Gas serra e inquinamento spirituale


di Nicola Di Carlo


Pubblicato sulla rivista mensile Presenza Divina, del settembre 2023, n° 361, anno XXX

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Lo scorso mese di luglio l’anticiclone, che dal Nord Africa si spostava investendo l’area mediterranea, favoriva pericolose escursioni termiche con forti ondate di calore.
Tornavano a brillare gli studiosi, i quali, seguendo i procedimenti legati ai cambiamenti climatici, ponevano sul banco degli imputati le emissioni di gas serra.
Il gas stesso, diciamo così, prodotto dalla libidine sfrenata, ci porta, invece un po’ indietro negli anni: Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave (Gn 18, 20). Il Signore fece piovere dal cielo sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore (Gn 19, 24).
La sorte delle due città, sulle quali si abbatte il castigo, dà la misura esatta del giudizio di Dio. L’impressionante spettacolo con cui il Signore pone fine ai vizi di quei popoli rimanda alla tradizionale interpretazione del concetto di peccato e alla verifica di quel castigo del tutto singolare.

Anche in altre circostanze la dimensione dell’immoralità, in cui precipita la natura umana senza controllo, è stata drasticamente bollata da Dio, che sovente annienta anche i peccatori. La pena del diluvio universale e la siccità che già al tempo di Elia (VIII secolo a. C.) colpì la ribellione d’Israele, quando il cielo restò chiuso per tre anni sei mesi (Lc. 4, 25), conferma la radicalità della disobbedienza ai voleri del Signore.
Egli interviene e castiga drasticamente anche oggi provocando sconvolgimenti atmosferici che preludono alle alterazioni delle forze della natura con terremoti, disastri ambientali e con la parziale distruzione del creato. «L’ira di Dio – dice S. Paolo – si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia do uomini che soffocano la verità dell’ingiustizia» (Rom. 1, 18).
Dal cielo il Signore lascia scendere nuovamente zolfo e fuoco per stroncare le pretese dell’uomo di infrangere la giustizia divina che il Figlio incarnato aveva placato con la sua Passione e morte. I danni prodotti dalla concupiscenza e dal peccato contro natura hanno vanificato i meriti di Cristo crocifisso.
«Per questo – dice S. Paolo – Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Ugualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri commettendo atti ignominiosi, uomini con uomini» (Rm 1 , 28).
Simili peccati, che oscurano le facoltà umane, non solo richiamano i castighi di Dio, ma incidono sulle tendenze fortemente versatili delle forze della natura. L’uomo non ha alternative se non quella di vivere in armonia con il Vangelo, senza il quale precipita nel baratro e nelle passioni infami. Schiacciato dal Giudice eterno egli seguita a sfidarLo.

Dicevamo che gli obblighi morali, infranti dall’ostinata ribellione al Decalogo, si contrappongono alla dissoluzione delle coscienze e del creato con l’uomo sordo al grido troppo grande del Signore. Gesù che sedava le tempeste e comandava alle forze della natura, ha parlato ripetutamente dell’ostinata schiavitù del peccato, con i desideri e le tendenze del sesso che non hanno mai abbandonato l’uomo. Solo l’obbedienza a Cristo può liberare dall’inquinamento morale e materiale che logora la vita naturale e soprannaturale. Lutero, alla compagna che voleva ritornare sulla retta via, rispose: «E’ troppo tardi, il carro è affondato troppo nel fango e questo tenore di vita non si cambia».

Concludiamo ricordando che il Signore punisce la concupiscenza che intacca anche l’ordine naturale aggravato da altri sconvolgimenti, quali: unioni irregolari, adulterii, aborti, divorzii, matrimoni disastrosi, figli abbandonati, famiglie allargate, dolori, criminalità, interessi e carriere stroncate.
«Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti» (Mt 13, 41-42).

La castità è l’unico antidoto che avrebbe risparmiato a Sodoma e Gomorra la tragica fine per quella condizione peccaminosa tanto prediletta anche alla società moderna.




La condizione peccaminosa in cui vivevano Sodoma e Gomorra






settembre  2023
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