SU GESU' E LA “SACRA SINDONE”

La Sindone è il lenzuolo funebre di Gesù Cristo?

di Francesco Lamendola

Pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia







Chiunque abbia seguito, anche solo distrattamente, le vicende relative alla Sacra Sindone di Torino, o meglio le vicende relative agli esami scientifici condotti su di essa, per iniziativa della Chiesa cattolica, a partire da cinquanta anni fa, e alle continue polemiche sulla sua autenticità, si sarà posto ingenuamente la domanda: ma perché esiste un partito di scienziati e divulgatori scientifici così ostinato nel voler togliere credibilità a tale reliquia?
Dopotutto, ci si può domandare, se la Sindone è autentica, ossia se è veramente il lenzuolo funebre di lino nel quale fu avvolto il corpo di Gesù Cristo dopo la deposizione dalla croce, essa prova la Sua Morte, non la Sua Resurrezione. E allora come mai gli atei militanti e i nemici del cristianesimo non desistono dal lanciare i loro zelanti attacchi contro un oggetto che, a ben considerare, non avvalora in alcun modo, di per sé, la cosa più importante della fede cristiana, ossia la vittoria di Gesù Cristo sulla morte, primizia della resurrezione universale?

Sono stati soprattutto i ricercatori di Oxford, Zurigo e Tucson in Arizona (guarda caso, si tratta di tre Paesi non cattolici), nel 1988, a sottoporre parti della Sindone alla datazione con il metodo del radiocarbonio (carbonio-14), e a giungere alla conclusione che quel tessuto non può risalire a prima del 1260, né a dopo il 1390. Dunque esso non esisteva quando i Crociati conquistarono Costantinopoli nel 1204, e verrebbe così a cadere una delle tappe più importanti dell’itinerario della Sindone da Gerusalemme a Chambéry, nel ducato di Savoia.
Ma si tratta di risultanze scientifiche assolutamente certe e definitive? Sembra proprio di no, e tuttavia, a partire da quel momento, l’ambiente scientifico internazionale, che si era sempre occupato della cosa piuttosto malvolentieri e solo se tirato per i capelli, ha assunto un atteggiamento negativo generalizzato; tanto che i mass-media, che sono l’altro veicolo della odierna cultura scientista, si regolano come se la sua inautenticità fosse stata provata in via risolutiva e la questione sia da considerarsi chiusa una volta per tutte: a meno di voler mettere a rischio la propria carriera professionale.




La Sindone è il lenzuolo funebre di Gesù Cristo?


Non avendo noi alcuna specifica competenza per poter entrare nel cuore del discorso, ci asteniamo da qualsiasi presa di posizione; rileviamo, tuttavia, che quegli studiosi, stimabili professionalmente e dotati di un curriculum accademico di tutto rispetto, che sono giunti ad altre conclusioni, magari dopo mezzo secolo di ricerche, non ricevono altrettanto spazio sui mass-media e non hanno la possibilità di far sentire con altrettanta forza le loro argomentazioni; sicché il grosso pubblico è rimasto persuaso, dal 1988, che non ci sia altro da dire sulla questione e che la Sindone sia solo una goffa imitazione del sudario di Cristo.
Eppure chi ha seguito almeno un poco gli studi su di essa sa che è difficilissimo, per non dire umanamente impossibile, realizzare un manufatto con quelle caratteristiche, che non presenta un’effigie dipinta, ma una figura che è come se si fosse disegnata per una sorta di radiazione dal corpo sottostante.

Dopo una vita di studi, sono convinto che la Sindone sia vera. Lo direi anche se fossi ateo.
Sono le parole  del massimo studioso italiano in materia, e probabilmente il massimo studioso in assoluto, Pierluigi Baima Bollone, medico e ordinario di Medicina legale nell’Ateneo torinese, che fin dall’ormai lontano 1969 era stato incaricato ufficialmente dall’arcivescovo di Torino di studiare con i più moderni metodi scientifici la sacra reliquia custodita nel Duomo di San Giovanni; e che da allora ha trovato solo conferme, e nessuna smentita, della sua autenticità.
A noi la sua opinione fa un certo effetto; non sappiamo se ne faccia altrettanto a quanti si pongono spassionatamente di fronte al mistero che aleggia intorno alla veneranda reliquia, tenuto conto che il metodo della datazione al radiocarbonio non è infallibile, e già in altri casi è stato clamorosamente smentito. Come ignorare le conclusioni di un eminente medico legale che ha studiato quell’oggetto, senza mai allentare l’impegno, nell’arco di ben cinquanta anni?




Perché esiste un partito di scienziati e divulgatori scientifici
così ostinato nel voler togliere credibilità a tale reliquia?


A conclusione del suo ultimo libro 2015 La nuova indagine sulla Sindone (Priuli & Verlucca, 2015, pp. 299-301) egli scrive:

Nell’ultimo mezzo secolo si sono accumulate le conoscenze merceologiche, tessili, fisiche e chimiche che si integrano e convergono sulla dimostrazione delle più intime caratteristiche.  La Sindone è risultata infalsificabile anche con i più sofisticati mezzi dei moderni laboratori scientifici.

L’unica voce che voleva essere discordante, la radio datazione con il carbonio 14 che la definiva un banale manufatto medievale e come tale non autentico, non ha retto di fronte ad alcune incertezze del metodo che ha condotto, tra l’altro, a rivalutazioni di alcune determinazioni precedentemente offerte ed alle critiche radicali di come fu condotto in concreto l’esame della Sindone.

Questa Sindone, in quanto immagine del cadavere di un uomo deceduto di morte violenta, fa parte delle competenze della Medicina Legale, In esse rientrano lo studio delle caratteristiche etniche e somatiche dell’uomo crocifisso, l’analisi delle lesioni del suo corpo, la valutazione delle cause del decesso e le indagini di laboratorio sulle  tracce che vi si trovano, in particolare di sangue. Si tratta di persona di alta statura, magra ed atletica, simili a reperti ossei dell’epoca ed a soggetti mediorientali dei nostri giorni.

Il Vangelo di Luca, che la tradizione ritiene medico, nel racconto della crisi di Gesù verificatasi nel podere del Getsèmani, ci informa che «il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano per terra». La frase potrebbe semplicemente voler rappresentare una sudorazione di intensità e carattere simile al gocciolare di sangue, ma su questa sola base da sempre si ritiene che Gesù abbia veramente sudato sangue. La letteratura clinica più recente conferma la possibilità del fenomeno, continua a descrivere nuovi casi e lo lega a intensi stress psicofisici quali quelli da lui patiti alla vigilia della passione. La diffusione di sangue su tutta la superficie delle immagini sul lenzuolo potrebbe essere legata, almeno in parte, a tracce essiccate sulla cute a seguito di quel fenomeno.

Non c’è alcun dubbio che la Sindone abbia racchiuso il cadavere di un uomo deceduto da poco e non il corpo di un sopravvissuto in stato di morte apparente, sia perché sulle immagini sono ben evidenti i segni di uno stato di “rigor mortis” (rigidità cadaverica), perché si scorge una ferita al torace che discontinua la parete costale nella sua completezza e così ampiamente da non essere suscettibile a quell’epoca di alcun trattamento terapeutico; sia per il fenomeno della “disserazione” del sangue che ne è fuoruscito, che mostra la separazione della parte corpuscolare da quella sierosa, il che si realizza solamente a morte avvenuta.

Le lesioni dell’Uomo della Sindone corrispondono esattamente alla ricostruzione della Passione e della Morte di Gesù, formulabili sulla base della lettura incrociata delle narrazioni parallele dei quattro Vangeli canonici e delle acquisizioni scientifiche sul lenzuolo. Quanto alle cause che hanno determinato la morte di chi fu racchiuso nella Sindone, i Vangeli, pur senza intenzione narrativa, dettagli descrittivi né riferimenti medici mirati, forniscono una descrizione stringata ma con informazioni sufficienti per  affermare al di là di ogni ragionevole dubbio che Gesù morì in croce e proprio a causa della crocifissione. Questa forma di crudele esecuzione capitale, come tutte le sospensioni agli arti superiori, se prolungata per qualche tempo determina la morte per asfissia meccanica. Ciò avviene perché la trazione esercitata dagli arti superiori sui muscoli ausiliari della respirazione e sui muscoli intercostali e, contemporaneamente, la forza di gravità sul fegato e sugli altri visceri addominali e sul diaframma, realizzano la progressiva immobilizzazione dei movimenti respiratori fino alla morte. Gesù viene crocifisso al termine di una prolungata vicenda di deprivazioni, sofferenze, traumi contusivi e ferite. Il meccanismo letifero è complesso e prolungato. Alla fatica, al dolore, alla disidratazione ed allo shock si sovrappone l’asfissia meccanica della crocifissione. Matteo e Marco ci informano che alla fine Gesù dette un gran grido e spirò. Questo è riconducibile al momento terminale della esecuzione quando un soggetto tanto provato come era Gesù, in una situazione di “inspissatio sanguinis”- vale a dire di sangue iperdenso, iperviscoso e povero od ormai privo di ossigeno a seguito del meccanismo asfittico della crocifissione  che si è sovrapposto – si realizza una dolorosissima ischemia cardiaca terminale all’origine del grido finale.

Per tutte queste ragioni l’unica ipotesi, verificata statisticamente con un così elevato grado di massima probabilità da integrare la certezza, è quella che nella Sindone sia stato davvero raccolto il cadavere di Gesù.




La Sindone si trova a Torino che è notoriamente una città “magica”,
nonché la centrale storica della massoneria italiana!



Torniamo perciò alla domanda iniziale: se la Sindone testimonia soltanto il fatto storico della Morte di Gesù, e nulla può dimostrare circa il fatto della Resurrezione, perché la sua autenticità viene tanto osteggiata, perché il solo parlarne come di una reliquia quanto meno verosimile, suscita così aspre reazioni d’insofferenza e di fastidio? Crediamo che una risposta a questa domanda si debba articolare su due livelli: locale e generale.

A livello locale, non si può ignorare il fatto che la Sindone si trova a Torino e che Torino è notoriamente una città “magica”, nonché la centrale storica della massoneria italiana, legata a filo doppio, nel corso del XVIII e XIX secolo, alla massoneria anglosassone, filo-protestante, e specialmente a quella francese, più illuminista e libertina, avendo assunto da entrambe una forte connotazione anticattolica.
E questa è una fondamentale chiave di lettura per capire le vicende del Risorgimento e perché proprio i Savoia, sovrani e massoni secondo il modello dei monarchi “illuminati” del Settecento come Federico di Prussia, presero la guida del processo di unificazione politica italiana, e perché nelle regioni che venivano via via annesse allo Stato sabaudo la prima vistosa iniziativa politica consisteva nella soppressione degli ordini religiosi e nella confisca di chiese, conventi e proprietà ecclesiastiche, messi subito all’asta, senza alcun riguardo per i sentimenti religiosi delle popolazioni.
Le architetture di Torino sono strapiene di simboli massonici, in particolare la Mole Antonelliana e la chiesa della Gran Madre di Dio (che già dal nome suscita perplessità, poiché evoca atmosfere pagane più che cristiane).
Quanto all’aspetto magico, per le anime belle – quelle che fanno una rigorosa distinzione fra magia bianca e magia nera – Torino è uno dei vertici del “triangolo della magia bianca”, assieme a Lione e Praga; ma è certo che essa è anche uno dei vertici del triangolo della peggiore magia nera, insieme a Londra e San Francisco. Si può pertanto capire che la presenza, in quella stessa città, di una reliquia così importante e così venerata, non debba fare molto piacere ai massoni e ai satanisti (quelli stessi che attentarono alla vita di San Giovanni Bosco), e che essi giudichino necessario controbilanciare la sua possibile influenza positiva sulle anime mediante una sistematica, e apparentemente scientifica, campagna di delegittimazione.




Gesù Cristo stesso disse: "E voi chi dite che io sia?"


A livello generale, la Sindone, se autentica, non dice nulla, certo, sul fatto della Resurrezione, però dice molto, moltissimo, sul fatto dell’esistenza reale, storica, effettiva, di Gesù Cristo.
In molti ambienti anticattolici si spera ancora di utilizzare in qualche modo le vecchie armi spuntate dei negatori puri e semplici della storicità di Cristo e della riduzione del suo culto a un semplice mito (come se un mito religioso potesse nascere e formarsi in pochi anni e non richiedesse, invece, decenni e secoli). I quali ebbero il loro momento di maggior visibilità fra il XVII e il XIX secolo, ma lasciarono dietro a sé molti nostalgici, nonostante l’evidente assurdità del loro assunto, ancora in pieno XX secolo.
Tale fu la linea di ”ricerca” tenuta da un noto storico delle religioni, Ambrogio Donini (1903-1991), marxista di ferro e senatore del P.C.I., guarda caso torinese e discepolo prediletto, chi sa perché, del capofila dei modernisti italiani, il prete scomunicato Ernesto Buonaiuti: quello, per intenderci, che affermava: Bisogna riformare Roma con Roma, ossia teorizzava quel che è accaduto effettivamente sotto i nostri occhi, la penetrazione massonica nella Chiesa al fine di farle cambiare indirizzo, modificare la pastorale, stravolgere la liturgia e perfino alterare la dottrina e il magistero.
Ora, l’autenticità della Sindone smentisce una volta per tutte le leggende relative alla nascita del cristianesimo come una variante dei miti solari di provenienza orientale, e mette ogni singolo essere umano di fronte alla certezza storica dell’uomo Gesù Cristo, interrogandolo con le stesse parole del Maestro: E voi, chi dite che io sia? In fondo, è la risposta a questa domanda che segna il discrimine fra l’agostiniana Città di Dio, costruita dall’amore degli uomini per il loro Creatore e Redentore, e la diabolica Città terrena, costruita dagli uomini sul disordinato amore di sé.





giugno 2022
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