La Russia ortodossa
e
il cattolicesimo romano




Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X

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L’atto di consacrazione della Russia eseguito da Papa Francesco, il 25 marzo 2022, induce ad interrogarsi sul modo in cui esso è percepito dagli ortodossi russi.

Come ha ricordato Mons. Athanasius Schneider nell’intervista concessa a Diane Montagna per il sito americano OnePeterFive il 21 marzo: «A Fatima, in Portogallo, la Madre di Dio ha rivelato che la Russia si convertirà all’unità cattolica. [In effetti] la dolorosa divisione tra Chiesa d’Oriente e Chiesa di Occidente ha strappato la Russia alla vera Chiesa di Cristo per 900 anni».
Come vedono oggi gli ortodossi questa conversione?


Contesto storico, politico e religioso

Il 16 marzo 2022 si è tenuto all’Università di Friburgo un simposio sul ruolo delle Chiese nella guerra in Ucraina, riportato il 17 marzo dall’agenzia svizzera Cath.ch.
Nel corso del simposio, una universitaria di Innsbruck, Austria, Kristina Stõckl, ha dichiarato che il sostegno esplicito del Patriarca Kirill di Mosca all’aggressione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin ha radici negli ultimi decenni dell’evoluzione dell’ortodossia russa.
Secondo la relatrice, nel 1988, prima della fine dell’URSS, quando si celebrava con fasto il millennio della Rus’ di Kiev e dell’arrivo del cristianesimo nel paese, si è visto un movimento di restaurazione e di restituzione, con un forte avvicinamento tra il potere politico e l’ortodossia.

Le statistiche religiose sono eloquenti: in vent’anni, il  numero delle persone che si dicono ortodosse è passato dal 31% al 72% della popolazione, e il numero di atei o «senza religione» è sceso dal 61% al 18%. Non c’è più contrasto tra il cittadino e il credente.
Ne è una illustrazione la ricostruzione completa, identica all’originale, della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca [1995-2000], distrutta dai comunisti nel 1931.

Il metropolita Kirill, che diverrà Patriarca nel 2009, diceva già nel 2000 [l’anno di arrivo al potere di Putin]: Si tratta di difendere i valori e l’identità culturale e religiosa nazionale russa dalle forme liberali della civiltà occidentale. Secondo lui, il dibattito teologico deve esercitarsi contro il crogiuolo [melting-pop] delle culture e delle civiltà.

Una nuova tappa ha avuto luogo nel 2012: l’anno della terza elezione di Putin alla presidenza della Federazione russa; si trattò di una elezione difficile, la più difficile per Putin a causa di una forte contestazione popolare, a cui si aggiunsero le manifestazioni delle femministe, le «Pussy Riot», che non esitano ad entrare nelle chiese per gridare le loro rivendicazioni.
Per i dignitari ortodossi si tratta di una blasfemia. Il discorso sulla difesa del «valori russi» si intensifica, fino ad ottenere dallo Stato una legge che punisce l’attacco ai sentimenti religiosi, con pena di tre anni di prigione.

La guerra del Donbass costituisce un nuovo episodio di questa radicalizzazione. Le velleità di indipendenza della regione rispetto a Kiev hanno anch’esse un retroterra religioso. Il riconoscimento da parte del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, nel 2019, dell’autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina indipendente rappresenta un punto culminante.

Da allora, il Patriarca Kirill, con Putin, si erge a difensore dei valori cristiani. Caratterizzano questa posizione: l’intervento russo in Siria, per esempio, fatto in nome della difesa dei cristiani. La lotta contro la omosessualità, il matrimonio per tutti, la teoria del “genere”, l’aborto o l’eutanasia, nonché l’Islam e l’immigrazione. Il movimento contro l’aborto in Russia è lanciato col sostegno dei gruppi pro-vita americani.

Un secondo invitato al simposio di Friburgo, il domenicano polacco Zdzislaw Szmanda – attualmente a Ginevra, ma cha ha vissuto numerosi anni in Ucraina – ha sottolineato alcuni tratti propri dello spirito ortodosso russo.

Secondo lui, in Russia, il collettivo primeggia sull’individuo, e tale sentimento esiste sia tra i partigiani sia tra gli oppositori alla guerra, mentre in Ucraina si è imposto l’individualismo di tipo occidentale.

Egli fa anche notare che gli ortodossi non separano la realtà terrena dalla realtà celeste; per loro si tratta di un tutt’uno posto sotto l’autorità divina. L’Occidente secolarizzato invece evolve da tempo verso la separazione dei due mondi, autonomi: il terreno e il celeste.

E’ in questo contesto storico, politico e religioso che bisogna comprendere l’attitudine degli ortodossi russi nei confronti di una conversione all’unità cattolica.





La Russia e il messaggio di Fatima

Il 12 marzo, nel suo blog, il vaticanista Aldo Maria Valli riporta un intervento dell’analista americano John Horvat che si chiede se i Russi sono d’accordo col messaggio di Fatima.

Per lui,
«A partire dal crollo dell’Unione Sovietica del 1991, tuttavia, tra i cattolici occidentali cominciò a circolare un’opinione errata, secondo cui questa era la conversione della Russia prevista dalla Madonna. La narrazione della conversione si è rafforzata sotto Vladimir Putin.

«La narrativa della conversione si riferisce alla caduta del comunismo e ai successivi tentativi di ristabilire una parvenza di ordine nella terra devastata da sette decenni di dominio ateo. Alcuni vedono nell’aumento post guerra fredda della professione religiosa (anche se non della pratica) una sorta di conversione in corso.

«Alcuni cattolici sono fin troppo pronti a inserire questi sviluppi nel messaggio di Fatima. Non importa quanto piccolo un gesto sia, essi lo interpretano immediatamente come parte di un processo di conversione.  Inoltre, sono ben soddisfatti di vedere l’Ortodossia russa, non la Chiesa cattolica, come lo strumento di Dio in questa conversione. Come se questo non facesse nessuna differenza».

E aggiunge: «Questa Russia in via di conversione sembra in realtà incline alla decadenza come altri paesi europei. Un’indagine sulle nazioni dell’Europa orientale, per esempio, mostra che i cattolici sono molto più propensi degli ortodossi russi a partecipare alle funzioni settimanali (42% in Polonia contro il 7% della Russia), a digiunare durante i tempi sacri (72% in Croazia contro il 27% in Russia) o a impegnarsi nella preghiera quotidiana (44% in Croazia contro il 18% in Russia). I dati delle Nazioni Unite rivelano che la Russia ha il più alto tasso di aborto pro capite del mondo, quasi il triplo di quello americano. La Russia continua ad avere uno dei più alti livelli di consumo di alcol nel mondo. Anche altri indicatori sociali come i tassi di suicidio e i livelli di prostituzione sono estremamente alti».

Inoltre: «I gerarchi ortodossi russi tendono a vedere le apparizioni di Fatima come una montatura cattolica finalizzata a invadere quello che essi sostengono essere esclusivamente “territorio canonico” ortodosso e area di influenza. Visto alla luce del Grande Scisma del 1054, quando la Chiesa orientale lasciò Roma, il messaggio di Fatima viene rifiutato. Gli ortodossi hanno a lungo perseguitato i cattolici in Russia e inibito la pratica della vera Fede.

«Invece di abbracciare il Messaggio di Fatima come un aiuto mandato dal cielo per incoraggiare i Russi in questo momento di grande bisogno spirituale, la Chiesa ortodossa russa lo guarda con risentimento. Essa sostiene che la Russia non ha bisogno di conversione, poiché è cristiana da più di mille anni. Non c’è bisogno di consacrazione perché il popolo russo ha già riconosciuto la Madonna come la Madre di Dio, la Theotokos.
Insomma, la Chiesa ortodossa russa si auto-esclude dal Messaggio di Fatima perché i suoi gerarchi non credono che venga dal cielo».





Il messaggio di Fatima è più che mai attuale

 Di conseguenza, per ora, «la Russia non si è convertita e langue nella corruzione morale e nel peccato che domina il mondo. Nemmeno l’Occidente si è convertito, certo. Non ha nemmeno ascoltato il Messaggio di Fatima quando poteva trarne così tanto vantaggio.

«Se il Messaggio di Fatima non fosse stato respinto, l’appello universale della Madonna alla preghiera, alla penitenza e all’emendamento della vita avrebbe prodotto meraviglie tali che avrebbero trasformato il mondo».

Bisogna dunque ammettere che «sia l’Oriente che l’Occidente non hanno ascoltato il Messaggio di Fatima. Il mondo intero ha bisogno di conversione perché l’errore domina ancora ovunque. Sia l’Oriente che l’Occidente hanno adottato una posizione altra rispetto a quella richiesta dalla Madre di Dio a Fatima e, dunque, abbracciano un mondo peccaminoso e moderno».

Sulla stessa linea, Riccardo Cascioli, nella Nuova Bussola Quotidiana del 28 marzo, chiede che l’atto di consacrazione non sia reso vano.
Secondo lui «esso rischia di rimanere un episodio isolato, se non comprendiamo che noi siamo i primi a cui è chiesto di convertirsi, di tornare a Dio […]

«Perché … non venga inteso come un rito magico, l’atto di consacrazione impegna ciascuno di noi alla conversione, esige la nostra disponibilità “a lasciarci riconciliare con Dio”, come San Paolo supplica i Corinzi (2 Cor. 5, 20).

E precisa: «… questo riguarda tutti: governo russo, ucraino, Nato, Unione Europea e tutti quanti partecipano a questo “gioco”. […] L’Ucraina giustamente lamenta l’aggressione della Russia e ha diritto a difendersi; ma la Russia giustamente può lamentarsi delle provocazioni della Nato; e i paesi dell’ex Patto di Varsavia hanno tutte le ragioni a temere il nuovo espansionismo russo e chiedere l’ombrello della Nato, e così via.

«La storia è un groviglio di torti e ragioni, se ne esce solo cambiando prospettiva, uscendo dalla logica del nemico, dall’illusione che il mondo sarebbe meglio senza questo o quell’uomo, senza questo o quel popolo. Se ne esce anzitutto tornando a Dio, cominciando da noi».

Il messaggio di Fatima resta dunque di grande attualità.

Nella sua intervista con Diane Montagna, citata prima, Mons. Schneider afferma: «Dobbiamo sperare che la consacrazione della Russia acceleri il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che consisterà in un autentico rinnovamento della vita della Chiesa cattolica, vale a dire in un nuovo splendore della purezza della fede cattolica, del carattere sacro della liturgia e della santità della vita cristiana.

«Infine, dobbiamo sperare che la consacrazione della Russia accelererà un’era di pace per l’umanità. Tuttavia, la pace vera e durevole nella società umana sarà stabilita solo se Cristo regna sulla società umana. Come scriveva il Papa Pio XI:
“È dunque evidente che la vera pace di Cristo non può essere che nel regno di Cristo:
« La pace di Cristo nel regno di Cristo »; ed è del pari evidente che, procurando la restaurazione del regno di Cristo, faremo il lavoro più necessario insieme e più efficace per una stabile pacificazione» (Enciclica Ubi Arcano, 49).

E allora, «preghiera e penitenza» restano le parole d’ordine della Madonna che i cattolici devono seguire fedelmente, come ricordava il 19 marzo il comunicato della Casa Generalizia:
«La Fraternità San Pio X ripone più che mai la sua fiducia nella recita del Rosario e nella pratica della penitenza. Essa prega in modo particolare per la pace nel mondo, sempre più convinta che le nazioni trovino la concordia solo attraverso una vera conversione a Cristo Re, tramite il Cuore Immacolato di Maria».




maggio 2022

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