Smentire Traditionis custodes


di A. B.





Premessa logica

Il persistere degli Ebrei nella loro superstizione e setta, disconoscendo il Messia che pure i loro Profeti avevano annunziato, precisato, indicato (Mt, 2, 3 e segg.), è opera di satana
Dopo che Dio ha fondato la Chiesa, ed essendo questa la Verità (l’opera di Dio è per sua natura perfetta), ogni successiva credenza, superstizione, variante e pertanto eresia, pseudo religione a cominciare dall’Islam non può essere altro che opera e suasione di satana.

Gli scismi e la riforma protestante, per cui – Lutero capofila – hanno provato a distruggere la Chiesa Cattolica, sono opera del nemico di Dio (1), di satana.
Ergo,
se il capo della gerarchia cattolica (2), omaggia i Giudei nella loro sinagoga come fratelli (3), e non ci va per convertirli alla Religione che Iddio ha fondata e che egli rappresenta, compie opera benedetta da satana e conferma quelli nell’odio errore in cui persistono da duemila anni;
se il capo della gerarchia cattolica, unica vera religione, voluta e costituita da Dio in persona di Gesù Cristo, si appaia con i mussulmani e bacia il libro “sacro” di quelli, il corano, anziché andare da loro a convertirli (4), li conferma nell’errore; dunque compie opera satanica;
se il capo della gerarchia cattolica se ne va nel regno di Svezia a celebrare l’eretico Lutero, tanto da imporne il busto nella sua reggia (5), e non per riportare le disperse pecore all’ovile, le conferma nell’errore; con il suo comportamento parifica l’errore alla Verità di cui è custode per volontà e mandato di Dio; tradisce il suo mandato e dunque compie opera satanica;
se il capo della gerarchia cattolica scrive (6) che la religione cattolica, il Sacerdozio Cattolico deriva da Aronne e dai leviti, quando ben sa come il velo del tempio si sia squarciato, a dimostrazione diretta ed evidente della chiusura, della fine del rapporto privilegiato di Dio con Israele che ne ha ucciso il Figlio, asserisce fantasie sataniche.
La religione cattolica non discende da quella di Israele; essa è il compimento della Creazione post peccato originale, nella Tradizione vera, per cui ogni Sacerdote è ordinato secundum ordinem Melchisedec:
se oggi il Sacerdote prima del Sacrificio si lava le mani e le asciuga nel lino sacro, compie il medesimo gesto di Caio Mario prima della battaglia contro i Cimbri e i Teutoni che, per dare inizio all’ecatombe, per cui Roma fu salva, così lavò le mani e le asciugò nel lino sacro (7);
se il capo della gerarchia cattolica riunisce ad Assisi rappresentanti di sette e pseudo religioni a pregare insieme, parifica la verità, il Cattolicesimo, alle altre sette e pseudo religioni 8) e dunque lo svilisce, compie opera satanica, tertium non datur.
Ad Assisi la risposta modernista, e perciò idiota, è che, visto che Dio è Uno, unico, ogni preghiera a Dio, pur nelle forme diverse di ogni setta e di ogni popolo, è buona. Ma lo scintoismo, il buddismo, sono atei; e se fosse vero l’assunto, perché Iddio si sarebbe fatto uomo? Perché avrebbe versato il Suo Sangue? E costituita la Sua chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica? E perché avrebbe ordinato ai Suoi Apostoli di
andare e predicare a tutte le genti, poiché solo chi si battezza sarà salvato (9) ?
E questo è il mandato, l’ordine di Dio, non di un vaticano 2°

* * *
E dunque, nel merito di traditionis custodes:16 Luglio 2021, Madonna del Carmine, il mondo cattolico è rimasto sconcertato dall’improvvisa lettera apostolica traditionis custodes con cui Francesco I, dall’alto del suo potere, ha voluto imporre la parola “fine” agli indulti di Giovanni Paolo II e al riconoscimento da parte di Benedetto XVI della Messa, pur sempre strettamente connessa al messale del 1962, con il decreto Summorum Pontificum del 2007, con cui il Novus Ordo. era definito modo usuale di celebrare e l’uso del Messale 1962 (10)  uso “straordinario”.
Si erano sprecate le lodi ed i respiri di sollievo da parte dei cattolici, felici della presa d’atto pontificia di quanto da sempre sostenevano, ritenendo ciò implicita dichiarazione dell’essere riconosciuto l’utilizzo senza remore del Messale di San Pio V! e senza por mente a quel subdolo limite posto a capo anche della Summorum Pontificum, e cioè la prescrizione dell’uso del messale riformato nel 1962 cui ogni licenza era esplicitamente (11) subordinata; ed essendo la buona fede la prima delle caratteristiche dell’animo dei cattolici, nessuno vi aveva posto attenzione.
Ed il punto sta proprio qui.
La bolla Quo primum del Santo Pio V, che dà licenza ad ogni ordinato di celebrare la Messa secondo il Suo Messale (12), senza poter subire per ciò alcun vincolo di pena o di coscienza, termina con l’invocare la maledizione di Dio e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo su chiunque osi attentare alle sante disposizioni da lui assunte (13); quel Santo Papa aveva ben presente il non praevalebunt ed insieme il tragico troverà ancora la Fede il Figliolo dell’uomo al suo ritorno sulla terra? (14), e ciò gli fu confermato nelle sacre visioni ch’egli ebbe. Tale la perenne ratio della Sua bolla.
E dunque, poiché i più miscredenti e i più traditori sempre hanno un superstizioso timore e terrore per le maledizioni in cui possano incorrere, ecco il loro piano perverso:
pubblicare un nuovo messale, del tutto simile al Tridentino, che nella buona fede dei cattolici apparisse e fosse considerato come l’ennesimo aggiornamento di quello venerabile del 1570; ed operare su questo, spacciato e fatto ritenere, subdolamente e contro la realtà, sempre il medesimo: anche se in esso novum rubricarum breviarii et missalis romani corpus approbatur (15) , e si tronca la tradizione poiché dei quattro aggiornamenti dopo la Quo primum di S. Pio V riporta quelli di Clemente VIII e di Urbano VIII per saltare (16) alla proclamazione di Giovanni XXIII; si crea così uno jato ed in buona sostanza si compone un’opera, un messale, nuovo e non un aggiornamento legato, in continuità, con quello precedente (17);
operare poi su questo, dapprima distruggendo l’unità della Chiesa con l’imporre le lingue vernacole (con la scusa, fatta bere a tutti, dal popolo minuto ai “saggi” sinistri, della comprensione del rito, anziché istruire il popolo nelle omelie che son dichiarate obbligatorie sempre e dovunque: quando la Chiesa era saggia era necessaria una particolare licenza per poter predicare);
su questo si innesta, con la scusa, il pretesto di vaghi accenni predisposti negli ambigui circiterismi del Vaticano 2°, di una nuova (18) missa, simillima alla missa normativa  che, sottoposta ai Padri Conciliari, non aveva raggiunto che il 30% di “placet”;
e dunque, dopo otto anni dal Giovanni 23, Paolo VI promulga il suo “novus ordo”, nella cui verbosa bolla di presentazione la parola “Messa”, Missa, compare una sola volta, all’inizio, per poter così illudere le anime semplici ed in buona fede, mentre nel testo si disquisisce unicamente di “coena domini” (19); le cui traduzioni volgari sono infarcite di eresie, circiterismi, errori (20);
viene iniziato un terrorismo violento contro i Sacerdoti che insistono nella Messa latina, anche in quella modello 1962, che tutti in  buona fede ritengono e dicono di San Pio V, ma che in realtà non è più quella sua;
nel 1965 nasce l’associazione VNA VOCE, per la difesa del latino nella liturgia, e che nell’assemblea di Lione decide – sulla dichiarazione del rappresentante di Roma – di tutelare anche il Messale Romano; e sorge l’arcivescovo Lefèbvre, a cui contadini svizzeri donano una fattoria in cui egli fonda il seminario di Écone;
Giovanni Paolo II concede il primo e poi il secondo suo indulto (21)  operando dunque contra jus: se dici di concedermi un qualcosa che è già mio (22) , nel concedermelo me lo hai espropriato, poiché trasformi un diritto innato, lo jus, in una cosa tua, in una concessione e che puoi anche negarmi (23);
alla fine Benedetto XVI emana la lettera apostolica Summorum Pontificum, in cui distingue la Messa secondo il messale del 1962 e quella secondo il novus ordo di Paolo VI, definendo questo “rito ordinario” e quella “rito straordinario”, sempre giocando sull’illusione, l’abbaglio delle persone in buona fede, che il Messale 1962 fosse quello di San Pio V°, il Tridentino, il che non è (24).

Ribadiamo: tutti gli “indulti” concessi dai due papi e eliminati (in spe) da Francesco I partivano da due presupposti: il primo quello di fare una concessione ai vecchi, ancora legati al rito latino, in attesa della loro naturale estinzione; il secondo l’obbligo di utilizzare il messale di Giovanni XXIII con il suo netto distacco (supra, nota 16) dalla sequela alla tradizione Tridentina.
Siamo nel 2022; a sessant’anni da quella novità e rovina per la Chiesa; e dunque secondo i modernisti, che Iddio li abbia in gloria, la generazione allevata ed educata fino al concilio Vaticano 2° è ormai praticamente estinta, cullandosi nell’idea che quelle successive siano del tutto estranee ad essa e pure libere da ogni pregiudizio.
Ed invece nelle chiese in cui si celebra in rito Tridentino, e sovente anche il Giovanneo 23°, gli ultra ottantenni sono rimasti pochi; la gran massa è composta dalle generazioni successive, da persone che hanno conosciuto quel Rito per caso o per sentito dire e se ne sono sentite attratte, nel suo mistico avvicinare a Dio contro lo squallido comizietto domenicale in cui, per avere qualcosa di religioso, che elevi a Dio, qualche sacerdote si vede costretto a presentare al popolo i canti gregoriani latini nella loro mistica realtà.

Tutta la rivoluzione dottrinaria e liturgica – lex orandi, lex credendi – cerca i suoi pretesti nelle costituzioni del concilio Vaticano II, che debbono perciò essere sceverate con attenzione.
La prima constatazione che sorge in chi ha presenti i “canones et decreta” del Concilio Tridentino, così come quelli del Concilio Vaticano del 1870, interrotto dalle truppe del Re di Sardegna nell’espandere i suoi dominii, i confini del suo regno, è che ivi nulla è stato definito, deciso, né un Canone, né un decreto che alcuna sanzione sorregga o sancisca: è una sbrodolata di ambigui circiterismi, petizioni di principio senza né capo né coda (25) .
Siamo proprio a quel “fumo di satana” annunziato con terrore da Paolo VI e pur da lui imposto tra le lacrime…
Ma, grazie a Dio, il Messale di San Pio V°, nei suoi insignificanti aggiornamenti fino a Leone XIII, ha perpetuo valore, liceità, ubicumque, al di là delle azioni ad perditionem animarum dei modernisti che, potiti rerum, vanno starnazzando per la maggiore…

A.M.D.G.



NOTE

1 - Che, non conoscendo il futuro, ancora si illude di poterLo vincere sulla terra, dimostrando ancora una volta di non essere intelligente.
2 - Titolare in terra del potere sacro assoluto.
3 - Addirittura “maggiori”!, mentre “fratelli”, in ambito religioso, sono unicamente i Battezzati – Giov, prologo, 1, 12-13.
4 - Il Papa Pio II, nel 1461, scrisse a Maometto II per offrirgli la corona dell'Impero d'Oriente, a condizione che si facesse Cristiano, giusta la copia della missiva conservata nell'archivio Vaticano.
5 - E per di più fa addirittura emettere una serie di francobolli alla sua insegna!
6 - Benedetto XVI, in « Des profondeur de nos cœurs », Fayard ed, 2020, pag.58.
7 - E così Ponzio Pilato, il cui gesto di lavarsi le mani e asciugarle nel lino sacro sta nella tradizione sacerdotale Romana.
8 - La statuetta di Budda, simbolo di una filosofia atea e non religione, posta sull’altare ad Assisi, lo ha  ipso facto sconsacrato.
9 - Mt, XXVIII, 19-20; Joh., prologo, 12.
10 - Mi raccomando! Quello del 1962!
11 - Tutti hanno sempre scritto e detto di uso del Messale del 1962, non di semplice Messale Romano, ponendo così oggi evidente il taglio netto tra la Messa Tridentina, e il Messale ’62 di Giovanni XXIII.
12 - Bolla che per di più faceva salve le tradizioni risalenti ad oltre due secoli.
13 - Si quis autem attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei, ac beatorum  Petri et Pauli Apostolorum  eius se noverit incursurum.
14 - Luca, XVIII, 8.
15 - Card. Larraona, 25 Luglio 1960
16 - Tolta la sequela degli aggiornamenti operati da Leone XIII e da Benedetto XV, il richiamo a S. Pio V è di forma, non di sostanza!
17 - Non per nulla, pubblicato nel 1962 il messale di Giovanni  23°, già nel 1963 ne fu ricavato il messalino bilingue per il popolo, che nella versione italiana si distacca dalla continuità della tradizione, con le varianti illecite ed eretiche che verranno pochi anni dopo compendiate nella “Cena” di Paolo VI, perfettamente conosciute, volute ed imposte, dai “padroni” (di questo mondo..!)
Al “Credo” lo Spirito Santo, che simul adoratur et conglorifricatur diviene colui che riceve la stessa adorazione e la stessa gloria, e dunque la SS.ma Trinità non esiste più!
Il crucifixus etiam pro nobis diventa un: “fu pure crocifisso”, stravolgendo la verità, che era espressa nel fu crocifisso anche per noi; e così nella cena di Paolo 6° l'etiam, l'anche, è passato in cavalleria;
Dominus vobiscum / et cum spiritu tuo diviene: e sia pure con te e con la tua anima;
orate fratres, ut meum ac vestrum sacrificium passa a: che è pure vostro;
al Sanctus il Deus sabaoth passa all'idiota “Dio delle forze celesti”; il qui venit in nomine Domini > Colui che è venuto in nome, in qualità di Signore, già allora è snaturato dall'articolo: colui che viene nel nome del Signore;
fino al Canone, in cui il pro multis viene dolosamente snaturato nel “per la moltitudine degli uomini”, primo passo per il per tutti di Paolo VI...
18 - e perciò fuori della Tradizione, ed oserei dire affrancata dal Depositum Fidei.
19 - Oggi sono giunti ad invitare il popolo al ”la cena dell’agnello”.
20 - A cominciare dal noto “pro multis” tradotto in perfetta mala fede in “per tutti”, e sempre confermato (tanto il popolo, che non capisce nulla, ci si è abituato).
21 - Al segretario, cui aveva detto di prepararne il testo, e che protestava, non essere ancora il momento.. troncò le chiacchiere con un violento VOGLIO! Così mi riferì Padre Xavier Ochoa, Clarettiano.
22 - Sempre nell’illusoria confusione che la messa mod. 1962 fosse quella di San Pio V, la Tridentina.
23 - Così oggi Francesco I; ed in effetti il messale 1962 fu una novità modernista, revocabile dal concedente!
24 - Hanno così ottenuto di far uscire allo scoperto tutti quei Sacerdoti che hanno ancora la Fede e di conseguenza  seguitavano a celebrare la Messa latina, tradizionale o ’62 che fosse. Schedati ed inquadrati tutti, giunge ora la chiusura del cerchio, con le allucinazioni di Francesco I che, esercitando il potere in nome di Benedetto XVI, tenta di stroncare le Messe, con i fedeli legati alla Tradizione Latina, e in buona sostanza vieta anche l’uso del messale mod. 1962; ed infatti sempre, tutti, e così nella lettera “Traditionis custodes” invariabilmente si sono riferiti al messale mod. 1962, di cui si vuole impedire l’utilizzo, esercitando la facoltà di revoca delle “concessioni” conferite a suo tempo.
25 - A partire da quel lingua latina servetur in ritis latinis caduto nel vuoto e cancellato dalla memoria (vorrebbero): già il Concilio di Trento autorizzava che, ove ciò potesse essere di utilità per il popolo, alcune parti del rito potessero essere dette in lingua volgare





maggio 2022
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI