Uomini semi-distrutti


di Nicola di Carlo


Pubblicato sul n° 351 di novembre 2022 del mensile Presenza Divina – Chieti
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La vita di Santa Cristina, nata e vissuta in Belgio nel XII secolo, è straordinaria per gli eccezionali carismi manifestati anche dopo la sua morte.
Durante il funerale, il suo corpo, tornando in vita, si eresse e prese il volo, fermandosi su una delle travi che sostenevano il tetto della chiesa. Nella chiesa, improvvisamente svuotatasi, rimasero la sorella e il prete che celebrava la Messa. Questi le ordinò di scendere; ella ubbidì.

I voli si ripeteranno con frequenza, al punto che la famiglia, pensando che fosse posseduta da spiriti malvagi, incaricò un uomo robusto perché intervenisse per trattenerla nel momento in cui stava per spiccare il volo. Non sempre il guardiano era pronto ad afferrarla.
A quel punto la famiglia la incatenò in una stanza dalla quale riuscì a liberarsi e a fuggire, iniziando nuovamente a spostarsi volando. Andava a posarsi sulle cime degli alberi e preferiva quei posti solo per dedicarsi alla preghiera.
Fu chiamata la santa volante.

Gli eventi saranno narrati e avvalorati sia dal domenicano Padre Tommaso di Cantimpré, che scrisse la sua vita solo pochi anni dopo la sua morte, sia da quanti furono testimoni  dei fatti.
Dio aveva voluto che la santa delle Fiandre svolgesse un compito importante per debellare le eresie ed arginare l’incredulità del popolo.
Con i poteri della Grazia manifestò, nella vita pratica, alcuni comportamenti eccentrici sottolineati dal temperamento vivace e da una considerevole dose di misticismo.

Precisiamo che in quei tempi i decreti di Urbano VIII non esistevano per stabilire le canonizzazioni. Si riconoscevano i santi secondo la devozione dei fedeli regolata dalla potestà dei vescovi. Ecco perché ci sono stati dei santi non canonizzati.

Concludiamo ricordando che Cristina precedeva le elevazioni di un altro santo: San Giuseppe da Copertino, che si sollevava e si spostava volando.
E’ opportuno, tuttavia, precisare che la spiritualità del XII secolo e del XIII secolo fosse contrassegnata da un grado elevato di religiosità, ma anche da una vasta schiera di eretici, scismatici e apostati. A costoro si contrapponeva l’ascetismo delle comunità cattoliche, la cui efficacia brillava per le austere penitenze e le mortificazioni rigorose.

La contemplazione mistica e la pienezza della vita consacrata erano perfezionate dall’unione a Cristo, mentre lo zelo, con l’adesione alla povertà, alla penitenza e al digiuno, contribuiva a consolidare l’isolamento e la vita di preghiera.
Nei monasteri, le comunità ogni notte, tra l’una e le due, si alzavano per cantare l’Ufficio canonico seguito dall’Ufficio dei morti.

Le ore che precedevano l’alba erano dedicate alla lettura e al canto delle Lodi; seguiva l’accusa delle proprie colpe con l’obbligo della riparazione e della penitenza.
Il resto della giornata era regolato dal lavoro manuale, dalla preghiera e dalle letture sui princìpi della fede.
A sera, dopo un’austera refezione,la giornata si concludeva recandosi nel dormitorio comune.

Il riposo lasciava spazio alla paziente umiltà con l’adagiarsi su un letto costituito da tavole e da un grezzo tessuto ripieno di paglia.
L’opera e l’esistenza dei mistici, con la spinta all’amore a Cristo, raggiungeranno il culmine con la santità conseguita e propagata nel corso dei secoli.

Oggi la tiepidezza di tanti fedeli è riconducibile alla chiarezza e alla forza dei princìpi osannati dalla Chiesa orizzontale che, pur additando l’emulazione dei santi, ha costretto la società e il clero a recepire orientamenti liturgici e dottrinali che non santificano.
Il crollo della retta liturgia e dell’onesta dottrina ha spostato gli interessi dall’ascetismo alla promozione sociale.

La perdita del senso del sacro e la mancanza di vita interiore hanno distrutto la formazione ascetica e l’istruzione cristiana. Le conseguenze si riversano sui battezzati, i quali ignorano l’osservanza del precetto festivo, la comunione frequente, l’ascetismo e la confessione.
La confessione, come regola e come slancio d’amore sincero per la propria anima, fa perno sulla coscienza erronea e sulla mentalità alterata del penitente, sorretta dalla superficialità del confessore.

Dicevamo che la stessa vita cristiana non trova spazio nell’interesse di quanti, pur professandosi cattolici, mostrano una fede scivolata nell’incredulità. Si dimentica l’importanza dei dogmi, della realtà sacramentale, delle verità eterne, del matrimonio da celebrare in chiesa. E’ anche vero che molti non hanno mai sentito parlare dello Spirito Santo, del castigo eterno, dei Novissimi, dei vizi capitali, della Cresima, della prima Comunione.

A questa spaventosa calamità seguono le negligenze del clero. Non tutti i preti rendono testimonianza alla Verità e dicono la Messa tutti i giorni.
Anche la predicazione dal pulpito, contrapposta alla mentalità di Cristo, ha carattere socio-culturale. La totale distruzione della moralità, che ha colpito la società non più disposta a credere a Cristo, ha prodotto la disonestà intellettuale anche nei Pastori, i quali, guidati dalla coscienza sviata, dalla corruzione e dalla passione naturale, guardano con interesse e avidità le realtà mondane.

La curiosità speculativa dei Papi, forgiata dalla mentalità consolidata dal Concilio Vaticano II, ha fatto divampare il rinnegamento della dottrina e, con i guasti in precedenza accennati, ha strappato dalle stagioni della vita quella tradizionale concezione che vedeva la dottrina teologica e la formazione interore camminare di pari passo.
Il furore canonico dei Papi, tra l’altro, si è scatenato infierendo e perseguitando Ordini e comunità religiose che perseverano nell’osservanza del patrimonio tradizionale della fede.

Non potrà mai esserci autorevolezza quando il crimine premeditato tormenta le coscienze dei Papi che ancora oggi appaiono uomini semi-distrutti per aver rinnegato la Presenza reale di Cristo nella Santa Eucarestia e soppresso i temi fondamentali della religione imponendo la teologia popolare.








novembre 2022
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