UNA QUESTIONE SERIA

di Luciano Pranzetti


Analizzare le parole nelle loro proprie categorie – ontologia, etimologia, semantica, sintassi, grammatica - è sempre stata una nostra particolare attività tanto da aver tenuto, nel tempo passato, numerose conferenze sul tema ed aver pubblicato due studi sui ‘luoghi comuni’ linguistici ed essere in attesa del terzo sui ‘modi di dire’ di imminente pubblicazione.
Curiosità che nasce dalla lettura dell’episodio biblico (Gen. 2, 19/20) in cui si narra di Adamo che, alla presenza del Signore, dà il nome a tutti gli animali e alle cose.

Prima di passare alla questione seria, annunciata nel titolo, diamo ragione dell’inclusione, nelle categorie verbali, dell’ontologia, termine che afferisce all’essere di una res e, in questo caso, di una parola.
Orbene, che cosa ha da spartire l’ontologia con la ‘parola’, cioè un flatus vocis che, in quanto tale, svanisce perdendosi nell’aria onde si dice ‘verba volant’?
Molto, 1) perché al di là della fonetica, puro mezzo di trasmissione, la parola accoglie in sé un significato che – astratto/concreto – ne costituisce l’essenza stessa; 2) perché da semplice suono diventa, mediante l’alfabeto, documento, certificato che assevera il detto ‘scripta manent’.
San Tommaso d’Aquino, era solito, prima di iniziare la lezione, mostrare ai presenti una mela col dire: “Questa è una mela. Chi non è d’accordo può anche andarsene” a dimostrazione che dal pensiero concreto scaturisce quello astratto. Il tutto si riassume nell’aureo brocardo giustinianeo “nomina sunt consequentia rerum” – i nomi sono corrispondenti alla sostanza delle cose.




Ciò premesso, passiamo alla nostra questione seria.
L’espressione ‘religioni cristiane’ è l’area da cui si diparte la nostra disamina critica che, messo da parte il sostantivo ‘religioni’, assume, quale elemento unico da analizzare, l’attributo ‘cristiane’ perché nostro intento è quello di dimostrare come illecita, abusiva l’attribuzione di cristiane con cui talune confessioni – e sono la maggior parte - vengono così appellate e vi si identificano.
Ora, onde procedere nell’esame complessivo, è necessario stabilire quale significato attribuire al termine ‘cristiano’. Fra i tanti, presenti nei dizionari, quello che corrisponde al nostro intento così si dispiega: “detto di chi si richiama alla dottrina e alla prassi del cristianesimo” cioè di Gesù il Cristo. 

Per dottrina cristiana si intende – senza dubbio alcuno –il messaggio di tutto il N. T. vale a dire: i 4 Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le lettere paoline, quelle Cattoliche e l’Apocalisse. Naturalmente, ciò che prevale, in termini di dottrina, è la Parola di Dio, Gesù, il quale costruisce, insegnando, perfezionando e dando pieno compimento alla vecchia legge (Mt. 5, 17/20), la nuova religione nella quale, fra le nuove e importanti realtà, viene svelata la Santissima Trinità con tutti i corollari che ne discendono.
Essere e dirsi cristiano esige l’accettazione totale dell’annuncio evangelico, significa accogliere e vivere la sequela di Cristo, vuol dire aderire alla prassi, cioè a quel complesso di norme, di ordinamenti e di comportamenti, conformati al magistero di Gesù e resi stabili dalla Tradizione, che il fedele, in quanto cristiano, deve osservare e mettere in atto.

La storia del Cristianesimo registra al suo interno – in varie epoche e per varie ragioni – scissioni, distacchi e separazioni con cui, parti della Chiesa Cattolica, disconosciuta la centrale autorità papale di Roma – sede del Vicario di Cristo e successore apostolico – si dànno, con atto di pubblico, ribelle pronunciamento, una loro autonomìa tale che, ad esempio, l’interpretazione della Sacra Scrittura – dominio del Sacro Magistero, della Gerarchìa e del Clero - diventa esercizio personale e soggettivo.
Ogni scisma ha origine nell’eresia, da quella trinitaria a quella cristologica, da quella mariana a quella eucaristica non mancando, per talune separazioni, pretesti di ordine economico, personale e di potere, tinti da fittizie motivazioni teologiche.

Diamo un elenco di massima di queste Chiese/Confessioni che, con l’infrangere lo stato di obbedienza, sono altro dalla Chiesa Cristiana Madre, Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana. Esse possono essere ripartite in due gruppi, così come segue:
Protestante (luterana, anglicana, valdese, puritana, metodista, quacchera, pentecostale, avventista, battista, testimoni di Geova);
Ortodossa (nestoriana, copta, orientale uniate, russa, greca, armena).

Non è, nel programma del presente intervento, dare di ciascuna confessione, le coordinate storiche e le vicende che caratterizzarono il loro formarsi. È, invece, indispensabile connotarle come eretiche e scismatiche – quali, in effetti, sono - perché è questo il punto che, dimostrato, consentirà a noi di concludere secondo il tema proposto, tema che nasce da una indagine linguistica per terminare in una sentenza teologica.

Or dunque: le suddette Confessioni sono chiamate “cristiane” perché - si dice – nonostante il distacco dalla Chiesa Cattolica, la vera e unica Chiesa cristiana, esse si richiamano al culto di Gesù Cristo e alla sequela del suo insegnamento.
Vediamo, allora, quali sono i parametri stabiliti da Gesù – il Cristo – secondo i quali si è cristiani. Naturalmente sono i Vangeli la fonte dottrinaria e documentale che, sull’autorità del Figlio di Dio e della sua Parola, fornisce e dispiega le norme con cui sarà possibile ritenere il dirsi ‘cristiane’ lecita attribuzione o abuso.
A tal fine, citeremo delle pericopi relative alla supremazia del Papato e delle altre, pertinenti alla condizione di quanti si trovano scissi da Cristo.

1) – “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa . . . a te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt. 16, 18/19).
 
In questa prima dichiarazione di Gesù, con il conferimento a Pietro del potere sacerdotale, si avverte palesemente essere la Chiesa Cattolica la sola che può dirsi ‘cristiana’, e come istituzione divina – fondatore e custode essendo il Figlio di Dio - e come umana realtà storica la cui successione apostolica sul soglio pontificio – ininterrotta nei secoli – afferma la sua inalterabile ed inalterata originaria identità. Contestare, come fanno le Chiese scismatiche, il primato di Pietro e dei suoi successori, è porsi contro la volontà di Cristo.

2) – “Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: ‘Simone di Giovanni, Mi ami tu più di costoro?’ Gli rispose: ‘Certo, Signore, Tu lo sai che Ti amo’. Gli disse: ‘Pasci i Miei agnelli’. Gli disse di nuovo: ‘Simone di Giovanni, Mi ami?’. Gli rispose: ‘ Certo, Signore, Tu lo sai che Ti amo’. Gli disse: ‘ Pasci le Mie pecorelle’. Gli disse per la terza volta: ‘Simone di Giovanni, Mi ami?’. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami? e gli disse: ‘Signore, Tu sai tutto, Tu sai che Ti amo’. Gli rispose Gesù: ‘Pasci le Mie pecore’.  (Gv. 21, 15/17).
 
Gesù, il Risorto, conferma il primato di Pietro e, con l‘affidargli il gregge, lo costituisce Primo Pastore a cui è delegata la custodia e la cura dell’ovile cristiano. Contestare, come fanno le Chiese scismatiche e non accettare tale supremazia, è porsi contro la volontà di Cristo.

3) – “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc. 22, 31/32).
 
Con questa esortazione, Gesù conferisce a Pietro il primato del potere magisteriale che, con quello sacerdotale e con il pastorale, lo qualifica somma autorità spirituale. Contestare, rifiutare e misconoscere, come fanno le Confessioni scismatiche, questa funzione, è porsi contro la volontà di Cristo.

4) – “E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv. 10, 16).
 
In questo passo del Vangelo giovanneo Gesù dichiara essere, la Sua Chiesa, l’unico ovile in cui, oltre alle pecore già Sue, dovranno essere condotte quelle lontane, quelle ‘remote e vagabunde . . . di latte vote’ (Par. XI, 127/129) sì da costituire un solo gregge – comunità cattolica - sotto la custodia di un solo pastore che, secondo tale connotazione, è Cristo stesso e, in subordine, il Papa. Rifiutare, respingere, come fanno le Chiese scismatiche, e non accogliere questa visione di una Chiesa quale l’unica e sola istituzione salvifica, è porsi contro la volontà di Cristo.

Illuminante, a tal proposito, la risposta che il santo curato d’Ars – Giovanni Maria Vianney – diede ad un anglicano il quale sosteneva che, nonostante la diversità delle credenze, “saremo tutti e due in cielo perché mi fido del Cristo che ha detto “chi crederà in me, avrà la vita eterna”. Al che, il santo curato: “Ahimé, mio caro, non saremo uniti lassù che nella misura in cui avremo cominciato a esserlo sulla terra: la morte non potrà modificare niente. Dove l’albero casca lì resta . . . Il signore ha anche detto ben altro. Ha detto che chi non avrebbe ascoltato la sua Chiesa doveva essere considerato come un pagano. Ha detto che non ci doveva essere che un solo gregge e un solo pastore e ha stabilito San Pietro come capo di questo gregge. Mio caro, non ci sono due maniere buone per servire il Signore; non ce n’è che una sola, di servirlo, cioè, come Egli vuole essere servito” (Alfred Monnin: Spirito del curato d’Ars – ed Ares, 2009, pag. 172/173).

5) – “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.” (Mt. 28, 19).
 
Con questa raccomandazione imperativa, Gesù pone il sigillo che garantisce l’essere cristiano solo nell’osservanza di quanto da Lui insegnato e comandato. Tra gli elementi di cui Gesù ci comanda l’osservanza e che si dànno quali distintivi dell’essere cristiano, ci sono: a) l’ossequio razionale al dogma, con che si evita l’eresia; b) il riconoscimento del primato episcopale di Pietro, trasmesso nei secoli ai suoi successori che, quali Vicari di Cristo in terra, rappresentano l’unica e suprema autorità spirituale; c) il rispetto unito all’adempimento di tutte le norme morali, liturgiche, disciplinari che costituiscono la prassi.
Ora, relativizzare il dogma, non riconoscere come unica e legittima l’autorità del Vescovo di Roma – Christi Vicarius – successore di Pietro, mutare la prassi – così come fanno le Chiese scismatiche – è porsi contro la volontà di Cristo, il quale, in termini precisi, inequivocabili, afferma:
Chi non è con Me è contro di Me e chi non raccoglie con Me, disperde” (Lc. 11, 23)
Come si è contro Gesù? La domanda trova immediata la risposta. Si è contro Gesù non credendo alla Sua Parola, non osservando i suoi comandamenti, alterando il suo insegnamento con false e devianti interpretazioni e bestemmiandolo. Ne consegue, naturalmente, il trovarsi separati da Cristo, scissi dalla Sua vita, staccati dal flusso vivificante della Sua comunione, essere destinati alla perdizione eterna. È Gesù stesso che fa chiara la condizione di chi è contro di Lui nel passo evangelico (Gv. 15, 5/6) laddove afferma:
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in Me e Io in lui, fa molto frutto perché senza di Me non potete far nulla. Chi non rimane in Me viene gettato via come il tralcio e si secca e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano . . . In questo è glorificato il Padre Mio: che portiate molto frutto e diventiate Miei discepoli”.

Discepoli, cioè CRISTIANI, nel modo storico e tradizionale con cui vengono chiamati i seguaci di un maestro o di una scuola. Ora se, ad esempio, chiamiamo “crociano” un intellettuale che segue e vive la filosofia di Benedetto Croce (1866-1952) non accrediteremo lo stesso titolo a chi avversa, combatte e denigra il sistema del predetto filosofo, ma lo definiremo “anticrociano”.      
Pare, quindi, ovvio ritenere “anticristiano” chi non soltanto non vive l’insegnamento di Cristo ma, addirittura lo avversa con atti privati e pubblici, stravolgendo, a proprio tornaconto, taluni comandamenti, come, ad esempio - Mc. 10, 1/12 - laddove Gesù definisce il divorzio, peccato di adulterio.

Le confessioni, così dette “cristiane” ammettono, nel loro ordinamento, il divorzio così come talune di esse, permettono alle donne l’accesso all’ordine sacerdotale, e così come altre, ancora, definiscono come “simbolica” la presenza di Cristo nelle specie eucaristiche del pane e del vino, non tacendo di quelle, formatesi sul tronco protestante, la cui dottrina, legata al nome di un “riformatore”, è un conglomerato di elementi incoerenti e personali che confliggono apertamente con il Vangelo.

Tuttavia, queste Confessioni continuano a dirsi “cristiane” e, come tali, essere riconosciute anche dalla Chiesa Cattolica la quale, immersa e sommersa nello “spirito ecumenistico conciliare VAT. II”, ne ritiene la loro esistenza un dono dello Spirito Santo il quale “fa la diversità nella Chiesa, e questa diversità è tanto ricca e tanto bella, e poi, dopo, lo stesso Spirito Santo fa l’unità. E così la Chiesa è una nella diversità” (Papa Francesco, Caserta – Chiesa pentecostale 28-07-2014).

Continuano a dirsi, e ad essere ritenute, cristiane perché dicono di seguire l’insegnamento di Gesù, ne invocano il nome e Lo adorano nelle proprie forme cultuali. Abbiamo visto come!
Ad esse così risponderà il Signore Gesù: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli . . . non vi ho mai conosciuti” (Mt. 7, 21).
Fare la volontà del Padre è lo stesso che fare la volontà del Figlio. Non basta dirsi cristiani per esserlo e queste Chiese/Confessioni non hanno corrisposto ai comandamenti e non hanno fatto la volontà di Cristo, pertanto, lungi dal definirsi ed essere ritenute “cristiane” non lo sono perché il vero attributo, pertinente al loro essere, è “anticristiane”cioè, nemiche di Cristo e, ancor più, a Lui sconosciute.
 
Soltanto con il rientro nella Chiesa Cattolica di Roma potranno sanare questa loro anomalia e sentirsi,  “cum Ecclesia”, un solo gregge con un solo pastore, un solo maestro e un solo sacerdote nel pieno privilegio di dirsi “cristiane

De hoc satis.





agosto 2022

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI