Fenerali di Papa Benedetto.

A quando la verità?


Articolo di Adalberto Gianuario

Pubblicato sul sito Byoblu






In una piazza San Pietro avvolta dalla nebbia e gremita di fedeli fin dal primo mattino, si sono svolti i funerali di Papa Benedetto XVI.

Le “differenze”

Funerali da Papa regnante, ma con alcune differenze, tutt’altro che irrilevanti, rispetto a quelli normalmente celebrati per un papa nel pieno delle sue funzioni. Una su tutte: il Vaticano non ha trasmesso gli inviti ufficiali alle autorità con cui ha rapporti diplomatici, ad eccezione di quelle tedesche.

L’iniziativa di partecipare è stata lasciata ai singoli Capi di Stato, che lo hanno quindi fatto in forma privata. Secondo i devoti al Papa bavarese, si è trattato di un’ennesima sgrammaticatura da parte delle attuali gerarchie Vaticane nei confronti di Benedetto.

E così, oltre alle delegazioni ufficiali di Germania e Italia, le presenze di più alto profilo sono arrivate proprio da quei paesi che negli ultimi tempi hanno fatto dei valori cristiani un’ossatura significativa anche del proprio assetto politico.

Le delegazioni presenti

L’Ungheria, rappresentata dalla presidente Katalin Novàk e dal premier Viktor Orban, che ieri aveva reso omaggio alla salma in piazza San Pietro. E anche la Polonia, che sedeva tra le tribune di piazza san Pietro con il presidente Andrzej Duda e il premier Mateusz Morawiecki. Una scelta che era valsa a Repubblica l’ennesimo affronto nei confronti del Papa tedesco: ieri aveva infatti titolato: “Funerali Ratzinger, la sfilata dei leader sovranisti”.
L’Italia era presente con una folta delegazione del Governo, il Presidente della Repubblica e anche l’ex premier Mario Draghi.
“Illuminato teologo che ci lascia un’eredità spirituale e intellettuale fatta di fede, fiducia e speranza. A noi il compito di conservarla e onorarla sempre e di portare avanti i suoi preziosi insegnamenti”, è stato il messaggio della Presidente Giorgia Meloni per ricordare il Papa.

Illustre assente: Joe Biden

Un discorso a parte merita invece l’assenza del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Come rilevato dal collega Corrado Ocone, la cosa potrebbe aver del clamoroso. È stata infatti la prima volta che un Presidente statunitense ha disertato i funerali di un Pontefice, per quanto non nel pieno delle sue funzioni.
Nei giorni scorsi la notizia aveva già suscitato la curiosità dei giornalisti, l’inquilino della Casa Bianca aveva risposto che si erano presentati dei banali problemi logistici. In un secondo tempo, però, la portavoce Karine Jean Pierre aveva dovuto ammettere che gli Stati Uniti sarebbero stati presenti con l’ambasciatore presso la Santa Sede, coerentemente “con le volontà del Vaticano e del Papa defunto”.
Abbastanza, insomma, per ritenere che sia stato proprio Benedetto XVI a chiedere, nelle sue ultime volontà, che Biden non partecipasse alle sue esequie. E per un papa che aveva scelto il suo nome in onore del predecessore che aveva definito la Grande Guerra un’inutile strage non si tratta di un dato irrilevante.


Il libro di Georg Ganswein

Capitolo a parte meritano le anticipazioni che continuano ad uscire del libro di Georg Ganswein, Prefetto della Casa Pontificia, braccio destro di Papa Benedetto e, di fatto, cerimoniere delle esequie. Il volume “Testimoniare la verità”, in uscita la prossima settimana, di cui nelle scorse ore sono stati anticipati dei passaggi sufficienti a offuscare la narrazione di un papa Francesco colmo di gentilezze e di premure nei confronti di Benedetto.
Appena due giorni fa Ganswein aveva infatti raccontato al giornale tedesco Die Tagepost che Bergoglio aveva “spezzato il cuore” a Ratzinger con il motu proprio “Traditionis Custodes”, con il quale aveva reso illegale la celebrazione della Messa in latino nella forma ‘Vetus Ordo’.
A poche ore dalla conclusione delle esequie è trapelata un’altra anticipazione del libro, nella quale il monsignore racconta come nel 2020 fu congedato da Bergoglio: “Lei rimane prefetto ma da domani non torni al lavoro”, furono le sue parole, al limite della brutalità. Benedetto commentò ironicamente: “Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode“; scrisse al Papa per intercedere ma nulla cambiò.

Cooperatores veritatis” era il motto episcopale scelto da Joseph Ratzinger quando venne nominato arcivescovo di Monaco il 24 marzo del 1977. In seguito motivò la sua scelta con queste parole: «Ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità”.

Un riflessione che oggi appare più urgente e attuale che mai.









gennaio 2023
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI