UN CHIARIMENTO

di Luciano Pranzetti




Se qualcuno vuol venire dietro a Me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt.16, 24).
Queste, le parole di Gesù, che ci son balzate in mente quando, questa mattina, 20 marzo, domenica terza di Quaresima, assistendo alla santa Messa televisiva – il parkinson ci vieta la presenza in loco – abbiamo sentito una lettrice, nella preghiera dei fedeli, invocare il Signore perché renda capace la Chiesa di affrontare le sfide del mondo. 

Siffatta supplica ricalca il modulo che Papa Francesco ha più volte esposto nelle sue esternazioni di cui ricordiamo quella del giugno 2018 - Ginevra, Centro del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC) in occasione di un convegno sull’ecumenismo – che così proclamava: “Lasciamoci provocare dalle sfide del mondo!”. 

Saremmo tentati di tirarla alle lunghe ma è bene chiarire subito il motivo di questo intervento. Intanto: che cosa è una sfida? I dizionari, ad vocem, spiegano essere, la sfida – in senso figurato – una provocazione, un atto lanciato da una persona che ha lo scopo di suscitare comunque una reazione da parte di altri soggetti. In genere chi lancia una sfida di questo tipo si presume che sia, in termini dialettici, ben agguerrito poiché non s’è mai verificato che un minus habens – uno sprovveduto, un debole, un analfabeta – abbia lanciato una provocazione a un avversario di fatto molto più formidabile.

Posta questa premessa, spieghiamo perché ci è parso opportuno, diremmo meglio, necessario, entrare in argomento e dimostrare l’inconsistenza logica e, soprattutto, la presunzione di che si correda questa voglia di affrontare, da parte della Chiesa, le sfide del mondo.

Intanto son da capire quali siano le tematiche che costituiscono l’essenza di queste sfide che tanto interessano e attraggono il Cattolico “moderno” e da cui Papa Francesco invita a lasciarsi provocare. Noi abbiam tentato di tirarne un elenco di massima giungendo a ridurlo a un solo titolo che le riassume quasi tutte: relativismo etico. In questo calderone “bolle la tenace pece” in che si appastano: antropocentrismo, libertà di coscienza, omosessualità, aborto. Le principali.

Vengono erroneamente considerate sfide le problematiche collegate agli stadi dell’età evolutiva, e cioè, i giovani e gli anziani, in quanto connesse intimamente, per natura, all’esistenza.

Facendo riferimento a quanto detto circa la differenza di forza che intercorre tra lo sfidante e lo sfidato si può facilmente osservare come la Gerarchìa cattolica, automaticamente dichiaratasi sulla difensiva e, lasciatasi provocare dalla sfida del relativismo, abbia ceduto su quasi tutta la linea. Vediamone la conferma soffermandoci, brevemente, sulle citate categorie:

1 – Antropocentrismo: 7 dicembre 1965. Papa Paolo VI, nel discorso per la chiusura del Concilio Vaticano II: “L’umanesimo laico profano è apparso nella sua terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La   religione del Dio che si è fatto uomo s’è incontrata con la religione (che tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto . . . . Dategli merito in questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo”.
Sfida: persa prima di averla accettata, senza, cioè, l’onore di aver combattuto.

2 – Libertà di coscienza: Eugenio Scalfari intervista Papa Francesco (La Repubblica, 01 ottobre 2013). Alla domanda del giornalista che chiede se sua è l’intenzione di convertirlo il Pontefice afferma: “Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso” a significare una certa qual violenza contro la persona che si pensa di convertire e, perciò, lesivo della libera coscienza individuale. Concetto spiegato nella successiva domanda pertinente l’unicità, o meno, della visione del Bene. Papa Francesco risponde: “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce”.
Come dire: Caifa, nel condannare Gesù, operò una scelta che prevedeva la salvezza – il Bene – del popolo a fronte della morte di uno solo.

3 – Omosessualità: “Le coppie omosessuali hanno il diritto di essere una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. (frase registrata nel documentario Francesco del regista Evgeny Afineevsky nel corso della Festa del Cinema – Roma 25 ottobre 2020).
Il Signore Dio, secondo quanto ci viene da riflettere sulla scorta di simile affermazione, sbagliò completamente nella vicenda di Sodoma e Gomorra.  

4 – Aborto: “Io non mi identifico con i visi inespressivi dei giovani che recitano il Rosario davanti alle cliniche abortiste”. Parole di mons. Nunzio Galantino ex Segretario CEI (Intervista al QN-Resto del Carlino, 15 maggio 2014).

Queste sono le sfide più pesanti che la Gerarchìa Cattolica ha affrontato e con quali risultati è facile vedere. Non una risposta netta e contraria ma una concordanza totale che, non ribaltata e corretta, ha dato il via a disastrosi provvedimenti come, per quanto si riferisce all’antropocentrismo, la disposizione dell’altare rivolto verso il pubblico e il tabernacolo, centro della vita spirituale, relegato in un angolo del tempio.
Non sembri, poi, il nostro, un esagerato giudizio, ma l’aver, Papa Francesco, cancellato il NOI, con cui i Pontefici siglavano i documenti del Magistero, sostituito con IO, è la dimostrazione di un’autoreferenzialità antropocentrica. La ieratica forma plurale esprimeva – al contrario - la coralità della triplice Chiesa – il Corpo Mistico – che, in intima unione con il Sommo Pastore e Maestro, parlava all’uomo.

Una Gerarchìa sulla difensiva è destinata a cedere ulteriore spazio al modernismo, alle mode transeunti, a una cultura di cifra gnostica, destinata a prendere atto delle deviazioni etiche, così come si registrano in molte Conferenze Episcopali che, da tempo amministrano l’Eucaristìa a massoni, a pubblici peccatori, ad eretici e scismatici financo a individui di religione pagana.

Perché, allora, abbiamo posto ad inizio del nostro intervento, in carattere vistoso, la condizione da assumere nella sequela di Gesù?

Perché è la Chiesa, in virtù della sua divina origine, a proporre le sfide al mondo, quelle che il suo divin Fondatore le ha comandato di lanciare all’uomo, senza patteggiamenti e senza compromessi, senza esitazioni, e senza che lacci e lacciuoli delle “cose di quaggiù” (Col. 3, 2) ne ostacolino la missione evangelizzatrice, in nome di Colui che è Via, Verità, Vita.
Altro che “lasciamoci provocare dalle sfide del mondo!





marzo 2022
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