La triste fine dei parassiti

Articolo di Elia


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Guai alla gente che si erge sopra la mia stirpe,
poiché il Signore onnipotente farà vendetta di loro;
nel giorno del giudizio li punirà.
Metterà infatti fuoco e vermi nelle loro carni,
perché brucino e ne soffrano per l’eternità.
Usciranno allora a vedere i cadaveri
degli uomini che mi avranno tradito;
il loro verme non morirà e il loro fuoco non si estinguerà
(Gdt 16, 20-21; Is 66, 24 Vulg.).

Non si augura certamente a nessuno l’Inferno, sorte spaventosa e senza rimedio; è tuttavia lecito auspicare che la giustizia divina si compia nei confronti di coloro che, senza dare alcun segno di ravvedimento, commettono impunemente crimini gravissimi contro gli uomini o, come nell’attuale congiuntura storica, contro interi popoli. La maledizione di Giuditta, donna valorosa che la Chiesa propone a tutti a modello, riecheggia ogni settimana nell’Ufficio Divino, la preghiera pubblica che la Sposa rivolge incessantemente a Dio mediante il Figlio, il quale invoca il Padre con lei e per lei.
Se è vero che, oggi, sarebbero troppe le teste da tagliare, a nessuno è precluso l’appellarsi al Cielo perché il Signore intervenga nel modo che preferisce per ripristinare l’ordine e l’equità, anche prima del Giudizio universale, almeno in una misura che ci consenta di riprendere fiato. La Provvidenza non è certo a corto di strumenti e di risorse.

Qual è la gente contro la quale la Chiesa fedele, nel momento presente, deve rivolgere quelle parole della Sacra Scrittura?
Il termine gens, in senso generico, designa un popolo, ma nell’attualità non si tratta tanto di una specifica etnia, quanto piuttosto di una rete di parentele e legami politico-finanziari. Sembra pertanto più appropriato il significato originale della parola: complesso di famiglie unite da comunanza di stirpe, di nome, di culto.
Ben poco di simile, ovviamente, ha con l’antica società romana quella genia perversa, che merita semmai la denominazione di clan mafioso; nondimeno la definizione riportata, per lontana analogia, può calzare per gli elementi più superficiali: abbiamo in effetti a che fare, come accennato, con un intreccio transnazionale di schiatte di usurai connesse da vincoli matrimoniali e da interessi condivisi, in nome di una presunta ascendenza comune e in virtù della falsa religione che professano, quella della cabala.

Con il potere assicurato da immense fortune, accumulate negli ultimi secoli col fomentare guerre e finanziare tutte le parti in lotta, onde ricavarne il massimo profitto possibile comunque andasse a finire, quegli immondi avvoltoi hanno progressivamente infiltrato ogni ambito della vita civile delle Nazioni: finanza, economia, politica, informazione, istruzione, cultura, intrattenimento…
Popoli e famiglie sono stati ridotti a un livello di corruzione morale e di regresso intellettuale impensabili solo pochi decenni fa, soprattutto nei Paesi di tradizione cristiana; singole persone e intere società sono così in balìa della propaganda più volgare e delle menzogne più triviali, incapaci come sono di un minimo di senso critico e di autonomia di giudizio. In diversi Stati, non a caso, noti personaggi provenienti dal mondo dello spettacolo, dopo essersi impiegati per anni a provocare il degrado delle masse, sono stati poi lanciati in politica sfruttandone la popolarità.

Semplici pedine di un gioco occulto che li usa e getta a piacimento, i commedianti della politica si distinguono quasi sempre per l’elevato livello di immoralità (molto spesso di una certa sponda), che li rende tragicamente ricattabili.
Pedofili e pederasti, d’altronde, sono stati appositamente infiltrati anche nella gerarchia cattolica, fino ai livelli più alti. Il braccio destro di colui che occupa il sacro Soglio è un caso emblematico dell’intrico di scandali sessuali e finanziari in cui moltissimi prelati sono implicati, a cominciare dalla Curia; può tuttavia succedere che, venuto a mancare il protettore, scaduto dall’incarico presidenziale ed estradato per traffico di droga, uno si trovi costretto a ritirarsi precipitosamente per evitare il linciaggio o l’incarcerazione. Sarebbe poco edificante scoprire ulteriori dettagli del groviglio di interessi di varia natura che lega ecclesiastici, politici e finanzieri del bel mondo, politicamente corretto e teologicamente avanzato. 

A poco a poco, tutto sta venendo a galla, sia in campo clericale che in campo civile. I cagnolini che in Italia han prestato man forte alla mafia del deep State nell’imbastire la trama dei finti scandali americani cominciano a tremare per l’avanzare delle indagini, mordendosi a vicenda nel tentativo di salvare la testa. In Francia son riusciti a imporre di nuovo, con brogli spettacolari, lo psicopatico manovrato dai Rothschild, ma il “filosofo” ispiratore dell’agenda politica, tale Bernard-Henri Lévy (cognome che dice tutto), è stato avvistato – pensate un po’ – a Mariupol’, dove magari è tuttora intrappolato con centinaia di militari e funzionari occidentali che, prima o poi, dovranno pur venir fuori dalla città sotterranea costruita sotto l’acciaieria Azovstal e saran costretti a spiegare cosa mai facessero là sotto, al netto di tutte le fake da macelleria con cui i professionisti dell’informazione distraggono il popolo bue, ormai annegato nella cloaca mediatica.

L’episodio più gustoso, però, è l’intervista concessa a un giornalista italiano dall’eminenza grigia del nuovo ordine mondiale, il poliedrico economista, politologo, banchiere, scrittore, drammaturgo e cospiratore ebreo Jacques Attali.
Il consigliere, ufficiale o ufficioso, di vari presidenti da Mitterrand in poi, scopritore e mentore del giovane Macron, si è incredibilmente impantanato per poche innocenti domande di scottante attualità, al punto di troncare bruscamente il collegamento, con scarsa signorilità, subito dopo aver lasciato trapelare la propria irritazione. Né l’espressione da sfinge, né l’inquietante feticcio stregonesco collocato alla sua sinistra son valsi a scongiurare l’indecorosa ritirata da un garbato e tranquillo colloquio. Mais quelle honte, una così vile e villana fuga, per un accademico di tal livello e per la grandeur del suo Paese!
E – quel che è peggio – per colpa di un italico plebeo del Meridione che ha osato sfidare una divinità dell’Olimpo globalista… Quelle imprudence, monsieur le Professeur!

D’accordo: gli Stati Uniti non si toccano perché ci han liberato dal nazifascismo; l’Unione Europea non si critica perché è il baluardo della democrazia; gli italiani non hanno titolo per lamentarsi della dittatura perché hanno avuto il regime fascista; lo snobismo dell’intervistato è una calunnia priva di fondamento, basata su dichiarazioni mai rese… ma che i partigiani comunisti (estratti per l’occasione dal congelatore) sfilino côte à côte con i sostenitori di battaglioni neonazisti (peraltro regolarmente arruolati nell’esercito ucraino, armato e addestrato da Israele) è qualcosa che, in un arrancare sempre più affannoso, alla fine ti fa balbettare: «Je… je… je ne sais pas».
Ma come? L’uomo che, analizzando l’andamento degli ultimi trentamila anni di storia, ha previsto il nostro futuro nei minimi dettagli non è in grado di fornire la spiegazione di un banale fatto di cronaca! Forse neanche i circoli iniziatici cui appartiene han potuto prevedere un simile corto-circuito cognitivo… eppure è accaduto.

Abbiamo pur diritto, per sollevare l’animo afflitto, di divertirci un pochino, quando ce n’è materia. Nondimeno, la questione è abbastanza seria: il Professore, implicitamente, ha voluto graziosamente informarci che la dittatura in Italia è una realtà, ma che non ci è permesso lagnarcene perché siamo stati fascisti. Il Nostro ha forse rimosso dalla memoria il Governo di Vichy, del quale fece parte, seppur per breve tempo, anche Robert Schuman, il padre fondatore francese della futura Unione? Strane amnesie… per non parlare del primo presidente della Commissione Europea, l’ex-nazista Walter Hallstein.
Il corto-circuito, dunque, non è scattato il 25 Aprile 2022, ma è iniziato al più tardi nel 1957… a meno che non si scopra che perfino i paradossi più sbalorditivi si spiegano agevolmente alla luce di un progetto di ampio respiro, nel quale anche il regime hitleriano è stato voluto e finanziato dagli stessi usurai del clan mafioso di cui sopra.

Ancor più tremendamente preoccupante, tuttavia, è la sorte che la divina parola riserva a tutti questi traditori. Il verbo scelto da san Girolamo per tradurre il profeta Isaia (praevaricor) indica in generale la violazione della legge e della giustizia, ma può pure significare
accordarsi segretamente con la parte avversa: esattamente ciò che i noti banchieri han sempre fatto per arricchirsi a dismisura con le immani sofferenze dei popoli da loro stessi provocate. Il castigo preannunciato, se non bastasse, è solennemente confermato dal Figlio di Dio, il quale, parlando del fuoco infernale, per ben tre volte riprende i termini dell’antica profezia: ubi vermis eorum non moritur, et ignis non exstiguitur (Mc 9, 43.45.47 Vulg.).
Il reiterato avvertimento non lascia dubbi di sorta né consente alcuna giustificazione: uomo avvisato, mezzo salvato, purché prenda sul serio l’avviso. Ciò vale non soltanto per i nemici di Cristo ma, a maggior ragione, per coloro che, pur professandosi esternamente Suoi, lavorano per loro. Piuttosto che inviare velate minacce, farebbero meglio a rifletterci bene sopra.

Vae genti insurgenti super genus meum: Dominus enim omnipotens vindicabit in eis; in die iudicii visitabit illos. Dabit enim ignem et vermes in carnes eorum, ut urantur et sentiant usque in sempiternum. Et egredientur, et videbunt cadavera virorum, qui praevaricati sunt in me; vermis eorum non morietur, et ignis eorum non exstinguetur (Gdt 16, 20-21; Is 66, 24 Vulg.).






maggio 2022
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