E così mangeremo insetti anche noi

di Entomofobo






Il 10 febbraio 2022 è entrato in vigore in Europa il nuovo Regolamento di Esecuzione 2022/188, che riguarda l’uso alimentare di insetti e loro derivati.
In particolare, tale regolamento ha autorizzato l’uso alimentare del Grillo domestico (Acheta domesticus), che può consumarsi congelato, essiccato e in polvere (Art. 1).
Il nuovo regolamento è passato per il benestare alla Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa).




Col Grillo domestico siamo a tre insetti autorizzati per l’alimentazione, dopo le Tarme o Camole della farina ((Tenebrio molitor) del luglio 2021 e la Locusta migratoria (Locusta migratoria migratorioides) del novembre 2022.
Questi insetti, essiccati e ridotti in polvere costituiscono una farina che può essere usata come base o aggiunta per la preparazione, tra l’altro, di pane e panini, cracker, grissini, biscotti, minestre in polvere, birra e merendine diverse.




Farina di grillo domestico essiccato

La Coldiretti ha condotto un’indagine sull’uso degli insetti come alimenti, da cui è emerso che a tuttora il 54% degli intervistati è contrario, il 24% è indifferente, il 16% è contrario e il 6% non ha inteso rispondere.

Ci ricordiamo che in giovane età ci piacque vedere «Mondo Cane», un film documentario del 1962 di Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara e Franco Prosperi. Fu in quel film che vedemmo per la prima volta degli uomini che mangiavano degli insetti: erano scene girate nel Messico del Sud che mostravano dei felici commensali che gustavano panini farciti di insetti vivi.
Oggi sappiamo che l’uso di insetti come alimento è diffuso in diversi paesi: in Africa, in Asia, in America Latina, in Australia e Nuova Zelanda, praticamente in tutto il mondo tranne l’Europa e l’America del Nord, dove l’uso commestibile degli insetti è venuto meno con l’estinzione dei costumi dei nativi.

Pensiamo che ci siano dei motivi perché l’Europa e la sua propaggine nordamericana non usino gli insetti come alimento, e il primo è un certo senso di repulsione che noi stessi proviamo solo a pensarci. Pregiudizi? Forse la nostra educazione ci ha portato a considerare gli insetti animali immondi, per così dire.
La prima cosa che ci viene in mente è il “re delle mosche”, quel Belzebù (Baal Zebub) che abbiamo mutuato dalla Bibbia come uno dei nomi per designare il diavolo: capo di sciami di mosche che portano la distruzione e la putrefazione; da qui la repulsione per le mosche e altri insetti. Lo stesso dicasi per le zanzare, le mosche velenose e le locuste che invasero l’Egitto come una punizione di Dio per il Faraone che non volle lasciare andare gli Ebrei dal paese.
La valenza negativa degli insetti la ritroviamo così nel ‘400 e in tutto il Medioevo, associata a elementi provenienti dalla cultura greco-romana, dove, per esempio, le cavallette erano un simbolo dell’ira degli Dei, come riporta Plinio il Vecchio.
La stessa cultura nordica assegna agli insetti il ruolo di simboli del male: il Cervus Lucanus, cervo volante, era considerato un simbolo del diavolo e responsabile degli incendi.
Molto significativo è il fatto che i Celti considerassero gli insetti, e i pipistrelli che se ne nutrono, come dei affini delle streghe e dell’oscurità: l’ormai inflazionata e oltremodo deleteria ricorrenza di Halloween richiama l’uso dei falò che i Celti accendevano per attirare insetti e pipistrelli, che propiziavano l’arrivo dall’aldilà di streghe, demoni e fantasmi.

Ce n’è abbastanza per cogliere il senso dell’innata repulsione per gli insetti che alberga nel sentire degli Europei e dei Nordamericani. E ciò nonostante oggi assistiamo alla noncuranza, colpevole, con la quale le moderne istituzioni europee sollecitano l’uso alimentare degli insetti, realizzando una sorta di simbiosi tra il male da essi simboleggiato e coloro che se ne nutrono.
Pensiamo che non ci sia mezzo migliore per assuefare gli Europei all’accettazione del male come fosse un bene; come se non bastasse la diffusione delle ideologie che aiutano gli Europei ad allontanarsi da Dio e a combatterLo.
Secondo una nota concezione, il mangiare una certa sostanza comporta l’omeopatica identificazione tra la sostanza e il suo consumatore; ne sanno qualcosa i moderni fautori della dieta vegetariana che agiscono convinti di mutare così la stessa natura dell’uomo.
Le moderne istituzioni europee agiscono allo stesso modo in tutti gli ambiti della vita civile, nessuno stupore quindi.

A proposito dell’uso alimentare del grillo domestico, delle camole della farina e della locusta migratoria, è stata avanzata una giustificazione “ecologica”: gli insetti permetterebbero l’assunzione di proteine in sostituzione di quelle contenute nelle carni degli animali usate finora, la cui produzione intensiva sarebbe la seconda causa di inquinamento per CO2. Tralasciando la portata reale di tale asserzione, che per molti versi è gratuita o interessata, cosa comporterà l’uso alimentare degli insetti?
Si calcola che per produrre un chilo di farina saranno necessari circa 20.000 insetti essiccati, il che significa che si dovrà incentivare la produzione intensiva di insetti, presumibilmente secondo numeri che arriverebbero al miliardo.
Cosa rileveranno le ricerche del prossimo futuro circa l’impatto “ecologico” della produzione di miliardi di insetti? Si tratta di un interrogativo legittimo che però pare non sia rientrato nelle motivazioni che hanno spinto le istituzioni europee ad autorizzare l’uso alimentare degli insetti.







gennaio 2023

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