TEATRALITÀ PASTORALE


di
Luciano Pranzetti


 


Il 14 aprile A. D. 2022, Giovedì di Passione, la Chiesa Cattolica doveva celebrare il rito della “lavanda dei piedi” in commemorazione di quella che Gesù eseguì nella Sua Ultima Cena. Abbiamo scritto “doveva celebrare” e qualche lettore ci obietterà che proprio ieri, come di sua prassi, il Papa ha compiuto la sacra cerimonia presso il carcere di Civitavecchia. Noi replichiamo al lettore che tale funzione, per il luogo, per le persone, per il significato intrinseco e, per come officiata, si manifesta quale gesto di una zuccherosa e stravolgente pastorale che in nulla corrisponde alla volontà di N. S. ma a quella di Papa Francesco.

Il suo pontificato, iniziato il 13 marzo 2013 con il rivoluzionario, inopportuno, estraneo e dissacrante “buona sera”, indirizzato alla comunità cattolica, è proseguito caratterizzandosi per continui capovolgimenti dogmatici, morali, liturgici, pastorali, con incursioni nella Scrittura di cui, disinvoltamente ha cambiato frasi e concetti affermando, in tal modo, come erronea la Parola di Dio.
Lunga sarebbe la lista delle sue uscite a braccio che la comunità dei fedeli, meccanicamente, deglutisce senza prima masticarle per cui, come dice il poeta “salta la penna e non lo scrivo” (Par. XXIV, 25).

Tra le riforme (?) rivoluzionarie – cioè, eversive – spicca quella della “lavanda dei piedi” che, ab illo tempore, la Chiesa celebrava nella basilica di San Giovanni in Laterano dove il Pontefice, cinto i fianchi da un panno asciugatoio, lavava i piedi a dodici cardinali. E quale, ci domanderà il lettore, la rottura che Papa Bergoglio ha provocato tanto da destare, nell’autore del presente intervento, lo sdegno e una critica per nulla moderata?
Rispondiamo all’ipotetico lettore con le parole stesse di Gesù che, in questo caso, ci libera da qual che sia accusa di velleitaria mozione e da ogni ipotesi di malevolo pregiudizio nei confronti del Pontefice.
Il gesto di Gesù è raccontato soltanto da Giovanni (13,1,20) il quale, con precisa e chiara scrittura ne riporta ogni particolare sicché sarebbe sufficiente leggere l’intero periodo per valutare come inopportuna, e contraria al significato dato da N. S., la variante messa in atto dal Papa. Ma vediamo il testo:
Gesù . . . si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli . . . venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?” Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Tu non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con Me”.  Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi ma anche le mani e il capo”.

Da questi brani si comprende come Gesù abbia inteso, e voluto, fare la lavanda esclusivamente ai Suoi Apostoli e non ad altri ché, se fosse stata l’intenzion Sua eguale a quella di Papa Francesco, avrebbe ordinato a Pietro di uscire per le vie di Gerusalemme e portar, nel Cenacolo, dodici disgraziati, dei poco di buono cioè. Ma così non è stato. E questo dice come la scelta di lavare i piedi a dei carcerati sia in contrasto con quella di N.S.

Ma vivono almeno tre significati ancor più forti: lavando i piedi – compreso Giuda il quale non sarà, tuttavìa, mondato per il fermo suo proposito di tradire il Maestro e, pertanto in stato di peccato –  Gesù ha  voluto 1) rammentare che il ministero di cui gli Apostoli sono depositari non è titolo di potere ma segno di servizio; 2) riservare tale atto ministeriale ai Suoi Apostoli, i primi Vescovi e, per trasmissione del carisma, ai loro successori; 3) dar vigore ai loro piedi – metafora del futuro cammino, per le strade del mondo, che essi avrebbero compiuto nell’opera di evangelizzazione
Che cosa dobbiamo pensare, allora, della periodica televisiva scena che, quest’anno, s’è interpretata nel carcere di Civitavecchia, se non di un gesto che, pur sentito quale incontro paterno con persone sventurate, è del tutto opposto al comando di N. S.

Il Papa, quale Vicario di Cristo in terra, onde restare nell’ortodossìa evangelica, deve lavare i piedi a dodici vescovi/cardinali per rafforzare in essi la Fede e l’impegno nell’evangelizzazione e, secondo la raccomandazione di Gesù, una volta ravveduto, confermare i suoi fratelli (Lc. 22, 32) e pascere le sue pecorelle (Gv. 21, 17).
Ma c’è un problema: dal 2020, come testimonia l’Annuario pontificio, Papa Bergoglio – un Papa che, si dice, guarda più alla sostanza che alla forma – ha cassato quello che lui considera un titolo onorifico “Vicarius Christi” appunto, che, al contrario e purtroppo per lui, è l’essenza, la sostanza dell’essere Papa.

Questo spiega tutto.



aprile 2022
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