Franca comunione


di Don Nicolas Cadiet, FSSPX


Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X
La Porte Latine






Un aneddoto per incominciare. Un fratello del seminario di Zaitzkofen, l’estate scorsa ha preso alcuni giorni di vacanza da passare in famiglia. Egli voleva recitare le sue preghiere nella chiesa parrocchiale, nella diocesi di Aix-la Chapelle. Questa era addobbata con i colori arcobaleno, niente a che vedere con quello di Noè… Il fratello non si è sentito in piena comunione con la pratica ecclesiale di quella parrocchia, ed è andato a pregare altrove.

Recentemente, il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Mons. Bätzing, vescovo di Limburgo, ha affermato pubblicamente che l’omosessualità attiva non è peccato. Lo stesso ha detto il Cardinale Marx, arcivescovo di Monaco.
Noi non siamo in piena comunione dottrinale con costoro e ce ne rammarichiamo, e ce ne rammarichiamo per loro, poiché non è possibile per noi condividere la loro opinione.




Un sacerdote della Fraternità San Pietro - a destra - in comunione col vescovo
(Bordeaux, 2017)




Lo stesso sacerdote canta insieme ad “pastore” protestante

Il concetto di «comunione», per tradizionale che sia, non è per questo di una chiarezza e di una distinzione evidenti. Senza dubbio, la vita della Chiesa è un comune agire santificante, unito ad una direzione comune che è quella della gerarchia al cui vertice vi è il Papa, oggi Papa Francesco; e la comunione indica l’integrazione in questo agire comune. Essa è espressa da diversi segni, dalle antiche lettere di comunione tra vescovi e con il Papa agli atti amministrativi di legittima nomina, compresi gli atti liturgici (lettura dei dittici, bacio della pace, partecipazione a cerimonie, ecc.); il che si riassume nell’unità della professione di fede, nel culto divino e nella sottomissione alla legittima gerarchia. Ma non è richiesto di approvare o di cooperare con tutto quello che i membri della Chiesa dicono o fanno. E la nomina legittima di un chierico ad un ufficio ecclesiastico, se gli assicura le grazie di stato e la legittimità dei suoi atti, non per questo lo rende infallibile (1). Si può resistere alla grazia…

La vita della Fraternità San Pio X e di tutto il movimento tradizionale prima e anche dopo le consacrazioni, consiste esattamente in una vita più o meno parallela alla vita di quella che si può indicare sociologicamente come la Chiesa ufficiale. Indubbiamente, viene a mancare la comunione; ma questa vita parallela è richiesta dalle circostanze, e la comunione che manca non è quella richiesta per far parte della Chiesa. Diversamente si sarebbe dovuto celebrare la Pachamama e Amoris laetitia, e si sarebbe dovuto solennizzare il giubileo della Riforma – vero è che questa volta non c’erano indulgenze da guadagnare –, si sarebbe dovuto dissertare ovunque sulla sinodalità, cioè dilettarsi in Germania lungo il cammino sinodale, come ricevere la canonizzazione di Padre Pio.

Questa vita parallela è giustificata perché i fedeli attaccati alla fede e alla disciplina tradizionali della Chiesa trovano solo raramente nella loro parrocchia la vera vita cristiana nella sua pienezza. Non si tratta di una Messa accordata con parsimonia la Domenica (perfino alcune Domeniche al mese): sono necessari gli altri sacramenti, il catechismo (talvolta espressamente vietato dal vescovo nel quadro della Messa motu proprio), le scuole, le preparazioni al matrimonio (2) e di tutto l’insieme della vita cristiana.
Se il Padre de Blignières (3) afferma che la vita cristiana integrale è possibile nel quadro proposto dai diversi motu proprio del 1971, 1984, 1988 e 2007, noi affermiamo il contrario, e non solo in vista del motu proprio del 2021. Se ci si assicura che essa si realizza nell’obbedienza, noi facciamo notare invece che essa consiste spesso nell’accomodare, talvolta alle spalle del vescovo. Se si afferma che essa si realizza in tutta franchezza, noi ci permettiamo di dubitarne. Le considerazioni di Traditionis custodes attestano una mancanza di lealtà nell’applicazione dello spirito del Summorum pontificum; noi non siamo convinti che questa accusa sia assolutamente infondata (4).
In ogni caso, noi non potremmo incoraggiare i fedeli e gli aspiranti al sacerdozio a vivere nell’ambiguità.

Non si tratta di negare lo zelo dei fedeli e dei chierici tradizionalisti, i sacrifici, le umiliazioni subite; né i successi qui o là di cui parla il Padre. Tutti coloro che fanno parte del movimento tradizionalista contribuiscono a salvare il salvabile nell’attuale inverosimile situazione della Chiesa. Ma la franchezza di Mons. Lefebvre, che la Fraternità San Pio X si sforza di mantenere, ha avuto di fatto una efficacia più eclatante.
È pretenzioso o sconveniente dire che la promulgazione del Motu proprio del 2007, che ha permesso a moltissimi sacerdoti di scoprire e amare il rito antico, di scoprire in esso il senso del loro sacerdozio, è in relazione con il comportamento della Fraternità? La petizione di Dom Gérard era dimenticata da lungo tempo quando Benedetto XVI decise di pubblicare questo testo; esso rispondeva alla richiesta della Fraternità posta come condizione per una discussione in vista di una regolarizzazione. E indipendentemente da quello che si possa dire sul significato delle parole di Jean Madiran nel film su Mons. Lefebvre (5), bisogna ammettere che egli riconosceva il peso che una presenza episcopale dava all’azione della Fraternità.

Il fine non giustifica i mezzi. Se le consacrazioni del 1988 erano intrinsecamente cattive, niente le giustificava; ma l’argomentazione che fa di esse un atto in sé scismatico non è convincente; si trattò infatti di un atto di prudenza in circostanze eccezionali. I rapporti intrattenuti con Roma, le preghiere per il Papa, mostrano a modo loro lo spirito cattolico che anima la Fraternità, che cerca di mantenere la comunione necessaria con Roma, ridotta com’è a dover valutare come farlo da sé (per esempio nell’applicazione del diritto canonico) non potendo trovare a Roma direttive affidabili. Poiché non bisogna dimenticare che se la Fraternità ha preteso dei preliminari per una discussione dottrinale, se essa si tiene distante da una gran parte della vita della Chiesa ufficiale, è anche perché molto spesso la fiducia dei fedeli e dei chierici nella gerarchia è stata tradita e lo è ancora.

Il Padre de Blignières fa alla Fraternità l’onore di riconoscerle molte qualità, lo «zelo sacerdotale per l’amministrazione dei sacramenti e la chiarezza nella catechesi, che contrastano con ciò che molto spesso offrono le normali parrocchie», «la lotta contro la mondanità e il rilassamento dei costumi».
Noi osiamo credere che questa fecondità sia soprannaturale e che derivi dal fatto che la Fraternità è davvero un’opera della Chiesa, consacrazioni o meno.


NOTE

1 - Fatta eccezione, evidentemente, dei casi ben noti del magistero infallibile.
2 – Osiamo citare la testimonianza di un assistente nella pastorale tedesca che ha sentito per due volte chiedersi da persone che si preparavano al matrimonio come fare per introdurre un difetto di forma  per facilitare la dichiarazione di nullità del matrimonio nel caso di fallimento della coppia.
3 - Sito Claves.org, «Libera discussione sull’estate 1988 », articoli del 26-30 avril 2022.
4 - Per esempio, è stata posta la questione del contributo ad un mutuo arricchimento dei due riti.
5 - Secondo la testimonianza della persona che ha registrato il colloquio, fu lo stesso Jean Madiran che volle aggiungere queste parole dopo la fine del colloquio. Si sbaglierebbe se si pensasse che egli non abbia soppesato le sue parole e avuto presente l’impatto che esse potessero avere.



 


maggio 2022
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI