Papa Francesco

La cricca ateista, i nemici della Chiesa…

di Vinicio Catturelli


La cricca ateista, i nemici della Chiesa, i così detti intellettuali laici (psicologi, fattucchiere, maghi, streghe e stregoni, sociologi, cartomanti, pitonesse, pagliacci, canterini, gazzettieri, suonatori ambulanti, mandolinari, presentatrici televisive, docenti in “scienze umane”, venditori di erbe depurative, etc) ora esultano e uno dei loro caporioni, a onor del vero, sembrava aver previsto tutto: “se prevarrà un progetto di rinnovamento - aveva scritto in una logorroica articolessa il Direttore di 'Repubblica' Eugenio Scalfari - (il nuovo papa) potrà chiamarsi Giovanni XXIV o Francesco, un nome mai uscito in 2000 anni di Storia della Chiesa”… quindi Scalfari, ora entusiasta per questa elezione, va avanti e si fa prender la mano: “questo prete di strada (anche il famigerato don Gallo vien chiamato così n.v.c.) mai vestito con l'abito talare e spesso senza nemmeno il clergyman” è proprio quello che ci voleva infatti: “non si è mai designato come pontefice ma come vescovo di Roma” quindi come “Primus inter pares”… per cui sarà finalmente facile unirsi con i protestanti che trovavano il più grande ostacolo proprio nel papato.

A dirlo non è un reazionario come il professor Catturelli o un incorreggibile “pacelliano” come il montecatinese Osvaldo Ravoni, ma niente di meno che Eugenio Scalfari il Gran Sacerdote e il Gran Maestro del laicismo militante.

A lui fa eco un altro Maestro Venerabile, quello della Massoneria, che va letteralmente in brodo di giuggiole per quest'elezione ed esulta: “Con papa Francesco nulla sarà come prima. Chiara una scelta di fraternità per una Chiesa del dialogo, non contaminata dalle logiche del potere temporale (questi “cazzerellini tutto pepe e sale”, per dirla con le parole del Carducci, che parlano contro il potere temporale della Chiesa senza sapere neanche da dove provenga e che cosa sia n.v.c)… La semplice croce che ha indossato sulla veste bianca - conclude il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani da Villa del Vascello in Roma - lascia sperare che una chiesa del popolo  rilanci la capacità di dialogare con tutti gli uomini di buona volontà e con la Massoneria che, come insegna l'esperienza dell'America Latina, lavora per il progresso e il bene dell'umanità, avendo come riferimenti Bolivar, Allende, José Marti, solo per citarne alcuni. È questa la 'fumata bianca' che aspettiamo dalla Chiesa del nostro tempo”.

Le devastazioni e il populismo da quattro soldi seminato a piene mani in questi giorni, in pochissimo tempo, quantificabile in ore più che in giorni, hanno fatto una radiografia di questo papato: via l'altare antico restaurato,nella Cappella Sistina da Benedetto XVI, e ripositura della squallida tavola da bar (vedi le foto), Comunione non più data in bocca e in ginocchio  come soleva fare papa Ratzinger, ma nelle mani, in piedi, con evidente intento di profanazione; propaganda dell'idea di una “chiesa povera” ovverosia non di una bella e da tutti auspicata “povertà personale” (“Ricopritevi il capo di cenere e digiunate, ma poi andate fuori ben vestiti e profumati”) ma di un “pauperismo” da terzo mondo per cui venivano giustamente condannati i “fraticelli eretici” dalla Santa e Benedetta Inquisizione!

Insomma con le dimissioni di Benedetto XVI la setta ha ottenuto tutto quello che da tanto tempo rivendicava e mendicava:
1) La resa di un papa che non amava, di un papa che ribadiva i principi della Chiesa e della Tradizione: Tradidi quod et accepi;
2) Il papato a termine;
3) Un papa conforme ai loro desideri.

Ora tutti esultano per il nuovo papa a cominciare dai giornalisti filo "democristiani" che hanno preso la "bussola" della Tradizione o che su giornali della Destra "laicista" liber(amente) sbrodolano e cercano di tirare come la trippa i gesti rivoluzionari del papa cercando di farlo apparire come un sano “conservatore”… li lasciamo alle loro elucubrazioni  della domenica, alla loro presunzione di presentare e spiegare, a noi poveri ignorantelli, il “verbo” del nuova papa.

Nel 1976 Tito Casini nel suo libro: “Nel Fumo di Satana-Verso l'ultimo scontro” (Ed. Il Carro di San Giovanni), libro del quale  curai l'edizione argentina nel febbraio del 1977, faceva un auspicio sul ritorno della Messa tradizionale dell'antica liturgia:
"Risorgera'...risorgera', come rispondo ai tanti che vengono da me a sfogarsi (e lo fanno, a volte, piangendo), e a chi mi chiede com'è che io ne sono certo, rispondo (da “poeta”, se volete) conducendolo sulla mia terrazza e indicandogli il sole… Sarà magari sera avanzata e là nella chiesa di San Domenico i frati, a Vespro, canteranno: 'Iam sol recedit igneus'; ma tra qualche ora gli stessi domenicani miei amici canteranno, a Prima: 'Iam lucis orto sidere'...e così sara' tutti i giorni. Il sole, voglio dire, risorgera', tornerà, dopo la notte, a brillare, a rallegrar dal cielo la terra, perché...perché è il sole e Dio ha disposto che così fosse a nostra vita e conforto. Così, aggiungevo, è e sarà della Messa - la Messa 'nostra', cattolica, di sempre e di tutti: il nostro sole spirituale, così bello e santo e santificante - contro l'illusione dei pipistrelli, stanati dalla Riforma, che la loro ora, l'ora delle tenebre, non debba finire...”

Già, quanto mi entusiasmarono allora e come le ritenevo profetiche quelle parole che, spesso, citavo… poi quando Benedetto XVI ci rese giustizia, ci rese la nostra Messa, la nostra liturgia… e quindi la nostra Fede pensai davvero, caro e vecchio amico mio  che dormi là, nella tua Cornacchiaia, nel verde e odoroso Mugello, che il Signore concedesse a me quello che a te non aveva concesso: di farmi chiuder gli occhi , contento, rappacificato, con il conforto della mia e della nostra Messa...Sì, era tornato il sole, erano spariti gli schifosi chirotteri.

Ora, in questa devastaziione, in questa distruzione, che ha in sé l'odio e il disprezzo per la Tradizione, capisco come anche a me, a causa dei miei molti peccati,  il Signore non abbia concesso la grazia di quella Restaurazione della Chiesa che avevamo intravisto negli otto anni del papato di papa Ratzinger.
Certo il sole tornera' a risplendere, ma quando?

Domani lascerò per sempre la mia Toscana e andrò in Liguria a finire i miei ultimi giorni, son troppo vecchio ormai per lottare e per continuare la battaglia, avevano ragione quelle “signorine” con le parrucche  e le loro amichette con i capelli tinti di turchino che mi definirono uno scoccciatore che era venuto, vecchissimo, dall'Argentina a scombussolare i loro piani: che erano quelli della resa senza condizioni ai vescovi progressisti, mediante una sorta di “schedatura” e uno pseudo pellegrinaggio pataccaro (trecento persone con i cani e gl'inesistenti cavalieri “templari”!) che avrebbe dovuto dimostare come i tradizionalisti fossero pecore da tosare, oltretutto pochissimi, e che, conseguentemente, Benedetto XVI avesse sbagliato nel concedere il “motu proprio” Summorum Pontificum.
Il loro tentativo infame fallì e i tradizionalisti dimostrarono, ancora una volta, di essere uomini vivi, uomini seri, uomini che non si piegano ai cedimenti e alle lusinghe.
Questa è stata l'ultima mia battaglia.

Lascio la mia eredita', un ricco archivio e qualche libro, ma soprattutto le mie preghiere, al mio pronipote Edoardo Allori, perché continui il buon cammino. Chi sa se a Genova l'ottimismo del mio caro amico Vassallo non riesca a contaminarmi. Invidio le persone ottimiste.
Io domandai al Signore, in mezzo alla tempesta conciliare, di farmi tenere ben aperti gli occhi e di non perder mai di vista la meta...ora, di fronte a questa rivoluzione pauperistica, a questo ritorno ai tempi dell'iconoclastia, sarà bene che i miei occhi si chiudano, per sempre.


marzo 2013

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