Il culto del clima
e
la crisi energetica in Europa


di Tyler Durden


Pubblicato su Tradition In Action


Il culto del clima non dorme mai e quando si vedono le nazioni in crisi si cerca sempre di sfruttare la situazione travisando il problema alla radice.

Un’ondata di caldo sta colpendo attualmente l’Europa, insieme a incendi violenti e i media mainstream stanno battendo duramente il tamburo del riscaldamento globale. Questo non è niente di nuovo; ogni volta che fa caldo gridano “cambiamento climatico!” Ogni volta che il tempo è molto freddo, gridano ancora una volta “cambiamento climatico!”
La prova? Cosa ci dicono del “caldo record” in alcune parti del Regno Unito, della Spagna e del Portogallo? Questa è sicuramente la prova che il tempo è stato rovinato da quella terribile minaccia nota come carbonio artificiale?

Ovviamente, quello che non ci dicono è che i resoconti ufficiali sul tempo e le temperature utilizzati dagli scienziati del clima risale solo a circa 140 anni (sono iniziati nel 1880). Quindi, su milioni e milioni di anni del tempo sulla Terra, ne contano solo 140 per determinare le “temperature record”. Tendono a ignorare i dati dei carotaggi del ghiaccio e degli anelli degli alberi di secoli fa che indicano periodi di riscaldamento molto più caldi nella storia del nostro pianeta (nessuno dei quali è stato causato dalle emissioni di carbonio provocate dall’uomo). In confronto, le temperature di oggi sono piuttosto miti.




Attivisti del riscaldamento globale del gruppo Extinction Rebellion,
protestano a Londra il 25 aprile 2019

Le temperature complessive della Terra sono aumentate solo di 1° Celsius nell’ultimo secolo; questo era in realtà il picco e attualmente le temperature si sono stabilizzate su un aumento di 0,8°C. Ecco qual è il grande giorno del giudizio climatico di cui tutti dovremmo essere terrorizzati; ecco qual è la minaccia incombente per la quale dovremmo sacrificare tutta la produzione di energia basata sui combustibili fossili: meno di un singolo grado di calore.

È importante inquadrare in maniera concreta la frenetica narrativa del cambiamento climatico perché la stragrande maggioranza degli scienziati del clima è pagata da governi e organizzazioni che coltivano interessi particolari: come l’ONU, il World Economic Forum e molti altri gruppi globalisti con un progetto che intendono perseguire.
In media, questi governi e istituzioni spendono circa 632 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per la ricerca sul clima e iniziative di politica climatica. Il loro obiettivo è aumentare questo flusso di cassa a 4 trilioni di dollari entro il 2030. Gli incentivi per saltare sul treno del cambiamento climatico causato dall’uomo sono ENORMI; non c’è quasi nessun incentivo monetario per gli scienziati che vogliono studiare altre potenziali cause degli eventi climatici.

La nozione dello scienziato coraggioso e incorruttibile che cerca la verità oggettiva piuttosto che il denaro e la notorietà è morta da tempo. Gli scienziati onesti sono pochi e defilati in questi giorni (soprattutto nei campi della medicina e delle scienze del clima), e forse è sempre stato così. Non ci si può fidare ciecamente degli “esperti” perché sono soggetti a pregiudizi e corruzione come chiunque altro.

L’isteria del cambiamento climatico non è un sentimento spontaneo, ma viene attivamente promossa dai media per oscurare le minacce molto reali che il pubblico deve affrontare nel breve termine.
Una di queste minacce è la carenza di energia e le normative sul clima hanno messo a dura prova molte nazioni e la loro capacità di adattamento. L'UE sta ora attuando politiche sul carbonio che richiedono una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030. Ciò significa che non dovrebbero essere utilizzate nuove fonti di combustibili fossili. Sono consentite solo riduzioni.

Gli scienziati del clima e gli elitari globalisti affermano che il cambiamento climatico è la questione fondamentale del secolo e deve essere affrontato immediatamente e con ogni mezzo necessario. Non hanno presentato un solo frammento di prova concreta a sostegno di questa affermazione, ma dettano le politiche della maggior parte dei governi occidentali. Avviano solo restrizioni senza consultare il pubblico.




La Russia ha tagliato la maggior parte delle sue esportazioni di gas verso l’Europa;
si prospetta una crisi con l’avvicinarsi dell’inverno

 
In realtà, la più grande minaccia dopo Seconda Guerra Mondiale sta per arrivare come una bomba all’idrogeno sul pubblico europeo. Il panico sta cominciando a diffondersi da  quando la Russia ha ridotto le forniture di gas naturale all’UE fino al 20% della loro quantità originaria e le fonti alternative semplicemente non esistono tali da colmare il deficit. Anche gran parte delle esportazioni di petrolio sono state sospese e i governi europei NON stanno informando i cittadini della vera gravità della situazione.

Con gli attuali tassi di importazione di energia, almeno il 40% dell’Europa non sarà in grado di riscaldare le proprie case in inverno. Anche i piani dell’UE per sostituire le fonti energetiche russe a breve termine sono stati ritenuti “gravemente ottimisti”.
In altri termini, l’opinione pubblica dell’UE è in serio pericolo e molti ancora non se ne rendono conto perché i governi non vogliono ammetterlo.
Un disastro di proporzioni epiche sta per colpire e questo senza contare gli enormi aumenti dei prezzi che stanno arrivando per il restante 60% delle persone che avranno ancora forniture di gas a disposizione.

Ma il culto per il clima non permette che questa realtà si metta sulla sua strada. Per chi dirige le operazioni la crisi è un’opportunità. Una nuova narrativa sta emergendo tra gli organismi intergovernativi, i media e tra gli attivisti per il clima: dicono che questo disastro imminente è effettivamente “buono a lungo termine per l’Europa”, perché costringe i cittadini ad accettare politiche di riduzione dell’energia e controlli del carbonio che gli scienziati del clima e i globalisti chiedono da anni.
L’inflazione dei prezzi significa una riduzione della domanda e i tagli nella catena di approvvigionamento significano che le risorse vengono annullate anche se la domanda rimane elevata. L’energia viene soffocata lentamente lasciando spazio a una sorta di “Green New Deal” (nuovo affare verde).

Ma se è un bene per i globalisti e la loro agenda, ma lo è per chiunque dovrà vivere i rigidi mesi invernali senza riscaldamento e con l’elettricità limitata.

Se l’attuale tendenza continuerà senza un drastico cambiamento nel modo in cui l’Europa limita l’energia da combustibili fossili, allora c’è un potenziale rischio di morti in massa questo inverno. Questa non è un’iperbole, ma una certezza matematica. La continua spinta per ulteriori restrizioni climatiche in questo momento sta peggiorando la situazione.

Non esiste una minaccia imminente a causa del cambiamento climatico, ma esiste una minaccia imminente a causa della carenza di energia. Gli Europei devono chiedersi: perché i loro governi li stanno preparando alla calamità con l’inesistente spauracchio del clima? Senza un aumento dell’energia da combustibili fossili proveniente da numerose fonti, tra cui carbone e petrolio, l’UE è sulla via di una tragedia storica questo inverno.






agosto 2022
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