Germania: prima giornata della
Quinta Assemblea del Cammino Sinodale


Articolo della Fraternità San Pio X

Dopo la conferenza di apertura della Quinta Assemblea del Cammino Sinodale, i lavori hanno avuto inizio nel pomeriggio di venerdì 11 marzo 2023.
I primi testi in programma sono stati quelli del Forum II, dedicato ai preti: con tre documenti all’ordine del giorno.

Il sito katholich.de, sito ufficiale dell’episcopato tedesco, fornisce delle informazioni circostanziate sui dibattiti. In questa occasione, il titolo è: «Il Cammino Sinodale mantiene il sacerdozio cattolico»! Felici di saperlo…

Il primo testo porta il nome di «testo di base», e costituisce il fondamento per i testi detti «d’azione»; in altre parole, il primo testo è più dottrinale, gli altri sono più pastorali.
Questo testo base è piuttosto spaventoso. Nell’introduzione sono elencati quattro affermazioni che «sono oggetto di un vasto consenso»:
«Un sacerdozio che, in teoria, dovrebbe essere riservato agli uomini eterosessuali è discutibile e incompatibile con la pratica vissuta. L’ammissione al ministero sacerdotale in funzione del sesso suscita l’incomprensione ed è discriminatorio, e deve essere abolita. La giustificazione del celibato come forma obbligatoria di vita sacerdotale non è più largamente accettata, né convincente. Viene esplicitamente rivendicata l’accettazione dell’omosessualità su un piano di parità, anche tra i sacerdoti».

L’impostazione è così posta; vi saranno solo più delle variazioni sullo stesso tema.


L’involuzione della Chiesa in Germania

Il capitolo seguente fornisce una serie di statistiche sull’evoluzione – che sarebbe meglio chiamare involuzione – della Chiesa in Germania a partire dal 1990 – anno della riunificazione tedesca. In trent’anni il numero dei fedeli è diminuito del 22%: i cattolici sono solo il 26,7% della popolazione. Il numero dei battesimi è diminuito di due terzi: da 300.000 a 100.000.
Il numero dei praticanti è passato dal 21,9% al 5,9%, e il numero dei preti è diminuito  del 40%: da 20.000 a 12.500. Il numero dei preti che hanno abbandonato il ministero a partire dal Vaticano II ha superato i 1500.
Il patrimonio si assottiglia: numerose diocesi hanno abbandonato degli edifici religiosi: o li hanno venduti o li hanno destinati ad altre attività.
Infine, il ministero parrocchiale è in costante aggiornamento: i preti hanno talvolta più di 20.000 parrocchiani – e nel futuro è previsto che si possa arrivare fino a 100.000. Il che fa piombare la vita dei preti in una certa instabilità. Ecco perché occorre ridefinire la maniera in cui il prete deve vivere ed esercitare il suo ministero.


Modificare le strutture favorendo gli abusi

Le proposte di modifica si basano sul rapporto MHG - Mannheim, Heidelberg et Gießen, le tre Università che hanno partecipato alla redazione del rapporto. Gli universitari che vi hanno lavorato non sono dei teologi e ancor meno dei canonisti, e tuttavia le proposte avanzate dovranno essere accuratamente esaminate per «riformare la Chiesa».

Uno dei motivi ricorrenti in questo rapporto è indicare la causa sistemica degli abusi: la eccessiva «sacralità» del prete, che lo pone in bilico, con il rischio dell’abuso di potere. Non meraviglia quindi che il capitolo si concluda con il «superamento del clericalismo».


Giustificazione teologica di questa prospettiva

Il principio: è necessario che il ministero sacerdotale venga «liberato (…) dalla separazione con la vita degli uomini, dall’idealizzazione del ministro, dai privilegi del suo stato e dall’esaltazione». La giustificazione deriva dalla nuova concezione del sacerdozio che abbassa il prete al livello del «sacerdozio comune» dei fedeli, fermo restando che questi ultimi svolgono delle funzioni particolari.

Così, i preti «si distinguono dai detentori del “sacerdozio comune”, i fedeli, per il loro ministero e il loro ruolo, e non per il sacerdozio, qualunque esso sia».
E poco dopo si dice: «prima del sacerdozio ministeriale vi è il sacerdozio comune di tutti credenti, che si esprime nella profezia, nell’orientamento e nella testimonianza».


Il celibato sacerdotale

Il documento riconosce bellezza e grandezza del celibato sacerdotale; ma gli autori ritengono che i tempi non lo comprendano più, che vi sia il rischio che questo celibato non venga abbracciato volontariamente, ma come corollario dell’ordinazione; quindi occorrerebbe lasciare la scelta.

Di questa scelta si parla nel testo «d’azione». Quest’altro documento precisa che non è il celibato in sé ad essere problematico, ma il fatto che tutti i preti vi si devono impegnare.
Dopo un certo numero di considerazioni giustificative, il documento chiede alla Santa Sede:
1 - Riesaminare, nel contesto del processo sinodale del Sinodo mondiale, il legame tra il conferimento degli Ordini sacri e l’impegno del celibato. 2 – Concedere in maniera più generosa delle dispense dal celibato (come avviene per i pastori convertiti), e di affidare queste dispense ai vescovi tedeschi. 3 – Permettere l’ordinazione di viri probati (cioè uomini sposati). 4 – Permettere ai preti già ordinati di sposarsi.

E’ opportuno ricordare che l’ultimo punto non è mai esistito nella Chiesa. Nella Chiesa cattolica orientale, prima dell’ordinazione il soggetto deve decidere tra il celibato e il matrimonio; ma una volta ordinato non può più sposarsi, neanche se rimane vedovo. Questo punto mostra sia l’ignoranza crassa dei «teologi» del Cammino Sinodale, sia la loro volontà totalmente rivoluzionaria.

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marzo 2023

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