L'addio a don Gallo è la vittoria di Sodoma


di Federico Catani

Articolo pubblicato su “Campari e De Maistre”




Genova, 25 maggio 2013,
funerali di Andrea Gallo
Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Cardinale Angelo Bagnasco,
comunica Vladimiro Guadagno, pubblico peccatore impenitente e noto untore


i neretti sono del testo


I funerali di don Andrea Gallo rappresentano la goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia pazienza. Accade sempre così. Sono come una pentola a pressione. Per un po’ di tempo borbotto, ma resto tutto sommato tranquillo. Poi, a un certo punto, quando la fiamma del gas si alza troppo, esplodo. Vedere in rete le esequie di quella specie di prete chiamato don Gallo ha fatto sorgere in me una gran rabbia. Spero che il mio sia solo santo zelo per la Casa di Dio, sull’esempio di Sant’Elia Profeta, ma non posso escludere qualche componente peccaminosa. Me la vedrò col confessore, non preoccupatevi.

Ebbene, non so se vi siete resi conto di cosa è accaduto in quel di Genova nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di un papa con gli attributi, S. Gregorio VII, che non aveva paura di chiamare bene il bene e male il male, sino a pagare l’amore alla verità con l’esilio.
Il contesto è la morte di Andrea Gallo, comunista di professione, sacerdote cattolico (?) per hobby. Lo scenario è la chiesa del Carmine. Ad officiare il funerale il cardinale arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Cosa è successo? Di tutto.
Tutto ciò che cozza col cattolicesimo è avvenuto alla presenza e con il tacito assenso del capo dei vescovi italiani. Dalla bandiera omosessualista della pace sul feretro al canto di “Bella ciao” all’uscita dalla chiesa, dai pugni chiusi alzati, agli interventi sull’ambone del trans Vladimir Luxuria (che ha pure ricevuto la Comunione, cioè Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità!) e di quell’altro prete a mezzo servizio che è don Luigi Ciotti. Poi i fischi al cardinale. Fischi cui io, in tutta sincerità e con un po’ di maleducazione, mi sarei accodato, perché è vero che un vescovo deve celebrare le esequie di un suo sacerdote, ma è pur vero che questa situazione non doveva crearsi, in quanto quella specie di prete avrebbe dovuto essere sospeso a divinis o scomunicato anni e anni fa.

Non voglio parlare di don Gallo: l'hanno fatto egregiamente Andrea Virga e Alessandro Rico. Sappiamo tutti chi fosse. E proprio perché tutti siamo a conoscenza del suo pensiero, non possiamo non meravigliarci dell’atteggiamento assunto dalla gerarchia nei suoi confronti.
Non si è mai fatto nulla per tenerlo a bada. Nulla per silenziarlo. Nulla per correggerlo e punirlo. Nulla. Questa è, infatti, la Chiesa del nulla. E una Chiesa così, incapace di difendere se stessa e l’insegnamento che le ha lasciato Nostro Signore Gesù Cristo, merita solo di scomparire, di essere decimata, di essere perseguitata. Una Chiesa che tace per non scontentare il mondo ha tradito la sua missione. Una Chiesa che dà la Comunione, ovvero quanto c’è di più sacro, a pubblici peccatori, preferendo gli applausi al rispetto verso il Preziosissimo Sangue di Cristo e il suo Sacratissimo Cuore trafitto, merita il castigo.
Parlo, ovviamente, della componente umana. So benissimo che la Chiesa non è la somma dei suoi uomini e so pure altrettanto bene che pastori santi ve ne sono. Ma serve una catarsi generale, che colpisca anche i buoni, anche noi che stiamo qui a scrivere comodamente seduti davanti al pc e che proprio buoni non siamo.
Senza purificazione non si cambierà rotta. E la rotta che stiamo seguendo adesso porta dritto dritto al precipizio. Anzi, forse già siamo caduti nel baratro più oscuro e profondo.

Che vescovi sono quelli che consentono e celebrano un funerale come quello di don Gallo? Che pastori sono quelli che tollerano l’errore e, anzi, spesso lo incoraggiano?
Che esempio danno il card. Bagnasco e i suoi confratelli nell’episcopato quando non difendono le pecore e gli agnelli loro affidati, ma permettono che si perdano all'inferno?
Ditemelo voi, perché io non ho risposte umane. Posso solo pensare ad un accecamento luciferino, al colpo da maestro di Satana, all’impero delle tenebre che ha preso il sopravvento.
È forse normale sentire la CEI cianciare di tutto, dall’Imu al Pil, dalla legge elettorale alla coesione tra le forze politiche e non udirla spendere una parola, anche una sola mezza parola, sugli atti blasfemi, più o meno espliciti, che si susseguono continuamente in Italia e nel mondo?
Parliamo di blasfemie, dunque di azioni lesive non tanto della dignità dei credenti, che in genere se ne fregano, essendo ignoranti e smidollati, quanto piuttosto dei diritti e dell’onore di Dio.
Su quel fallito che ha fatto la parodia della consacrazione eucaristica al “concertine” del primo maggio si è pronunciato solo il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini.
Sull’arrivo nelle sale italiane del film “Le streghe di Salem”, invece, ha inveito solo il coraggioso mons. Luigi Negri, che potremmo definire il “leone di Ferrara”. Prese di posizione lodevolissime, ma isolate.
Per il resto, i vescovi hanno taciuto, vilmente taciuto. E così tacciono su moltissimi altri problemi riguardanti la fede, comprese le posizioni di don Gallo.

Non è più possibile tollerare simili comportamenti.
Non è più possibile trovarsi con pastori che agiscono da lupi rapaci, in grado solo di essere forti coi deboli e deboli coi forti.
Non è più possibile vedere la Chiesa asservita al principe di questo mondo.
Basta!
Invochiamo il ritorno di uno, dieci, cento Savonarola per scuotere le coscienze assopite e le anime intorpidite e marcescenti.
Se la situazione è quella che è, se tutto crolla, se la nostra civiltà è putrida e in decadenza, la colpa è anche nostra. Noi cattolici, laici e clero, non sappiamo opporci al dilagare del male, non vogliamo impugnare le armi (in tutti i sensi, se necessario) per fermare il nemico, non siamo in grado di riformare noi stessi.
Siamo tutti inebetiti, drogati da 50 anni di Concilio Vaticano II e da 100 anni di modernismo.
Se non capiamo questo e non corriamo ai ripari, è inutile lamentarsi e stracciarsi le vesti per l’aborto, l’eutanasia, il mancato finanziamento alle scuole paritarie e i matrimoni gay.

Sì, i matrimoni gay, l’ultima trovata delle nostre istituzioni, il ritorno di Sodoma nella nostra epoca, l’ennesima vittoria del dragone rosso a sette teste e dieci corna di cui parla l’Apocalisse.
Quei matrimoni gay che tanto sarebbero piaciuti a don Gallo e che certo non disdegna don Ciotti, entrambi preti coccolati e vezzeggiati da Sua Eminenza il cardinale Angelo Bagnasco, capo dei vescovi italiani.
Ecco la tragicità del momento presente, ecco il capolinea cui siamo giunti: la Chiesa loda e protegge chi difende la pratica dell’omosessualità.
In ultima istanza, essendo la questione gay solo la punta dell’iceberg, la Chiesa difende i suoi stessi nemici, i nemici di Cristo, coloro che lottano per distruggere il Cattolicesimo.

Pertanto, sembra del tutto evidente che qui non finisce perché si fanno i matrimoni gay.
Qui si fanno i matrimoni gay proprio perché è finita.




maggio 2013

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