CHIESA DELL’800

di Luciano Pranzetti





Medina - Malta - Chiesa dell'Annunciazione



Il giorno 11 gennaio del 2013, presso il “Salone delle conferenze” della chiesa parrocchiale “San Giuseppe” in Santa Marinella, si tenne un incontro sul tema: “Lettura biblica” motivato, si diceva, dalla necessità di diffondere, tra le famiglie cattoliche, la conoscenza e l’interpretazione della Sacra Scrittura.
Dirigeva mons. Giovanni Di Michele, canonico della Cattedrale diocesana de La Storta (Roma). Nel corso del dibattito si formò un contrasto, tra il mons. e noi, per via di alcune affermazioni circa la Chiesa preconciliare, in ispecie quella dell’800, definita, dal rev.do, retriva, poco aperta e addirittura “delinquente”.
Noi, sulle prime, tentammo di replicare ma poi, considerando la presenza di alcuni adolescenti, onde evitare momenti di forte tensione, decidemmo di rispondere in termini chiari il giorno successivo per mezzo di un intervento da far recapitare, come allegato alla posta elettronica e in forma ufficiale, al monsignore.

Non sorprenda il tratto confidenziale con cui – come si leggerà – ci rapportammo con don Giovanni, ché nota è la nostra antica amicizia e conoscenza con lui, risalente ai primi anni ’60 quando svolse, a Santa Marinella, la funzione di Vice Parroco.

Puntuali, il giorno dopo, gli inviammo un articolato, e giustamente polemico, intervento che, ritrovato in fase di riordino delle nostre carte, vorremmo pubblicare quale elemento di riflessione.

Postilla: la riunione avvenne l’11 di gennaio 2013. Un mese dopo, l’11 di febbraio – giorno anniversario di Lourdes - Papa Benedetto XVI annunciava le sue dimissioni concorrendo ad aggravare la situazione ecclesiale col consentire l’elezione del cardinale Mario Jorge Bergoglio quale Pontefice di Santa, Cattolica, Apostolica e Romana Chiesa col nome di Francesco che - è storia e cronaca corrente – sta compiendo, consapevolmente, un’opera di demolizione della bimillenaria e santa Tradizione. 

* * *

Don Giovanni carissimo:
una madre può annoverare, tra i suoi figli, gli ottimi e i buoni così come i cattivi e i pessimi. Nella rete evangelica incappano pesci buoni e pesci malvagi e nel campo di grano può crescere la zizzania.
Solo un Enzo Bianchi può pensare, dire e, con supponenza, scrivere che, in chiesa, “meglio pochi ma buoni” facendo intendere essere lui, e la sua Bose, quello buono. Pertanto non è strano che, come tu ci hai informato, possa essere esistito un vescovo cattolico USA che si oppose, nel 1856, alla integrazione razziale. Un “delinquente”, come tu lo hai definito, e “delinquente” la stessa Chiesa, in particolare quella dell’800 e i suoi Papi: parola di padre Giacomo Martina, il quale aveva, però, dimenticato che una cosa è la Santa Chiesa, cioè Cristo – indefettibile, eterna - una cosa sono gli uomini di Chiesa e, stranamente aveva, ancora, dimenticato – lui storico di professione – che a fronte di uno o più soggetti cattivi, la Chiesa annovera migliaia di santi e di ottimi cristiani.
Ma fa sempre un certo effetto, in prospettiva propagandistica e scandalistica, sputacchiare sulla Madre, specie se il mondo ti applaude.

Francamente, non mi sento di accettare, e lo rifiuto, siffatto argomentare e, ieri sera ho taciuto per non sollevare una lunga e accesa discussione che ci avrebbe portato fuori tema. Pertanto, mi permetto di esporti, ora e con calma, quelle osservazioni che allora, per garbo ed opportunità, mi son vietato di svolgere.

È una visione, la tua, tipica del cosiddetto spirito conciliarista che reputa tutta la Chiesa – teologia, liturgia, morale, catechesi, devozione, storia – antecedente al 1963, come esperienza da dimenticare, da cancellare, da eleggere, invece, quale esempio di fede adulta, consapevole, quella successiva. E se non è tua questa opinione, è senz’altro quella del defunto cardinal Martini, del Preposito dei Gesuiti, Diaz, delle Edizioni Queriniana e di tanti altri che tu, meglio di me, conosci. Sua Santità si ostina a parlare di ermeneutica nella continuità – arzigogolo, detto fra noi, sofistico di nulla significanza – ma vai a dirlo ai discepoli di Rahner, di Congar e del De Chardin. Vai a dirlo al cardinal Tettamanzi che, per tutta la sua pastorale milanese, si è speso per moschee, madrasse e incontri ecumenici!

La Chiesa dell’800 – tanto per tornare al tema – è la Chiesa che ha dato immane impulso alle missioni, diffondendole in tutto il mondo, la Chiesa che ha promosso la nascita e lo sviluppo di numerosissime congregazioni religiose, di tante associazioni laiche di supporto alla carità, la Chiesa che annovera centinaia e centinaia di martiri – Corea, Irlanda, Cina, Africa, Italia – la Chiesa che ricorda e onora le 25 suore e i 30 frati romani, sgozzati dagli scherani di Garibaldi, nel 1848, durante la gloriosa e mitica epopea della Repubblica romana, come ha scritto, nel 2011, una rivista pseudo-cattolica, il Frate Indovino.

È la Chiesa di un Papa martire, Pio VI, morto in un carcere napoleonico, la Chiesa di Papa Pio VII, colui che ribatté, intrepido, alle richieste del Bonaparte: “Non debemus, non possumus, non volumus.
È la Chiesa misericordiosa che sciolse dalle colpe lo stesso Napoleone. È la Chiesa di Gregorio XVI, un Papa tutt’altro che biasimevole – lodato persino dagli storici Bihlmeyer e Tuechle – ma denigrato solo perché ostile all’entrata, in massa, nelle strutture ecclesiali, dei laici, un Papa che ha combattuto gli assolutismi prussiani, il gallicanesimo, che ha fornito energia alle missioni, che ha favorito l’arte sacra, che ha escluso – ti stupirai, ma fu giusto – gli oppiomani dai sacramenti, reputando il vizio e la follia del drogato come incompatibili alla ricezione dell’Eucaristia.
È la Chiesa del beato Pio IX, colui che promulgò il dogma dell’Immacolata, che fu il promotore del Concilio Vaticano I in cui si affermò l’infallibilità papale, è la Chiesa di Leone XIII, l’estensore della grande enciclica Rerum Novarum.

È la Chiesa che ha dato al mondo figli e figlie, ornati di santità: G. B. Vianney (Curato d’Ars), M. Champagnat, Teresina di Lisieux, Bernadette Soubirous, Caterina Labouré, don Bosco, Domenico Savio, Faà di Bruno, G. Cottolengo, il Murialdo, don Orione, F. Cabrini, don Scalambrini, il cardinal Massaia, mons. Fransoni vescovo di Torino, torturato ed esiliato dal Cavour, e cento e cento e cento e cento ancora.

La Chiesa dell’800 è stata la Chiesa delle apparizioni mariane di Lourdes, di Rue de Bac, de La Salette – su cui sarebbe opportuno meditare riguardo allo stato attuale della Gerarchia – di Pontmain. Ma non mi meraviglio della tua uscita: padre Martina, lo sappiamo, è stato uno dei confezionatori della sindrome “mea culpa” che ha indotto il penultimo Papa a chiedere, 7 volte, perdono al mondo dipingendo o facendo immaginare, per contrapposizione, una Chiesa preconciliare fatta di briganti, assassini e delinquenti – come tu stesso hai ribadito.

Ma la Chiesa post 1963? Vogliamo vedere, e scoprire, di che elementi e di che caratura è questa nostra Chiesa – o, meglio, questi uomini di Chiesa, questa Gerarchia?
Intanto sarebbe da rammentare il vergognoso e vile “patto di Metz” (1962) con cui Giovanni XXIII – emissari i cardinali Bea e Tisserant – stabilì e ordinò che, durante il Concilio, non si parlasse del comunismo e di una sua possibile condanna e sarebbe da ricordare come in ossequio alle clausole di questo patto, Paolo VI – che dovrebbe essere a breve dichiarato beato! – spogliò della sua dignità di Primate d’Ungheria, il santo cardinal J. Mindzsenty, ignobilmente definito, dal cardinal Tisserant, “un perfetto imbecille”, martire del comunismo sovietico ma sacrificato perché ostacolo all’Ostpolitik del massone cardinal Casaroli, umiliando, in tal modo la “Chiesa del silenzio”.
Intanto questo per cominciare. E non tacerò della tresca, ordita tra Congar e Bea – dicembre del 1962 – nella cripta della sinagoga di Strasburgo, con gli esponenti del Giudaismo e della massoneria ebraica B’nai B’erith, per dar realtà a un documento conciliare concordato, quello noto come “Nostra aetate”.

Morto san Pio da Pietrelcina, sono scomparsi i santi, quelli veri. Madre Teresa da Calcutta – santa subito – è colei che ha dichiarato di non aver mai battezzato alcun bambino, vivo o moribondo, una santa che andava nelle pagode a pregare non sappiamo se Gesù o Buddha.
È la Chiesa in cui sono apparsi i faccendieri di stampo criminale – vedi lo scandalo IOR/Marcinkus e l’altro di SOLIDARNOSC: affari e delitti all’ombra della mafia (uccisione di R. Calvi, avvelenamento del finanziere M. Sindona); la Chiesa postconciliare in cui è  deflagrata la lebbra della pedofilia clericale; dove si è verificata, tra il 1968 e il 1980, la fuga di oltre 120.000 religiosi; dove la massoneria è stata riconosciuta come degna di rispetto dopo che nel 1983, dal CDC, a cura del Prefetto ex-Sant’Uffizio, cardinal Ratzinger, è stato cancellato il canone 2335 che la condannava con la scomunica “latae sententiae”; è la Chiesa che ha permesso di dare sepoltura, nelle venerande basiliche o in famose abbazie, a criminali assassini e a conclamati gnostici – Enrico De Pedis, il “Renatino” della famigerata banda della Magliana e il banchiere Raffaele Mattioli.  

In Brasile, ora – nello spirito più ecumenistico/dialogico – si celebrano Messe con i massoni, il santo Padre, Giovanni Paolo II si fa cresimare, sulla fronte, da una sacerdotessa indù, con lo sterco sacro di vacca, e partecipa, nel Togo, a riti di stregoneria, bacia il Corano, fa intronizzare l’idolo di Buddha sul tabernacolo della chiesa di San Pietro in Assisi (1986) ma vieta l’entrata, in città, della statua della Madonna di Fatima per non urtare la suscettibilità delle religioni (!) convenute in quel festival sincretistico che fu Assisi, ripetuto per altre due volte. Sua Santità, Benedetto XVI, in uno dei tanti viaggi, riceve lo “spirito degli antenati”, facendosi imporre le mani di uno sciamano e, replicando l’uscita di Giovanni Paolo II a Paderborn (1996), dichiara Lutero uomo di profonda spiritualità di cui dovremmo cercar di apprezzare il desiderio di riforma!

La Chiesa postconciliare è quella della Comunione sulla mano, della cremazione, delle chiese-capannoni, dei balletti intorno all’altare, dei matrimoni animati da fischi con le spose discinte, dei funerali officiati da scroscianti applausi spettacolari, ollivudiani.
È la Chiesa ove ogni sacerdote s’inventa una liturgia sua, dove si celebra il feticismo con il collocar pupazzi e ninnoli sugli altari – il ricordino del defunto! – o addirittura motociclette.
È la Chiesa dove trovar un inginocchiatoio – vedi San Pio a San Giovanni Rotondo - è come cercare un alieno e dove Gesù Eucaristia è stato sistemato – da quel bravo massone di Renzo Piano – in una cameretta zeppa di simboli esoterici.
Una Chiesa i cui preti d’assalto e ultrasamaritani si vantano sui giornali, di aiutare le donne povere e le prostitute ad abortire senza che dal Magistero o dalla Curia arrivi loro un richiamino, almeno. Vero don Andrea Gallo?
Una Chiesa i cui prìncipi, sposata la teoria evoluzionista – perché a questo servono docenti laici darwiniani nelle Università pontificie! – e fatta propria la cultura di Tubinga, presentano e commentano i libri della Scrittura come racconti mitologici, come simbologie, dove la creazione, narrata da Genesi, è data come una “metastoria”, un “archetipo” junghiano.

Una Chiesa il cui Segretario di Stato, il cardinal T. Bertone, dichiara essere, il comico R. Benigni uno dei più grandi teologi del ‘900. Una Chiesa il cui prìncipe, cardinale di Vienna, permette, presso il Museo diocesano, l’esposizione di una tela raffigurante una blasfema, empia, stomachevole e sodomitica “Ultima Cena”.
Una Chiesa il cui Prefetto della S.C.D.F., cardinal G. Müller, dopo aver detto la sua – un dubbio (eufemismo!) bello e buono sulla Verginità post-partum della Madonna - adesso ci viene a catechizzare sul termine “transustanziazione” spiegandoci che è un termine antiquato e affatto erroneo, dacché – così la pensano luterani ed anglicani con i quali si va d’accordo senza vincolo di evangelizzazione – la vera realtà di Cristo Eucaristia è una “transfinalizzazione”, cioè: un pezzo di pane e alcune gocce di vino che vanno “finalizzati” per una simbologia di un Cristo simbolico, simbolicamente presente.
Alessandro VI Borgia, pur tra le nefandezze ascrittegli, non si permise mai di alterare il Depositum Fidei, ma questo prelato ci sta riuscendo tra il silenzio di pochi e il consenso di molti.
Concludo questo catalogo di esempi, che sono legione potendo continuare per altre pagine e pagine, con l’ultima aberrante e codarda posizione della Chiesa postconciliare – o di alcuni uomini di Chiesa – secondo la quale “La Chiesa afferma, sullo spirito del Concilio e sul precetto ecumenico, di non operare mai per la conversione degli Ebrei” - Parola del cardinal Bagnasco, effetto di quella tresca di cui dissi sopra. E pensare che Gesù è venuto anche per le pecorelle smarrite di Israele. Tradimento, non c’è che dire, del mandato da Lui consegnato agli apostoli e ai loro successori (Mt. 10, 5 - Gv. 10, 16).

Caro don Giovanni: due Chiese opposte? La Chiesa postconciliare peggiore della precedente, la precedente migliore della postconciliare? No! È la stessa Chiesa, quella di prima e quella di oggi, santa e peccatrice – casta meretrix – che io amo come Mia Madre i cui figli e miei fratelli sortiscono buoni, cattivi e neutri, e prego per Lei e per Lei io metto in campo le mie forze per difenderla, e non per deprimerla, davanti ai suoi avversari. Tuttavia, gettando uno sguardo leggermente critico, dico che non possiamo non allarmarci della presente situazione visto che il Papa è stato costretto ad istituire un Consiglio per una “nuova evangelizzazione” da esercitare nelle stesse comunità cattoliche.

Io credo che, più che conoscenza biblica, la comunità ecclesiale avrebbe bisogno di sacerdoti santi, di pastori che difendano il gregge di Cristo dai lupi, di luminosi esempi da imitare.
Nella Chiesa dell’800 non dubito che a conoscere la Sacra Scrittura fosse un 3% dei cattolici, ma quanta fede nei semplici popolani, quanta partecipazione ai riti e ai sacramenti, quanta umiltà ed abnegazione nelle famiglie che, oggi, al primo screzio si sfasciano.
È bene che la Parola di Dio venga studiata, certamente, ma non perché, come affermava il defunto cardinal Martini “La differenza non sta tra chi crede o non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa”. Ecco servito Cartesio a cui sta contrapposta la Parola di Cristo il Quale decide diversamente: prima di pensare bisogna credere. È quanto afferma “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc. 16, 16).

E allora, se i frutti del Concilio sono questi – fede adulta, partecipazione attiva, ma tanto velleitarismo – un minimo di obiettività dovrebbe indurci a fare “mea culpa” su questa Chiesa e non su quella dell’800.
 
Tanto mi sentivo di dirti, con rispetto, deferenza ma con franchezza.

Luciano Pranzetti

Santa Marinella, 12 gennaio 2013 – Battesimo di Gesù





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