RUSSOFILI

COMMENTO A MONS. C.M. VIGANÒ

di Luciano Pranzetti




Partecipanti al convegno per la fondazione del
Movimento Internazionale dei Russofili

Martedì, 14 marzo 2023, si è tenuto, a Mosca il convegno per la fondazione del Movimento Internazionale dei Russofili. E, come è solito, per simili circostanze, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha inoltrato un messaggio augurale ai convegnisti.
Perché diciamo “è solito”? ma per via delle innumeri volte in cui si è pronunciato per tematiche varie, come: pandemia covid19, Davos, proteste sociali, guerra ucraina, non tralasciando i moti sindacali e, di tanto in tanto, occupandosi delle “cose di lassù” (Col. 3, 1). Come dire: megafono per le cose terrene, cicalino per le divine. Sicché, come si annuncia un fatto più o meno risonante, ecco apparire il messaggio viganeo.

Noi intervenimmo qualche tempo fa – diciamo, un anno – in occasione di un suo commento alla situazione creatasi a seguito dell’aggressione russa alla pacifica nazione ucraina, commento in cui accostava a tale atto ostile, con totale accordo alla tesi del metropolita eretico-scismatico russo Kirill, l’appellativo di guerra giusta e, ben più gravemente, assimilando Putin a Cristo sofferente.
Di poi niente che interessasse la nostra attenzione seppur fastidio procurassero i suoi interventi.

Ora, con il messaggio inviato ai suoi “confratelli” russofili, c’è motivo serio per intervenire allo scopo di puntualizzare talune cappellate sesquipedali in tema dogmatico e altre in ambito storico.

L’esordio sarebbe quanto mai risibile se non fosse che Mons. infila due smarronate di cui la prima surreale e la seconda, da questa generata, molto più grave: un’eresia.
Citiamo “Il manifesto di questo sodalizio inizia con una parola che sembra scomparsa dal vocabolario occidentale: l’amicizia. In questo caso, è l’amicizia per i Russi, condivisa da moltissime persone in tutto il mondo, e l’amicizia dei Russi verso gli altri popoli, in quello spirito di fratellanza che trova il proprio fondamento nel riconoscerci figli dell’unico Eterno Padre e fratelli in Nostro Signore Gesù Cristo”.
La smarronata risibile è l’accenno al sentimento dell’amicizia che, nel caso frammesso, suona surreale dal momento che pur essendo condiviso da moltissime persone in tutto il mondo non significa per niente affatto doversi accettare quale elemento che comprovi, specie in questo periodo, nella società russa, un valore positivo.
Il risibile diventa sarcasmo laddove Mons. accenna all’amicizia dei Russi verso gli altri popoli. Chiedere, per questo, informazioni ai Polacchi, agli Ungheresi, ai Cecoslovacchi, ai Ceceni, ai Georgiani, agli stessi ucraini già vittime del comunismo sovietico staliniano. Una bella galleria di amarcord amicali!
Affermare, poi, che detta “amicizia” è parola scomparsa dal vocabolario occidentale, è un falso sputato perché, pur corrotto – come Mons. dirà – questo Occidente è capace, ad esempio, di accogliere profughi, migranti; capace di dare mensa ai poveri affamati e ospitalità ai senzacasa; capace di gesti di generoso altruismo – il carabiniere, che si getta nel fiume per salvare uno che sta annegando, e muore.
Amicizia, termine che non si traduce quale stretta di mano, pacca sulle spalle, buongiorno & buonasera, ma che si estrinseca in atti concreti come quelli citati.
Chieda ai suoi russofili quanta accoglienza pratica la Federazione Putiniana, quanti pasti e quanti posti letto fornisce ai poveri!

Ma la smarronata più grave – e ne risponderà a “Lui che tutto giuggia” (Purg. XX, 48) – è l’aver assimilato, in un inesistente spirito di fratellanza, due realtà contrapposte: la Chiesa cattolica e la confessione russa ortodossa. Qualcuno ci farà notare che Mons. non dice questo. Vero, ma che altro significa quell’invito a “riconoscerci figli dell’unico Eterno Padre e fratelli di N. S. G. C.”?
Affermazione gravissima - eresia appunto - per un principe della Chiesa che non conosce il criterio con cui indicare chi è figlio di Dio e chi non.
Eppure, San Giovanni, nel suo “prologo” spiega chiaramente chi debba essere chiamato figlio di Dio e, ovviamente, fratello di N. S. G. C., laddove - ispirato dal Signore – scrive: “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv.1, 11/12).
Strana condizione, questa di Mons. il quale, severo censore dell’attuale Pontefice, si trova a condividerne la stessa teoria su come essere figli di Dio, cioè, il semplice essere sue creature.
Si faccia, il Mons., un corso di recupero per ravvivare la memoria circa la pericope giovannea di cui sopra e circa il parere di N. S. G. C. su quelle realtà anticristiane che sono le confessioni staccate dalla Chiesa Madre - Santa, Apostolica, Romana – da Lui definite “tralci secchi” destinati ad esser bruciati (Gv. 15, 6) ma che, una letteratura vaticansecondista, le accredita come cristiane.
Ma anche forzando il dogma, la Storia e la logica, si volesse dirle “cristiane”, con quale giustificazione si potrà definire cristiana la confessione eretico-scismatica russa il cui capo, il metropolita Kirill, approva, sostiene e benedice l’ecatombe ucraina, il ratto dei bambini, il bombardamento di scuole, ospedali e la morte di migliaia di giovani russi mandati al fronte per la gloria di Putin?

È del tutto mendace, caro Mons., scrivere che con Putin è risorto lo spirito cristiano, che la Federazione Russa si pone quale ultimo baluardo della civiltà contro la barbarie dell’Occidente, una barbarie che le permette, tuttavia, di proferire anche abnormi affermazioni e scrivere falsità, diversamente da quella Arcadia russa ove il minimo moto di dissenso vien corretto con il carcere - in stile KGB - o col caffè al polonio – in stile mafioso.
È mendace, e lei lo sa, caro Mons. scrivere, sovvertendo la realtà storica, che l’ateismo materialista, che devastò l’impero russo e il mondo dal 1917 si è oggi congiunto al liberismo globalista. Questa è una sua idea sgusciata dalla sua mente per dare credibilità con quanto, in un vorticoso delirio parolaio, lei cerca di accreditare al sistema economico liberale il certificato comprovante una nascita atea. È un sistema che segue il metodo/programma di Cristo racchiuso nel monito “Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (Mt.22, 21 – Mc.12, 17 – Lc. 20, 25).
Certamente, nel mondo liberista occidentale, si può trovare di tutto, dalla corruzione politica all’immoralità, dall’ateismo all’egoismo, ma non è vietato essere onesti, credere in Dio e praticare la carità. In pratica, vivere secondo il comando di Cristo.

Se così non fosse, perché la B. V. Maria – un autogol di Mons. che credeva, citandola, di rafforzare il suo pensiero – nel suo messaggio del 1917, replicato nel 1929, trasmise l’ordine divino di consacrarLe la Russia, e solamente la Russia e nessun corrotto Stato occidentale?  È una domanda, questa, che, spesso, rivolgo a chi, come Mons. C. M. Viganò, si fa moralista fustigatore dell’Occidente.

Quanto al parere del Mons., secondo il quale il Movimento Internazionale dei Russofili porterà il mondo Occidentale ad essere fiero della propria fede ed orgoglioso “della civiltà a cui hanno contribuito anche i Santi Cirillo e Metodio” lo riteniamo ulteriore manipolazione della verità storica con cui mette nella stessa compagnìa dei barbari eretici e scismatici Putin e Kirill, i Santi evangelizzatori del mondo slavo, Cirillo e Metodio i quali entrati in quelle terre, vi seminarono “la buona pianta / che fu già vite, e ora è fatta pruno” (Par. XXIV, 110/111) e i risultati si vedono e si sperimentano sui corpi e sull’anime.
Pertanto, niente orgoglio, caro Mons. per questa civiltà di predatori e men che meno accostarvi i santi fratelli.

Nel tentativo di dar vigore alla sua apocalittica previsione – il tramonto dell’Occidente – Mons., inframmezzando pandemia, colpi di stato, disegni Davos, politica eugenetica, crisi energetica, si dice certo che l’oligarchia occidentale, responsabile di progettare la decimazione della popolazione mondiale, sarà chiamata, prima o poi, a rispondere dinanzi al mondo. Un tipico lapsus freudiano, il suo, perché l’oligarchia che già mette in pratica tale progetto è la sua stimata Federazione Russa. Chiedere informazioni alla nazione ucraina.

La conclusione del messaggio contiene una gelatinosa considerazione, laddove Mons scrive che stiamo combattendo una battaglia epocale per cui è bene restare sotto il manto della B. V. Maria – gloriosa Nikopèia = creatrice di vittoria. La vittoria, infatti, è di Cristo e di chi si schiera sotto il santo vessillo della Croce. Con questo pistolotto termina il messaggio.
Abbiamo scritto “gelatinosa considerazione”, al pari di un tremolante budino, perché non è vittoria, quella accostata all’icona bizantina della Nikopèia, semmai – se il Papa di Roma si decidesse ad eseguire, secondo il protocollo corretto, la consacrazione della Russia – quella della Beata Vergine di Fatima, e quanto alla vittoria di Cristo, e di coloro che si schiereranno sotto la Croce, è da precisare, caro Mons. Viganò, che non sarà quella da lei ipotizzata, cioè, una vittoria in condominio con eretici, scismatici e cattolici, perché N. S. G. C. accoglierà sotto il santo vessillo della Croce, soltanto i suoi fedeli, quelli che all’inizio abbiamo indicato, senza possibilità di errore, FIGLI DI DIO.




Convegno per la fondazione del Movimento Internazionale dei Russofili;
Mosca, 14 marzo 2023:
la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova
si esibisce in una danza tipica russa.







marzo 2022
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