False e vere soluzioni
di fronte allo scandalo degli abusi
che ha colpito la Chiesa cattolica francese


di Matteo D'Amico



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Se non bastasse lo sforzo titanico con il quale in tutto il mondo la stampa cerca di diffamare la Chiesa cattolica gettando incessantemente fango sul suo passato e sul suo presente, oggi le stesse autorità ecclesiastiche sembrano gareggiare con le forze anticattoliche  nell’esporre la Chiesa al ridicolo e allo scherno più amaro.
Recentemente la Conferenza Episcopale Francese, in seguito allo scandalo degli abusi commessi da sacerdoti (per lo più omosessuali) a danno di minori negli ultimi cinquant’anni (si tratta di circa 600 casi. La commissione indipendente CIASE, sulla quale molto vi sarebbe da dire, ha stimato circa 3000 sacerdoti coinvolti dal 1950 in poi), ha deciso di introdurre uno speciale tesserino digitale per ogni membro del clero francese, una sorta di carta di identità che potrà essere scansionata con il cellulare da terze persone che incontrano il singolo sacerdote.  Sulla speciale carta di identità ci sarà un codice QR che scansionato darà informazioni basate sul colore: il verde indicherà che il chierico non ha pendenze penali o canoniche  di nessun tipo, che è esperto ed affidabile e che può ascoltare confessioni o amministrare altri sacramenti; l’arancione indicherà che il sacerdote o il vescovo è oggetto di limitazioni per mancanza di esperienza o pendenze canoniche, sanzioni; il rosso indicherà i chierici a qualunque titolo sospesi dal loro ruolo e dalla possibilità di amministrare i sacramenti.

Questa dunque sarebbe la grande risposta della Chiesa francese allo scandalo degli abusi (si veda: https://www.rt.com/news/576243-france-church-qr-codes/).

Un breve commento si impone: con fatica si può immaginare una risposta più stupida e grottesca di quella scelta dalla Conferenza Episcopale Francese al problema degli abusi. Si tratta infatti di una risposta semplicemente tecnica, di carattere poliziesco (nello stile però di una C.E.K.A. o di una Gestapo clericale), che non può non far pensare ai peggiori scenari distopici che i tempi che viviamo lasciano immaginare (fra l’altro, chi garantisce che dopo i sacerdoti non si pensi a ogni altra possibile categoria di persone?).  La Chiesa sembra quasi precorrere i tempi, portando avanti l’assurda idea che la condotta morale di un sacerdote possa migliorare in virtù di un codice QR di controllo!

Occorre fare alcune osservazioni: sullo strumento in sé e sul fatto che non vengono affrontate le vere cause della crisi morale che dura dagli anni Sessanta.

Quanto allo strumento in sé non è difficile mostrarne i limiti:  pensiamo all’umiliazione di un bravo sacerdote obbligato ad esibire il codice QR a chi incontra; alla cultura del dubbio e del sospetto che un simile strumento alimenta nei fedeli stessi;  alla possibilità che chi controlla i codici e i loro colori li manipoli o li alteri (ad esempio dando un codice verde a un amico che dovrebbe avere il codice rosso…). Non si può poi dimenticare che i religiosi gay infiltrati nella Chiesa cattolica in tutto il mondo sono una vera e propria lobby - come ha dimostrato in un celebre saggio il sacerdote e professore  polacco Oko - ,  lobby che difende i suoi membri, con i sacerdoti omosessuali che, come veri complici, si coprono a vicenda, si riuniscono sotto vescovi compiacenti, si appoggiano l’un l’altro nella carriera, raggiungendo spesso posizioni di vertice. La lobby dei sacerdoti gay potrebbe infiltrarsi proprio nell’organismo che controlla i folli pass “a colori”, con le ovvie conseguenze.  Inoltre ci potrebbero essere fughe di dati, hackeraggio del database, diffamazione di innocenti.  Non parliamo poi del farisaico compiacimento derivante dal confondere un codice “verde” con una patente di autentica moralità o santità.

La seconda osservazione è teologica: nessuno strumento tecnico o controllo rafforzato e nessuna commissione centrale di vigilanza potrà mai migliorare il comportamento del clero: non è con il controllo o con l’uso di strumenti e codici che riconcilio un sacerdote con il suo stato celibatario o con la virtù di castità.  Le virtù - tutte le virtù - sono impossibili da perseguire e consolidare se non sul fondamento della vera fede e ciò che oggi manca al clero cattolico, sia francese che di ogni altra parte del mondo, è appunto la fede. 
Sessant’anni di neomodernismo a partire dal Concilio Vaticano II, hanno distrutto la formazione nei seminari, portando a sacerdoti che non hanno più nemmeno l’idea di cosa sia la vita di grazia, la dimensione soprannaturale, la centralità dei sacramenti nella vita del cristiano. Il modernismo nei fatti rappresenta la liquidazione completa della fede cattolica, facendo così crollare il senso stesso della distinzione fra ortodossia ed eresia, fra cristiano e infedele o pagano, fra sacerdote e laico. Il modernismo postconciliare ha fatto terra bruciata di ogni verità di fede instillando dubbi e incertezze nel clero e nei fedeli: le statistiche dicono che anche in chi continua a essere praticante spesso si è estinto ogni principio dottrinale, ma a volte è venuta meno l’idea stessa di giudizio, di peccato, di inferno e purgatorio, di presenza reale. Il concetto della vita del cristiano come di una militia volta a resistere al mondo e al male e, con l’aiuto di Dio, a salvare la propria anima e a raggiungere la vita eterna appare ai più come un insieme di immagini un po’ ingenue, ormai superate.  L’apertura ecumenica poi alle confessioni eretiche e il dialogo con ebrei, islamici e ogni altra falsa religione ha spinto i cattolici verso l’indifferentismo e il relativismo.

La mancanza di fede, perlopiù, nel clero e nei fedeli, sostituita da un vago umanitarismo consolatorio e sentimentale, unita all’ignoranza più grossolana della legge morale convergono e vanno a sommarsi agli effetti devastanti prodotti dalla riforma liturgica di Paolo VI. Il Novus Ordo Missae, infatti impedendo di rendere veramente culto a Dio, rendendo nei fatti impossibile l’adorazione, svuota il ruolo del sacerdote e gli impedisce di santificarsi.  Una Messa sempre più simile alla “Cena” protestante non può più essere pensata come il rinnovamento e la ripresentazione mistica e incruenta dello stesso Sacrificio del Golgota e il sacerdote stesso, al pari del fedele,  non può che faticare ad accettare veramente la sua vita come sacrificio e come luminosa solitudine.  Gli abusi e le altre deviazioni che feriscono il clero cattolico (immoralità, dipendenze, relazioni omosessuali, rapporti more uxorio), sono l’esito inevitabile di una cattiva formazione teologica, della distruzione della liturgia, del crollo di una vera vita spirituale e di una fervente vita di pietà.

Un sacerdote che non sa più che cos’è e quale sia il suo ruolo, che celebra in chiese semivuote davanti a pochi anziani, immerso in una società secolarizzata, edonista e anticristiana, oberato di compiti amministrativi, diviso fra due o tre parrocchie da gestire correndo dall’una all’altra, che speranza ha di potere coltivare una vera e profonda vita di preghiera?  Gli abusi e ogni altra debolezza morale sono quasi inevitabili in uno scenario simile, o quantomeno diventano facilmente comprensibili.

L’uscita dalla crisi del clero cattolico francese e non (i problemi sono gli stessi dappertutto), non si avrà con trucchi grotteschi come i codici colorati con QR (sarebbe troppo bello se tutto fosse così semplice!). Dalla crisi spaventosa in cui si trova da sessant’anni la Chiesa si uscirà solo  con queste azioni:

1 - Riconoscere che il Vaticano II non può essere il fondamento di nessun tipo di formazione sacerdotale, sia per i gravi errori che contiene, sia per la vaghezza e l’inconsistenza dei suoi documenti; far cessare al più presto, in particolare, la tragica farsa del dialogo ecumenico con i non-cattolici, con gli ebrei e con le altre religioni;

2 - tornare con decisione alla celebrazione solo con il Messale di San Pio V, tornare cioè alla Santa Messa di sempre, senza incertezze e senza tatticismi;

3 - riformare ab imis i seminari, reintroducendo una severa disciplina al loro interno e l’abitudine a una profonda vita di pietà e a un grande raccoglimento spirituale, mettendo al centro sia dell’insegnamento della filosofia, che della teologia, il pensiero di san Tommaso. Abituare lentamente i seminaristi al silenzio e alla meditazione escludendo televisioni, computer e telefonini dai seminari.

4 - Comprendere che prima e più dei sacerdoti sono i vescovi a dover tornare a una sincera e profonda vita di pietà, divenendo vivo esempio di santità e di dedizione alla Chiesa per i loro sacerdoti. Ciò non sarà possibile senza liberare i vescovi dalla trappola democratico-totalitaria delle Conferenze Episcopali, che tolgono loro ogni responsabilità e ogni vera autonomia.

Non ci sono scorciatoie per uscire dalla catastrofe che da decenni sta colpendo il clero cattolico e anche a partire subito con le riforme necessarie - che solo un papa veramente santo potrebbe avere la forza di lanciare - occorrerebbero decenni per riparare i guasti che sono stati prodotti dalla rivoluzione conciliare.
Ma a Dio, non dimentichiamolo mai, niente è impossibile. Questa è l’ora della speranza e della preghiera, o non è niente.






 
giugno 2023
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