Sinodi & vizi


di Elia


Articolo pubblicato sul sito dell'Autore: La scure di Elia

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Ubi sedes beatissimi Petri et Cathedra veritatis ad lucem gentium constituta est, ibi thronum posuerunt abominationis et impietatis suae
(Leone XIII, Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos).

«Dove la sede del beatissimo Pietro e Cattedra della verità è stata costituita per illuminare le genti, là han collocato il trono della loro abominazione ed empietà».
Queste parole di Leone XIII risultano al giorno d’oggi decisamente profetiche.
Nessuno al mondo, evidentemente, è in grado di rovesciare la Cattedra di san Pietro, che il Figlio di Dio fatto uomo ha stabilito come faro di verità irrefragabile per la salvezza di tutti i popoli, chiamati ad accoglierla convertendosi dai loro falsi culti demoniaci.
Dopo secoli di vani tentativi, nondimeno, perfino i servi del diavolo, malgrado la stupidità del proprio essersi consegnati al dominio di un perdente, sono riusciti a capire la maggiore utilità – dal loro punto di vista – di tentar di guastare la Chiesa dall’interno piuttosto che di aggredirla dall’esterno.
È per questo che i poveri modernisti, secondo i piani dell’Alta Vendita pubblicati da Crétineau-Joly dietro richiesta del beato Pio IX, si son sobbarcati la fatica di infiltrarsi nella gerarchia cattolica per corromperla a livello morale e pervertirla a livello dottrinale.

Tale processo ha attualmente raggiunto l’apice e se ne vedono ovunque i nefasti effetti. Tuttavia i suoi artefici, non avendo la fede, non si rendon conto che l’intero lavoro è del tutto vano, illudendosi di poter modificare con mezzi umani un’istituzione di origine divina. Il loro operato, collocandosi sul piano naturale, non può assolutamente nulla contro una realtà di ordine soprannaturale. L’accecamento di cui soffrono, a prescindere dal colore dell’abito (bianco, porpora o viola), è effetto, al contempo, di una pervicace incredulità e di un pervasivo influsso di Satana. Il metodo, oltretutto, è superato: a chi scrive par di riudire i discorsi di quarant’anni fa, in cui il ventenne già fiutava la manipolazione mirante a creare il consenso intorno a un’agenda prestabilita e imposta da una selezionata minoranza in modo che apparisse come una richiesta della base. Erano anni nei quali, a dispetto del pontificato “restauratore”, in seminari, conventi e facoltà teologiche proseguiva indisturbata l’opera perversa di deformazione di giovani menti non immunizzate dalla dottrina e dalla cultura.


Perversità dei nemici di Dio

Tutto ciò potrebbe sembrare offensivo per l’intelligenza di chi ancora ragiona; poiché però, per grazia di Dio e con grandi sforzi, abbiamo imparato a dominare le passioni, evitiamo di badare all’insulto e ci concentriamo sulle disposizioni da coltivare riguardo alla riunione che è in corso in Vaticano nella sala che, fotografata col grandangolo, rende l’immagine di una testa di serpente.
Come reagire alla vacuità e all’inconsistenza?
Con l’unica risposta ragionevole: l’indifferenza. Siamo certamente feriti dalle offese a Dio e dallo scandalo del prossimo, ma Egli non vuole che perdiamo la pace del cuore per quelle scempiaggini. Tanti si arrovellano giustamente al pensiero che siano introdotti nella fede e nella morale cambiamenti inaccettabili ma, qualunque cosa accada, non dimentichiamo che nessuno può costringerci a credere il falso o a compiere atti illeciti, se non vogliamo. Qualora – come purtroppo già accade da decenni – ciò che udite dal pulpito o nel confessionale ripugna alla vostra coscienza di credenti, cambiate parrocchia e, con l’aiuto del Cielo, cercate una chiesa dove operi un sacerdote che sia davvero cattolico.
Appellandosi allo Spirito Santo, i rivoluzionari in tonaca lo bestemmiano, rendendosi così colpevoli di un peccato irremissibile; è perciò arduo sperare per chi già puzza di zolfo. Lo spirito che li muove, nel migliore dei casi, è un’idea hegeliana designante una supposta forza immanente alla storia che la spingerebbe verso un progresso indefinito mediante il quale questa stessa virtualità si realizzerebbe senza fine.
In tale visione non può sussistere né identità né contenuto stabile, ma tutto è in perenne divenire, senza principio né scopo; valore supremo è il cambiamento, a prescindere da qualunque altra considerazione; il metodo del dibattito assurge a norma assoluta, senza alcun riferimento a una qualche certezza di verità, che in tale contesto appare come un’esecrabile pretesa da rigettare a priori. Nel peggiore dei casi, lo spirito di cui parlano è un mito cabalistico, quello dell’uomo primordiale (Adam Kadmon), che coinciderebbe con il cosmo ma dietro il quale si cela, come al solito, il padre della menzogna, non a caso acclamato, nella nuova Messa, come Dio dell’universo.
Quest’ultimo accenno ci permette di collegare il discorso a quanto sta avvenendo in Terra Santa. L’improvvisa deflagrazione della violenza riporta alla mente altre crisi che coincisero, dal punto di vista cronologico, con l’avvio di gravi perturbazioni della vita ecclesiale.
Ai primi di Settembre del 2013, per scongiurare l’intervento militare occidentale nel conflitto siriano, Bergoglio indisse una giornata di digiuno e preghiera ed esso fu “miracolosamente” accantonato; appena quindici giorni dopo uscì la scioccante intervista concessa alla Civiltà cattolica, seguita e rincarata, a distanza di una settimana, da quella alla Repubblica: il programma eversivo del pontificato.
All’apertura del Vaticano II, nell’Ottobre del 1962, scoppiò l’artificiale crisi di Cuba, dove l’Unione Sovietica aveva inviato missili fabbricati con cuscinetti a sfera di produzione americana; la mediazione di Giovanni XXIII – si disse – stornò lo spettro di una guerra nucleare.
Questo schema ricorrente sa tanto di tecnica di costruzione del consenso: dopo lo spavento e il sollievo, chi oserà più opporsi alle innovazioni introdotte dal salvatore dell’umanità? Aspettiamoci dunque un nuovo intervento pacificatore che renda indiscutibili le “proposte” del sinodo.


Spirito e prassi dei veri cristiani

La Provvidenza sa aprire strade anche là dove, umanamente, sembra che non ce ne siano, purché si rimanga dentro l’Ovile santo, costi quel che costi. Per un sacerdote non è mera questione di un tetto o di un piatto caldo, che Dio non fa mai mancare a chi Lo serve fedelmente; è invece la necessità di esercitare legittimamente il ministero a esigere l’incardinazione e l’obbedienza, la quale ultima, se praticata secondo la legge ed entro i suoi limiti, non nuoce affatto alla fede né ad alcun’altra virtù necessaria alla salvezza. Può forse obbligare in coscienza quanto detto o scritto da un pornografo piazzato alla testa di un dicastero che dovrebbe tutelare la retta fede? Evidentemente, no.
Può farlo una riunione di laici e prelati che risulta canonicamente nulla già in partenza? Ancora meno.
Potrà impressionare un documento varato da un’assemblea che non rappresenta la Chiesa, qualunque cosa contenga?
Al massimo, in chi è profondamente unito a Dio, i primi cinque minuti provocherà un po’ di irritazione, che svanirà non appena egli passerà a cose più serie.

Chi realmente è guidato dallo Spirito Santo e attua la prassi insegnata dal Vangelo conserva la pace e la serenità in qualsiasi evenienza, senza permettere agli apostati e agli empi di turbare il suo cuore. Ciò non significa certo che rimanga insensibile alle dichiarazioni scandalose e blasfeme dei cattivi Pastori; il dolore, nondimeno, non fa più divampare in lui la peccaminosa ira umana, bensì lo incita alla riparazione in penitenze e orazioni. Lo rassicura una fede adamantina nelle promesse di Cristo e nell’indefettibilità della Chiesa; lo fortifica una speranza incrollabile nella realizzazione dei disegni di Dio; lo infiamma una carità instancabile nell’adempimento della missione affidatagli. Scacciando l’amarezza e lo scoraggiamento, è impegnato a compiere umilmente, con gioia e gratitudine, il bene che le occasioni della Provvidenza gli propongono, ben sapendo che, al di là dei risultati visibili, non andrà perduto neppure il più piccolo atto di amore disinteressato.


Destini divergenti

Chi serve il padre della menzogna diventa un mentitore di professione.
La sinodalità (neologismo privo di senso, inventato pochi anni fa) di cui si ciancia attualmente non ha niente a che vedere con la prassi di governo dell’antichità cristiana né con quella delle Chiese d’Oriente: all’epoca i sinodi erano convocati dal patriarca o dal metropolita, che riuniva i suoi suffraganei per trattare questioni dottrinali e disciplinari; oggi, nel diritto canonico orientale, il sinodo è per il patriarca l’equivalente della curia diocesana.
La medesima attitudine alla mistificazione emerge chiaramente a proposito di quella ridicola farsa che chiamano crisi climatica (e che in realtà non esiste affatto, se non quanto è esistita quella sanitaria, parimenti provocata artificialmente), nonché in relazione a un Magistero che si pretende autentico pur essendo in patente contraddizione con l’insegnamento costante e universale della Chiesa Cattolica.
Come già affermato, lo ripetiamo: l’unica reazione possibile da parte di esseri ragionevoli a quelle volgari imposture è l’indifferenza più completa.
I modernisti impenitenti si precipitano stolidamente verso la propria rovina temporale ed eterna. A dare scandalo non sono soltanto i discorsi con cui giustificano i vizi (soprattutto i propri), ma pure le loro condotte, com’è comprensibile. Dopo aver canonizzato l’adulterio, ormai quasi dieci anni fa, pensano evidentemente che sia giunto il tempo di fare altrettanto con la sodomia. Se Dio li avesse fatti gettare nel mare con una macina al collo (cf. Mt 18, 6), sarebbe stato un atto di misericordia, dato che avrebbero così cessato di aggravare la propria pena infernale; a quanto pare, però, essi non han meritato nemmeno quello, per cui devono prepararsi a una fine ben peggiore (cf. 1 Re 18, 40).
Da parte nostra, proseguiamo sulla via della salvezza con timore e tremore, poiché nessuno si trova definitivamente al sicuro; chiediamo perciò senza sosta la grazia della perseveranza finale e tutte le grazie attuali che ci son necessarie per resistere all’impostura senza lasciarci scuotere fino al punto di staccarci dalla Vite (cf. Gv 15, 4ss). Sarebbe la peggiore delle disgrazie.

Non abbiate timore per le parole dell’uomo peccatore, perché la sua gloria è sterco e vermi: oggi è esaltato e domani non sarà trovato, poiché è ritornato nella sua polvere e il pensiero di lui è finito. Voi dunque, figli, rafforzatevi e agite virilmente nella legge, perché in essa sarete gloriosi (1 Mac 2, 62-64).











ottobre 2023
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