PECCATI MORTALI

PIÙ e MENO GRAVI


di
Don Curzio Nitoglia








Il peccato lede tre ordini: “Dio, il prossimo e se stessi. Quindi, vi sono tre tipi di peccato: contro Dio, contro il prossimo e contro se stessi” (SAN TOMMASO D’AQUINO, S. Th., I-II, q. 72, a. 4).

Dunque, “i peccati non sono tutti egualmente gravi” (q. 73, a. 2). La gravità del peccato “varia secondo l’oggetto contro il quale si pecca: Dio, persone e cose: animali, vegetali e minerali” (a. 3).
Inoltre: “I peccati della carne sono di maggiore disonore o vergogna, ma i peccati contro lo spirito sono più gravi” (a. 5).

Certamente, i peccati contro la purezza sono mortali, ma quelli commessi contro Dio: a) l’odio di Dio; b) la disperazione; c) l’incredulità, che “rappresentano la più grave avversione contro il Signore, sono i peccati più gravi in quanto sono opposti alle tre Virtù teologali di Fede, Speranza e Carità. […]. Sebbene, l’Incredulità e l’Odio di Dio siano i peccati più gravi, […]. La Disperazione per noi uomini è il peccato più dannoso” (S. Th., II-II, q. 10, a. 3; q. 20, a. 3; q. 34, a. 2). 

Inoltre, d) la bestemmia; e) il non santificare le Feste comandate: cioè i peccati contro i primi tre Comandamenti sono più gravi di f) quelli commessi contro il prossimo (4°-10° Comandamento) o contro se stessi (di nuovo 6° Comandamento, se “solitario”) e questi sono più gravi g) di quelli contro la natura o “l’ecologia” (animali, piante e terra/acqua/aria), con buona pace degli animalisti.

Tuttavia “il peccato carnale ha molta attrattiva e in esso gli uomini commettono molti peccati” (S. Th., II-II, q. 153, a. 4). S. Alfonso de’ Liguori (Theol. mor., n. 413-414) diceva che “su 100 dannati 99 stanno all’inferno per il peccato carnale”.

Inoltre, le conseguenze del peccato carnale producono molti danni nel carattere dell’uomo poiché in essi la carne vince contro l’anima e, così, la ragione e la volontà restano scompigliate per cui ne conseguono: la cecità della mente, la sconsideratezza, la precipitazione, l’incostanza dell’intelletto e della volontà, l’amore disordinato di sé e della vita presente e l’odio verso Dio e la vita eterna (a. 5).

Lo stesso vale (S. Th., I-II, q. 82, aa. 2-3) per le tre concupiscenze (I Giov., II, 16): la più grave è la Superbia, poi viene l’Avarizia e infine la Lussuria (perciò è errato parlare solo di “Orgoglio e Sensualità” tra le “tendenze disordinate” senza nominare l’Avarizia).

Dunque, occorre evitare i due estremi 1°) per eccesso: fissarsi soprattutto sulla Lussuria (6°/9° Comandamento) come se fosse l’unica concupiscenza e la più grave; 2°) per difetto: negare che sia un peccato mortale.













marzo 2023
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