SPIGOLANDO QUA E LA'



di L. P.


L’attuale situazione teologico/etico/politica  in cui versa la Santa Chiesa, si caratterizza per numerose prospettive che, lungi  dal promuovere e diffondere la chiarezza del messaggio in ordine alla cosiddetta “nuova evangelizzazione” di cui Mons. Fisichella dovrebbe fornire le coordinate, ottenebrano ancor più la coscienza lasciando il disorientato  fedele in balìa di tanti “maestri in Israele” e di tante opinioni extravaganti.
Noi vogliamo presentarne alcune, dopo aver spigolato qua e là, tanto per dare ai lettori la dimensione dell’incertezza dottrinaria e del baratro della dissoluzione verso cui sta correndo, stolida, anelante e felice, una parte consistente del clero. Sono degli spaccati in cui si legge una realtà pregna di modernismo con i segni evidenti di massoneria, di relativismo, di capovolgimento dogmatico, di  confusione culturale  e di velleità reattiva.

1 – Papa Francesco I ha denunciato, mercoledì 12 giugno 2013, in Piazza San Pietro, la presenza di una lobby – diciamo “cricca, banda”,  termini maggiormente espressivi che non  il loffio anglofono – una cricca omosessuale in Vaticano.
L’industria dell’informazione, all’annuncio di tale “rivelazione”, s’è destata dal torpore riservando lenzuolate di giornali e schermate in Internet e tv.
Francesco sta portando avanti la lotta iniziata da Ratzinger: rompere quel muro di omertà” titolavano i giornali.
Padre Dariusz Oko, teologo presso la pontificia università “Giovanni Paolo II” di Cracovia s’è presentato come colui che “già a dicembre 2012” aveva denunciato pubblicamente  questo cancro. 
Altri opinionisti e redattori si sono accodati col dire : “l’avevo detto!”. Ma nessuno che, onestamente, avesse ricordato chi, per anni, aveva condotto in tal senso un’azione forte e coraggiosa:  il compianto don Luigi Villa che, con CHIESA VIVA e nei libri, aveva denunciato e rivelato i nomi di alte personalità della Chiesa collegate tanto alla famosa massonica “lista Pecorelli” (1978) quanto a quella finanziaria, omosessuale, pedofila e simoniaca, e il mai troppo venerato don Francesco Maria Putti, fondatore di SI SI NO NO.  Due sentinelle che non han fatto sconti ad alcuno.

Si diceva: azione di pulizia  iniziata da Ratzinger.  Ma quando mai?  Un velleitario flatus vocis il suo, così come fievoli e garbati  sono stati i suoi interventi pastorali, sintomatici  di quella inettitudine al comando che lo ha portato alle dimissioni. Un dire e un fare gattopardesco, connotato di pronunciamenti retorici ma dall’esito nullo:  “ Quietum non movere lutum”- non muovere il brago stagnante. 
Azione iniziata da Ratzinger? Ma se allo stesso don Villa, che gli aveva indirizzato  lettere/denuncia con nomi, cognomi e circostanze, il cardinal Prefetto SCDF non rispose mai!! 

Ma Papa Francesco I dichiara essere  primo suo dovere non tanto  punire, quanto salvare i peccatori inducendoli al pentimento. Ma come? Non lo sa, perché ritiene di non essere sufficientemente organizzato ad arginare questa tracimazione, questa profluvie di liquame. Delegherà, ha dichiarato, la commissione degli 8 saggi cardinali recentemente istituita quale organo consultivo. Bene: “Dum Romae consulitur, Corpus Ecclesiae corrumpitur”.
Resta però la promessa di Gesù secondo la quale le porte dell’inferno non prevarranno. Ma questa promessa non esime i pastori dalla vigilanza così come, invece, sembra far capire il Papa emerito card. Ratzinger che, in “Rapporto sulla fede – ed. San Paolo 2005 – pag. 48 e segg.” , quasi a giustificare la propria  inerzia e incapacità al comando, afferma più volte che la Chiesa appartiene  a Cristo e  che, perciò, ad essa  pensi Lui. Dimenticando che Cristo gli affidò le chiavi del regno dei cieli e la guida del Suo gregge.

2 – Dall’omosessualità  clericale  alla “coppia omosessuale” laica. 
La sodomìa è sempre  stata  definita come “ peccato impuro contro natura” che “grida vendetta al cospetto di Dio” ( Catechismo di S. Pio X ),  “ definizione ribadita anche dal nuovo CCE: “ traditio catechetica in memoriam etiam revocat exsistere peccata quae ad coelum clamant: . . .peccatum Sodomitarum” ( art. 1867).
Il termine deriva, notoriamente, dal toponimo biblico di Sodoma, la città che, insieme a Gomorra, fu arsa dal fuoco della vendetta di Dio e sprofondata in un mare di per sé già morto ( Gen. 19, 24/28).
Eppure… eppure lo “spirito del tempo” , l’hegeliano “Zeitgeist” – quello per il quale tifò Giovanni XXIII quando, con l’annuncio del prossimo concilio pastorale, si auspicò “aria fresca, nuova Pentecoste, rinnovamento, primavera ecclesiale” – è già trionfalmente entrato non solo per le fessure e le brecce delle mura leonine, ma addirittura per le porte spalancate di università e seminarii, sulle pagine di riviste e giornali “cattolici “(!),  impregnando di sé e corrompendo, secondo il suadente stile liberal/illuministico del dialogo, anche le coscienze e le intelligenze del Magistero.
E, difatti, con l’abile strategìa dell’ “afferma e fuggi”, fanno capolino  i segni di quell’apertura all’omosessualità sotto forma di arzigogoli giuridici e relativistici: perché così va il mondo, bisogna comprendere le ragioni del mondo, la Chiesa non può restare in arretrato, capire il contemporaneo è un’esigenza pastorale.
Insomma il mondo ha delle ragioni che la ragione di Dio non può capire. Come, ad esempio, il “problema sociale” della coppia omosessuale.

- Monsignor Vincenzo Paglia, il patrono della proterva e potente “Comunità di S. Egidio”, fraternamente contigua all’ebraica B’nai B’erith, usa a trasformare la veneranda chiesa paleocristiana romana di Santa Maria in Trastevere in una trattoria;
- monsignor  Piero Marini, ex cerimoniere di GP II, ambasciatore delle novità ecclesiali ed ora viaggiatore indefesso per  l’orbe terracqueo; 
- padre Federico Lombardi, il portavoce della Sala Stampa ;
- il cardinal Angelo Bagnasco, colui che dispensa il Corpo di Gesù a pubblici sodomiti.

Eccoli: sono i primipili, i centurioni  della nuova “evangelizzazione secondo san Marco Pannella”, dell’apertura al riconoscimento di coppie omosessuali, riconoscimento, dicono i predetti sofisti, che non si qualifica come legittimazione di “matrimonio in sé ”  - odi malizia/ ch’elli ha pensata! ( Inf. XXII, 107/108) - ma di una “unione a carattere patrimoniale”( ? ), con diritti e doveri di vera e naturale coppia.
Dite, reverendi monsignori: e la sodomia?
Lo sconcio commercio carnale?
Che fine ha fatto il Catechismo?
Forse che la prospettiva di inquadrare siffatta unione contro natura quale configurazione “patrimoniale” ne cancella la gravità?
 
Ma sentiamo mons. Marini:Col nuovo pontefice si respira aria fresca ( già sentita)  è una finestra aperta alla primavera e alla speranza ( già ri-sentita). Fino ad ora abbiamo respirato il cattivo odore di acque paludose, con le paure di tutto, dei problemi quali il Vatileaks e la pedofilìa. Con Francesco ( ?) si parla solo di cose positive, si respira un’aria di libertà, una Chiesa più vicina ai poveri - ( e te pareva!!!) – e meno problematica”.
Di quale Chiesa parla monsignor Marini?  quella dei varii Giovanni XXIII, Paolo VI, GP II,  Benedetto XVI o, pensiamo noi, quella anteconciliare? 
E poi, rev. monsignore ex cerimoniere : se lei anela a sensi di libertà, perché non lascia la tonaca – se ancora la indossa! – e si getta nella mischia del mondo, senza condire questa sua convinzione con gli stilemi farlocchi della letteratura sentimentale e barocchetta?  Torni a rileggersi le Sacre Scritture, San Paolo e si rinfreschi con San Tommaso Aquinate.  Libertà per libertà, lei  è libero di scegliere. Cristo non impone a nessuno il suo carico.

Ma, ci domandiamo, perché si è  tirato in ballo l’attuale Papa, Francesco I Bergoglio?  Come la pensa, o come la pensava quando era cardinale di Santa Romana Chiesa? 
Ce lo rivela un’autorevole e deplorevole voce, mai smentita, quella dell’ex padre Leonardo Boff, nefasto inventore della “teologia della liberazione”, il quale, in un’intervista al tedesco Der Spiegel del 18 marzo 2013 – riportata su tutta la rete informatica – così dichiara :
Papa Francesco è più liberale di quanto si pensi. . .su temi come contraccettivi, celibato dei preti e omosessualità, Bergoglio, da cardinale, ha seguito la linea conservativa solamente per le pressioni del Vaticano… Un paio di mesi fa, per esempio, egli approvò che una coppia omosessuale adottasse un bambino… Adesso egli è Papa e può fare tutto quello che vuole”.
Papa Francesco I non ha smentito, né il cenno alla vicenda dell’adozione, né all’intenzione, a lui apposta, di “fare quello che vuole”. Se è vero che chi tace acconsente, abbiamo la prova che l’attuale Magistero ha, ufficiosamente ma “de facto”, elevato la sodomia a valore familiare dimostrando di obbedire al mondo, di cui accetta i moduli, piuttosto che a Dio, ma in quanto a “fare o a proporre ciò che vuole”, bisogna vedere se Qualcuno, che detiene il potere di “disporre”, glielo consentirà. 
Chi ha orecchie da intendere, intenda, e si prepari alla santa resistenza.

3 -  Un illustre personalità, titolare di un Centro per lo studio di religioni, sètte e conventicole, che passa per specialista e “cattolico”, la cui identità lasciamo immaginare,  risponde a una nostra domanda spiegandoci che il famoso “criterio redazionale” (Dichiarazione sulla Massoneria – 26 novembre 1983)  con cui  l’ex cardinale Prefetto  SCDF, J. Ratzinger, in  accordo  col  defunto  pontefice  GP II, cancellò il  canone  2335  del CJC 1917  ( condanna della massoneria con relativo anatema), altro non fu  se non l’impossibilità di elencare, nel nuovo CJC 1983, le centinaia di sigle ed di obbedienze massoniche circolanti nel mondo.
Replichiamo che ciò è quanto mai fuorviante  e teologicamente infondato, pretestuoso oltre che capzioso, dacché come  il dantesco Satana ha tre facce ma una testa sola, come l’inquietante piovra è testa unica e otto tentacoli, come il cancro è uno con  innumerevoli metastasi, così  anche la massoneria, pur nelle centinaia di  sfaccettature, ha  lo stesso virus  anticattolico: e pluribus unum. Gli facciamo, inoltre, notare che, nelle “ Riflessioni: Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria” del 23 febbraio 1985, lo stesso cardinal Ratzinger afferma il divieto, per il cristiano, di aderire o di iscriversi “alla massoneria”, scrivendo proprio questo nome, senza l’ostacolo del “criterio redazionale”.

Perché, domandiamo, non si è lasciato allora il canone 2335? Lo studioso ci ha risposto con malcelato fastidio virando, però, su argomenti diversi. Ma noi potremmo trovare la risposta – forse che sì, forse che no – in “Vaticano Massone – G. Galeazzi/F.Pinotti – ed. Piemme 2013” ove, a pag. 45, gli autori scrivono:
Forse è proprio a causa di queste contraddizioni e di questi debiti “segreti( Solidarnosc, Banco Ambrosiano, Ior – nostra nota) che nel 1983, quando viene promulgato il nuovo CJC, la parola “massoneria” scompare, lasciando il posto all’espressione più generale ( canone 1374) “sètte che cospirano contro la Chiesa”. La cancellazione del veto esplicito contro la massoneria che caratterizza il nuovo CJC del 1983 può quindi essere letta come la stipulazione di un delicato “patto” all’interno della curia a fronte di situazioni storiche drammatiche come la crisi Ior/Ambrosiano, che portò il Vaticano ad ammettere le proprie responsabilità nel crac dell’istituto presieduto dal massone Roberto Calvi”.
 
Se Giovanni Paolo II avesse avuto potere, possibilità e, soprattutto, senso della sua alta funzione di vigilanza, avrebbe intimato al cardinal Silvio Oddi, autore di una squalificante e vergognosa lettera/supplica – senza data ma situata tra il 1993 e il 1996 -  a firma congiunta col G.M. GOI  Virgilio Gaito  tendente ad ottenere  l’avvìo di trattative conciliative con la Massonerìa, il ritiro in un convento ove meditare sulla sua sconsiderata e blasfema intenzione, e non staremmo, oggi, a preoccuparci delle sorti della Cristianità Cattolica.

4 -  “Il Cielo e la Terra – J.Bergoglio/ A. Skorka – ed. Mondadori 2013”.
Dovremo tornarci su questo libro, scritto a quattro mani ove la garbata, ma subdola e corrosiva  apologetica talmudista del rabbino A. Skorka sommerge la timida presenza del cattolico cardinale Bergoglio. Dovremo tornarci perché numerosi sono i luoghi su cui appuntare l’analisi e la critica, ma per il momento ci occuperemo del capitolo dedicato all’Olocausto, specie in quei passaggi in cui il rabbino esprime meraviglia, sorpresa e implicita condanna per un certo colpevole silenzio della Chiesa di Papa Pio XII, con largo cenno conclusivo sulla questione della “irrevocabilità dell’alleanza”.
Costui afferma: “ Quanto al comportamento di Pio XII rispetto alla Shoah, è molto difficile esprimere un’opinione definitiva… non capisco le ragioni teologiche che hanno portato alla  beatificazione di Pio XII”( pag. 165) .
Il cardinale Bergoglio non brandisce la documentazione e le testimonianze di casa ebraica che comprovano l’azione meritoria e sollecita svolta dal Pontefice a favore degli Ebrei tale da essersi guadagnato il grato riconoscimento della signora Golda Meir – ma intanto poteva, e doveva, rispondere al rabbino che i processi di canonizzazione sono tradizione, categoria e competenza della Chiesa di nullo interesse per l’ebraismo il quale non riconosce il culto dei santi – ma, addirittura, concorda col rabbino sulla necessità di aprire gli archivi della Shoah perché “ si scopra se si sarebbe potuto fare qualcosa e fino a che punto. E se abbiamo sbagliato in qualcosa dovremmo dire: “abbiamo sbagliato in questo”. Non dobbiamo aver paura di farlo. L’obiettivo deve essere la verità”( pag. 166).

Sono i soliti uomini della Chiesa che chiedono perdono e fustigazione non tanto per intima consapevolezza di colpa quanto per incapacità a difendere la propria Madre, impaniati nella pegola di un  dialogo in cui l’altra parte, però,  non fa sconti.
Timidezza? Viltà?
Il cardinal Bergoglio non lo dice ma il rabbino lo sa: il processo di canonizzazione per Pio XII è stato congelato da Benedetto XVI proprio come richiesto dalla comunità ebraica mondiale. Fermato il Pastor Angelicus, tutti gli sforzi sono stati indirizzati verso il “santo subito”, verso GP II che, tra i tanti meriti, in termini di dialogo, ha anche quello di aver baciato il Corano e di essersi fatto “cresimare” da una sacerdotessa di Shiva e di aver definito gli ebrei “ i nostri fratelli maggiori”.

Per questa  vergognosa vicenda – vergognosa per la Chiesa -  il rabbino Di Segni non ha protestato, anzi, s’è congratulato soprattutto per l’affermazione di  Benedetto XVI che, senza mezze misure, ha dichiarato improponibile il confronto  fra  Pio XII e  Woityla, più santo essendo il secondo, naturalmente.  Se, però, a contestare sono stati  i cosiddetti “tradizionisti” cattolici, come padre Gimpel, questi sono stati zittiti dagli organi d’informazione laica ed ecclesiale.

Più sotto, il rabbino si lamenta del permesso, concesso da Benedetto XVI “ ad alcune comunità di tornare a pregare per la conversione degli Ebrei” ( pag. 166). Bergoglio ricorda che “ la preghiera originaria era forte: preghiamo per i perfidi giudei. . . anche se in latino l’aggettivo perfidus significa “ colui che non crede”, Giovanni XXIII ha deciso di cancellarla una volta per tutte” (pag. 167).
Il cardinale non si sente di obiettare al rabbino il dovere che il cattolico ha di predicare il Vangelo, di riportare all’ovile tutte le pecorelle, anche quelle disperse di Israele, di ovunque recare l’annuncio di Cristo, di convertire battezzando  tutte le genti “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. No, questo proprio no, e seppur se lo ricorda non lo dice perché non sia mai che il rabbino, così gentile, si adonti!
Veramente espressivo, poi,  quel tono compiaciuto di chi soffre un complesso di minorità  con cui egli sottolinea “ una volta per tutte”. Dimentica, Bergoglio, ma Skorka lo sa, che  il suo predecessore dimissionario ex Benedetto XVII andò oltre asserendo, per bocca e megafono del cardinal  Bagnasco, “ non essere intenzione della Chiesa cattolica, operare attivamente per la conversione degli Ebrei” (dichiarazione del 22 settembre 2009 resa nell’incontro di questi con i rabbini Di Segni e Laras ).

Il dialogo, come si nota, non è quello che ci si aspetta tra due culture diverse, fatto di rilievi, di obiezioni, di chiarimenti e di sani scontri portati a difesa di ciascuna parte, ma risulta il tutto come una melassa giulebbosa di complimenti reciproci, di attestazioni di stima con una preponderanza, come si diceva all’inizio, di gentili e deferenti ma velenosi attacchi del rabbino – che mai flette da una apologìa pro domo sua – a fronte di reticenze, di ritirate, di litoti, di timide controdeduzioni mai però efficaci e mai secche, ma sempre timide, ondiflue, labili e cordialmente concilianti del cardinale.

Ma vediamo ancora: Skorka non si schermisce quando disegna i profili antropologici e culturali di Roncalli e Pacelli  così dicendo:
Pio XII fu educato in un ambiente vaticanista, la sua famiglia era legata alla Santa Sede. . . convinto che con la diplomazia si potesse arrivare dappertutto. Roncalli, invece, veniva da una famiglia molto umile, da un villaggio in cui tutti venivano educati a prendersi cura degli altri in modo uguale. Forse la ragione della differenza fra i due andrebbe cercata qui”( pag. 168). 

A siffatta imbecille e astiosa ricognizione ove, aleggia  sotto la forma di una raffazzonata  analisi socio/ familiare di tipo marxista, il dispregio per chi, come Eugenio Pacelli, ebbe un’educazione aristocratica, cosa risponde il cardinale Bergoglio ?
Affermando che lo Spirito Santo spira dove, come e quando vuole?
Che la santità non è categoria legata al concetto di classe?
che nella Chiesa i gradi di responsabilità sono accessibili a tutti, patrizii e plebei ?
che Pio XII resse la Chiesa in tempi di particolare tragicità?
No:  Bergoglio concorda col rabbino in piena sintonia.
<>“Lei ha ragione, ( e te pareva!) fino al giorno della sua morte, Giovanni XXIII continuò ad essere un contadino. Durante la sua agonìa, la sorella continuò fino alla fine a frizionargli la testa con un panno  imbevuto d’aceto, come si  faceva in  campagna” ( pag. 168). 

Avete capito? Non sembra di ascoltare il “sarto” manzoniano che, preparatosi un gran discorso da scodellare al cardinale Federigo Borromeo, se ne esce con un meschino “ si figuri!”? Insomma: la differenza tra i due Papi con velata palese simpatia per Roncalli, sta in quel modo tutto contadino di alleviare le sofferenze con pannicelli imbevuti di aceto.

C’è, in tutta questa concordia Bergoglio/Skorka, l’avversione per quella Chiesa preconciliare che, santamente e con chiarezza, proibiva qualsiasi commistione con altre confessioni. Con il Concilio Vaticano II, iniziativa del papa contadino, le barriere e i muri, come auspicava Balthasar, sono crollati col risultato della  visione di ciò che stava al di là della Chiesa: il mondo, le altre confessioni, Israele. 
E sì, perché con la Dichiarazione conciliare “Nostra Aetate”, il popolo di Israele è stato reintegrato nell’Alleanza biblica che Gesù aveva detto essere stata trasferita ai Gentili. E così, passo dopo passo, quelli che erano stati considerati rei per la morte di Cristo, oggi – trovato finalmente in Pilato il responsabile – non solo sono  i “fratelli maggiori”, sicut dixit GP II, ma viepiù i “padri” della nostra fede, sicut iterum dixit Benedetto XVI.

Bergoglio, infatti, non si lascia sfuggire l’occasione per  dichiarare che “la Chiesa riconosce ufficialmente che il popolo di Israele continua ad essere il depositario delle promesse” ( pag. 170).
A questa affermazione è sufficiente opporre la parabola dei “vignaioli perfidi” ( Mc. 12,1/11) o quanto si legge in  Mt. 27,51 – Mc. 15,38 – Lc. 23,45  laddove si narra del velo del Tempio che, alla morte di Gesù, si squarciò in due parti, dall’alto in basso, a significare la rescissione dell’antica Alleanza decisa dal Signore proprio per il rifiuto del “ popolo eletto”di accettare Gesù. “ Venne in casa sua e i suoi non lo ricevettero” ( Gv. 1,11).

San Paolo, poi, non afferma essere la legge antica conclusa con la fede in Cristo ? ( Gal. 3,23/29).  Argomenta, poi, in termini  chiari, il teologo: “ Solamente nella prospettiva della nuova Alleanza, subentrata all’antica, appare teologicamente e storicamente ineccepibile quell’irrevocabilità dei doni divini che, ontologicamente, è legata alla natura immutabile di Dio. Ma se per il mondo ebraico Cristo continua ad essere la “pietra d’inciampo”( Is. 8,14), se cioè il rifiuto di Cristo da parte giudaica non vien superato e rinnegato, il popolo dell’elezione e delle successive benedizioni si stacca da sé, fatalmente, dalla conclamata  irrevocabilità  dei doni  divini.  Di essi, oggi,  oggetto  e  soggetto  è  esclusivamente  la Chiesa” ( Brunero Gherardini – Quale accordo fra Cristo e Beliar? – ed. Fede&Cultura 2009 -  pag. 121/122).

Eletto Papa col nome di Francesco I, il suo primo pensiero è stato non già per il gregge di Cristo, ma per l’ebraismo talmudista a cui ha indirizzato, la sera stessa dell’elezione, il primo ed esclusivo suo messaggio. Niente male per un sommo pastore del Cattolicesimo! Skorka avrà sorriso.

5 – Le cronache di questi giorni ci informano che l’Arcivescovo Luigi Negri – ordinario della diocesi di Ferrara/Comacchio – ha intenzione di denunciare lo Stato italiano per mancata tutela dei minori.
Spieghiamo a chi non è al corrente della vicenda. Il regista USA, il rochettarmetallaro Rob Zombie, ha diretto il film “Le streghe di Salem” il cui titolo già annuncia il contenuto – magìa, sangue, sesso -  proiettato in Italia e vietato ai minori di 14 anni. Noi concordiamo con il prelato per la denuncia  di immoralità ma restiamo scettici, se non critici, sull’effetto della protesta.
Intanto, da quando la Chiesa ha riconosciuto la totale separazione dei poteri civile/religioso, non si capisce perché un arcivescovo, uno che spartisce le sedute CEI del cardinal Angelo Bagnasco, strenuo assertore – perinde ac cadaver – della separazione citata, debba presentare rimostranze e querele contro chi  potrebbe invitarlo ad occuparsi di cose proprie.
Pare che l’iniziativa, per il momento mera intenzione, sia nata nel corso di  una tavola più o meno rotonda tenutasi  a Ferrara il 26/4/2013, con la partecipazione del rabbino Giuseppe Laras – grande estimatore del cardinal Martini – sul solito tema del dialogo interconfessionale.
Visto che i rapporti dell’episcopato con l’ebraismo talmudista sono cordialissimi, sarebbe stato il caso che l’arcivescovo Negri avesse fatto osservare al rabbino, con garbo s’intende  perché non sia che costui si offenda, una particolare condotta di taluni suoi correligionarii. 

Noi avremmo, invece, elevato una forte protesta e data una sonora tirata d’orecchie al dottor Laras perché da molto tempo, nelle sale cinematografiche e sui nostri  schermi televisivi e internet, l’industria cinematografara USA /GB/Francia– produttori, registi ed attori ebrei – rovescia, a ritmo incessante, quantità di sceneggiati di tipo poliziesco connotati di violenza continua ed aberrante.

Ebbene, cari lettori,  fate caso alle sequenze di queste cialtronate:
lo stupratore – negro, quasi sempre – porta orecchini a forma di croce o un giro collo d’oro con annessa croce latina;
la prostituta ha una croce tatuata o  pendente su un petto abnorme;
il pedofilo è sempre un prete cattolico o un cristiano cattolico;
se compaiono scene di conventi – cattolici, s’intende - c’è sempre una suora lussuriosa; l’assassino seriale conserva nella sua stanza macabri reperti biologici sopra un altarino ove arde una candela davanti  al quadro della  Madonna; 
il poliziotto di turno, che esprime il suo sdegno per il delitto, esclama ossessivamente: Cristo, Cristo!

Mai che una violenza accada o in moschea o –figuriamoci -  in sinagoga.

E allora, rev. ma eccellenza mons. Negri: non sarebbe il caso di smetterla con questo tubare interconfessionale che offre al talmudista gli onori e il rispetto mentre al cattolico vengono riservati l’ironia, lo sberleffo, l’ingiuria e l’ignominia del delitto?

E proprio lei si presta a queste bischere comparsate, lei,  che la stampa nazionale definisce una delle sentinelle dell’ortodossìa? Se così fosse, figuriamoci le altre!



giugno 2013

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO