Scommetti tutto su Dio


di Elia


Articolo pubblicato sul sito dell'Autore: La scure di Elia

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Dio ama la misericordia e la verità; il Signore darà la grazia e la gloria
(Sal 83, 12).

Chi propina l’errore può persuadere solo chi è disposto a lasciarsi convincere; chi non lo è, invece, continua a respingere l’errore anche sotto tortura. Obietterete: «Ma qualora sia la suprema autorità della Chiesa a insegnare errori, come può il comune mortale riconoscerli e resisterle?». Rispondo: «Attenendosi a ciò che gli hanno insegnato e legge nel Vangelo come nel Catechismo». Se invece uno, nonostante la coscienza glielo vieti, è incline ad acconsentire a ciò che si discosta dalla verità conosciuta o la contraddice in modo evidente, porterà la responsabilità dell’inganno subìto. Neppure chi ha trascurato la propria formazione dottrinale e morale va esente da colpa, se poi viene a trovarsi sprovvisto di antidoti contro la menzogna.


Le vie della Provvidenza

Alla luce di queste considerazioni si può meglio comprendere perché il Signore permetta che colui che dovrebbe farne le veci sulla terra persista da dieci anni nel disonorarlo in maniera inaudita, con grave disdoro per la Sua santa Sposa: egli non è altro che lo strumento di un lavoro di cernita delle anime. Coloro che, chierici o laici, erano già orientati alle deviazioni o agli accomodamenti e fino allora avevano mal sopportato il giogo della verità, dissimulando la loro infedeltà ed evitando ogni scoglio con l’ambiguità, dopo l’avvento del falsario sono usciti allo scoperto, bandendo il timore di sanzioni ed esclusioni. Coloro che invece, posponendo gli interessi personali alla conservazione della retta fede, sono rimasti attaccati al deposito ricevuto in custodia, senza tener conto delle conseguenze, sono rimasti indenni dal contagio.

I primi, qualora occupino posti di responsabilità, si comportano come funzionari di partito incaricati di inculcare la propaganda del regime. La loro condotta, sotto pretesto di semplicità e povertà, brilla per irriverenza verso Dio, disprezzo delle cose sacre (compresa l’Eucaristia), indifferenza per le più elementari regole di buona educazione, autoritarismo mascherato da becero populismo; il loro parlare non è altro che un ripetere i luoghi comuni e le solenni sciocchezze sciorinate dal capo. Il vantaggio è che non è affatto difficile riconoscerli, così da poterli evitare agevolmente; se sono intervistati, basta cambiar canale (se uno ancora possiede un televisore o lo accende di tanto in tanto), esattamente come si fa ogniqualvolta compaia il superiore supremo, del quale si può tranquillamente ignorare tutto ciò che dice o fa, con un piccolo sforzo per immunizzarsi da ogni notizia a suo riguardo.


La pietà cristiana

Il buon cattolico, ovviamente, non si applica a ciò per odio o rancore, bensì per preservare la propria salute fisica e spirituale. Il sentimento prevalente nei confronti di una povera anima che fornisce tutti gli indizi di certa dannazione è la pietà: perfino le preghiere per essa sembran moleste all’Altissimo, che pure le esige per chiunque, non potendo la carità, per essere tale, escludere nessuno. In questo caso, però, il peccato è talmente grave e ostinato che l’unica possibilità rimasta a quell’anima pare il tempo che Egli le lascia ancora sulla terra perché si converta. L’incredibile protrarsi di quella misera esistenza seriamente compromessa dalla malattia non va certo ascritta alle cure mediche né tantomeno al ricorso a pratiche che, sotto l’etichetta di medicina popolare, non sono altro che forme di magia e stregoneria: il Creatore è il solo che possa disporre della vita dell’uomo.

Sarebbe davvero gran carità se qualcuno leggesse all’interessato il capitolo CXXVIII del Dialogo della Divina Provvidenza di santa Caterina da Siena, di cui ci limitiamo a riportare un estratto: «O uomo sventurato! Tu non pensi che non puoi uscire dalle mie mani. È forse questo l’ufficio che io ti ho dato, cioè che tu percuota me con le corna della tua superbia, facendo ingiuria a me e al prossimo e comportandoti con lui con ingiuria e ignoranza? È questa la mansuetudine con la quale tu dovresti andare a celebrare il mistero del Corpo e del Sangue del mio Figlio? Tu sei come un animale feroce, senza alcun timore di me. Tu divori il tuo prossimo e stai in divisione con lui; fai distinzione tra le creature, accogliendo quelli che ti servono e ti fanno utilità, o altri che ti piacciono e che facciano la medesima vita che fai tu. Tu invece dovresti correggerli e detestarne le mancanze, ma fai il contrario, dando loro l’esempio a far quello e peggio».

Mentre il giudicare gli atti come buoni o cattivi in sé stessi è l’attività propria della coscienza morale, il giudizio sulla persona è riservato a Dio, il quale del resto, con pieno diritto, così si esprime: «Se tu fossi buono, faresti questo ma, poiché sei cattivo, non sai riprendere né ti dispiace il difetto altrui. Tu disprezzi gli umili, i virtuosi, i poverelli. Tu li fuggi, ma hai ragione di fuggirli, anche se tu non dovresti farlo: li fuggi perché il fetore del tuo vizio non può sopportare l’odore della virtù» (ibid.). Sta qui la radice e l’essenza dell’ostilità che i cattivi Pastori infliggono ai buoni cattolici: essi non tollerano lo splendore della verità e il profumo del bene, avendoli rinnegati entrambi per amore – ancor prima che della carriera – dell’ideologia e dell’abuso. Quanti sono perseguitati, se aspirano ad esser realmente cristiani, offrano per la conversione e salvezza di quelli che li fanno soffrire, unite a pressanti preghiere, le fatiche e le lacrime da loro causate.


I germogli che spuntano ovunque
 
Gli occhi purificati dal pianto vedono limpidamente l’opera nascosta di Dio, che prepara la nuova fioritura della Chiesa. Ovunque, benché sparpagliati nell’ombra, ci sono sacerdoti buoni e zelanti, religiosi osservanti e devoti, vocazioni autentiche e solide. Su di loro non fanno presa né scandali accecanti, né farneticazioni pontificie, né il desolante spettacolo del generale sfacelo, non perché si sian rifugiati nelle illusioni o abbian perso i contatti con la realtà, bensì perché sono radicati in una sana vita interiore: pregano e meditano assiduamente, adempiono fedelmente i doveri del loro stato, si abbeverano alle pure sorgenti della dottrina perenne. Altrettanto può dirsi di tanti coniugati che a prezzo di enormi sacrifici, a volte, si mantengono sul retto sentiero che conduce in Paradiso, educando i figli a vivere secondo la vera fede e offrendo una sofferta testimonianza a coloro che li circondano, per quanto isolati, incompresi o ridicolizzati.

Prima di fiorire a Primavera, le gemme sono fortificate dalla brina invernale; per chi ama il Signore, d’altronde, ogni pena diventa motivo di diletto e incenso da gettare sul braciere della carità. Perciò, se desideri sinceramente diventare un buon cattolico, non fermarti all’ortodossia dottrinale, ma ricerca l’unione con Dio nel portare con amore e pazienza la croce che la Provvidenza ti ha posto sulle spalle; in tal modo renderai il peso più sopportabile e concorrerai con tanti altri a ottenere dal Cielo le grazie necessarie alla rinnovazione della Chiesa. Un giorno, se avrai meritato il Paradiso, vedrai le meraviglie che Dio avrà realizzato mediante la tua abnegazione e offerta di te; allora una gioia supplementare farà traboccare l’anima già colma di beatitudine, dato che a questa non ci sono limiti. Val proprio la pena scommetterci tutto.


Non priverà di beni coloro che camminano nell’innocenza. Signore degli eserciti, beato l’uomo che spera in te 
(Sal 83, 13).









agosto 2023
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