Il poliamore: un diritto civile?


di Tommaso Scandroglio


Pubblicato su Corrispondenza Romana


 



Più si è, meglio è. Anche in amore.
Pare esserne convinto il giudice newyorkese Karen May Bacdayan che, per la prima volta nella storia, ha conferito legittimità giuridica ad una relazione poliamorosa.
Per poliamore s’intende una relazione, sia affettiva che sessuale, tra più persone consenzienti. In altri termini, si tratta di un triangolo amoroso o di un quadrilatero o di un’altra figura piana con più lati, dove ogni lato ha rapporti con uno o più lati e tutti i lati approvano.

La storia è questa e riguarda tre uomini.
Scott Anderson e Markyus O’Neill vivevano insieme in un appartamento di New York.  Robert Romano, “marito” di Anderson, invece risiedeva altrove. Anderson nel 2021 muore. O’Neill, allora, volle subentrare nel contratto di locazione secondo quanto disposto da un regolamento della città di New York il quale dispone che in caso di morte di un inquilino a cui è intestato il contratto, il proprietario non può sfrattare «né il coniuge superstite dell’inquilino deceduto né un altro membro della famiglia dell’inquilino deceduto che ha convissuto con l’inquilino».
Il proprietario dell’appartamento non volle riconoscere a O’Neil il diritto di rinnovare l’affitto perché non era «membro della famiglia non tradizionale», ossia della “famiglia” arcobaleno.  O’Neil aveva invece dichiarato che si sentiva «membro della famiglia» dato che anche lui aveva una relazione con Anderson.


Il ragionamento è semplice: perché l’unica relazione riconosciuta dal diritto dovrebbe essere bipersonale e non tri-tetra-penta personale? Chi lo dice che l’amore è solo a base due? Il riconoscimento delle coppie gay – questo il ragionamento del giudice che, è proprio il caso di dirlo, ha dato i numeri – ha fatto comprendere che non può essere l’orientamento sessuale il discrimen per distinguere ciò che è legittimo da ciò che non lo è.
Ma allora se l’orientamento sessuale non fa problema in termini di legittimità giuridica, perché lo dovrebbe fare il numero? Se “love is love”, lo è anche e forse soprattutto se gli amanti sono più di due. Il discorso non fa una grinza perché la premessa è erronea, dato che l’amore che non nasce da vincoli di sangue o di amicizia non può che essere esclusivo, altrimenti non esprimerebbe donazione totale per l’altro.

Dicevamo che è la prima volta nella storia che un giudice si esprime a favore di una relazione poliamorosa. Ma non è la prima volta che una relazione tra più di due persone riceve un placet formale da un’autorità pubblica. Nel febbraio dello scorso anno i media avevano raccontato di come un giudice della California avesse, non tanto riconosciuto una relazione poliamorosa, ma una relazione poligenitoriale, ossia avesse riconosciuto che papà di due bambini fossero tre uomini. Una sorta di riconoscimento indiretto del poliamore.

Inoltre un paio di anni fa, il Consiglio comunale di Somerville, sempre negli Usa, qualificò la polyamorous relationships come forma legittima di partnership domestica: «un’entità formata da persone» anziché «un’entità formata da due persone», si legge nell’ordinanza del Consiglio. La decisione dell’amministrazione comunale fu presa perché all’epoca, in piena emergenza Covid, alcune persone si erano lamentate che non potevano andare a far visita ai propri partner negli ospedali, dato che l’accesso era consentito solo ai familiari e ad un convivente.

Il poliamore è alla fine una delle innumerevoli manifestazioni del pluralismo culturale – più plurale di così! – e del pensiero liquido che però, quando vuole ricevere autorevolezza, non ripudia le vesti formali della legge che lo cristallizza e lo definisce.





ottobre 2022
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI