Chi la dura la vince

di Elia


Pubblicato sul sito dell'Autore

L'immagine è nostra








Fra coloro che hanno resistito all’infame abuso di potere con cui la maggioranza della popolazione è stata costretta a farsi iniettare un veleno, non si dà abbastanza spazio alla fierezza e all’esultanza di aver potuto, con l’aiuto di Dio, vincere la tirannia mascherata da Stato liberale.
Ebbene, è proprio così: per quanto privi di ogni appoggio economico o politico, siamo stati in grado di mantenere la posizione senza arretrare di un millimetro, dimostrando così che la volontà ferma, sostenuta dalla grazia, è capace di battere perfino l’arroganza, apparentemente invincibile, della mafia finanziaria globale. Onore dunque a quanti si sono opposti vittoriosamente alle assurde pretese del potere, che ha svelato la propria impotenza di fronte all’inflessibile determinazione di uomini e donne disposti a lottare per salvaguardare i diritti garantiti dalla legge naturale e l’inviolabile dignità che il Creatore ha conferito agli esseri ragionevoli e liberi, fatti a Sua immagine e somiglianza.

La propaganda pandemica e vaccinale, quale colossale castello di menzogne, ha pervaso le menti e gli animi di persone già incapaci di vere relazioni e ulteriormente isolate dalle insensate restrizioni, mancanti di uno scopo per vivere e di sufficiente autonomia di giudizio, perseguitate dalla frustrazione e tormentate da un’ansia indefinita.
La narrazione covidica ha fornito loro un oggetto su cui focalizzare l’ansia, nonché un motivo per cui vivere, un impegno con cui sconfiggere il senso di inutilità e uno stimolo all’aggregazione nel movimento di “eroi” chiamati a salvare l’umanità porgendo il braccio alla siringa. Un fenomeno del genere non poteva non trasformarsi, in definitiva, in una nuova religione, benché rinchiusa nel livello dell’immanenza, tale tuttavia da far intravedere all’uomo postmoderno, prigioniero del materialismo nichilista, un surrogato di ideale con cui tentare di trascendersi e di aggiungere al disumano ingranaggio del mondo moderno un bagliore di sacralità, per quanto fasullo.

Tutto ciò è stato attivamente benedetto e incoraggiato dai gerarchi di quella religione pervertita che da sessant’anni cercano – anche qui, invano – di inculcarci con ogni mezzo. L’indecente appoggio offerto all’ignobile impostura della pandemia e della “vaccinazione” ha superato l’immaginabile, svelando la vera natura del “rinnovamento” conciliare: un’impostura ancora maggiore, più ampia e pervasiva dell’ultima, che da quella è stata resa possibile e di quella rappresenta l’apice, pur avendo a sua volta spinto l’inganno religioso fino al culmine.
Se in Italia ci fosse stata una maggioranza di autentici cattolici, ciò che è avvenuto negli ultimi tre anni sarebbe stato semplicemente impensabile. Invece il grosso dei fedeli, dei parroci e dei vescovi si è fatto zelante promotore della frode e delle angherie con essa giustificate, dimostrando così di esser diventati qualcos’altro e di non aver più la fede in Colui che tutto dispone per il bene di coloro che credono sinceramente in Lui.

Chi, a motivo della scelta di non vaccinarsi, si è visto escluso con ignominia dalla parrocchia, dal movimento o dall’incarico ecclesiale che svolgeva deve andarne fiero, a testa alta, riconoscendo che la Provvidenza si è saputa servire persino di un’ingiustizia così odiosa per liberarlo da un ambiente che vive di ignoranza e manipolazioni. L’ultimo dell’anno canti il Te Deum con tutto il fiato che ha in corpo, a squarciagola, col cuore colmo di gratitudine e di gioia.
Abbiamo vinto, cari fratelli, ma non ce ne rendiamo conto! Non abbattetevi per la stanchezza, quando invece avete uno straordinario motivo per gonfiare il petto di legittimo orgoglio: ai soldati di un esercito che ha respinto il nemico, questo non si può negare. Abbiamo oltretutto una prova fattuale che, se dovesse ripetersi la stessa impostura, possiamo resistere nonostante tutto: Davide è capace di atterrare Golia con una semplice fionda, seppur maneggiata con abilità da una mano sostenuta da viva fede.

Disponiamo dunque l’animo al ringraziamento, sforzandoci di rimanere immuni dalla rabbia, dall’astio e dal disprezzo che purtroppo riempiono il cuore di tanti che si dicono cattolici, ma dimostrano in tal modo di non conoscere affatto il Vangelo né le sue esigenze. Molti, curandosi poco o nulla della propria santificazione, si accontentano della sana dottrina come di una serie di enunciati astratti che non hanno alcun rapporto con l’esistenza concreta; anzi, in virtù della mera appartenenza ad un gruppo legato alla Tradizione, si convincono di esser già perfetti e si ergono a giudici inappellabili di chiunque non segua il loro orientamento.
Chi, per grazia, è potuto scendere dal carrozzone conciliare, carico di morti spirituali e avviato al cimitero, può in realtà vivere libero e sereno, senza recriminare perché la maggioranza non lo approva, ma guardando unicamente al giudizio di Dio, al quale ognuno dovrà rispondere di sé e non degli altri.

Nel contesto ecclesiale così complesso in cui viviamo, non è possibile dare a tutti consigli univoci, senza tener conto delle diverse situazioni, nelle quali occorre diversificare le risposte. C’è chi ha avuto l’opportunità di separarsi definitivamente da un ambiente religiosamente corrotto e di trovare altrove tutto ciò di cui necessita la sua vita spirituale: ne sia grato a Dio. C’è chi, invece, può recarsi alla Messa tradizionale solo di Domenica, ma non può fare a meno della comunione quotidiana: vada dove può, raccogliendosi in sé il più possibile e sopportando in spirito di immolazione carenze e storture, purché non siano abusi troppo gravi. C’è poi chi può scegliere solo tra l’una e l’altra delle parrocchie moderne del circondario, dato che, per gravi motivi, non può allontanarsi troppo da casa: scelga quella migliore per insegnamento e dignità del culto. In qualunque evenienza, ognuno preghi intensamente il Signore perché ristabilisca la Sua Chiesa.

Dovunque uno si trovi, l’importante è non mollare; soltanto la fede vera e vissuta, però, ci permette di tenere, insegnandoci a cooperare con la grazia. Altrimenti si finisce risucchiati con gli altri nel vortice dell’individualismo nichilistico, ormai concentrato sulla mera sopravvivenza fisica.
Questi ultimi tre anni hanno ridotto la maggioranza degli Italiani a larve incapaci di reagire e di guardare avanti, raggomitolate su sé stesse, attanagliate da ansie e paure le cui cause sono del tutto artificiali: la pandemia è stata pianificata, la guerra in Ucraina voluta e provocata; la crisi energetica è una manovra speculativa, quella ambientale una gigantesca bufala. Chi non ha più la fede né la capacità di valutare obiettivamente la realtà oggettiva, nondimeno, ingoia qualsiasi sciocchezza e se ne lascia strutturare interiormente, fino a considerarla verità assoluta e indiscutibile; provare a farlo ragionare è del tutto inutile se non pericoloso, viste certe reazioni violente.

Quale illusorio rifugio per la fuga da una realtà percepita come intollerabilmente minacciosa, il sistema offre in abbondanza stupefacenti, pornografia e serie televisive (cioè mezzi di ulteriore abbrutimento dell’intelletto e indebolimento della volontà), sapendo bene come manipolare ancora le persone che esso stesso ha reso tristi, abuliche e impotenti.
La carità vuole che, anziché parlarne con toni trionfalistici e sprezzanti, cerchiamo di contagiarle del nostro legittimo entusiasmo e del vigore spirituale che la fede ci comunica. La vittoria – insegna la Scrittura – non dipende dall’essere molti o pochi, ma dal beneplacito di Dio, col quale collaboriamo con la solidità della motivazione e la qualità dell’impegno. Il fatto di essere una minoranza non è un problema, poiché il Signore può tutto anche con un manipolo di valorosi che Gli siano davvero fedeli. Per questo i fattori decisivi sono la santificazione individuale e il fervore nella preghiera, i quali sono comunque esigenze inaggirábili per ogni cristiano, in ogni tempo e in ogni circostanza.







dicembre 2022

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI