Su un libro di Thomas Storck

di Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa


Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa è il parroco della Capela Santa Maria das Vitórias di Anápolis, in Brasile, dove celebra la Santa Messa tradizionale

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A ordem política católica e seus princípios fundamentais [L'ordine politico cattolico e i suoi principi fondamentali] (Instituto Santo Atanásio, Curitiba, 2022) è un libro notevole di Thomas Storck che merita di essere letto con molta attenzione e con le dovute riserve.

L’Autore parte dal presupposto che la dottrina cattolica sul Regno sociale di Cristo sia stata riaffermata e mantenuta nella sua integrità dal Vaticano II nella dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis Humanae, la quale, pur apparendo in contraddizione con il magistero tradizionale, in realtà conferma (adottando un tono diverso) il costante insegnamento della Chiesa sull’errore del liberalismo e sui doveri dello Stato verso la vera religione come esposto dalle grandi encicliche di Pio IX e di Leone XIII.
Dignitatis Humanae rappresenterebbe solo uno sviluppo della dottrina sulla tolleranza così come Pio XII la espose nel suo discorso ai giuristi cattolici Ci riesce, in cui Papa Pacelli insegna che il dovere di reprimere le deviazioni morali e religiose non può essere una regola ultima di azione.

Accade però che Thomas Storck non riesca a risolvere il problema posto dalla Dignitatis Humanae, che non parla di tolleranza religiosa, come faceva il magistero precedente, bensì di diritto alla libertà religiosa, cosa mai accolta dal magistero tradizionale, che ha sempre condannato la libertà dai culti come un male.
L’Autore cerca di spiegare questa innovazione del Vaticano II stabilendo una distinzione tra diritto morale e diritto politico. A suo avviso, Dignitatis Humane afferma un diritto politico alla libertà religiosa, diritto che deve essere subordinato al bene comune (e quindi può essere limitato), non afferma un diritto morale dell’uomo a professare e propagare l’eresia.

Va detto che una tale distinzione tra diritto morale e diritto politico non è altro che un’argomentazione pretestuosa priva di ogni fondamento nella sana filosofia e alla luce della retta ragione.
Come insegnava l’insospettabile filosofo Farias Brito, che, tra l’altro, considerava morte tutte le religioni: «Esiste, quindi, una regola di condotta consacrata dalla coscienza: è la morale. E c’è una regola di condotta stabilita dal potere pubblico: è il diritto. Sono due ordinamenti diversi? No, perché la legge stabilita dal diritto è la stessa legge morale (…) Il diritto è, dunque, la morale stessa, con la differenza che nel diritto la legge morale è assicurata coercitivamente dal potere pubblico. Così, la morale è l’insieme di cui il diritto è solo una parte, e nient’altro potrebbe essere immaginato, poiché il diritto nato dalla politica, che è una concezione della società, non potrebbe non essere subordinato alla morale...» (Farias Brito, La verità come regola delle azioni).

Poiché, dunque, il diritto fa parte della morale, è chiaro che non è appropriato parlare di diritto politico a professare e propagare l’errore. Ciò che potrebbe accadere è che l’autorità politica e religiosa, in via prudenziale, non ritenga opportuno reprimere il culto pubblico delle false religioni, il che caratterizza un atteggiamento di tolleranza religiosa e non una concezione liberale del diritto.

Si può anche dire che per un cattolico, anche la politica è parte della morale, è la virtù del bene comune. Negare questo significa cadere nel più vile machiavellismo.

Thomas Storck difende la legittimità di uno Stato confessionale cattolico e ammette anche il diritto per uno Stato cattolico di limitare il culto pubblico delle false religioni al fine di tutelare il bene comune della società, che ha nell’unità religiosa il suo valore più prezioso. L’Autore riconosce che la propagazione delle eresie provoca gravi danni a una società. Tuttavia, egli non sembra in grado di comprendere l’evidente differenza tra la dottrina tradizionale della Chiesa, che afferma il dovere dello Stato di rendere pubblico culto a Dio attraverso la vera religione (che deve essere la religione ufficiale dello Stato) e quanto afferma Dignitatis Humanae, che ammette la possibilità dello Stato confessionale cattolico solo come regime eccezionale sempre condizionato dalla garanzia costituzionale della libertà religiosa.

Inoltre, se vi era qualche dubbio sulla continuità o sulla rottura della Dichiarazione Dignitatis Humanae con il magistero tradizionale dei Papi, gli stessi atti della Santa Sede provano che vi fu rottura: le riforme e le deroghe dei vari concordati con gli Stati ex cattolici dopo il Vaticano II, il dialogo interreligioso, che dimostra che gli uomini del Vaticano modernista non vogliono più convertire nessuno alla vera religione, poiché, secondo la nuova teologia, la Chiesa non è il regno di Dio, ma il mondo. Così che basta dialogare con il mondo, con le “altre” religioni, per cercare di migliorare le condizioni di vita sulla Terra.

Fatte queste riserve ed altre relative alle sue considerazioni sul progresso tecnologico (l’Autore, ad esempio, critica l’invenzione dell’automobile, che avrebbe ridotto i piccoli centri a città dormitorio, provocando il crollo delle piccole imprese locali) va detto che Thomas Storck, che è un protestante convertito al cattolicesimo, ha posto nel suo libro due capitoli degni di nota: uno sulla legittimità e necessità della censura intellettuale e l’altro sulla democrazia.

Sulla censura intellettuale, Storck dice con ragione: «Se un uomo non ha il diritto di far male al suo prossimo sparandogli con una pistola o dandogli una sostanza mortale, può avere il diritto fargli male avvelenandogli la mente e intossicando la tua moralità?
«Allo stesso modo, se una comunità può proteggersi dalle minacce alla sua salute fisica, impedendo a qualcuno, per esempio, di versare del veleno nella sua riserva idrica, perché non dovrebbe proteggersi dalle minacce e dai danni alla sua salute intellettuale e morale?».

In seguito, l’Autore chiarisce che, in campo accademico, deve esserci libertà di indagine su tutta la produzione intellettuale, su tutti i filosofi, per quanto erronei e dannosi possano essere, essi devono essere studiati e confutati da maestri competenti.
Tuttavia, non è consentita l’apologia e la diffusione da parte dei media di autori che difendono false idee.
Insomma, l’Autore difende il famoso Indice, purtroppo abolito da Paolo VI; difende la figura dei censori di Stato, incaricati di proteggere la cultura cattolica dagli attacchi dei suoi nemici.

Tali considerazioni sulla censura sono molto opportune, soprattutto per noi Brasiliani cattolici, perché le critiche alla ingiusta censura politica imposta dallo STF [Supremo Tribunal Federal] nell’ultimo periodo elettorale ha finito per avere la conseguenza negativa di portare molte persone a combattere qualsiasi tipo di censura. Vi è infatti una censura giusta e necessaria.

Il capitolo sulla democrazia ha il merito di distinguere chiaramente la democrazia moderna, frutto di una società individualista e massificata, dalla democrazia medievale, nella quale il potere politico era decentralizzato per mezzo dei corpi intermedi: corporazioni e comuni che godevano di grande autonomia e avevano diversi privilegi, derivanti dalla forza di una società organica e piena di vitalità.
Storck chiarisce che nella democrazia medievale «prevaleva una concezione del governo in cui i governanti erano chiamati, soprattutto, a rispettare le tradizioni mantenute dal popolo, le tradizioni della comunità. Inoltre, se il re non agiva rettamente, perdeva il diritto di governare. Il re doveva rispondere, quindi, non a un processo politico complesso – un processo che poteva essere manipolato da chi deteneva il potere – ma a pochi semplici fatti: ha violato la giustizia? Ha tradito le tradizioni del suo popolo? Se avesse fatto queste cose, avrebbe potuto ancora, forse, mantenere il potere, ma tutti avrebbero saputo che lui, in realtà, non era più re» (cfr p. 195).
E da ciò Storck conclude: «Quanto più un popolo è capace di conservare le proprie tradizioni, tanto più tenacemente si aggrapperà alla saggezza tradizionale e tanto più manterrà quel buon senso che può agire da correttivo nei confronti dei suoi governanti» (ibidem).

L’opera di Thomas Storck, dunque, a prescindere dal suo equivoco sul problema della Dichiarazione Dignitatis Humanae, merita di essere letta, meditata, apprezzata e diffusa.
Oltre agli argomenti che ho passato in rassegna, l’Autore fa delle considerazioni preziose sulla necessità di una cultura cattolica perché la fede sia ben vissuta. Sono belle le sue riflessioni sul diritto di fondare una famiglia: anche i poveri hanno diritto ad una casa e ad una famiglia!
Dà anche spunti di riflessione ciò che dice Storck sull’organizzazione economica moderna. Quanto siamo lontani dalla giustizia e dall’etica cristiana!

Raccomando, quindi, all’eventuale lettore di queste mie righe mal tracciate la lettura di A ordem política católica e seus princípios fundamentais (L’ordine politico cattolico e i suoi principi fondamentali) (Instituto Santo Atanásio, collezione Politica e Cristianesimo, traduzione di Luiz de Moraes).

Anápolis, 4 gennaio 2023






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