LA «DEMOCRAZIA CRISTIANA»

E IL MODERNISMO


Don Romolo Murri, don Luigi Sturzo,
Alcide De Gasperi e Marc Saugnier

Parte seconda


di Don Curzio Nitoglia


Parte prima
Parte seconda


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Don Romolo Murri, don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e Marc Saugnier



LEONE XIII e la «Democrazia Cristiana»

L’Enciclica, «GRAVES DE COMMUNI RE» (1901)


In quest’Enciclica del 1901, strettamente legata alla Rerum novarum del 1891, papa Leone affronta il tema della “Democrazia Cristiana”. Il Papa specifica sùbito che non intende con questo termine designare il partito politico (1), ma l’azione cristiana a favore delle classi più disagiate, ossia la “previdenza sociale popolare” (LEONE XIII, Enciclica Graves de communi re, in Tutte le Encicliche dei Sommi Pontefici, Milano, Dall’Oglio Editore, ed. V, 1959, 1° vol., p. 488).

Purtroppo, questo termine di “Democrazia Cristiana” è servito - dopo l’Enciclica in questione - a definire esattamente ciò che Leone XIII aveva proibito (“Non è lecito dare un significato politico alla Democrazia Cristiana”), ossia il partito politico d’ispirazione cristiana ma, laicista e persino “rivolto a sinistra”.

Il Papa rinnova la condanna del socialismo e dei suoi gravi errori socio/politici. Al socialismo, che mette contro le classi sociali dei padroni e degli operai, spingendole all’odio di classe, il Papa contrappone la Democrazia Cristiana, UNICAMENTE COME “BENEFICA AZIONE CRISTIANA A FAVORE DEL POPOLO” (ib., p. 489), che deve essere UNICAMENTE UN’ISTITUZIONE DI AIUTO ALLE CLASSI POVERE E LAVORATRICI, SOTTO GLI AUSPICI DELLA CHIESA e quindi non aconfessionale, come lo è stata la Democrazia Cristiana di De Gasperi.

Leone XIII contrappone l’«azione popolare cristiana», denominata Democrazia Cristiana, alla «Democrazia sociale» tendenzialmente socialista, che riprova.

Il Pontefice mette in guardia contro i pericoli del nome Democrazia cristiana, se non è utilizzato specificando la sua natura di previdenza popolare cristiana verso le classi umili e non un partito politico.

Infatti, l’appellativo di Democrazia cristiana 1°) può favorire l’errore secondo cui l’unica forma di governo lecita sarebbe la democrazia moderna; 2°) si occuperebbe di curare le infermità e gli interessi del solo popolo minuto, mentre tutte le classi hanno le loro infermità e devono essere oggetto d’azione sociale da parte della Chiesa e dei fedeli; 3°) tenderebbe in quanto democrazia moderna a sottrarsi all’Autorità ecclesiastica, scegliendo una forma laicista e aconfessionale, esattamente come ha fatto la “DC” di De Gasperi.

L’errore di questa Democrazia Cristiana laicista sarebbe anche quello di negare, alla pari del socialismo verso il quale tende, l’Ordine soprannaturale. In più, tenderebbe a ritenere che l’unico fine dell’uomo è solo il bene temporale o naturale, escludendo o non parlando di quello soprannaturale. Infine, tenderebbe all’egualitarismo rivoluzionario (non solo sociale ma anche economico), che vuole eliminare tutte le differenze accidentali che sussistono tra i diversi uomini.

Il Pontefice insegna che la vera dottrina dell’«azione caritativa cristiana» (che può essere detta solo in questo senso «Democrazia Cristiana») è quello di professare, insegnare e diffondere la fede nell’Ordine soprannaturale; la virtù infusa di carità in vista del Cielo; la difesa del diritto di proprietà privata.

Perciò, papa Pecci, passa a spiegare perché non è lecito dare un senso politico al termine «Democrazia Cristiana». Egli spiega che le forme lecite di governo sono tre: monarchia, aristocrazia e democrazia classica. Invece, i rivoluzionari vorrebbero far credere alle masse che solo la democrazia moderna, che andrebbe chiamata “demagogia”, poiché reputa che il potere viene al governante dal popolo o dal basso e non da Dio o dall’alto, è l’unica forma di governo buona per i tempi moderni.

Invece, il Vangelo trascende ogni fatto umano e ogni forma di governo e può convivere con tutte e tre le forme politiche (monarchia, aristocrazia e democrazia classica); purché facciano leggi giuste, ossia conformi alla legge divina e naturale.

Inoltre, la buona Democrazia cristiana, come azione sociale sotto la guida della Chiesa, non deve trascurare le classi più elevate, pur essendo principalmente rivolta a quelle più deboli perché più bisognose d’aiuto e non perché siano le uniche buone. Il Papa ricorda che ciò che si fa a favore dei poveri deve andare a vantaggio anche delle altre classi sociali. 

Il fine della buona Democrazia cristiana, come movimento sociale diretto dalla Chiesa e non come partito politico aconfessionale, è quello di 1°) rendere meno dure le condizioni di vita di coloro che campano del lavoro manuale e umile e 2°) di aiutarli a vivere per il fine ultimo soprannaturale, ossia il Paradiso. Sia i poveri sia i ricchi devono sapere che il denaro senza Dio porta alla rovina.
Perciò, non devono ricercare la ricchezza come fine ultimo della vita, ma solo come mezzo, per vivere virtuosamente.

Il Pontefice incita alla fondazione d’Istituzioni permanenti di previdenza sociale per responsabilizzare gli operai alla parsimonia e alla previdenza.

Sulla scia di Leone XIII (Rerum novarum; Graves de communi re), San Pio X condanna il Sillon (2) poiché questo non vuole essere sottomesso all’Autorità ecclesiastica sotto il pretesto di occuparsi di politica, che, secondo i sillonisti, non sarebbe il terreno dell’ordine spirituale di competenza della Chiesa, ma unicamente materia di ordine temporale. Il Papa risponde loro che la politica coincide con la morale sociale, che è campo e materia propria della Chiesa (3).


La Democrazia Cristiana Francese: il Sillon di Marc Saugnier (1910)

Introduzione

La Lettera apostolica Notre charge apostolique (25 agosto 1910) di san Pio X contro gli errori del Sillon di Marc Saugnier rappresenta la magna charta dell’antimodernismo sociale.

In essa Pio X condanna il cattolicesimo/liberale e il democratismo sedicente cristiano, che nel Sillon ha preso la forma esplicita di modernismo politico.

In Italia abbiamo sofferto e soffriamo ancora le conseguenze della politica socialmente modernistica della “Democrazia Cristiana”, che è una deviazione non solo partitica ma, dottrinale della morale cristiana.


Il Sillon

San Pio X il 25 agosto del 1910 dovette condannare il movimento politico francese Sillon (Il Solco), che aveva deviato dottrinalmente e, da posizioni inizialmente cattoliche, sotto il Pontificato di Leone XIII, s’era avvicinato man mano al modernismo sociale.

Il Papa, nella sua Lettera, ricorda che la sua carica apostolica, di successore di Pietro e Vicario di Gesù Cristo, gli impone di vigilare sulla purezza della fede, sull’integrità della disciplina e di preservare i fedeli dai pericoli dell’errore e del male; specialmente quando errore e male sono presentati con un linguaggio attraente, che nasconde l’esplicita eterodossia e malvagità, mediante il sentimentalismo e l’altisonanza delle parole, l’incertezza delle idee (4), l’equivocità dei termini.

Il vecchio Sillon (1894), nel 1910, ha oramai lasciato la dottrina sociale cattolica insegnata da Pio IX (5) e Leone XIII (6) alla quale aveva aderito e con la quale aveva agito e fatto del bene in ambito socio/economico. Esso s’è avvicinato alla filosofia illuministica del XVIII secolo, alle idee della Rivoluzione francese e alla dottrina cattolico/liberale, condannata ripetutamente dalla Chiesa.

Le attuali (1910) idee del Sillon sembrano essere apparentemente brillanti, ma mancano di chiarezza, di rigore logico e di verità (7).

Questo sbandamento filomodernista del Sillon, spiega san Pio X, è dovuto: 1°) alla mancanza, specialmente nei capi di tale movimento, di sana filosofia e teologia per affrontare il problema politico alla luce dei principi della filosofia di Aristotele e san Tommaso; 2°) all’infiltrazione di elementi protestanti e liberali nel suo seno (8).

Il Papa ricorda di aver prima consigliato i sillonisti, poi ammonito e, dunque, conclude: “Se ora mantenessimo più a lungo il silenzio tradiremmo il Nostro dovere apostolico” (9).

La prima anomalia riscontrata da san Pio X nel nuovo Sillon è quella, di non voler essere sottomesso all’Autorità ecclesiastica sotto il pretesto di occuparsi di politica, che non sarebbe il terreno dell’ordine spirituale della Chiesa, ma sarebbe materia unicamente di ordine temporale.

Il Papa risponde ovviamente che la politica riguarda la morale sociale, che è campo e materia propria della Chiesa (10). Infatti, il Papa ha almeno un potere diretto in spiritualibus e indiretto, ratione peccati, in temporalibus. Perciò, l’anomalia sillonista è non solo disciplinare ma dottrinale.

Pio X ricorda che sulla questione sociale e operaia la Chiesa si è già pronunciata in più riprese e che la civiltà cristiana è lì per mostrare (basta studiarne la storia) la fecondità benefica di essi, quindi il Sillon non deve inventare una nuova dottrina e una nuova civiltà, ma studiare il magistero - specialmente di Leone XIII - e ispirarsi alla storia della Cristianità nelle sue opere sociali. Questi consigli sono ancor validi oggi a chi si propone di riformare la politica contemporanea.

Secondo il Sillon il potere deriverebbe dal popolo, ma - ricorda san Pio X - Leone XIII (Enciclica Graves de communi re, 18 gennaio 1901), alla luce della Rivelazione e del magistero costante della Chiesa, ha già condannato il concetto della democrazia come potere che viene dal basso e non da Dio e come livellatrice delle diversità delle classi sociali (11). Inoltre, con questa teoria democraticistica del Sillons’infeuderebbe la Chiesa a un partito  politico” (12)  com’è avvenuto con la “Democrazia Cristiana”.

Pio X osserva che è ben strano e ardito da parte dei laici cattolici porsi in concorrenza col Sommo Pontefice, adottando un insegnamento sociale diverso da quello del Papa. Ora, i sillonisti hanno rigettato il programma di Leone XIII e adottato una dottrina sociale diametralmente opposta al suo magistero. Infatti, essi fanno risiedere l’Autorità nel popolo (democrazia moderna) e non in Dio, vogliono il livellamento delle classi (social/comunismo) e quindi vanno in contrasto con la dottrina cattolica. Perciò, il problema del nuovo Sillon è non solo disciplinare, ma anche dogmatico e morale (13).

Ora, il vero progresso e la sana crescita di un organismo consistono nel fortificare le sue facoltà, non nel ferirle; in questo secondo modo si porta l’organismo non alla crescita, conforme alle leggi della sua costituzione, ma verso la morte ed è proprio ciò che il Sillon cerca di fare riguardo alla società umana, che è  paragonabile a un corpo (14) . Esso cerca di cambiare le basi naturali e tradizionali della società civile e i sillonisti sognano una società o città futura (15).

Pio X, esclama con vigore: “No! Bisogna ricordarlo energicamente in questi tempi di anarchia sociale e intellettuale, in cui ciascuno si atteggia a dottore e a legislatore (16). Non si edificherà la società in modo diverso da come Dio l’ha edificata: non s’edificherà la società, se la Chiesa non ne getta le basi e non ne dirige i lavori. La civilizzazione non è più da inventare, né la comunità sociale da fabbricare nuovamente sulle nubi. Essa è esistita ed esiste ancora: è la civiltà cristiana, è la società cattolica. Si tratta solo di instaurarla e di restaurarla senza posa sui fondamenti naturali e divini contro gli attacchi sempre rinascenti dell’utopia malsana, della rivolta e dell’empietà. Omnia instaurare in Christo” (17).   

Perciò, per san Pio X: 1°) non è lecito adottare un insegnamento sociale diverso da quello del Vangelo, dei Padri ecclesiastici e del Magistero; 2°) non si edificherà la società civile e politica se la Chiesa non ne getta le basi e non ne dirige i lavori. Perciò, la politica è dominio dell’insegnamento della Chiesa.

Poi san Pio X passa a elencare altri errori del Sillon i quali sono: 1°) la falsa concezione della dignità umana, secondo cui la libertà assoluta e l’autonomia dell’uomo (individualismo liberale) da ogni altro essere - anche dalla Chiesa e dalla sua legge - sono il fine della vera dignità; 2°) il popolo dovrebbe, quindi, affrancarsi da ogni autorità umana (anarchia); 3°) la classe operaia dovrebbe emanciparsi dalla classe padronale (comunismo).

Un altro errore condannato da Pio X nel Sillon, che oggi è molto in voga ed è penetrato dappertutto, è il democraticismo (ossia la democrazia moderna e rousseauiana come potere che viene dal basso) quale unica buona forma di governo. Ora, Pio X ricorda che la dottrina cattolica ha sempre insegnato, e Leone XIII l’ha ricordato nelle sue numerose Encicliche, come le forme di governo sono tre e che diventano buone o cattive, in base alla legislazione ch’emana da esse.  Invece, il Sillon insegna che l’unica forma di governo è la democrazia in cui l’Autorità risiede nel popolo e anche se questi designa un suo rappresentante come governante l’Autorità resta nel popolo ed esso può ritirarla al suo rappresentante quando lo vuole (18) . Quindi, il Sillon fabbrica la sua città o società civile sopra una teoria contraria a quella naturale e cristiana, opponendo la sua dottrina politica a quella della filosofia perenne (Aristotele e san Tommaso) e del magistero ecclesiastico (Leone XIII, Enciclica Diuturnum illud, 29 giugno 1881, citata espressamente da san Pio X) (19). Inoltre, con questa teoria “s’infeuda la Chiesa a un partito politico” (20), sia esso democratico (Sillon / Democrazia Cristiana) che monarchico (anti-Ralliément e Action Française).

La libertà per il Sillon diventa il fine e non più un mezzo; ossia, la facoltà per fare il bene ed evitare il male. Stando così le cose, l’Autorità, il potere e chi governa, sono un ostacolo alla libertà e alla dignità dell’uomo, che si fonda sull’assoluta indipendenza dell’individuo da ogni ente e ultimamente anche da Dio.

Un altro grave errore in cui è scivolato il nuovo Sillon è l’indifferentismo religioso e dogmatico, per cui occorre fondare la città o lo Stato mediante la fraternità o solidarietà di tutti gli uomini di tutte le religioni e anche degli atei, al disopra di tutte le filosofie nella semplice nozione di dignità umana, con un’eguale tolleranza di tutte le convinzioni senza distinguere più il vero dal falso, il bene dal male (21).

La dottrina cattolica, invece, insegna che l’amore del prossimo è finalizzato all’amor di Dio e si trova in concreto nella religione di Gesù Cristo. “No! Non v’è vera fraternità al di fuori della carità cristiana. Separando la fraternità dalla carità soprannaturale, la democrazia moderna, lungi dall’essere un progresso, costituirebbe un regresso disastroso per la civiltà” (22).

Pio X ricorda che “non esiste vera civiltà politica o sociale senza morale e non c’è vera morale senza vera religione” (23). Perciò, la pretesa di essere indipendenti dalla gerarchia ecclesiastica quando si fa politica è totalmente contraria alla sana dottrina cattolica e questo vale sia per i sillonisti, che per gli anti-ralliément e per i maurrassiani.

Il Papa costata amaramente: “L’azione sociale del Sillon non è più cattolica” (24) e prevede che il termine di tutto questo rivoluzionamento della dottrina sociale sarà: “Un’agitazione tumultuosa, sterile e che avvantaggerà i mestatori delle masse meno utopisti dei sillonisti” (25).

Così, esclama Pio X, il Sillon “è stato catturato nel suo corso dai nemici moderni della Chiesa (26)  ed è diventato un misero affluente del grande movimento di apostasia organizzato in tutti i Paesi per l’edificazione di una chiesa universale, la quale non avrà, né dogmi, né gerarchia […]. Noi conosciamo le oscure officine (27), dove s’elaborano queste deleterie dottrine” (28). Di fronte all’attuale mondialismo, al Nuovo Ordine Mondiale e alla globalizzazione come non dar ragione a san Pio X, che aveva previsto con 100 anni di anticipo il termine catastrofico della corsa sfrenata del Sillon

Un’altra caratteristica del Sillon, intravista da san Pio X e oggi pienamente realizzatasi, è l’accostamento blasfemo tra Vangelo e Rivoluzione (Teologia della liberazione); la deformazione del carattere sacro di Gesù Cristo, di cui si tace la divinità e si presenta solo l’umanità vista unicamente alla luce della mansuetudine, della bontà, della misericordia, disgiunte dalla giustizia, dallo zelo per la salvezza eterna delle anime e dall’amore per l’integrità della fede (29). 

Infatti, Gesù ha posto come condizione indispensabile per entrare nel Regno dei Cieli:
“Di far parte del suo gregge, di accettare la sua dottrina, di osservare i comandamenti, di praticare le virtù e di farsi guidare da Pietro e dai suoi successori. Inoltre, Gesù ha istruito e convertito i peccatori, li ha aiutati a uscire dal peccato e, quindi, li ha perdonati. Sono insegnamenti, questi, che si avrebbe torto ad applicare solo alla vita dell’individuo in vista della sua salvezza eterna: essi sono insegnamenti eminentemente sociali e ci mostrano in Gesù una cosa ben diversa da un filantropismo senza consistenza e senza autorità” (30).

In breve, san Pio X - nella sua Lettera apostolica - conclude: “La questione sociale e la dottrina sociale non sono nate ieri; in tutti i tempi la Chiesa e lo Stato, in felice accordo, hanno suscitato delle feconde organizzazioni per la soluzione della questione sociale; la Chiesa non deve distaccarsi dal suo passato; infatti le basta riprendere gli organismi infranti dalla Rivoluzione ed adattarli, con il medesimo spirito cristiano che li ha ispirati, alla nuova realtà venutasi a formare nella società contemporanea, perché i veri amici del popolo non sono i rivoluzionari e i novatori, ma i tradizionalisti” (31) .

Perciò, ordina il Papa, “i membri del Sillon si organizzino per diocesi sotto la direzione dei rispettivi vescovi diocesani allo scopo di lavorare alla rigenerazione sociale, cristiana e cattolica, del popolo” (32). 


Conclusione

Facciano tesoro dell’insegnamento di Notre charge apostolique in questi tempi di apostasia generalizzata e di confusione in campo politico, economico e morale.

È sommamente necessaria, specialmente ai capi dei movimenti che vogliono rifondare la politica in Cristo e nella morale naturale, la conoscenza della sana filosofia e teologia per affrontare il problema sociale alla luce dei principi della metafisica di Aristotele e san Tommaso, del diritto naturale, illuminati e sopraelevati dalla Rivelazione e dalla Patristica.

Se ci si occupa di politica, occorre studiare la Rivelazione e l’insegnamento sociale dato dai Padri e dagli scolastici. La dottrina politica va cercata nella filosofia perenne di Aristotele e san Tommaso, nella Tradizione patristica, nella S. Scrittura e nel Magistero pontificio.

La politica riguarda la morale sociale, che è campo e materia propria della Chiesa.

Attenzione, quindi, a voler far politica prescindendo dalla dottrina custodita dal magistero della Chiesa. Attenzione, al pericolo di voler infeudare la Chiesa a un partito politico sia “d’ordine” o monarchico, sia democratico o “libertario”. Le forme di governo sono tre ed esse diventano buone o malvagie a seconda che legiferino conformemente alla legge naturale e divina. Perciò, si cerchi, in primo luogo, di far leggi non difformi dal diritto naturale.

Soprattutto in questi tempi di anarchia sociale e intellettuale, in cui ciascuno si atteggia a dottore e a legislatore, si tenga bene a mente che non si edificherà la società se la Chiesa non ne getta le basi e non ne dirige i lavori e che non esiste vera civiltà politica o sociale senza morale e non c’è vera morale senza vera religione.

L’uomo essendo “per natura animale socievole” (Aristotele e san Tommaso) il 1° Comandamento non ha solo valore individuale, ma necessariamente anche sociale.


NOTE

1 -  In Italia il Partito politico della Democrazia Cristiana è stato il successore del Partito Popolare Italiano ed ha governato dal 1945 agli anni Novanta. 
2 - Marc Saugnier (Parigi, 1873-1950) tra il 1894/99 fondò il Sillon basandosi sulla dottrina sociale della Chiesa. Tuttavia, pian piano iniziò ad avvicinarsi alle teorie modernistiche e nel 1905 il cardinal Merry del Val, per ordine di san Pio X, scrisse al cardinal Richard, arcivescovo di Parigi, affinché richiamasse all’ordine il Saugnier, il quale si sottomise, ma restò sempre influenzato dalle teorie del modernismo sociale pur non esponendole apertamente.
3 - Tutte le Encicliche e i principali Documenti pontifici emanati dal 1740, a cura di U. BELLOCCHI, vol. VII, Pio X (1903-1914), Città del Vaticano, LEV, 1999, Lettera Notre charge apostolique, 25 agosto 1910, p. 410.
4 -  Cornelio Fabro (Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1952, vol. VIII, col. 1188-1196, voce “Modernismo”) c’insegna che la pericolosità del modernismo, consiste nella sua duttilità, non facile definibilità, che vuol schivare ogni qualificazione determinata e precisa, mediante l’impiego d’idee o concetti non certi sia in filosofia che in teologia, onde ci si mantiene sul vago, sul “mitico” o poetico. Inoltre, Cornelio Fabro fa notare che i modernisti raramente hanno voluto esprimere chiaramente e in maniera sistematica tali princìpi, per poter passare inosservati e non condannati, di modo da trasformare la Chiesa dal suo interno.
5 - Già nel 1869, sotto il Pontificato di Pio IX e durante il Concilio Vaticano I, era stato preparato un Documento sulla questione sociale, il quale riprendeva e approfondiva ciò che aveva già insegnato papa Pio IX nell’Enciclica Quanta cura e nel Syllabus (8 dicembre 1864) condannando in maniera breve e concisa, ma assai chiara gli errori socio-politici ed economici del social/comunismo e del liberalismo/liberista. Il Documento in questione, che non è stato promulgato a causa dell’interruzione forzata del Vaticano I e quindi non è formalmente Magistero autentico, si trova tra gli Schemi elaborati dalla “Commissione politico-ecclesiastica” del Concilio Vaticano I (1869-1870). Tale Decreto, che si prefiggeva di sovvenire alla miseria materiale e spirituale degli operai e dei poveri, si intitola Decreto per sollevare la miseria dei poveri e degli operai. Esso fu esaminato il 3 ottobre del 1869 e consta di tre parti: 1a) il buon uso dei beni materiali; 2a) la Carità cristiana; 3a) i mezzi pratici per eliminare gli ostacoli alla soluzione del problema.
6 Encicliche Rerum novarum (15 maggio 1891); Graves de communi re (18 gennaio 1901).
7 - Tutte le Encicliche e i principali Documenti pontifici emanati dal 1740, a cura di U. BELLOCCHI, vol. VII, Pio X (1903-1914), Città del Vaticano, LEV, 1999, Lettera Notre charge apostolique, 25 agosto 1910, pp. 408-409.
8 - Tutte le Encicliche e i principali Documenti pontifici, cit., p. 410.
9 - Ivi.
10 - Ivi.
11 - Ibid., p. 411.
12 - Ibid., p. 418.
13 - Ivi
14 “Una volta, le membra dell’uomo - costatando che lo stomaco se ne stava ozioso - ruppero gli accordi con lui e cospirarono dicendo che le mani non avrebbero portato cibo alla bocca, né che la bocca lo accettasse, né che i denti lo masticassero a dovere. Tuttavia, mentre cercavano di domare lo stomaco, s’indebolirono anche loro stesse, e il corpo intero deperì. Di qui si vede come il compito dello stomaco non è quello di un pigro, ma che esso distribuisce il cibo a tutti gli altri organi. Fu così che le varie membra del corpo tornarono in amicizia tra loro e con lo stomaco. Così Senato e Popolo, come se fossero un unico corpo, deperiscono con la discordia, mentre con la concordia restano in buona salute” (TITO LIVIO, Ab Urbe condita, II, 32). Inoltre, san Paolo rivela: «Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Né l’occhio può dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; né la testa ai piedi […]. Anzi quelle membra che sembrano più umili sono le più necessarie. […]. Dio ha composto il corpo affinché non vi fosse disunione in esso, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro sta bene, tutte le altre gioiscono con lui» (1 Cor., XII, 4-20). Perciò, ricorda san Pio X basandosi sulla ragione e sulla fede, le ineguaglianze e la gerarchia tra i membri del corpo fisico e di quello civile, convergendo verso un fine comune (il benessere del tutto), formano l’unità e l’armonia dell’organismo.
15 - Il medesimo errore fu propugnato da Jacques Maritain nel 1936 con il suo libro Umanesimo integrale, in cui parlava di una “nuova Cristianità” e venne bollato da Pio XII, tramite p. Antonino Messineo Direttore de La Civiltà Cattolica, come sostanzialmente erroneo e fondato sopra un “ateismo integrale”.
16 - Quanto sono ancor più attuali queste parole ai giorni nostri.
17 - Ibid., p. 412.
18 - La dottrina cattolica insegna che l’Autorità viene da Dio e se, nella forma di governo democratica, il popolo designa un governante, gli trasmette l’Autorità che viene da Dio come un semplice canale o strumento di comunicazione di Autorità e non come fonte e principio di Autorità, che non resta nel popolo ma nel governante, che può essere destituito solo se diventa tiranno. Cfr. Tutte le Encicliche e i principali Documenti pontifici emanati dal 1740, a cura di U. BELLOCCHI, vol. VII, Pio X (1903-1914), Città del Vaticano, LEV, 1999, Lettera Notre charge apostolique, p. 415.
19 - Ibidem, pp. 413-414.
20 - Ibidem, p. 418.
21 - Ibidem, p. 416.
22 - Ivi.
23 - Ibidem, p. 419.
24 - Ibidem, p. 420.
25 - Ibidem, p. 421.
26 - Il tema dell’infiltrazione e della cattura dei movimenti cattolici da parte dei nemici della Chiesa, del complotto della contro/chiesa per distruggere la civiltà cristiana e - se fosse possibile - la Chiesa stessa lo si ritrova in queste belle pagine di san Pio X e non va disprezzato come complottismo e fumisteria, sotto pena di fare la fine del Sillon.
27 - Le “oscure officine” sono le Logge massoniche e le Sinagoghe.
28 - Ivi.
29 - Si pensi alle omelie quotidiane di Francesco come dottore privato.
30 - Ibidem, p. 422.
31 - Ibidem, p. 423.
32 - Ivi.










 
luglio 2023
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