UN PO’ QUI E LÀ'

di Luciano Pranzetti



Abbiamo atteso che qualche devoto fedele, assiduo a frequentare siti ed emittenti tv di varia programmazione religiosa, come tv2000 di proprietà CEI, intervenisse su taluni momenti di equivoca concettualità che puntualmente si ripetono con disinvolta disattenzione.
Ed allora, prendendo noi l’iniziativa di operare “pro veritate”, ancora una volta entriamo nell’arengo a portare il modesto contributo alla correzione di tre luoghi erronei di cui due di inopportuno e deviante lessico e uno contiguo all’eresia che tratteremo per ultimo pur essendo “quello che più ha di felle” (Par. IV, 27).

Andiamo sulla citata benemerita emittente CEI – tv2000 – e, segnatamente su tre programmi: Santa Messa delle ore 7,00 – Santo Rosario da Lourdes, ore 18,00 – Coroncina alla Divina Misericordia (You Tube, Chiesa Madre Butera – 17 nov. 2016). 





1 – Tutte le mattine, sintonizzati su tv2000, assistiamo alla Santa Messa delle ore 7,00 che viene trasmessa, per periodi di circa un mese, da una chiesa diversa. È un appuntamento quotidiano iniziato da un paio di anni, da quando il morbo di Parkinson ci ha legato le gambe rendendoci difficile il recarci nella nostra chiesa parrocchiale.
La domenica, e il primo venerdì del mese, puntuale, don Massimiliano, aiutante del parroco, ci amministra l’Eucaristìa.
Questo per cronaca personale e veniamo all’argomento non prima di permetterci – data la nostra cultura musicale e la trascorsa attività di Direttore di polifonici cori – un giudizio personale sui canti che, covid-non-covid, sono quasi tutti caratterizzati da una lentezza esagerata, talora fuori tonalità e spesso privi di quella melodia che dovrebbe operare l’intima fusione con la “pietas”. De hoc satis.
  
Durante il rito, scorrono sullo schermo i sottotitoli con cui si informano i teleutenti da quale chiesa si trasmette la Santa Messa e sulla identità dell’officiante. Abbiamo più volte segnalato ai responsabili di tv2000 un termine che, data la natura del rito, mal si propone a precisare l’azione. Si legge, sulla striscia, la Messa “presieduta da” . . .
Qualcuno dirà che, in fondo, tràttasi di mera questione lessicale. Certamente, ma siccome le parole, secondo le Istituzioni di Giustiniano (II, 7, 3) – rammentate da Dante in V.N. XIII, 4 – altro non sono che la manifestazione dell’essere delle cose, ché questo significa l’aureo brocardo “Nomina sunt consequentia rerum”, ne deriva che il sacro rito – commemorazione della Passione e Morte di N. S. Gesù – è paragonato a una generica assemblea la cui gestione è affidata a un “presidente” che, naturalmente “presiede”. Tutto nasce da quella definizione che Paolo VI dette della Santa Messa: “Sinassi” di popolo, cioè assemblea.
Siccome non tràttasi di assemblea popolare ma, come dicevamo poco fa, del Mistero della commemorazione e rinnovazione incruenta della Passione e dell’Incarnazione di Cristo nelle specie eucaristiche del pane e del vino, il termine unico consentaneo alla Messa è “celebrata”.

Ma c’è un particolare che ci incuriosisce. Quando l’emittente tv2000 trasmette il sacro rito dalla Basilica di San Pietro, i sottotitoli annunciano “Santa Messa celebrata da Papa Francesco”. E allora, signori di tv200, vogliamo riportare ogni cosa al suo posto? O forse pensate che si tratti di due diverse Messe, una popolare e l’altra nobile?





2 – Ore 18,00 – tv2000 trasmette in diretta il Santo Rosario dalla grotta di Lourdes. È un venerdì e, secondo la tradizionale scansione, la meditazione verte sui misteri dolorosi. Giunti al quarto, l’incaricato che dirige gli interventi, annuncia: “Nel quarto mistero doloroso contempliamo il viaggio di Gesù al Calvario”. Eh, sì! Gesù, fatte le valigie e caricatele sull’automobile, va in vacanza sul monte Calvario dove l’aspetta un agriturismo.
Ci si perdoni la divagazione - ma è ciò che viene in mente di prima mano – collegata al vocabolo viaggio che esprime un’azione piacevole e che pure può risolversi in un disastro, certamente, ma che, nella complessiva visione semantica, configura un alcunché di organizzato, con orari di partenza e di ritorno e con gli intermedi movimenti ed eventuali contingenze. Un viaggio, insomma.

E così, la smania di cambiare formule e parole che, per la loro storica e tradizionale persistenza, agli intelletti, cresciuti a pane e concilio vaticano secondo, paiono obsolete, fuori moda, induce a sostituzioni ridicole.
Il termine che notifica il quarto mistero è salita in cui son presenti: la durezza del percorso, la verticalità dell’ascesa che comporta fatica, la necessitò di sostare per il recupero di una ancorché minima briciola di energia, la sete.
Se a tutto questo si aggiunga il personaggio che affronta la salita, cioè Gesù, carico della Croce, già debilitato dalla ematoidrosi (sudorazione di sangue patita nel Getsemani) e dalla flagellazione, dalla disidratazione, umiliato dalla parodia dell’incoronazione di spine che, ricordiamo, poste e calcate sul capo, sollecitano i recettori del dolore che, nel cuoio capelluto sono circa 230 per cm2,, allora si comprende quanto sia inopportuna e, soprattutto, irriverente, la variante addotta.

Sì, irriverente, perché non è lecito spacciare la Via Crucis per un . . . viaggio.






3 – L’anomalia, di cui ci occuperemo, riguarda una parte della nostra professione di fede, il CREDO. Stiamo per collegarci con tv2000 per partecipare, sulla piattaforma You Tube, al video della Coroncina alla divina misericordia, una devozione di cui evidenziammo – marzo 2022 – una erronea, claudicante formulazione dell’unicità, unità e trinità divina, presente nella preghiera, composta da Papa GPII, conclusiva del rito.

È, con questa, la seconda volta che la nostra attenzione si focalizza su un . . . puntino, laddove i convenuti alla recita della coroncina, professata la fede in “Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra” proseguono con medesima fede “e in Gesù Cristo, suo unico Figlio nostro Signore il quale fu concepito di Spirito Santo. . .”
Tutto bene? Niente affatto, per via di quel puntino – preposizione semplice di – che così com’è, connota, nella dizione “concepito di. . .” un complemento di materia come, analogamente nelle espressioni “ornato di – formato di – fatto di”. Ma il testo greco di Luca (1, 35) dice una cosa abissalmente diversa, stando alle parole dell’angelo Gabriele, e cioè “Pnèuma àghion epelèusetai epì sé” che San Gerolamo traduce con “Spiritus sanctus superveniet in te”lo Spirito santo scenderà su di te”.

Su tale narrazione, i 150 Padri conciliari di Costantinopoli I (381) nella professione di fede affermarono “sarkothènta èk pnèumatos aghìu”, in latino “incarnatus est de Spiritu sancto” – fu incarnato dallo Spirito Santo – Nel “Credo o simbolo apostolico” si afferma “qui conceptus est de Spiritu Sancto” – il quale fu concepito dallo Spirito Santo – versione con che si stabilisce, mercé il complemento di agente, un intervento personale dello Spirito – terza Persona della Trinità – e non una impersonale generica quantità di Spirito quale è resa dal complemento di materia retto dal di.
Perciò, dire “concepito di Spirito Santo” significa che Gesù è stato concepito non dallo ma con lo Spirito, cioè con una buona dose di esso.

Riteniamo siffatta versione non solo erronea ma addirittura eretica poiché cancella l’azione personale dello Spirito di Dio a vantaggio di un meccanismo presso che anonimo, gestito, paradossalmente, dal caso.

Vogliamo sollecitare i responsabili della CEI perché decidano di cancellare tale lezione eretica ristabilendo quella ortodossa, tradizionale, così come sollecitiamo i direttori delle varie editrici – Shalom, Luci sull’Est, Edizioni Santuario di Pompei – a fare altrettanto.




luglio 2022

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