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Risposta del prof. Roberto de Mattei
Alla dott.ssa Silvana De Mari Gentile dott.ssa Silvana De Mari non posso esimermi dal rispondere alle domande che cortesemente mi pone nella sua lettera http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4453_De-Mari_Lettera_a_de_Mattei.html, dopo il mio intervento sulla guerra russa e il messaggio di Fatima: https://www.corrispondenzaromana.it/la-guerra-russa-e-il-messaggio-di-fatima-2/. Ho numerato le sue domande, per rendere più chiare le mie risposte. N. 1: “Citando i fatti, parte dal riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk a Febbraio 2022 da parte della Russia. Non sarebbe opportuno risalire almeno al 2014, quando un colpo di stato eterodiretto e finanziato, a quanto affermato da Victoria Nuland, con oltre 5 miliardi di dollari ha instaurato un regime fantoccio in Ucraina ed è cominciata contro quelle due repubbliche una guerra che ha causato oltre 14.000 morti fra i civili?” Mi sembra che a proposito di questi eventi Lei
ripeta la narrazione del Cremlino, dimenticando che il reale colpo di
Stato fu quello che tentò il presidente filo-russo dell’Ucraina
Viktor Yanukovich (2010-2014), quando, tra il 2013 e il 2014, diede
ordine di stroncare con la violenza le manifestazioni dette di Euromaidan
dal nome della piazza di Kiev dove si radunarono i manifestanti. Le
proteste traevano origine dal rifiuto del presidente Yanukovich di
firmare un accordo di associazione e libero scambio tra l’Ucraina e
l’Unione Europea. Quando il 18 e il 20 febbraio 2014, i dimostranti
marciarono verso il parlamento di Kiev, la polizia e le forze speciali
aprirono il fuoco uccidendo quasi 100 persone. Yanukovich fu costretto
a fuggire in Russia, da dove chiese l’intervento armato di Mosca.
Le truppe russe, che non indossavano uniformi regolari, invasero la
penisola di Crimea e la regione del Donbass prendendone il controllo.
Fu l’inizio di una guerra civile scatenata dalla Russia, e non
dall’Ucraina. Lei sembra attribuire ai separatisti russi le 14.000
vittime del conflitto, ma secondo il documento ufficiale
dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani questa
cifra, riguarda, tra il 14 aprile 2014 e il 31 dicembre 2021,
tutte le perdite, civili e militari, subite da entrambe le parti: il
governo di Kiev e i separatisti filorussi (https://ukraine.un.org/sites/default/files/2022-02/Conflict-related%20civilian%20casualties%20as%20of%2031%20
December%202021%20%28rev%2027%20January%202022%29%20corr%20EN_0.pdf). L’intervento propagandistico e militare di Mosca nella crisi è ben superiore a quello che Lei attribuisce alla diplomatica Victoria Nuland, inviata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama per risolvere la crisi, con scarso successo. Per inquadrare questi eventi nella complessa storia dell’Ucraina, Le consiglio la lettura di un equilibrato studio del dott. Giorgio Cella, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore: Storia e geopolitica della crisi ucraina, Carocci, Roma 2021. N. 2: “Non sarebbe stato opportuno citare il mancato rispetto da parte Ucraina, col silenzio/assenso dei paesi occidentali, degli accordi di Minsk?” Gli accordi di Minsk, in
Bielorussia, furono sottoscritti il 6 settembre 2014, dopo l'invasione
della Crimea da parte della Russia e gli scontri nel Donbass e vennero
ribaditi da un secondo armistizio, firmato a Minsk l’11 febbraio
2015. Il primo punto era il cessate il fuoco, ma l'accordo
è stato ripetutamente violato da entrambe le parti, come
dimostra il numero, prima citato, di 14.000 vittime nel Donbass, sia
russe che ucraine. Inoltre Lei dimentica che venti anni prima, il 5
dicembre 1994, era stato sottoscritto a Budapest un memorandum da
Russia, Ucraina, Usa e Regno Unito: la Russia, in cambio del disarmo
nucleare di Kiev, si impegnava a non invadere l’Ucraina e a rispettarne
i confini e l’integrità territoriale. Gli accordi vennero
violati una prima volta nel 2014, con l’annessione russa della Crimea,
e una seconda volta il 24 febbraio scorso, con l’invasione
dell’Ucraina. Può trovare una buona sintesi a questo link: https://lanuovabq.it/it/otto-anni-di-conflitto-in-donbass-la-guerra-invisibile
NN. 3-4: “Non trova strano che nella ‘pandemia’ del coronavirus gli stessi paesi occidentali ed in particolare l’Italia si siano pronunciati al contrario, negando la libertà col pretesto della salute?” “E non trova strano che in Italia, ad epidemia finita, non si voglia abolire il greenpass che ha fallito sul piano sanitario ed è con tutta evidenza uno strumento di controllo e condizionamento sociale, cioè il contrario della decantata libertà?” Queste domande mi sembrano una
forzatura che poco ha a che vedere con il tema di cui stiamo
discutendo. L’uso di misure illiberali caratterizza i regimi
democratici, fin dal loro nascere, ma non mi sembra che questo
giustifichi la violenza dei regimi totalitari o autocratici che a
queste democrazie si oppongono. Piuttosto mi sembra inquietante il
tentativo di stabilire una continuità ideologica tra pandemia e
guerra in Ucraina, quasi insinuando che facciano parte di un medesimo
“complotto”. La tentazione del cospirazionismo rischia di ridicolizzare
qualsiasi tentativo di seria analisi delle vicende. Questo articolo non
ha perso di attualità: https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/il-tradizionalismo-e-il-pericolo-del-complottismo/
N. 5: “Se la NATO è una organizzazione puramente difensiva, istituita per contrapporsi al patto di Varsavia, per quale motivo quando esso si è dissolto non è stata sciolta ed anzi è stata ampliata, curiosamente, proprio a molti paesi che facevano parte del Patto di Varsavia portando gli arsenali bellici NATO alle porte della Russia?” L’allargamento della Nato ai
Paesi dell’ex Patto di Varsavia che Lei contesta è stato
voluto da quei paesi proprio per difendersi dal revanscismo
imperiale post-sovietico. Le suggerisco di leggere questo documentato
articolo di Stefano Magni: https://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/il-falso-storico-delle-
promesse-nato-alla-russia-putin-invece-ha-violato-trattati/ Inoltre, la Russia di oggi è un soggetto giuridico diverso dall’URSS, che si è auto-dissolta nel 1991. Come ha osservato il prof. Pietro De Marco: “Niente dei territori-popoli perduti da Mosca, per loro volontaria separazione, non per conquista altrui, spetta in principio allo stato russo quale esso è oggi. Alla Russia post-sovietica appartiene solo un residuo materiale, o strumentale, di potenza, la deterrenza nucleare. La rivendicazione di un recuperato controllo della Russia su ‘suoi’ territori ex imperiali si avvale di un argomento, quello della storia e dei bisogni storici, infondato, che non ha corso nel diritto internazionale né di una morale internazionale pubblica (https://www.corrispondenzaromana.it/potenze-e-imperi-nella-crisi-internazionale/). N. 6-7: “Non le sembra che attribuire alla Russia ed a Putin gli errori dell’URSS, come per esempio la dissoluzione della famiglia e l’aborto, sia fuorviante?” “Putin si è ritrovato quella situazione, non le sembra che abbia cercato di arginarla incoraggiando la famiglia e cercando di limitare l’aborto, ed inserendo nella costituzione il riconoscimento esplicito che il matrimonio è solo fra uomo e donna?” Putin sta cercando di limitare
l’aborto in Russia non per considerazioni di ordine morale, ma
perché è preoccupato dalla crisi demografica del Paese.
La sua posizione su questo punto è analoga a quella di Stalin
che rendendosi conto delle catastrofiche conseguenze delle misure
antifamiliari dell’URSS, introdotte da Lenin e Trotzki, nel 1936 fece
un’inversione di rotta, che gli permise di affrontare con maggior forza
la guerra. Se Putin fosse un autentico difensore della famiglia
comincerebbe a limitare il tasso dei divorzi, di cui la Russia ha il
record nel mondo. In realtà Putin, da buon comunista, si ispira
alla “filosofia della prassi” ed è il pragmatismo, non certo i
princìpi morali, che lo spinge, ad esempio, ad appoggiarsi al
Patriarcato di Mosca, che a sua volta beneficia del sostegno politico
ed economico di Putin.
N. 8: “Non le sembra che proprio l’Occidente abbia cercato di esportare in Russia le organizzazioni LGBTQ e di promuovere le teorie gender a cui Putin si è opposto suscitando le strilla dei libertaristi da salotto?” L’affermazione secondo cui
l’“Occidente” avrebbe esportato in Russia le organizzazioni LGBTQ e la
teoria del gender è assolutamente impropria perché
identifica l’Occidente con gruppi e movimenti che costituiscono il
cancro dell’Occidente. Del resto né la Polonia né
l’Ungheria, che appoggiano apertamente l’Ucraina condividono l’aborto e
il gender, mentre si sono schierati a favore di Putin, votando contro
la risoluzione ONU di condanna dell’attacco all’Ucraina, Bielorussia,
Corea del Nord, Eritrea e Siria, con l’astensione della Cina. Come
osserva don Angelo Citati, “questa lettura ideologica è
esattamente speculare – e quindi funzionale – a quella liberal che in
questo conflitto vede, di nuovo, non un conflitto tra due paesi ma una
battaglia di civiltà, nella quale stavolta però i buoni
starebbero a sinistra, in difesa dei «valori»
dell’Occidente di oggi: le teorie gender, i diritti LGBT, la cancel
culture, il multiculti. (…) Senza rendersene conto, quindi, chi
appoggia, o comunque manifesta una certa ambiguità nei confronti
dell’invasione russa dell’Ucraina in nome di presunti valori
conservatori incarnati dalla Russia di Putin, porta detrimento proprio
a questi valori, perché avalla così una lettura
ideologica condivisa dai progressisti: questa reazione, cioè, li
radica ulteriormente nella convinzione di trovarsi ingaggiati in una
lotta che trascende la geopolitica e avrebbe invece – proprio come
sostiene il loro «nemico» Kirill – un significato
metafisico” (https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/cattolici-e-conservatori-non-siano-piu-zaristi-dello-zar%ef%bf%bc/)
N. 9: “Non
le sembra che invece proprio l’Ucraina sia stata incoraggiata
dall’Occidente a diventare esportatrice di bimbi partoriti su
commissione e che lo stesso Zelensky, come si vede dai suoi filmati
quando facevo l’uomo (si fa per dire…. ) di spettacolo, sia contiguo
agli ambienti omosessualisti?”Il presidente Putin non è meno corrotto e globalista del presidente Zelensky (https://www.lifesitenews.com/opinion/are-volodymyr-zelenskyy-and-vladimir-putin-both-globalists/).
Ma soprattutto: cosa intende per “Occidente”? Questo è un punto
cruciale. Mentre in Russia esiste un regime autocratico, a senso unico,
negli Stati Uniti, e negli altri Paesi occidentali l’opinione pubblica
è divisa tra chi sostiene l’aborto e le organizzazioni LGBTQ, e
chi combatte questa degradazione morale, come dimostrano le grandi
Marce per la Vita. La tesi secondo cui l’Occidente è in
sé stesso ontologicamente depravato è quella di Putin e
del presidente cinese Xi Jinping. Essi non combattono la corruzione
dell’Occidente, ma l’Occidente in sé stesso. Io, invece, ad extra, difendo ad oltranza l’Occidente, combattendo, ad intra, la sua degenerazione.
NN. 10-11: “Non le sembra grottesco identificare l’Occidente attuale col cristianesimo, quando in realtà tutti i governi occidentali sdoganano le più turpi perversioni e col pretesto del Covid negano le libertà naturali sancite dalle costituzioni?” “Di quali valori occidentali stiamo parlando, di quali libertà, di quale democrazia se lo stesso giudice Palamara ci conferma che stiamo in colpo di stato permanente effettivo dal 2011 e che i governi da allora in carica sono eterodiretti?” Per me Occidente è il nome
di una civiltà, la cui anima è il Cristianesimo. Lo
storico inglese Christopher Dawson lo esprime bene: “La civiltà
occidentale è l’atmosfera nella quale respiriamo e la vita che
viviamo. E’ il modo proprio di vita nostra e dei nostri antenati, e
perciò la conosciamo non soltanto dai documenti e dai monumenti,
ma anche attraverso la nostra esperienza personale” (Il Cristianesimo e la Formazione della Civiltà Occidentale,
BUR, Milano 1997, p. 15). Non deve commettere l’errore di confondere
l’Occidente con la sua secolarizzazione. Le caratteristiche peculiari
dell’Occidente, secondo il politologo americano Huntington, sono ben
antecedenti al processo di secolarizzazione della modernità:
“L’Occidente era Occidente molto prima di essere moderno” (Lo scontro
delle civiltà, Garzanti, Milano 2000, p. 90). Gli ucraini, come
scrive John Lamont, non stanno combattendo per George Soros e il Nuovo
Ordine Mondiale. Stanno combattendo per le loro case, le loro famiglie
e il loro paese (https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/lattacco-di-putin-allucraina/).
N. 12: “Pensa che in particolare Monti e Draghi siano espressione della volontà popolare degli italiani o siano stati scelti da altri ed imposti all’Italia con la compiacenza del Presidente della Repubblica?” L’affermazione secondo cui
l’Italia si trova in un colpo di Stato permanente effettivo dal
2011 è iperbolica e non ha nulla a che fare con la
guerra in corso, così come nulla ha a che fare con il problema
della guerra il fatto che Monti e Draghi siano stati espressione dei
“poteri forti” della società. Su questi temi la rimando ai miei
articoli su 6 dicembre 2011 su Corrispondenza Romana del 6 dicembre
2011 (https://www.corrispondenzaromana.it/politica-italiana-il-funerale-dello-stato-nazionale/) e del 22 febbraio 2022 (https://www.corrispondenzaromana.it/la-sconfitta-di-mario-draghi-e-la-repubblica-dei-peones/). Ciò però ha poco o nulla a che fare con la guerra in corso e le sue domande mi sembrano fuorvianti.
N. 13: “Non si è accorto che Putin è cristiano ed ha chiesto già anni fa a Bergoglio la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria?” Le posso assicurare che la
notizia secondo cui Putin ha chiesto già anni fa a papa
Francesco la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria,
è falsa. Ho seguito personalmente la questione attraverso amici
sacerdoti in Vaticano
N. 14: “Ha ascoltato il discorso di Valdai fatto da Putin, se non ricordo male, nel 2017, in cui riafferma i valori tradizionale e cristiani come fondamento dello stato)?” Sì, ho letto questo ed altri discorsi di Putin, in particolare quello di Valdai del 12 luglio 2021 On the Historical Unity of Russian and Ukrainians, (https://www.prlib.ru/en/article-vladimir-putin-historical-unity-russians-and-ukrainians),
in cui il presidente della Federazione Russa ribadisce la sua
tesi di fondo: l’Ucraina indipendente non esiste, perché
Russia ed Ucraini sono un unico popolo, legato da una sola lingua, una
sola cultura e una sola fede, quella della chiesa Ortodossa.
L’opposizione che Putin manifesta all’ideologia gender e LGBT non mi sembra dimostri nulla. Il fatto che Hitler mettesse in campo di concentramento gli omosessuali non costituisce certo una buona ragione per presentarlo come un campione dei valori tradizionali e cristiani. Putin viola ogni giorno il diritto alla vita degli innocenti con i bombardamenti di obiettivi civili in Ucraina, compresi gli ospedali. Le accuse che gli vengono rivolte di crimini di guerra sono basate su fatti documentati, non su opinioni. Piuttosto nei discorsi a cui Lei si riferisce Putin espone con chiarezza il suo progetto panrusso, autocratico e rigorosamente ortodosso. N. 15: “Che senso ha paragonare l’attuale Russia, dove il risveglio religioso è evidentissimo, alle antiche popolazioni barbariche pagane che invasero l’impero romano?” Quello che Lei chiama il
“risveglio religioso” è l’espansione politica della religione
ortodossa, che ogni buon cattolico deve considerare scismatica ed
eretica. Il cattolicesimo, dovunque avanza il Patriarcato di Mosca,
viene perseguitato e incorporato a forza. Questa persecuzione viene da
lontano. Le consiglio di leggere l’enciclica di Pio XII sull’Ucraina Orientales omnes ecclesias, del 23 dicembre 1945: https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_23121945_orientales-omnes-ecclesias.html.
La Chiesa Greco cattolica ucraina è quella che, in percentuale, ha avuto il maggior numero di martiri nel mondo durante l’era sovietica (https://cruxnow.com/church-in-europe/2022/03/throughout-history-ukrainian-catholics-have-been-a-church-of-martyrs). N. 16: “Si è accorto che sono proprio i princìpi cristiani quelli che l’Occidente rinnega con la cultura della sostituzione?” Ancora una volta Lei ricorre
impropriamente alla parola Occidente, mentre la cultura della
sostituzione a cui Lei si riferisce è un progetto
anti-occidentale, promosso dall’ONU, come ha dimostrato il prof. Renato
Cristin nel suo libro I padroni del caos (LiberLibri, Macerata 2017) a cui la rimando.
N. 17: “Se è indubbiamente vero che il peccato è all’origine del male, ed in particolare delle malattie e delle guerre, si chiede però chi e perché abbia ingegnerizzato il coronavirus, abbia creato laboratori biologici in tutto il mondo e più di una decina in Ucraina ed abbia soffiato sul fuoco della guerra circondando di basi militari la Russia?” Il coronavirus è stato
ingegnerizzato con tutta probabilità dai laboratori militari
cinesi di Wuhan (veda il mio studio su Le misteriose origini del
Coronavirus, Edizioni Fiducia, Roma 2021); i laboratori ucraini non
lavorano sulla guerra biologica (cfr. https://www.open.online/2022/03/14/laboratori-armi-biologiche-ucraina-disinformazione/);
le basi militari costituite in alcuni Paesi dell’ex-Patto di Varsavia
sono state liberamente installate da questi Paesi per difendersi da una
possibile aggressione della Russia, non certo per attaccarla. I fatti
hanno dimostrato che era giusto farlo.
N. 18: “Chi vuole avventarsi sul pingue Occidente e minacciarlo”? Non ho dubbi a questo proposito:
la Russia, la Cina e il mondo islamico vogliono avventarsi sul “pingue
Occidente”, che considerano, “un malato terminale”.
N. 19: “Chi ha orchestrato le primavere arabe?” La rinvio su questo punto a un articolo di Corrispondenza Romana del 3 marzo 2011. https://www.corrispondenzaromana.it/editoriale-le-rivoluzioni-arabe-del-2011/
N. 20: “Chi ha devastato Serbia, Iraq, Siria, Libia ecc. con pretesti poi rivelatisi infondati come quello delle armi di distruzione di massa?” Lei sta ripetendo le tesi di
mons. Carlo Maria Viganò, alle quali il prof. Luciano Pranzetti
ha risposto in questi termini: “La guerra, divampata in Jugoslavia
(1991-1995), fu l’effetto delle tensioni nazionaliste all’indomani
della morte di Tito e la Serbia di Milosevič non fu quella che dette il
via alla “pulizia etnica” con ciò facendo scattare l’intervento
degli eserciti alleati NATO? O, secondo, la visione etica di
monsignore, bisognava lasciar fare? E che dire della guerra nel Kosovo
(1998-1999)? Anche questo conflitto, uno dei tanti scoppiato nella
guerra dei Balcani, è da addebitare alla aggressività
NATO? Cecenia (2000): la prova di Putin con le atrocità che,
oggi, semina in Ucraina. Anche questa, un’intrusione NATO? Afghanistan
(2003): non è forse, questo conflitto, l’eredità del
precedente condotto dalla Russia? Georgia (2008), Crimea (2014), Siria
(2015), sono guerre della Nato o, non la smania di dominio di un Putin
che non si arresta nemmeno davanti alla santità della
sofferenza?” (https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/http-www-unavox-it-artdiversi-div4407_pranzetti_alcune_domande-html/
NN. 21-22: “Ritiene che, se è vero che la pace è la tranquillità dell’ordine, sia un buon approccio demonizzare l’avversario squalificandolo moralmente in modo che abbia torto a priori?” “O al contrario, se effettivamente si vogliono creare le giuste premesse per la pace, non sarebbe bene trattarlo da essere umano, capirne le ragioni, ed usare lo stesso metro di giudizio che si applica alla controparte”? Queste domande possono essere
facilmente ritorte contro coloro – e sono tanti – che demonizzano
l’Occidente, l’Ucraina e il suo presidente, trattato da clown, drogato
e omosessuale. Lo stesso fanno coloro che su certi “social”
trattano coloro che difendono l’Occidente da “marionette”, “imbecilli”
o addirittura “nazisti”. Chi enfatizza la presenza di “nazisti” tra i
combattenti ucraini, dimentica che il numero di nazicomunisti nelle
fila dei separatisti russi è ancora maggiore. Massimo Introvigne
ha approfondito questo tema con una serie di interessanti articoli che
Le segnalo: https://bitterwinter.org/tag/ukraine/
N. 23: “Crede che verità, equità, giustizia siano irrilevanti per perseguire la pace e che basti schierarsi da una sola parte, quella ‘buona’ a prescindere, limitandosi a demonizzare l’altra?” Proprio perché la pace si
fonda su verità e giustizia, dobbiamo respingere ogni menzogna e
disinformazione. Inoltre, dobbiamo operare certamente, per la pace, ma
dobbiamo anche essere preparati ad altre ipotesi, indipendenti dai
nostri desideri. “Pace”, come spiega il prof. Renato Cristin, non
è necessariamente pacificazione: “Le tossine che una certa
Russia nostalgica dell’Unione Sovietica ha così pesantemente e
diffusamente sparso, ben oltre i confini ucraini, non potranno essere
smaltite così facilmente; e il risentimento che i governanti
russi provano e mostrano verso l’Occidente non potrà essere
rapidamente cancellato” (https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/ucraina-guerre-oltre-le-linee-oltre-ogni-limite/
NN. 24-25: “Infine, vorrei porle la domanda a mio avviso più importante: lei definisce collaborazionista chiunque osi porre domande anziché limitarsi a condannare a prescindere Putin e la Russia. Ora, tecnicamente si definisce collaborazionista il cittadino che in stato di guerra coopera con il nemico che ha invaso il proprio paese: è questa la nostra situazione?” “Siamo stati invasi dalla Russia?” Non siamo ancora stati invasi
militarmente, ma i nemici dell’Occidente, Russia, Cina e mondo
islamico, ci hanno già invaso con la loro “soft war”
propagandistica, economica, informatica e nel caso della Cina, forse
biologica. Le relazioni ufficiali della nostra Intelligence al
Parlamento italiano documentano l’azione di disinformazione russa e
cinese di Russia e Cina (https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2021/02/RELAZIONE-ANNUALE-2020.pdf).
La guerra che si combatte dunque è in questo momento all’interno
dei nostri confini e considero “collaborazionista” chiunque si proponga
di spegnere o indebolire lo spirito di resistenza dell’Occidente. In
questo senso, se la fuga da Kabul è stato un episodio
vergognoso, la resistenza del popolo ucraino all’invasore russo
è una lezione per un Occidente codardo che rinnega la sua storia.
N. 26: “O
non è piuttosto l’Italia che armando l’Ucraina – che non fa
parte né della UE né della NATO – ha compiuto un atto
bellico nei confronti della Russia esponendosi a ritorsioni?”L’Italia, e altre nazioni
occidentali, stanno aiutando un Paese ingiustamente aggredito. Se
guerra è, si tratta di legittima difesa. La Chiesa, e il buon
senso, condannano gli atti di aggressione, ma insegnano che è
legittimo sia difendersi che aiutare chi è aggredito. Non vedo
il problema.
NN. 27-28: “Le sembra che siamo in mano a gente saggia e competente visto che il nostro ministro degli esteri dà dell’animale ad un capo di stato, il nostro ministro della difesa (che era un notorio obiettore di coscienza ma ora si è convertito al bellicismo) arma paesi terzi, il ministro della difesa Inglese, una garbata signora di cui non ricordo il nome, è contraria all’annessione di Rostov alla Russia (in effetti è impossibile annettere ad una nazione una regione che già ne fa parte) ed il presidente della massima potenza mondiale confonde l’Iran con l’Ucraina?” “Lei si sente rassicurato nel sapersi in così buone mani, visto che siffatto presidente dispone oltre mille basi militari in tutto il mondo, di cui più di 115 solo in Italia?” Non credo che né l’Italia
né gli altri Paesi occidentali siano governati da gente
particolarmente “saggia e competente” e in particolare giudico Joe
Biden un pessimo presidente americano. Non mi sento quindi molto sicuro
nelle mani di chi ci governa. Tuttavia mi sentirei molto meno sicuro se
fossi nelle mani di Vladimir Putin e i fatti confermano la mia
preoccupazione.
N. 29: “Può essere la Russia un aggressore se le sue basi all’estero, comunque vicine al suo territorio, non arrivano alle dita di una mano?” Il pericolo di subire
un’aggressione non nasce tanto dalla forza del nemico, quanto dalla sua
volontà di colpirci. E su questo punto ci sono pochi dubbi. La
Russia ha dimostrato, il 24 febbraio, di avere un progetto di
aggressione non solo contro l’Ucraina, ma contro l’intero Occidente. La
minaccia non riguarda solo i territori adiacenti alla Russia, come oggi
l’Ucraina e domani i Paesi Baltici, ma tutto l’Occidente, se la
situazione dovesse degenerare. Non bisogna dimenticare che la Russia ha
6.255 testate nucleari (gli Usa ne hanno 5.550) e ne ha già
minacciato l’uso. I suoi missili balistici intercontinentali possono
arrivare oltre 15.000 chilometri dal punto di lancio. Non c’è
territorio” dell’Occidente che possa sfuggire a questa minaccia. E
Putin ha dimostrato di essere capace di realizzare ciò che
annuncia.
N. 30: “Ecco, se l’Italia è invasa e colonizzata, non pensa che i colonizzatori siano altri, ed i collaborazionisti quelli che con essi cooperano?” Il collaborazionismo, prima di
essere militare, è culturale e morale e oggi caratterizza tutti
coloro che contribuiscono a distruggere, o a squalificare l’Occidente.
Nel suo ultimo libro, Federico Rampini scrive: “L’ideologia dominante,
quella che le élite diffondono nelle università, nei
media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire
ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarsi. Secondo questa dittatura
ideologica, non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle
nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il
suicidio occidentale” (Suicidio occidentale, Mondadori, Milano 2021, p 3). Rampini si riferisce alla Cancel Culture e al Politically correct,
ma le stesse pulsioni autodistruttive le riscontriamo in un certo
pensiero tradizionalista e conservatore che invece di cercare la
salvezza nella cultura occidentale e cristiana, la cerca nell’Eurasia e
nella religione ortodossa. L’allora cardinale Joseph Ratzinger parlava
di “un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si
può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente
tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a
valori esterni, ma non ama più sé stesso; della sua
storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e
distruttivo, mentre non è in grado più di percepire
ciò che è grande e puro” (Europa. I suoi fondamenti spirituali, in Marcello Pera, Joseph Ratzinger, Senza Radici, Mondadori, Milano 2004, pp. 70-71).
Mi permetta infine di osservare che le sue trenta domande sono di natura soprattutto geopolitica e mi sembrano prive di quella dimensione soprannaturale che dovrebbe caratterizzare la nostra fede. Manca soprattutto la speranza cristiana che invece ha ricevuto nuovo alimento dall’atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria compiuto da Papa Francesco il 25 marzo (https://www.corrispondenzaromana.it/il-significato-e-le-conseguenze-della-consacrazione-del-25-marzo/). Quest’evento illumina l’oscurità del nostro futuro. Mi auguro che sia per tutti noi occasione di nuove grazie per comprendere i drammatici eventi del nostro tempo. (torna
su)
aprile 2022 |