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LA CHIESA NON È UNA ONG ASSISTENZIALE di
Arnaldo Xavier da Silveira
1) La Chiesa non è una ONG assistenziale. Questo semplice insegnamento di Papa Francesco nel suo primo giorno da Sommo Pontefice evoca ricchissime dottrine sulla Chiesa, negate dai progressisti, male interpretate o dimenticate da molti cattolici. La Chiesa, società visibile e perfetta 2) La Chiesa militante è visibile perché non è un’entità meramente spirituale, pneumatica, segreta, non è un mero raggruppamento di persone che pensano allo stesso modo, né unicamente un movimento di idee o una comunità privata, ma esiste visibilmente in questo mondo, costituendo una vera società. 3) E, come società, la Chiesa non è visibile solo in senso fisico, ottico, come pensano alcuni. Infatti è vero che essa esisterà sempre su questa terra, secondo le promesse di Nostro Signore, anche se con un numero ridotto di fedeli, come nel Cenacolo e, dicono i buoni esegeti, alla fine del mondo (Lc. 18, 8). Ma è visibile anche nel senso più profondo, istituzionale, dato che ha una struttura giuridica, dei membri che la costituiscono, una gerarchia formata da uomini viventi, un capo da tutti riconosciuto, al pari delle altre società umane. 4) La Chiesa è una società perfetta, perché ha in sé tutti i mezzi per raggiungere i suoi fini, condurre i fedeli alla salvezza eterna. Essa è una e universale. Il suo capo è monarca per divina istituzione, dotato di poteri sia spirituali e di ordine, sia giurisdizionali, legislativi e magisteriali. La Chiesa è una società di diritto pubblico internazionale, non soggetta ad alcuna entità umana. È sovrana nell’ordine civile e politico, come lo è ogni Stato moderno. Questa sua condizione non le viene tanto dal possedere il territorio della Città del Vaticano, poiché, anche se non contasse questa sovranità territoriale, avrebbe, in linea di principio, il pieno diritto di essere considerata come una persona di diritto pubblico internazionale, in virtù della sua origine divina come società visibile e perfetta. 5) Pio XII dichiara: «appare il grave errore sia di coloro che s'immaginano arbitrariamente la Chiesa quasi nascosta e del tutto invisibile», e aggiunge che «Il Verbo di Dio assunse l'umana natura soggetta ai dolori, affinché, fondata la società visibile e consacrata col sangue divino, “l'uomo fosse richiamato alle cose invisibili attraverso un governo visibile” (S. Thom., De Veritate, q. 29, a. 4, ad 3)» (Enciclica Mystici Corporis, § “Ex iis, quae adhuc” - “Da ciò che finora”). 6) Pio XII afferma anche, ribadendo l’insegnamento di Leone XIII, che la Chiesa è «una società perfetta nel suo genere» dotata «di elementi ed argomenti sociali e giuridici» (ibidem, § “Recta igitur” - “Il retto significato”). E rimprovera «il funesto errore di coloro che sognano una Chiesa ideale, una certa società alimentata e formata di carità, alla quale, non senza disprezzo, oppongono l’altra che chiamano giuridica». E riferendosi al Concilio Vaticano I, Const. Dogm. De Ecclesia, aggiunge che il Divin Redentore «volle che il ceto di uomini da Lui fondato fosse anche una società perfetta nel suo genere, fornita di tutti gli elementi giuridici e sociali per perpetuare in terra l’opera salutare della Redenzione» (ibidem, § “Quapropter funestum” – “Perciò compiangiamo”). Il Regno Sociale di Nostro Signore 7) L’insegnamento di Papa Francesco, che la Chiesa non è una semplice ONG assistenziale, evoca anche la dottrina della Regalità Sociale di Gesù Cristo. Dio non è solo il Signore degli esseri irrazionali e dell’uomo, ma anche delle società e degli Stati, che Gli devono sottomissione, omaggio e culto. Da qui la Regalità Sociale di Nostro Signore, negata con furore dal laicismo oggi dominante, come dal modernismo di tutte le latitudini. A partire dalla dottrina in sé corretta, che tenuto conto delle circostanze può essere tollerata una società che non ammetta la Regalità di Nostro Signore, il liberalismo cattolico del XIX secolo, e in seguito il modernismo e il progressismo, hanno finito col negare tale Regalità in modo assoluto, in linea di principio e in pratica. Questa negazione radicale tende a sottrarre alla Chiesa la sua caratteristica di entità di diritto pubblico tra le nazioni, nei confronti della vita privata e in tutta la vita sociale, cosa che inevitabilmente la condurrebbe, col tempo, alla condizione di mera ONG assistenziale. 8) Pio XI, dichiarando che la Chiesa è la «sola che può recar salute» (Enciclica Quas Primas, AAS, vol. XVII, n. 15, § “Quas Primas” – “Nella prima enciclica”), indica che già il Concilio di Nicea (anno 325) «inserendo nel simbolo la formula “il regno del quale non avrà mai fine”, proclamò la dignità regale di Cristo» (ibidem, § “A quicquid” – “Ricorrendo inoltre”). E aggiunge che «gli uomini, uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo di quello che lo siano gli uomini singoli. È Lui solo la fonte della salute privata e pubblica […] è Lui solo l'autore della prosperità e della vera felicità sia per i singoli sia per gli Stati » (ibidem, § “Verumtamen eiusmodi” “D’altra parte, sbaglierebbe”). Dichiara inoltre «che il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza riguarda non solo i privati, ma anche i magistrati e i governanti» (ibidem, § “civitates Autem” – “La celebrazione di questa festa”). E cita le seguenti parole di Leone XIII nell’Enciclica Annum sacrum: «L’impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o a coloro che, rigenerati nel fonte battesimale, appartengono, a rigore di diritto, alla Chiesa, sebbene le errate opinioni Ce li allontanino o il dissenso li divida dalla carità; ma abbraccia anche quanti sono privi di fede cristiana, di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo» (ibidem, § “Verumtamen eiusmodi” – “D’altra parte, sbaglierebbe”). La Chiesa è fattore di ordine e concordia 9) I progressisti e i laicisti estremi sostengono spesso che la difesa delle prerogative della Santa Chiesa come società visibile e perfetta, e del Regno Sociale di Nostro Signore, sarebbe elemento di discordia e violenza sia nell’ordine individuale, sia nell'ordine sociale. Da cui concludono che sarebbe indispensabile mettere a tacere queste caratteristiche della Chiesa, le quali peraltro, secondo loro, non avrebbero più valore per il mondo moderno, relativista e religiosamente pluralista. Disconoscendo in tutto il vero spirito cattolico, essi giungono all’errore primario di equiparare la dottrina cattolica tradizionale al cosiddetto fondamentalismo musulmano, la cui violenza ha sconvolto il mondo di oggi. Ora, ciò che insegnano i Papi è che il vero e autentico ordine sociale cristiano è, di per sé, il più potente fattore di armonia e di pace in grado di unire uomini e popoli. 10) È questa la lezione che si trae dall’Enciclica Immortale Dei, di Leone XIII, in un passo sul Medioevo che è divenuto famoso nella dottrina sociale della Chiesa: «Vi fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava la società: allora la forza della sapienza cristiana e lo spirito divino erano penetrati nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in ogni ordine e settore dello Stato, quando la religione fondata da Gesù Cristo, collocata stabilmente a livello di dignità che le competeva, ovunque prosperava, […] quando sacerdozio e impero procedevano concordi e li univa un fausto vincolo di amichevoli e scambievoli servigi. La società trasse da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà, consegnata ad innumerevoli monumenti storici, che nessuna mala arte di nemici può contraffare od oscurare.» (Acta Sanctae Sedis, 1885, vol. XVIII, pag. 162/174). 11) Pio XI, nell’Enciclica Quas Primas, espone i benefici sociali che deriverebbero dall’accettazione della Regalità Sociale di Nostro Signore, sottolineando la concordia e la pace che deriverebbero se «tanto più gli uomini diventano consapevoli di quel vincolo di fratellanza che li unisce», «perché dovremmo disperare di quella pace che il Re pacifico portò in terra, quel Re diciamo che venne “per riconciliare tutte le cose”… ?». E prosegue dicendo: «Oh, di quale felicità potremmo godere se gli individui, le famiglie e la società si lasciassero governare da Cristo!», proprio come diceva Leone XIII: «Allora veramente, … tornerebbero i beni della pace, cadrebbero dalle mani le spade» (Enciclica Quas Primas, AAS, vol. XVII, § “Itaque, si quando” – “Per quello poi”). Conclusione: la bandiera in alto sulla cittadella 12) La bandiera della dottrina cattolica deve garrire sempre in alto sulla cittadella. Senza dubbio, nel fragore della battaglia e con prudenza, si può scorgere ora l’uno ora l’altro dei suoi aspetti; si può anche concedere che non venga esposta una certa verità per un tempo più o meno lungo; ma non si può accettare che alcun punto della dottrina non sia stabile e sia sistematicamente omesso per principio o per opportunismo. I colori della bandiera non possono sbiadire. Senza dubbio, c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere, ma, almeno implicitamente, e nel corso del tempo esplicitamente, la dottrina cattolica deve essere esposta nella sua interezza. 13) La professione della fede è un obbligo per ogni cattolico. Dalla rivelazione non si cancella nemmeno uno iota. I principi della Chiesa come società visibile e perfetta, e del Regno Sociale di Nostro Signore, sono basilari nella dottrina della Chiesa; non è negoziabile il diritto e, in base alle circostanze, il dovere di proclamarli. Sono principi semplici e in altri tempi ampiamente conosciuti. Oggi, però, che in certo modo sono negati, sovvertiti o quanto meno dimenticati, urge proclamarli perché diversamente si finisce con l’annunciare “un altro Vangelo” (San Paolo, Gal. 1, 6). 14) In difesa di questi principi maggiori della Cristianità, invochiamo la Regina clemente, pietosa, dolce, sempre Vergine, Maria. (torna
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aprile 2013 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |