente è ancora concepibile che uno Stato sia obbligato a una guerra giusta, fosse pure una guerra di sterminio. Quindi non si può sostenere in maniera assoluta che la guerra ai nostri giorni sia sempre illecita. Si può - anche oggi - supporre che uno Stato, per esempio il Sovietico, muova guerra con l’intento espresso di distruggere i princìpi giuridici e morali della nostra cultura cristiana. Si ha allora il dovere di affrontare tutti i mali della guerra, che sono sempre inferiori alla rovina della civiltà cristiana. [...] Un nuovo problema è nato sull’applicazione dell’arma atomica. Alcuni moralisti pensano che non possa in maniera assoluta condannarsi l’uso della bomba atomica, giacché è un mezzo sicuro e rapido di distruggere le forze militari ed economiche del nemico e per convincerlo di porre fine al cozzo armato. La morte di tanti innocenti si giustificherebbe per le stesse ragioni con cui si giustificava allorché era prodotta da altre armi. Altri tengono una via intermedia, una discriminazione fondata sulle circostanze e gli obiettivi dell’attacco con la bomba atomica. Altra cosa sarebbe, per esempio, usarne contro le squadre nemiche in pieno oceano, altra cosa sarebbe usarne contro i grandi centri industriali o abitati ” (9).


Fine della guerra: la pace

S. Tommaso afferma che “pure coloro i quali fanno la guerra, la dovrebbero fare soltanto in vista della pace” (10). 

Perciò è estremamente importante, quando si dichiara guerra, che essa termini come conviene, vale a dire con una pace onorevole, che armonizzi le volontà degli Stati già opposti l’uno l’altro. Altrimenti la guerra non sarebbe davvero finita e ci si preparerebbe soltanto a ricominciarla (come fu la seconda guerra mondiale dopo l’iniquo patto di “pace” di Versailles che “poneva fine” alla prima).

E’ vero che una pace assoluta, perfetta e perpetua su questa terra, è una chimera; ma, bisogna cercare di non lasciar sussistere o non creare cause di nuovi confitti, mediante trattati di pace, quando queste dipendono da noi.

Altresì è pericoloso e sconveniente esigere la resa incondizionata, invece di adoperarsi a chiedere una resa onorevole, poiché difronte alla resa incondizionata spesso si è costretti alla resistenza incondizionata.


II parte

L’attualità



Le guerre della Nato dal 1991 a oggi


La Nato nel 1991 ha bombardato l’ex Jugoslavia, causando centinaia di migliaia di morti. Nel 1999, sempre la Nato, ha partecipato alla guerra in Kossovo. L’Italia, con Sergio Mattarella, come Ministro della Difesa, ha partecipato alla guerra contro la Serbia. Nel 201l, ancora la Nato, ha guidato un intervento militare internazionale in Libia, creando una destabilizzazione che dura ancora. Nel medesimo 2011, nuovamente la Nato, ha appoggiato l’Isis per devastare la Siria, causando oltre mezzo milione di morti. Nel 2014, di nuovo la Nato, ha diretto un colpo di Stato in Ucraina, che ha dato inizio a una strisciante guerra civile che non è mai cessata e ci ha portato alla guerra attuale (2022). Nel 2015, la Nato daccapo, ha dato sostegno alla guerra contro lo Yemen condotta e guidata dall’Arabia Saudita, con centinaia di migliaia di vittime.


Partendo dalla Palestina (1948) si arriva alla Russia (2022)

Studiando la questione del Vicino e Medio Oriente - a partire dalla Palestina (1948), dall’Iraq (1990/2003), dalle “Rivoluzioni arancioni” in Cecenia (1990), dalle “Primavere arabe” in Egitto, Libia e Tunisia (2011) e specialmente in Siria (marzo 2011) - si può constatare che il “Nuovo Ordine Mondiale” oramai (v. Ucraina 2022) sta lanciando l’ultimo assalto a quella porzione di mondo che non è stata ancora assorbita nell’orbita atlantico/americanista la quale non ha conosciuto la rivoluzione illuminista (XVIII secolo) e nichilista (XX secolo)  al suo massimo grado, come in occidente e nella Vecchia Europa americanizzata nel 1968.


Aggressione ideologica contro la Russia nel 2014

Nel gennaio 2014 vi è stato un attacco “ideologico” dell’Occidente, durante le Olimpiadi in Russia, contro Putin perché contrario al principio delle unioni omosessuali pubbliche legalizzate e alla pedofilia, principio che prevede un corso di “educazione sessuale/occidentale” per i bambini di 4 anni, i quali debbono frequentare obbligatoriamente gli asili di Stato e nei quali li si inizia anche in pratica alla masturbazione solitaria ed in compagnia persino con bambini appena quattrenni dello stesso sesso: corso di “depravazione” che dal 2010 a partire da Monaco (in Germania) sta arrivando a 53 Paesi europei e anche in Italia (11).
Putin non ha ceduto. Quindi, nel febbraio 2022 si è passati alla seconda fase: l’attacco fisico e bellico dall’interno, foraggiato dagli Usa, provocando la Russia, cosicché la sua eventuale reazione sarebbe stata fatta passare come un’aggressione atta a giustificare una guerra contro di essa. 


2008 e 2014 la rivoluzione “ucraina”

Prima della “Rivoluzione ucraina” (2008) a tutti gli anti/mondialisti era chiaro il piano dei neo/conservatori statunitensi di attaccare la Siria come trampolino di lancio per invadere il Libano e l’Iran e quindi accerchiare la Russia e contenere la Cina. Perciò, mi sembra, che la reazione della Russia nel febbraio 2022 sia una guerra difensiva e non offensiva.

Infatti, la Russia di Putin per motivi di sopravvivenza geopolitica non poteva permettere che gli Usa estendessero il loro potere sino ai suoi confini (Iran, Afghanistan, Pakistan e men che mai in Ucraina dopo aver “occupato” i Paesi dell’ex Patto di Varsavia), inoltre la Cina per motivi economici non gradiva tale espansione atlantica nel Medio Oriente asiatico e quindi i due colossi russo e cinese si son schierati a fianco della Siria e dell’Iran ed hanno impedito sino ad ora la loro invasione.

Ora, già nel febbraio del 2014 in Ucraina era successo qualcosa di nuovo: una nuova Rivoluzione “spontanea” ai confini con la Russia. L’Ucraina chiedeva già allora di entrare in Europa, di entrare nella Nato e di uscire dalla Russia.

Questa è stata un’ennesima Rivoluzione mondialista finanziata e appoggiata esplicitamente dagli Usa e dell’Ue. Rivoluzione ben congegnata, ben preparata, non solo “ideologica” ma anche ben armata (vedi Ucraina, febbraio 2022), nella quale abbiamo rivisto un copione già noto, tale e quale, si era svolto in Egitto, Tunisia, Libia e Siria: cecchini armati sui tetti che sparavano sulla folla, i mass media occidentali che li accusavano di essere militari russi, mentre si è appurato che sono guerriglieri qaidisti/jiadisti ceceni e mercenari al soldo dello “Zio Sam”, che ritornano all’assalto in Ucraina e Crimea dopo la disfatta in Cecenia del 1990.

Giustamente Matteo D’Amico, scrive: «La mossa di Putin [febbraio 2022, ndr] non è offensiva, è difensiva: la ricerca di quella profondità strategica che freni la tentazione degli Usa di sferrare un primo colpo nucleare contro le strutture militari russe» (La battaglia dell’orso, in @matteodamico).

Infatti se la Nato, dopo essersi impadronita di tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, fosse entrata anche in Ucraina, sarebbe arrivata pure al cuore della Russia.

Non voglio dire che Putin sia l’Immacolata Concezione, neppure che i Russi siano tutti totalmente buoni e gli “occidental/atlantici” siano tutti e totalmente cattivi, ma è innegabile che Putin abbia difeso la sua Patria da un’aggressione ingiusta la quale era iniziata già con il crollo del muro di Berlino e poi dalla Germania dell’Est si era avanzata nell’Europa del Patto di Varsavia per giungere in Ucraina e quindi a Mosca.

Siamo arrivati, infine, allo scontro titanico e globale tra il colosso atlantico Usa/Australia/UK e Ue (quest’ultima usata quale base aerea filo/americana per i necessari rifornimenti, data la distanza tra l’occidente e l’oriente) e quello euro/asiatico (Russia e Cina).

In breve stiamo assistendo all’ultimo atto del dramma “Terrore infinito” (iniziato in Iraq nel 1991) della mondializzazione globalista dal quale dovrebbe uscire o il “Nuovo Ordine Mondiale” sionista (12) /statunitense o la sua scomparsa dal primato egemone, che ha giocato - specialmente a partire dalla prima guerra mondiale sin ad ora - sulla scena di questo mondo.

Come andrà a finire? Nei minimi dettagli solo Dio lo sa, noi possiamo prevedere solamente un probabilissimo conflitto universale e nucleare verso il quale il mondo postmoderno e nichilista si è avviato a passi da gigante soprattutto a partire del 1968 che ha toccato il suo apice con la guerra batteriologica dell’autunno 2019 e infine con quella (forse) atomica iniziata nel febbraio 2022. 


NOTE

1 -   S. AGOSTINO, De Civitate Dei, lib. 19, cap. 12, 1.
2 -   S. Th., II -II, q. 40, a. 1.
3 -  T. PEGUES, Saint Thomas d’Aquin et la guerre, Paris, Tequi, 1916, pagg. 12-13. Cfr. anche: FRANCISCO SUAREZ, De Charitate. Disputatio XIII, De Bello, sectio I, n. 2, pag. 737, Opera omnia, Venetiis, Sebastianus Coleti, 1740-1751. FRANCISCO DE VITORIA, De Jure Belli, I, Opera omnia, Salamanca, 1565.
4 - T. PEGUES., Saint Thomas d’Aquin et la guerre, cit., pag. 27.
5 -  Enciclopedia Cattolica, vol. X, coll. 526-530, Città del Vaticano, 1953. 
6 -  A. ROYO MARIN, Teologia della perfezione cristiana, Edizioni Paoline, 6ª ed., Roma, 1965, pagg. 696-697.
7 - Cfr. O. PIANIGIANI, Vocabolario etimologico della lingua italiana, Firenze, 1907.
8 - Cfr. S.Th., II-II, q. 40. Pio XII, ha tenuto vari discorsi sul soggetto: il 20 ottobre 1939 ha promulgato l’Enciclica Summi Pontificatus; il 21 aprile 1940 ha tenuto un Discorso, un altro Discorso il 24 giugno 1944, un Radiomessaggio il 24 dicembre 1948, il 19 luglio 1950 ha promulgato un’altra Enciclica, la Summi Maeroris, il 19 ottobre 1953 ha tenuto un’Allocuzione, e nel 1954, il 30 settembre, un Discorso, infine un Radiomessaggio il 23 dicembre 1956. Cfr. F. DE VITORIA, Relectiones theologicae. De Indis; De bello, Salamanca, 1565. F. SUAREZ, De caritate, disp. XIII, De bello, Opera omnia, Venetiis, Sebastianus Coleti, 1740-1751.  F.  MOLINA, De justitia et jure, Conchae-Moguntiae, 1593-1609. H. MAZZELLA, Il catechismo della guerra, Roma, 1916. L. TAPARELLI, Saggio teoretico del diritto naturale, 8ª ed., Roma, 1950.
9  - A. BRUCCULERI, Moralità della guerra, Ed. La Civiltà Cattolica, Roma, 1953, pagg. 61-65. 
10 -   II-II, q. 29, a. 2, ad 2um. 
11 -  Il documento per “l’Educazione Sessuale in Europa” è stato redatto durante tutto il corso del 2010. Esso consta di una cinquantina di pagine, è stato realizzato dal “Centro Federale per l’Educazione alla Salute” di Colonia in Germania e diretto dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) a cura di una ventina di esperti. Dopo quattro anni, a partire dalla stesura, il manuale inizia purtroppo ad essere diffuso in 53 Paesi. L’edizione italiana è stata finanziata dalla “Federazione Italiana di Sessuologia Clinica”. Il testo integrale può essere scaricato sul sito web www.fissonline.it/pdf/STANDAROMS.pdf
12 - L’ambasciatore israeliano ha incontrato nel 2014 il capo della “destra ucraina”, il quale ha concordato un piano congiunto tra Israele e la “nuova Ucraina” per combattere l’antisionismo, l’antigiudaismo, la xenofobia e l’omofobia della Russia di Putin e ottenere una democrazia “trasparente” (come voleva - negli anni Ottanta/Novanta - la perestroika di Gorbaciov ed Eltsin, che hanno mandato in frantumi la Russia e l’hanno svenduta agli speculatori “russi” di origine israeliana, sconfitti poi da Putin, il quale ha rimesso in piedi la Russia dopo le rovine lasciate dal bolscevismo collettivista sovietico e dalle privatizzazioni del super/capitalismo individualista del liberismo ebraico/americanista).





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