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Il rigetto del Vaticano II non è circostanziale di Austremoine
Una delle caratteristiche
di Dio è che è immutabile. L’ordine naturale e quello
soprannaturale rispondono a dei principi, anch’essi immutabili: non
essendo delle circostanze, questi principi assicurano la coerenza e la
stabilità dell’insieme che reggono. Il bene resterà il
bene, il male resterà il male, l’uomo potrà sempre
persuadersi del contrario, ma la realtà dell’ordine stabilito da
Dio sarà ricordata al momento del giudizio del Creatore, il solo
che incombe e dunque il solo oggettivo.
La gravità del peccato più essere valutata in base alle circostanze, in particolare l’intenzione. La materia del peccato dipende invece da se stessa, dalla natura dell’atto posto. Un crimine, al di fuori di ogni circostanza che potrebbe accompagnarlo, è una materia grave. Lo stesso dicasi per l’ordine stabilito da Dio, e questo per l’eternità. La dottrina della Chiesa, attraverso la sua Tradizione, non fa che richiamare i principi che reggono le realtà naturali e soprannaturali, non per imporre una camicia di forza, ma per meglio aiutare l’umanità ad accedere alla felicità, conformandosi di buon grado all’ordine stabilito da Dio. Tra queste realtà volute da Dio, si trova: che nessuno può salvarsi al di fuori della Chiesa, che questa Chiesa è fondata su Pietro, che ne ha ricevuto, lui solo e individualmente, la giurisdizione, e che questa Chiesa, lungi dall’essere separata dalle società umane, ne è distinta, ma pienamente partecipante. Si tratta della dottrina costante e infallibile della Chiesa. Ora, la negazione di questi principi si ritrova nel concilio Vaticano II, con l’ordine ecumenico e il dialogo interreligioso che negano la necessità della Chiesa come solo e unico mezzo di salvezza, con la collegialità che dà al collegio dei vescovi il governo della Chiesa universale, e con la libertà religiosa che riconosce la laicità, dichiarando lo Stato incompetente in materia di religione e ammettendo un diritto naturale all’errore. Come la dottrina tradizionale non è questione di circostanze, così neanche il rifiuto dei falsi principi che la combattono è questione di circostanze. Ora, che sia in maniera chiara o ambigua, il Concilio è impregnato di questi errori costituiti dall’ecumenismo, dalla collegialità e dalla libertà religiosa. Che sia in maniera chiara o ambigua, mai e in nessuna circostanza o contesto, un anima cattolica deve accettare le nuove dottrine di questo Concilio. Non sono gli accidenti del concilio Vaticano II ad essere cattivi, ma la sua stessa sostanza. Qui non si tratta di considerazioni politiche o tattiche, ma di realtà che toccano la nostra fede e la nostra salvezza eterna. (torna
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maggio 2013 |