Papa Francesco

… le nostre lacrime non son più di commozione,
ma di dolore, d'angoscia…

di Vinicio Catturelli


Era il pomeriggio di mercoledi' e mi trovavo a Montecatini nell'appartamento di Osvaldo Ravoni che dà sull'elegante viale dove, la mattina, avevamo preso il primo solicello, come lucertole, accovacciati ai tavolini di un bel caffè dove assaggiammo anche le fragranti “cialde”, il dolce tipico dellla città … e i ricordi belli di tanto, tanto tempo fa,  si accavallavano fin dal mattino, scacciando i tetri “fantasmini”, tipici  della vecchiaia, che tante inquietudini creano negli stanchi cuori.

E il discorso tornava lì, sulla nostra Messa, sulla nostra bimillenaria liturgia, sul tragico cambiamento della nostra Chiesa dopo il Concilio Vaticano II in nome del cui “spirito” tante nefandezze sono state compiute in “quest'atomo opaco del male” …quanti lustri sono trascorsi da quando con Luigi Gedda, con lo stesso Ravoni, con il sottoscritto e un allor giovanissimo Piero Vassallo,  in accordo con  i vescovi toscani (ricordo gl'incoraggiamenti e i nostri colloqui con il  cardinale Elia Dalla Costa, il suo coauditore Ermenegildo Florit, Mons.Dino Romoli vescovo di Pescia e severo visitatore apostolico sotto Paolo VI, mons. Pietro Fiordelli, poi portato nei tribunali “repubblicani” per aver difeso il matrimonio cristiano indissolubile!) parlammo in quasi tutte le diocesi mettendo in guardia i fedeli dalla sovversione che avanzava non solo da fuori ma , e soprattutto, da dentro la Chiesa… iniziavano allora quelle battaglie che continueranno, poi, ad ogni elezione, per scongiurae, l'allora incombente pericolo comunista , con l'URSS che ci teneva il fiato sul collo, poi la difesa del matrimonio indissolubile ma, prima ancora, con il Concilio Vaticano iniziò la battaglia per la difesa della liturgia perchè subito capimmo che non si poteva cambiare la “lex orandi” senza cambiare la “lex credendi”… e allora la nostra battaglia (e chi scrive combatté la 'buona battaglia' in Argentina, insieme a p.Raoul Sanchez Abelende, presso l'Universita' di Buenos Aires per oltre un cinquantennio) si fece davvero dura perché contro di noi si scagliarono i modernisti, lupi travestiti da agnelli, che addirittura ci contestavano la “disobbedienza” in un periodo in cui - scriveva Mons.Marcel Lefebvre - «Il capolavoro, (le coup magistral) di Satana è l'esser riuscito a gettare nella dissobbedienza in nome (par la vertu) dell'obbedienza» per cui «l'obbedienza nel caso, dovrebbe essere un rifiuto categorico (l'obeissance devrait etre un refus categorique) perchè l'autorità, anche legittima, non può comandarci un atto reprensibile, cattivo, perché nessuno ha il diritto di farci diventare protestanti o modernisti

E allora consentiva Osvaldo Ravoni : “ci sono voluti cinquant'anni perché un papa riconoscesse solennemente che avevamo ragione che la Messa di San Pio V, la nostra Messa, la Messa di sempre, non potevano togliercela e che quindi non eravamo né scomunicati né disobbedienti nel pretenderla, nel rifiutare, pur considerandoli legittimi, i nuovi riti”.
Già dicevamo allora che i cambiamenti del Concilio, quell'autodistruzione della Chiesa, quell'apostasia, che ancora dura, di vescovi e sacerdoti era frutto di Satana, l'eterno Nemico e allora ci bollavano non solo  come eretici ma  come pazzi, finché un altro papa, Paolo VI, non disse ufficialmente e pubblicamente le stesse cose che dicevamo noi: “Speravamo - disse quel papa della sofferenza e della solitudine - che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole, una giornata di primavera per la Chiesa, e invece abbiamo avuto un rigido e tenebroso inverno...il Fumo di Satana è entrato nel Tempio di Dio da qualche fessura”.

Ma noi 'disobbedienti per obbedienza' amammo quel papa e lo abbiamo portato come esempio e difeso per quella sua stupenda e fondamentale enciclica l'“Humanae vitae” che volle promulgare contro il parere di tutti o quasi tutti i suoi vescovi, i suoi collaboratori e quella stessa commissione di esperti che lui stesso aveva nominato. Rimase solo, di fronte a Dio, Paolo VI, ma , accanto a lui ci fu un umile cappuccino, padre Pio da Pietralcina, che lo guidò e che un successore di papa Montini, il Beato Giovanni Paolo II, ha voluto alla gloria degli altari.

Ecco quello vuol dire essere “papisti”: amare e sorreggere il papa, essere pronti anche al Martirio, quando il successore di Pietro solennemete proclama un dogma o sostiene una verità di Fede o la morale.
Dunque obbedienti nella disobbedienza come ci è stato riconosciuto!

Ma quali battaglie, quanti drammi umani, quanti tradimenti (Giuda era insieme ai dodici apostoli, figurateci se non era e non è nelle nostre file!), quante abiure, quante lacrime… cinquant'anni di silenzioso martirio… almeno questo concedetecelo; a chi , pur riconoscendo la nostra coerenza , ci dice “Sì, ma la coerenza è propria dei poveri di spirito!” noi rispondiamo che ci mette un fiore all'occhiello, ci dà una delle più belle onorificenze, quella della fedeltà a Cristo, alla Chiesa: “Beati i poveri di spirito!” dice il Vangelo!

Ebbene ci voleva la commissione episcopale tedesca (e le commissioni episcopali sono opere deleterie del Concilio per limitare i poteri del Santo Padre e dei vescovi, per impedirne il loro pieno ministero!) per fare a pezzi l'enciclica di Paolo VI, l'“Humanae Vitae”, quel gioiello inestimabile di sapienza, saggezza e fede che ci donò lo stesso Gesù Cristo attraverso il suo Vicario in terra. Quella Commissione episcopale tedesca che ha calpestato l'insegnamento “infallibile” del Papa e che, per ragioni di “cassa”, ha permesso, che, nelle cliniche cristiane, si effettuasse l'aborto… seppur ipocritamente, nascosto con la “pillola del giorno dopo”, altro non è se non un omicidio (anzi il più abominevole e ripugnante dei delitti !).

Dunque, mentre tornavano alla mente questi ricordi, mentre due “poveri vecchi”, che sono ormai alle soglie dei novant'anni, erano in attesa della “fumata bianca”…  eccola levarsi candida e beneaugurante dal fumaiolo della Cappella Sistina e, non lo nego, una commozione che nei vecchi diventa pianto, ci prese ambedue specie dopo che dal campanile delle chiese di Montecatini le campane si sciolsero in un doppo di festa che pareva dirci: “Coraggio! La solitudine, lo sconforto, l'angoscia, sono scomparsi, ora abbiamo nuovamente il Papa, il Vicario di Cristo, la nostra stella polare… 'lo dolce Cristo in terra' che va amato 'anche se fusse lo dimonio incarnato' come ci ricorda, virilmente, Santa Caterina da Siena…”

E il tempo sembra non passar mai nell'attesa di conoscere il nome del nuovo papa.
Ho un “notes” con i nomi dei cardinali, alcuni contrassegnati nelle categorie umane (“troppo umane”) di “conservatori” e “tradizionalisti” poi , finalmente si apre la finestra e appare la croce astile e il piccolo corteo, io vedo e capisco: il nuovo papa sarà Bergoglio, lo conosco assai bene… praticamente la maggior parte della vita l'ho trascorsa nella sua diocesi… mi si prende una sorta di magone allo stomaco, conosco l'arcivescovo di Buenos Aires come un “progressita”, come il pupillo del defunto Cardinal Martini, come l'antagonista di Ratzinger al precedente conclave e, soprattutto, come un nemico della liturgia tradizionale, una persona - diceva di lui il defunto padre Raoul Sanchez- “assolutamente aliturgico”.

E guardo, più che il volto a me ben noto di Bergoglio, il volto angosciato di Mons. Guido Marini, il cerimoniere, l'uomo che fu fedele al nostro amato Benedetto XVI, un volto che fa comprendere quello che ci aspetterà.
Il Cardinal Bergoglio rifiuta l'uso della mozzetta come vuole la millenaria tradizione della Chiesa e che indossarono anche i suoi recenti predecessori (vedi le foto), mette la stola il tempo per dare una veloce benedizione, non solenne e non cantata, e, prima, incredibilmente è lui, con un gesto da setta carismatica, che si inchina e che chiede alla folla una 'benedizione' (!?), porta la sua 'croce di ferro' all'uso di Helder Camara… certamente un papa 'educato' e infatti saluta: “Buonasera” e poi “Buonanotte, buon riposo” e, nei giorni a venire, “Buongiorno” “Buon appetito”… ignorando quel “Sia lodato Gesù Cristo” con il quale il Beato Giovanni Paolo II coinquistò i fedeli.

Ravoni  esclama mesto mentre sta facendo le sue vignette: “Siamo tornati indietro di cinquant'anni...ai tempi del rigido inverno del Concilio… alle persecuzioni” …
Non so cosa dire e noto che ora le nostre lacrime non son più di commozione ma di dolore, di angoscia...





marzo 2013

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