Bergoglio e il Buddha


di Belvecchio




Monaci buddhisti adorano il Buddha



Il 17 giugno 2022, appena trascorsa la Festa del Corpus Domini, Bergoglio ha ricevuto in Vaticano una delegazione di 33 monaci buddisti insieme a 60 buddisti laici e a rappresentanti dei cattolici thainlandesi.




Un incontro cordiale che ha ricordato soprattutto il cinquantesimo anniversario del pari incontro tenuto da Paolo VI il 5 giugno 1972, e che è stato accompagnato da non pochi scambi di doni e da buddhistici saluti.









Nel 1972, Montini ebbe a dire:
«Abbiamo un profondo rispetto per i tesori spirituali, morali e socio-culturali che vi sono stati donati attraverso le vostre preziose tradizioni. Riconosciamo i valori di cui siete custodi e condividiamo il desiderio che vengano preservati e promossi. Ci auguriamo che ci sia un dialogo sempre più amichevole e una stretta collaborazione tra le tradizioni che rappresentate e la Chiesa cattolica. Tali contatti possono essere il mezzo per un reciproco arricchimento e aiutare a portare avanti la causa della giustizia e della pace in un mondo che ha bisogno dello sforzo unito di quante più persone possibile, se vuole superare i gravi problemi che deve affrontare».

Nessuna meraviglia, quindi, se il 17 giugno u. s. Bergoglio ha potuto affermare:

«Il Buddha e Gesù hanno compreso la necessità di superare l’egoismo che genera conflitti e violenza. Il Dhammapada riassume così gli insegnamenti del Buddha: «Evitare il male, coltivare il bene e purificare la propria mente – questo è l’insegnamento del Buddha» (Dph 183). Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.  Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34).
«È nostro compito oggi guidare i nostri rispettivi fedeli a un senso più vivo della verità che siamo tutti fratelli e sorelle. E ciò comporta che dovremmo lavorare insieme per coltivare la compassione e l’ospitalità per tutti gli esseri umani, specialmente per i poveri e gli emarginati».

Dobbiamo ammettere che non ci mancava questa esplicita professione di fede nella parità tra Gautama Buddha e Gesù di Nazareth; visto che è stata già espressa negli ultimi 50 anni postconciliari, ma se errare è umano, come hanno dimostrato i Papi conciliari da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, perseverare è diabolico, come dimostra oggi Francesco.







Povero Francesco! … cosa avrebbe dovuto fare se non ricevere i buddhisti? Ma avrebbe potuto evitare di incoraggiare gli ex cattolici che hanno abbracciato la credenza buddhista: non si incoraggia l’apostasia, se non condividendone l’essenza!

 


giugno 2022
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