AGONIA DEL MONDO MODERNO

Seconda parte


di Don Curzio Nitoglia

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L’agonia della modernità


Per quanto riguarda la modernità, possiamo dire che essa, filosoficamente, è caratterizzata 1°) dall’umanesimo integrale, ossia dalla dignità assoluta dell’uomo, che ha rimpiazzato Dio e ogni valore trascendente, e, 2°) dalla promessa del paradiso in questa terra, avendo abolito ogni concetto ultra-terreno.

Tuttavia, lo stato attuale delle cose è la prova del nove del suo fallimento. Questi errori filosofici hanno trovato il loro compimento nel modernismo teologico definito da San Pio X la “cloaca raccoglitrice di tutte le eresie”. Perciò, se vogliamo disintossicarci dalla modernità, dobbiamo liberarci dal veleno del modernismo teologico.


IL FALLIMENTO DEL PROGRESSISMO
modernista


Il progressismo (o la divinizzazione dell’ordine naturale e materiale) ha promesso la felicità assoluta in questo mondo, tramite le conquiste che la scienza e la tecnica avrebbero portato all’umanità, la quale avrebbe potuto fare a meno di un Dio personale e trascendente, essendo essa stessa divina panteisticamente.

L’industrializzazione e il democratismo sono le due forze finanziarie e politiche su cui si è basata la modernità per ottenere il suo scopo: la divinizzazione del mondo e dell’uomo.

Il dominio e lo sfruttamento massiccio della materia, mediante le industrie, la tecnica, la conquista dello spazio tramite mezzi di locomozione sempre più perfetti e veloci (transatlantico, aereo e missili spaziali), in un primo tempo hanno dato all’uomo moderno l’illusione (vedi il “Titanic”) di poter conseguire la beatitudine con le sole forze umane, senza l’aiuto di un Ente superiore. 

Tuttavia, ci si domanda, tali conquiste tecniche, che rappresentano certamente un miglioramento quantitativo e materiale, sono anche, sempre e comunque, segno di progresso culturale, morale, spirituale, artistico? Cioè l’uomo - che non è eguale alla bestia e oltre la materia ha una tendenza verso certi valori trascendenti e imperituri (la verità, la bontà, la spiritualità, la bellezza) - può essere perfezionato solo da conquiste tecniche e materiali, oppure tende per sua natura di animale razionale a qualcosa che oltrepassa la sensibilità e la pura materialità?

La filosofia moderna, che 1°) abbassa - errore per difetto - l’uomo al livello degli animali (sensismo inglese), e, 2°) lo innalza - errore per eccesso - al livello dell’Assoluto (idealismo tedesco) risponde di sì. Infatti, se l’uomo è come l’animale, gli basta la tecnica e la conquista materiale, se invece è come Dio, è assolutamente perfetto e felice in se stesso e non ha bisogno di ricevere valori ultraterreni, che già possiede per sua natura.

La retta ragione o il buon senso elevato a scienza filosofica (Platone, Aristotele e San Tommaso), invece, risponde di no. Infatti, l’uomo è limitato, deficiente, non bastante a se stesso, ma non è una bestia, poiché è fornito d’intelletto e di volontà, che sono ordinati alla verità, alla bontà, alla moralità, alla bellezza e alla spiritualità. 


LA TECNOLOGIA COME FINE ULTIMO

Perciò pur non ripudiando le conquiste tecniche, scientiste e materiali, la sana filosofia sa che esse possono soddisfare la parte materiale dell’uomo, che è un composto di corpo e anima, ma non la sua parte spirituale. Dunque, il benessere fisico, materiale, sensibile è buono in sé, ma non basta a rendere felice l’uomo, che non è sola materia e perciò esse devono essere subordinate ai beni trascendenti, che sono superiori a quelli sensibili come l’anima è superiore al corpo. 

La sana filosofia conosce l’uomo per quel che è realmente: “animale razionale” (Aristotele), invece le false filosofie lo scindono in due: o è solo materia (materialismo, sensismo, fenomenismo), oppure è solo spirito (idealismo, ontologismo, panteismo, immanentismo). Perciò, nel primo caso gli basterebbero i beni materiali e nel secondo avrebbe già in sé quelli spirituali al massimo grado. Invece, l’esperienza ci dimostra il contrario, i beni di questo mondo non ci rendono totalmente felici e la nostra esistenza è fatta di limiti, imperfezioni e deficienze incompatibili con l’ideologia panteistica e idealistica.

Ora tutte le scoperte e conquiste scientifiche e tecniche del mondo moderno non sono viste da quest’ultimo come un mezzo che aiuti l’uomo a conseguire meglio il suo fine ultimo, che è Dio, ma sono intese come il fine in sé poiché il benessere ha preteso di prendere il posto di Dio. Ma, se osserviamo lo stato attuale del mondo e dell’umanità scorgiamo malessere e non benessere. Questo è lo scacco e l’agonia della modernità (1).

Guerra dappertutto, rivolte civili, crisi finanziaria, che è prossima al fallimento d’intere Nazioni e Continenti. Liti interne negli stessi schieramenti politici, crisi in ambito ecclesiale (specialmente dopo il Concilio Vaticano II), caos e disordine nelle famiglie, l’individuo stesso è stato attaccato in ciò che lo rende uomo: la ragione e la libera volontà ed è stato reso schiavo della moda, della droga, del piacere disordinato, dei sentimenti, immoralità per principio e istituzionalizzata, che non può essere criticata sotto pena di galera.

Il mondo moderno è paragonabile al diavolo che promette e non mantiene. C’è stata promessa la felicità sulla terra, la nuova Pentecoste nella Chiesa ed ecco lo scontento, l’abbattimento, la crisi, che invadono l’individuo, la famiglia la società civile e religiosa.

Mancanza di civiltà, di cultura, di arte, di genialità filosofica, teologica, poetica, letteraria, architettonica e musicale. Dappertutto regna il volgare o il mediocre, la quantità detiene il primato sulla qualità. Il mondo moderno è il regno della quantità senza qualità o addirittura contro la qualità.

La modernità ha fallito perché ha sacrificato e annichilato tutti i valori supremi, trascendenti all’ideale del benessere terreno (materialismo pauperistico del comunismo e materialismo epulonico del liberalismo), che ha identificato con la Beatitudine umana, la quale invece non può essere solo sensibile e materiale poiché l’uomo ha un’anima spirituale aperta oggettivamente all’infinito.
Inoltre, la modernità, è entrata in coma nel 2008 poiché non è riuscita a mantenere neppure la promessa dei beni materiali, che oramai scarseggiano nell’occidente consumistico e edonistico. In breve, la modernità ha tolto all’uomo moderno la fede, la speranza e la capacità della rinuncia e poi gli ha fatto mancare persino il materialmente necessario per la vita puramente animale. Questo è il dramma dell’uomo contemporaneo che - come il figliuol prodigo - s’è visto privato dell’unico bene cui teneva: il dio Mammona (2), ma a differenza di esso non sembra intenzionato di ritornare al padre.

Ciò non significa che occorra distruggere le invenzioni tecniche, ma è necessario utilizzarle meglio innanzitutto come mezzi, per vivere virtuosamente e raggiungere il fine ultimo che è Dio e non come fossero il fine ultimo e la felicità dell’uomo. Il problema vero non è d’ordine tecnico materiale ma filosofico spirituale, cioè è la mentalità dell’uomo moderno che vede le invenzioni tecnologiche nell’ottica del benessere materiale come fine ultimo dell’umanità. La tecnologia non deve trasformare l’uomo in una specie robot intento solo a produrre; inoltre, non deve produrre disordini economici che rendano gli operai schiavi dell’industrializzazione, né deve creare dei bisogni artificiali al fine di moltiplicare la produzione di beni di consumo al solo scopo di vendere ed arricchirsi sempre di più. Purtroppo l’uso che se n’è fatto va proprio in questa direzione contro natura che scambia il mezzo per il fine.


NOTE

1 -   Cfr. L. DE PONCINS, tempete sur le monde ou la faillite du progrès, Parigi, Beauchesne, 1934.
2 -  Cfr. D. ROPS, Le monde sans ame, Parigi, Plon, 1932.



 
settembre 2023
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