Riflessione sulla
tre giorni della
“preghiera per la pace”


di Luciano Pranzetti







Nella tre-giorni della “preghiera per la pace” – manifestazione interreligiosa, tenutasi a Roma dal 25 al 27 ottobre, a 36 anni dal primo eretico festival ecumenistico – Assisi 1986 –, ciò che ha colpito la nostra attenzione non è tanto la deriva sincretistica, gnostico-massonica intrapresa da Giovanni Paolo II, fenomeno funesto che solo il Signore può annullare, e di cui abbiam detto in numerosi interventi, quanto l’aver scoperto il ruolo, assunto dalla Comunità di Sant’Egidio, in tema di magistero.

Infatti, con la solennità che si addice a un alto ministro della Chiesa, il presidente egidiano, nel suo discorso d’occasione, ha detto che, da Assisi 1986, “le religioni si sono riavvicinate più che le nazioni. . . che la caduta del muro di Berlino fu l’effetto della preghiera interreligiosa. . . che solo la preghiera interreligiosa può fermare una guerra mondiale”.
Parole che denotano, nel dott. Marco Impagliazzo, nulla conoscenza della Storia tracciata dal Signore Iddio, col suo popolo eletto, Storia sacra che afferma cosa contraria a quanto detto dal citato presidente.

Non ci è difficile, infatti, indicargli i passi biblici in cui “IO SONO COLUI CHE SONO” diffida Israele dal far “comunella”- termine che esprime congruamente il chiacchiericcio con le altre religioni dato il rischio di deviare dall’unica Verità.
Diciamo, intanto, del Decalogo che il Signore consegna a Mosè, dove comunica di essere l’unico Dio proibendo di erigere sculture o eseguire immagini delle “cose che splendono su nel cielo” e di adorarle (Es. 20, 3/5); “Non avere altri dèi nel mio cospetto” (Deut. 5, 7); “Non volgetevi agli idoli e non vi fate degli dèi di getto: Io sono il Signore, Iddio vostro” (Lev. 19, 4); “Quando avrete passato il Giordano. . . distruggete tutti i loro simulacri e le loro statue di getto” (Num. 33, 51/52).
Potremmo continuare citando i castighi inflitti dal Signore per l’apostasìe di Israele, quali la cattività in Babilonia (587-538).

Siccome, dal Concilio Vaticano II, ha preso il via un febbrile, compulsivo revisionismo con che si cambia la Scrittura adeguandola allo “spirito del tempo” – vedasi la manomissione della formula con cui si consacra il vino nel sangue di Cristo, non più “sparso per voi e per molti” ma “per voi e per tutti”; del Pater che “non ci abbandoni nella tentazione” molto meglio del “non ci indurre in tentazione”; del Gloria, dove la dizione “pace in terra agli uomini di buona volontà” vien sostituita da un estraneo “agli uomini amati dal Signore” vi pare che non fosse purgata anche l’unicità di Dio?
Che altro significa quella indegna sceneggiata dell’idolo andino, la Pacha Mama,  intronizzata nella basilica di San Pietro?

Non v’ha chi non riconosca, in questi comandi, quello che oggi va sotto il nome di “incontro interreligioso” , dizione che vuol legittimare l’inefficacia di una preghiera, frammentata tra varie confessioni scismatiche o pagane, solo in quanto promossa per un nobile scopo: la pace.
Che valore o che forza possono manifestare il mantra di un buddista, la nenia di uno sciamano o l’invocazione di un luterano - da Gesù definito un tralcio reciso dalla vite destinato a bruciare?

Abbiamo iniziato questa nostra riflessione accennando alla funzione magisteriale fatta propria dalla Comunità egidiana che, all’acme dell’autoesaltazione, ha posto il dogma della potenza espressa dalla preghiera interreligiosa - sì, proprio quella che Dio proibisce – in virtù della quale, cesserà la guerra.
Ma non sarà, caro dott. Impagliazzo, che la guerra è deflagrata proprio come ammonimento del Signore a non mescolare la seta con la stoppa?







ottobre 2022

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