Può un papa imporre alla Chiesa

una rivoluzione liturgica?


di Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa


Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa è il parroco della Capela Santa Maria das Vitórias di Anápolis, in Brasile, dove celebra la Santa Messa tradizionale

L'articolo è stato pubblicato sul sito della Cappella

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Un degno sacerdote, noto in Brasile per la sua competenza nel campo della bioetica e per la sua lotta in difesa del diritto alla vita, ha purtroppo deciso di schierarsi a sostegno della Traditionis custodes, unendosi così alla mobilitazione del clero progressista che cerca di fermare il ripristino del rito romano tradizionale, favorito dal motu proprio Summorum pontificum di Benedetto XVI.

L’argomento fondamentale sviluppato dal predetto sacerdote consiste nell’affermazione che quasi tutti i Papi, nel corso dei secoli, hanno riformato la liturgia, per cui è sciocco volersi aggrappare al Messale di san Pio V, la cosiddetta Messa di sempre.

C'è da dire che noi, cattolici della Tradizione, quando usiamo la denominazione “Messa di San Pio V”, non intendiamo dire che il santo Papa che ottenne la vittoria di Lepanto grazie all’arma del Rosario abbia creato un nuovo Messale, come fece Paolo VI nel 1969, né volle impedire ai suoi successori di arricchire o modificare la liturgia secondo le esigenze e le convenienze dei tempi.
Dicendo “Messa di San Pio V” o Messa Tridentina, si intende che San Pio V ha codificato un Messale secondo le più venerate istituzioni liturgiche.

In effetti, ci sono sempre stati cambiamenti accidentali nella liturgia, c’è sempre stato un arricchimento armonico della liturgica, uno sviluppo organico.
È noto che i Papi hanno sempre cercato di difendere la verità della fede e di combattere le eresie attraverso la liturgia, introducendo nel Messale preghiere in tal senso. Ad esempio, le raccolte delle Messe dei santi del periodo della Controriforma (le Messe di San Pio V, San Pedro Canísio, San Roberto Bellarmino e altri) sono preghiere che affermano senza clamore che la Santa Chiesa Cattolica è l’unica vera Chiesa e che implorano la conversione degli eretici.
Ora, nel Messale di Paolo VI tutte queste preghiere sono state riformate o distorte, per affermare l’unico dogma intoccabile della nuova religione: l’ecumenismo. Allo stesso modo, la festa di Cristo Re non solo è stata trasferita all’ultima Domenica dell’anno liturgico, ma sono state amputate e modificate le sue preghiere e gli inni del breviario, per adattarli allo spirito liberale contrario al dogma del Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Inaccettabili sono le riforme della Settimana Santa, le cui preghiere non chiedono più la conversione degli Ebrei.
Va anche ricordato che tutte le antiche preghiere che chiedevano la grazia di disprezzare il mondo (terrena despicere) sono state abolite in nome dell’umanesimo e dell’utopia di un “mondo migliore”, di una democrazia che nega il Regno Sociale di Cristo.
Non sorprende quindi che la mentalità mondana abbia invaso le famiglie e i conventi cattolici.

Insomma, ci sono sempre stati cambiamenti buoni e armoniosi nella liturgia, cambiamenti che hanno sempre rispettato la venerabile Tradizione; questo fino a Papa Pio XII. Da Paolo VI in poi, la liturgia cominciò ad essere usata per diffondere errori, per compiacere gli eretici che erano invitati a pronunciarsi sulla riforma liturgica.
Paolo VI dichiarò all’amico Jean Guiton di voler eliminare dalla liturgia tutti gli elementi che non piacevano ai “fratelli separati”.
Ciò che non accadde fino a Pio XII è una rivoluzione nella liturgia per promuovere gli errori e le eresie condannate dal Magistero tradizionale dei Papi. Monsignor Gamber, illustre studioso di liturgia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, disse che la riforma liturgica di Paolo VI fu più radicale di quella di Lutero.

Quanto all’argomento secondo cui il Messale di Paolo VI avrebbe molto favorito tra i cattolici la lettura della Sacra Scrittura, con la creazione  di un ampio lezionario separato dal Messale, è necessario affermare con lo studioso cardinale Alfonso Maria Stickler che la nuova Messa propone ai fedeli la lettura di brani biblici così difficili che nemmeno i sacerdoti celebranti sanno spiegarli nelle loro omelie, oltre ad essere spesso inappropriati per la ricorrenza liturgica del giorno.

Inoltre, va detto che i frutti della riforma liturgica sono molto amari: sacrilegi che si moltiplicano ovunque, perdita del senso del sacro, volgarità, abiti immodesti anche nel presbiterio, cattiva abitudine di distribuire la Santa Eucaristia nella mano, ecc.
Come qualcuno ha detto, è necessario riconoscere che esiste un rapporto di causa ed effetto tra la desacralizzazione della nuova liturgia e la legalizzazione dell’aborto: perso il senso del sacro, si è perduta l’inviolabilità della vita innocente nel grembo materno.

Dunque, affermo con la coscienza pulita davanti a Dio che non sono obbligato ad aderire alla nuova liturgia. Nessun cattolico è obbligato ad accettare l’ecumenismo condannato da Pio XI nella Mortalium animos e che è diffusamente presente nella liturgia aggiornata; nessun cattolico è obbligato ad accettare la libertà di culto condannata per millenni dalla Tradizione e dal Magistero, sfigurando la solennità di Cristo Re; nessun cattolico è obbligato ad accettare la Messa versus populum condannata da Pio XII nell’enciclica Mediator Dei; nessun cattolico è obbligato a dire che non è scandalo per un papa baciare il Corano, promuovere il culto della pachamama, o mettere una statua di Lutero in Vaticano.
Il famoso teologo Francisco Suarez SJ ha detto che un papa che sovverte la liturgia sarebbe scismatico.

Rivoluzione liturgica giammai!

Anápolis, 26 maggio 2022.
Solennità dell’Ascensione del Signore

26º anniversario della mia ordinazione sacerdotale col rito tradizionale con l’imposizione delle mani di Sua Eminenza il Cardinale Alfonso Maria Stickler, nel palazzo del Sant’Uffizio.





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maggio 2022
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